lunedì 6 aprile 2020

Da casa, pensiamo ... (8)

Bologna: un habitat di natura vegetale ed animale ... (Parco del Navile, luglio 2019) 

















Abbiamo tutti una gran voglia di uscire da casa e dal tunnel in cui siamo finiti. Anche se scienziati, medici e studiosi di diverse discipline ci dicono che è ancora presto per definire i tempi di una progressiva ripresa.
Di certo però è questo il tempo per approfondire le ragioni per cui viviamo questa esperienza e, di conseguenza, per correggere errori e sottovalutazioni compiute nel corso dei decenni passati.
E' questo il tempo per definire una visione, un orientamento, azioni. "Contro le pandemie, l'ecologia" sostiene Sonia Shah, su le Monde diplomatique.
"Altrimenti dopo il brindisi per il vaccino viaggeremo spensierati verso un nuovo disastro che potrebbe essere peggiore" conclude un articolo Antonio Bove.
Letture che forniscono elementi utili per il presente ed il futuro delle nostre comunità.

"E' giunto il momento di chiedersi" ... scrive Sonia Shah su lMd.























Emergenza sanitaria e crisi ecologica, il micidiale tandem del futuro

Guerra. Eroi. Battaglia. Trincea. Prima ancora che l’esercito scendesse a presidiare le strade, la lotta contro la pandemia ha assunto subito una fisionomia bellica. Il carattere guerresco della narrazione di questo disastro, però, schiaccia la questione su un piano inadeguato alla piena comprensione di questa emergenza.
Gli sforzi e le speranze di ciascuno sono, ovviamente, rivolti all’aspetto “medico” della questione, nella speranza che un sistema sanitario fatto a pezzi regga e nell’attesa di un vaccino. Quindi su un piano esclusivamente “terapeutico” mentre le implicazioni di questa stagione buia sono molto più articolate.
Questa zoonosi, come si definiscono le malattie che nascono dalla relazione tra uomini e animali, in breve tempo dalla sua scoperta è giunta a toccare 25 Paesi nel mondo mostrando subito il suo carattere di infezione aggressiva e grave, molto più di una normale influenza, nonostante le prime rassicurazioni di alcuni incauti virologi e delle autorità di quasi tutti i Paesi del Mondo. Il secondo passaggio è stato quello della ricerca del colpevole. Chi ci ha infettato?
Il patogeno, chiamato 2019-nCoV, è un’entità giunta per la prima volta a confrontarsi con il nostro sistema immunitario. Qualche anno fa il focolaio di Sars ha rappresentato la prima infezione globale del XXI secolo, provocando uno shock collettivo. Improvvisamente i morbi del passato non erano più fantasmi. Ma l’epidemia di Sars non è stato l’unico precedente e non è stato l’ultimo.
La scienza studia da tempo le Emerging Infectious Diseases (EIids), cioè le patologie infettive che emergono tra gli umani per la prima volta e sono stati numerosi gli appelli, caduti nel vuoto, ad alzare il livello di guardia.
La letteratura scientifica, inoltre, ha da tempo identificato i fitti legami fra diffusione delle patologie infettive e fattori “antropici” come l’elevata densità abitativa dei centri urbani e la fittissima rete di commerci e attività produttive, l’allevamento intensivo del bestiame e l’ampliamento smisurato dei terreni coltivabili a spese della foresta.
