Milano, piazza Duomo: "in tombardia, non è andato tutto bene"! dicono i manifestanti |
"La pandemia Covid ha mostrato il totale fallimento del sistema sanitario lombardo centrato sulla sussidiarietà, inventata da Formigoni, tra pubblico e privato accreditato. Un privato che che raccoglie il 40% della spesa sanitaria pubblica ma che può scegliere in quali settori intervenire: alta chirurgia, cardiologia, malattie croniche; e quali settori ignorare: pronto soccorsi, dipartimento d'emergenza, per non parlare della prevenzione, vista come una pericolosa concorrente che sottrae loro malati produttori di profitti".
Questa ennesima denuncia, che parte da dati di realtà inconfutabili, è di Vittorio Agnoletto, medico milanese, a suo tempo portavoce del Genova Social Forum (il manifesto, 21 giugno).
La Lombardia ad oggi conta 16.579 morti da o per CoronaVirus. Un record mondiale, in rapporto alla popolazione (10.060.574 abitanti). Che evidenzia una esplosiva contraddizione tra i livelli alti e altissimi di alcuni ospedali e reparti sanitari e il progressivo impoverimento o abbandono dei presidi medici nel territorio e delle politiche attive di prevenzione e ricerca.
Ma se in Lombardia è ora di abbandonare l'insopportabile retorica su un "modello" da portare altrove, continuamente riproposto da partiti, associazioni imprenditoriali e "competenti" di "business" per pochi e a danno di molti, è tempo di riflettere seriamente in ogni Regione e Comune d'Italia: per superare ogni narrazione propagandistica o auto-assolutoria e per introdurre adeguati e maturi cambiamenti: tanto nel Sistema Sanitario Nazionale fortemente condizionato dalla "autonomia differenziata" che caratterizza già abbondantemente le Regioni italiane; quanto nelle politiche di "crescita senza qualità" ambientale e sociale che orienta da decenni l'economia, le produzioni e gli investimenti in atto.
L'Emilia Romagna, ad esempio, è in Italia la seconda regione per morti accertati da Covid-19: sono 4.236.
Con diverse drammatiche analogie rispetto alla Lombardia.
Residenze Sanitarie Assistite e Case di cura o riposo lasciate per troppo tempo a se stesse senza adeguati controlli ed interventi, verifiche e sostegni; sottovalutazioni marcate e mancati ricoveri, di persone di ogni età, ai primi sintomi da CoronaVirus; rifiuto sistematico ad eseguire accertamenti, esami sierologici e tamponi a familiari di vittime ricoverati in ospedali come ad operatori socio sanitari venuti a "stretto contatto" con malati positivi.
Così, impreparazione e imprevidenza di lungo periodo si sono coniugate con sottovalutazioni, incompetenze, disposizioni e pratiche irresponsabili, prive di coerenza e sensibilità di quest'ultimo tristissimo periodo.
Positive solo alcune decisioni di emergenza in comuni particolarmente colpiti, come quello di Medicina, prontamente dichiarata dalla Regione "zona rossa", a differenza di comuni della bergamasca o del bresciano.
Ed è l'esperienza quotidiana a sottoporre e suggerire alla nostra attenzione l'urgenza di politiche nuove e diverse dal passato remoto e recente.
Al povero pensionato che da qualche tempo manifesta problemi di vista il medico prescrive una visita specialistica. L'oculista rileva pressione alta all'occhio sinistro: richiede "campo visivo e parchimetria corneale" con "controllo IOP tra un mese". Purtroppo la prenotazione per i due esami richiesti "allo stato" non è possibile, mentre il controllo può essere fatto solo per il prossimo mese di novembre. Tempi più brevi "a pagamento", in strutture private.
Per il 66enne a cui due anni fa è stato riscontrato un ipertiroidismo superato nel corso del 2019 dopo appropriati controlli e terapie, il medico curante prescrive i periodici esami del sangue (TSH, FT4): in farmacia prima possibilità nel mese di agosto.
Al praticante ecologista, senza patente e quotidiano ciclista metropolitano, già "operato di emorroidectomia" nel corso del 2019 si manifesta una recidiva. Due visite specialistiche, inframmezzate da una terapia con risultati praticamente nulli, confermano "emorroidi di III grado ulcerate e congeste". A gennaio il proctologo in preparazione di un nuovo intervento chirurgico sollecita, oltre la colonscopia già programmata e fatta a metà febbraio 2020, "Rx defecografia e manometria ano rettale". La richiesta viene fatta nel mese di gennaio e gli esami sono "presi in carico" dai servizi ospedalieri competenti del Policlinico Sant'Orsola che, in base alle richieste, si incaricano della programmazione. L'attesa continua.
E il DATAROOM di Milana Gabanelli su il Corriere della Sera di oggi denuncia i problemi nazionali delle "liste d'attesa" nella sanità, con un raddoppio dei tempi.
Dunque, se la maggioranza dei cittadini della Lombardia piange, quelli dell'Emilia Romagna (di certo) non ridono.
E sono urgenti tanto lavoro, maggiore modestia negli Amministratori e nei Presidenti di Regione (altro che aspirazioni a cariche nazionali!) ed una capacità autocritica e di innovazione delle politiche sanitarie e per investimenti eco-compatibili che sono ancora del tutto assenti, nel cuore di una Pianura Padana in "emergenza climatica ed ambientale" permanente, che esige innanzitutto conversione ecologica.
La pagina del Corriere Bologna di ieri. "C'è relazione tra polveri, biossidi di azoto e COVID-19" (martedì 23 giugno) |
Siamo tutte in lista d'attesa. Anche una visita specialistica per l'asma (frequente in primavera con i pollini) ed una spirometria ... Sono da settimane in lista d'attesa ed aspetto una chiamata dall'AUSL.
RispondiEliminaIl SSN è stata una grande conquista, ma ora va sviluppato nei servizi di base e del territorio.
La prevenzione deve essere la prima cura. Ancora non ci siamo. Sicuramente in Lombardia, ma pure l'Emilia......
Anna
Certo, la prevenzione è sempre la cura migliore.
EliminaE la medicina di base è fondamentale per limitare e contrastare il diffondersi di epidemie, pandemie e malattie insorgenti.
Gianni
Dell'articolo di V.A. vorrei proporre anche le conclusioni.
RispondiEliminaM.
"Quello che sta accadendo in Lombardia è un segnale d’allarme che va ben oltre i confini regionali e oltre la pandemia da Covid-19 che certamente non sarà l’ultima epidemia della nostra epoca. È necessario lottare per un servizio sanitario nazionale pubblico, gratuito, sostenuto dalla fiscalità generale, capace di intervenire con efficacia non solo nella cura, ma soprattutto prima che gli esseri umani si ammalino. Significa tornare a Giulio Maccacaro, sapendo che si vanno a colpire interessi economici enormi e che lo scontro sarà durissimo. Ma se vogliamo tutelare la salute pubblica non c’è alternativa".
Molto interessante riflettere su Lombardia ed Emilia Romagna: in entrambe opportunità di vita, ricchezza media e contraddizioni alte.
RispondiEliminaConvivono creatività, intraprendenza ed affari, senza mai fare troppe analisi del sangue. Da Milano a Milano Marittima, dagli stilisti alle discoteche, da Formigoni al Meeting dell'Amicizia, da Maroni a Sala a Bonaccini le distanze sono minori di quelle che potrebbero apparire a prima vista........
Bene e male, sempre insieme.
V.