venerdì 19 giugno 2020

UE: bocciati TAV Torino - Lione e il "partito del PIL"


Giovani "contro le "grandi" opere inutili ... (Roma, 23 marzo 2019)



















Il 16 giugno la Corte dei conti dell’Unione Europea ha bocciato il progetto del Tav Torino-Lione: sballato (cioè falso) il preventivo dei costi, quasi raddoppiati rispetto al progetto iniziale; sballati i tempi di realizzazione (doveva essere completato nel 2015; ora nel 2029; ma non era nemmeno iniziato alla prima data né potrà essere completato alla seconda); sballate le previsioni di merci e passeggeri (cosa che fa del progetto un pozzo senza fondo); sballati soprattutto i benefici ambientali vantati:
se le merci da trasportare fossero quelle (false) ipotizzate, si andrebbe in pari con le emissioni climalteranti solo al 2050; ma se fossero anche solo la metà i tempi di recupero raddoppiano.

Niente di nuovo: si sapeva già tutto. Lo sta mettendo in chiaro da ormai 30 anni, mano a mano che il progetto cambia e si precisa, il movimento NoTav della Valsusa, sostenuto da incontestabili pareri tecnici di gran parte dei trasportisti italiani; ma anche dalla Corte dei conti francese e perfino dalla bislacca analisi costi-benefici del prof. Marco Ponti, che pure era basata su assunzioni molto favorevoli al progetto, benché difficilmente sostenibili. Insieme al Tav Torino-Lione la Cote ha bocciato sei (compreso il traforo del Brennero) degli otto progetti analizzati, tutti relativi al programma Ten-T (i cosiddetti “corridoi europei”) varato quasi trent’anni fa, contestualmente al trattato di Maastricht, e mandati avanti nonostante che sull’intero programma pesassero sempre nuovi pareri negativi.
Ma fra tutti, per la Corte, il progetto più negativo è proprio il Tav Torino-Lione. Prova evidente che la Commissione Europea non si preoccupa se i soldi che distribuisce vengono sprecati. Ma non solo la Commissione. Neanche i paesi cosiddetti “frugali” (ma frugali solo a spese altrui, e da cui si è sfilata da poco la Germania), quelli che hanno mandato a fondo la Grecia e ora minacciano di farlo con l’Italia, e che pretendendo di controllare euro per euro i conti dei paesi che vogliono sottoposti alla loro sorveglianza, hanno mai trovato niente da ridire sullo spreco gigantesco rappresentato dal progetto del Tav Torino-Lione, che va avanti solo grazie ai soldi promessi dalla Commissione. Perché?
Perché in difesa e a sostegno di quel progetto sciagurato si è consolidato in Italia tutto il cosiddetto “partito del Pil”, che va dai sindacati confederali alle destre di Salvini, Meloni e Berlusconi, passando per Confindustria e “madamine SiTav”, ma che ha il suo pilastro portante nel Pd piemontese e nazionale; e che ha propri referenti anche all’estero, nelle associazioni industriali e nelle maggioranze di governo di quasi tutti i paesi dell’Unione. Viva le Grandi opere, anche se inutili e dannose; viva i Grandi eventi, anche se lasciano dietro di sé solo macerie e contribuiscono ad accelerare la catastrofe climatica e ambientale. Perché Grandi opere e Grandi eventi “fanno Pil”, anche se a spese dell’ambiente, delle comunità locali e del welfare nazionale. Non c’è altro modo di promuovere il “loro” sviluppo.

Ora l’Unione europea ha promosso un green deal, variamente intrecciato con i fondi per far fronte alla stasi produttiva del Covid-19. Che farne? Il partito del Pil ha pronta la risposta: Grandi opere! Tunnel, stazioni sotterranee, alta velocità, là dove non ci sono nemmeno i treni per trasportare pendolari e prodotti agricoli, autostrade per incrementare il traffico (anche se l’industria automobilistica langue e languirà per anni; o per sempre), porti per cargo che non navigano più da ben prima della pandemia, nuovi aeroporti anche se il traffico aereo è fermo e farlo riprendere vuol dire far precipitare la crisi climatica; e, naturalmente, Olimpiadi (invernali), anche se quelle estive di Tokyo sono andate a rotoli, trascinando con sé metà del paese. Non manca nemmeno il Ponte sullo Stretto!
Tanto il partito del Pil è sicuro di sé che, a suo nome, durante l’incontro di villa Pamphili, il nuovo presidente di Confindustria non si è nemmeno dilungato a illustrare il “loro” programma per la fase 3. Si è limitato a battere cassa: l’intendenza, cioè i “progetti”, la Grandi opere, seguiranno…
Mancavano a quell’incontro – con l’eccezione di un rappresentante (incatenato) delle centinaia di migliaia di misconosciuti e maltrattati lavoratori migranti, su cui l’azienda Italia ha costruito le sue (scarse) fortune – le forze con cui il partito del Pil, e non solo quello italiano, dovrà fare i conti non appena si riapriranno le piazze: innanzitutto il movimento NoTav dalla Valsusa e tutti i movimenti che in esso si riconoscono; poi i rappresentanti dei milioni di giovani di Fridays for future che non intendono farsi rubare il futuro da programmi così sciagurati; poi le donne di nonunadimeno, che hanno in mente ben altro: la cura della Terra; poi la voce di Francesco, che essendo un papa non ha al suo seguito divisioni corazzate, ma miglia di associazioni di laici e credenti impegnate anch’esse nella cura della casa comune. 
La partita è aperta.