In questo contesto le Eids sono aumentate dal Dopoguerra ad oggi, nonostante i progressi della medicina ed è fin troppo chiaro, quindi, che non ci troviamo di fronte a un evento inatteso ma al centro di una crisi ampiamente prevista. Queste malattie sono conseguenza del nostro ruolo predatorio nei confronti del Pianeta, che ha determinato il convergere di due crisi, ecologica e sanitaria.
Ecco perché affidarsi esclusivamente alla ricerca di un vaccino e alla politica per le misure di controllo sociale della pandemia rischia di non farci uscire dal problema, anche se come speriamo tutti, in qualche modo finirà questa stagione della paura.
Quegli stessi ricercatori ci dicono da tempo che dobbiamo prepararci a nuove epidemie e alle loro ricadute in termini economici e sociali, considerato che l’epidemia di Sars nel 2003, la pandemia di H1N1 nel 2009 e l’Ebola che ha colpito l’Africa Occidentale tra il 2013 e il 2016 hanno causato danni per circa dieci miliardi di dollari ciascuna. Se pensiamo che la battaglia da combattere sia solo contro il 2019-nCoV, abbiamo già perso.
Il virus responsabile di questa pandemia è molto diffuso fra le specie animali, inclusi i mammiferi. In seguito alle mutazioni cui va naturalmente incontro è riuscito a saltare da una specie a un’altra grazie al contatto diretto fra le due specie che ha fornito il terreno di coltura a un virus che, si fosse trovato in una grotta di montagna anziché in un affollato mercato, non avrebbe avuto ospiti in cui insediarsi. Il pipistrello, o l’uomo erano nel posto sbagliato.
Il fenomeno delle mutazioni è del tutto naturale per cui quello su cui probabilmente va soffermata l’attenzione è la relazione fra uomo e animale di cui la patologia è il frutto. La malattia, quindi, va letta dentro il complessivo rapporto uomo/ambiente. E’ così per l’Ebola, così per l’HIV-1 e per centinaia di zoonosi.
Ha ragione Piero Bevilacqua (il manifesto, 19 marzo) a chiedersi perché la riflessione ecologica intorno alla pandemia non trovi alcuno spazio nel dibattito pubblico. Sicuramente il “cronico analfabetismo ecologico degli intellettuali italiani” è un elemento determinante così come l’angusto spazio degli specialismi dentro cui si muove gran parte del mondo scientifico.
I medici oggi impegnati in prima linea devono sapere che dal giorno dopo la fine di questo incubo collettivo bisognerà provare a costruire un nuovo modello di cooperazione fra i saperi per affrontare problemi di tale portata attraverso la progettazione di soluzioni condivise fra i diversi ambiti della scienza.
La politica e la società tutta sono in ritardo rispetto a questo tema ed è il momento di colmare questa frattura e far entrare con forza queste tematiche nel dibattito pubblico. Altrimenti dopo il brindisi per il vaccino viaggeremo spensierati verso un nuovo disastro che potrebbe essere peggiore.