Guido Viale, il manifesto 18 giugno 2020



Dalla Val Susa a Roma: "C'eravamo, ci siamo, ci saremo" ...
(Roma, 23 marzo 2019)


















"Ora e sempre resistenza". Dai giovani No TAV (Roma, 23 marzo 2019) alla bocciatura della Corte dei Conti della U.E. ...



















L'alternativa c'è: investire nella messa in sicurezza del territorio, nelle bonifiche, nel rimboschimento, nella conversione ecologica ... (Roma 23 marzo 2019)

7 commenti:

  1. Ho un brutto presentimento: che di tutte queste opere inutili, impattanti per il territorio, inquinanti e che non guardano al futuro, ne rimarrà in piedi solo una: il Passante in Mezzo a Bologna.

    Ryan

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    1. Per il TAV Torino - Lione non credo torneranno indietro. Impegnati nella torta ci sono ci sono grandissime imprese e il fallimento non è auspicabile da nessuno. Poi la Corte dei conti europea non mi pare abbia un ruolo di interdizione.
      Altro è il Passante di Bologna. Se non sbloccano l'incertezza sulla revoca o la proroga delle concessioni ad Autostrade SpA mi chiedo chi ci metterà il miliardo necessario per questa opera.
      Antonio

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    2. Criticare queste "grandi" opere significa anche volerne altre, come detto molte volte: infrastrutture ferroviarie moderne al servizio di pendolari e merci; messa il sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico e dal rischio sismico; bonifiche ambientali e conversione ecologica di industrie e suolo; sviluppo delle energie rinnovabili e rimboschimento di vaste aree urbane, montane e di pianura ...
      Nessun fallimento, semmai governo dei processi di transizione industriale verso nuove attività socialmente utili.
      Investire miliardi in nuove autostrade, potenziare "Passanti in Mezzo" alle città, accrescere il traffico di auto ed autocarri è contrario ad ogni progetto di riduzione dell'inquinamento e di contenimento dei cambiamenti climatici.
      Opporsi è giusto e salutare. Come impegnarsi per realizzare alternative eco-compatibili.
      Gianni

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  2. E' brutto leggere notizie tanto incomprensibili. Un giorno la corte europea rileva spese ingenti e a perdere per un treno (Torino - Lione) che se va bene sarà inaugurato nel 2030. Un altro mancano i mezzi sufficienti per portare i pendolari al lavoro su linee ad alta frequentazione (Bologna - Rimini).
    Anna

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    1. Purtroppo si procede senza connettere priorità ed investimenti immediati con progetti di medio - lungo periodo.
      Anzi spesso i governi locali, regionali e nazionali si contraddicono: che rapporto c'è tra riduzione dei traffici su gomma (e pianificazione attraverso PUMS) e finanziamenti per nuove autostrade (destinate ad accrescere i mezzi circolanti) anziché infrastrutture e mezzi ferroviari e di trasporto pubblico (oggi inadeguati e non concorrenziali, anche perché colpiti dalle misure di distanziamento fisico, opportune per contrastare il virus)?
      Gianni

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  3. Per me parlare genericamente di "partito del PIL" è un modo per criticare senza costrutto. Al pari di quelli che denunciano "quelli del NO".
    In realtà il "Prodotto Interno Lordo" indica semplicemente il risultato finale dell'attività produttiva dei residenti di un paese in un determinato periodo. E i "partiti" politici si distinguono proprio tra chi vuole queste attività produttive orientate diversamente: chi a consumi che soddisfino la domanda individuale oppure quella sociale, chi è pro beni comuni o privilegia la differenziata domanda delle persone..... (a seconda dei contesti storici mutevoli, che non a caso evolvono i partiti e li cambiano o li fanno morire e nascere).
    Analogamente ci sono "No" rispetto a progetti dati o dichiarati che sottendono altre priorità e sono propedeutici al Si ad progetti opposti e non coincidenti.
    Il tema delle grandi opere mi consente di chiarire. Prendiamo il TAV, il Ponte sullo Stretto di Messina o il Passante in Mezzo a Bologna: sono investimenti molto diversi. Il primo è un ammodernamento ferroviario, il secondo una specifica infrastruttura di collegamento ferroviario e stradale, il terzo un potenziamento unicamente stradale.
    Perché trattarle in modo indistinto? Non è un grave errore politico di chi lo fa?
    A.F.

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    1. Credo di capire le osservazioni. Distinguere è sempre opportuno ed utile per chi si propone di ottenere risultati.
      Tuttavia la critica al "partito del PIL" mira a smontare quella "ideologia" che apprezza la "crescita" dei consumi, dei commerci e delle produzioni sempre e comunque, a prescindere dal merito delle "cose" e dei fatti. Eppure fare e distribuire armi o alimenti non è indifferente. Per cui sarebbe tempo di valutare nel merito le diverse, anche contrapposte, componenti che caratterizzano i Prodotti Interni Lordi ...
      Anche rispetto alle infrastrutture per la mobilità è giusto rilevare le differenze strategiche. Opere ferroviarie o autostradali sono sicuramente diversamente sostenibili ed eco-compatibili.
      Anche qui c'è, però, la necessità di fare i conti con le priorità storiche e concrete della fase che viviamo. Per intenderci: se vuoi ridurre l'inquinamento della Pianura Padana preferisci partire da un progetto di adeguamento infrastrutturale e di mezzi per i pendolari che ogni giorno si muovono per lavoro e per studio o da un tunnel che fra qualche decennio potrebbe collegare trasversalmente l'Europa dell'Ovest e quella dell'Est (qualora diversi paesi dovessero completare tratte ancora oggi fuori dagli interventi in agenda, a partire dalla vicina Francia)? Sono noti i "grandi" progetti incompiuti nell'Italia e nell'Europa degli ultimi 50 anni. O no?
      Gianni

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