Antonio Bove, il manifesto, 31 marzo



"le pandemie ci saranno risparmiate solo se saremo tanto determinati a cambiare le nostre politiche
quanto lo siamo stati a sconvolgere la natura e la vita animale" conclude Sonia Shah



























"Il problema non riguarda tanto la perdita di habitat quanto la loro trasformazione" ...
Al Navile, la sequenza, il volo ... (luglio 2019)

9 commenti:

  1. Suggestivo il Parco del Navile...Speravamo di vedere prima o poi qualcosa di simile al Parco Nord (sia pur soggiacente al "ricatto" del sindaco Merola: No Passante di Mezzo? Allora no Bosco al Parco Nord). Poi ieri l'altro leggiamo che proprio quell' area potrebbe diventare la sede dello stadio temporaneo in attesa del restyling del Dall'Ara (l' alternativa è il Caab), perchè ben servita da strade e autostrade (A ridajie...). Una infrastruttura cementizia da 17.000 posti. Poi sappiamo che quando si parla di "temporaneo" per qualche anno, da noi i tempi diventano pseudo indeterminati...
    Ryan

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    1. Naturalmente la scelta di pubblicare due foto (in sequenza) del Parco del Navile e del suo habitat a fianco delle tesi di Sonia Shah ed Antonio Bove si propone di fare riflettere sulle sfide che abbiamo tutti di fronte.
      L'idea che troppi coltivano (in particolare tra quello che si suole definire establishment) che presto "ripartiremo" non pare davvero saggia ed adeguata.
      Soprattutto se pensiamo lo si possa fare riprendendo tutti i vecchi progetti, tal quali.
      Ma davvero nella Bologna e nell'Italia del post CoronaVirus qualcuno può sostenere che siano prioritari la costruzione di un nuovo stadio per 17mila posti vicini - vicini (costo preventivato 7 milioni) per consentire di giocare lì per 2-3 (due-tre) anni? Cioè il tempo di ristrutturare il Dall'Ara, che poi tornerà lo stadio ufficiale del Bologna Calcio dei Saputo per i prossimi 99 anni? Con un costo iniziale, a carico della comunità locale, di 30 milioni?
      E davvero, in questo "volo" di immaginazione, sono in gioco le aree CAAB, Fiera e Parco Nord?
      Quest'ultima già ipotizzata (con quale convinzione?!) a "bosco urbano", quando si tratta(va) di convincere la Città del Passante di Mezzo ...
      E a questo proposito: tutto confermato? Quattro - sei nuove corsie stradali ed autostradali attraverso i Quartieri di Bologna? Nessuna ricaduta finanziaria, economica e sociale per la crisi profonda in atto e prevedibile anche nel medio - lungo periodo?
      Il quotidiano telelavoro, parentesi chiusa? E il turismo? I voli? I commerci? Le fiere? Riprenderanno come prima, più di prima? E i processi migratori? E le tendenze demografiche?
      Gli appelli di scienziati, studiosi ed autorità "a cambiare stili di vita" vanno riferiti ad altri?
      Mentre qui - mentre ancora contiamo le vittime e i morti per le ripetute emergenze sanitarie ed ambientali - rimuoviamo gli "habitat" ancora esistenti (o ci disinteressiamo a quelli che potremmo creare) esponendoci a insane convivenze (come sostengono Shah, Bova, medici e scienziati) tra umani, animali, altri esseri viventi forzatamente rimossi dai loro "rifugi"?
      La sensazione è che non si possa proprio considerare questa esperienza una parentesi casuale e sfortunata.
      E' molto più sensato e lungimirante attivare le menti, la creatività, la partecipazione di competenze per progetti eco-compatibili. Capaci di orientare e convertire lavoro, produzioni, servizi e risorse verso la vita delle persone ed il rispetto della biodiversità.
      Gianni

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  2. in effetti l'uomo ha stravolto con grande supponenza gli habitat, quasi fosse padrone assoluto del pianeta.
    purtroppo a pagare ia reazione della natura non sono mai gli stessi soggetti che hanno determinato le scelte più gravi.
    è questa impunità che perpetua illusioni irrazionali
    p.

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    1. Vero, ma nessuno può illudersi all'infinito ...
      Gianni

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  3. Purtroppo l'intervento idraulico sul canale Navile iniziato in febbraio ha già riguardato in modo pesante anche il tratto ripreso dalle foto: quel luogo suggestivo ora non c'è più!
    Il taglio di gran parte della vegetazione ripariale non ha risparmiato neppure gli alberi di maggiore dimensione, accumulati a formare cataste alte 4 - 5 metri in attesa di essere trasportati. Per non parlare dell'impatto sugli animali.
    Ma forse non è questo il momento per polemizzare sulle finalità, sulle priorità, sull'utilità o meno dell'intervento, che peraltro gode di larghissimi consensi.
    Però sarà interessante, quando si potrà, scattare alcune foto dalla stessa posizione, per mostrare il nuovo aspetto del canale dopo il passaggio delle ruspe, delle motoseghe e prossimamente delle draghe che lo scaveranno; e domandarsi: è stata una decisione saggia?
    Gino

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    1. La macchina fotografica è predisposta. Appena possibile ...
      Gianni

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  4. Penso che a forza di pensare da casa , mi vien voglia di non pensare più .
    Evadiamo !!!!
    Ciao .
    :-)

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    1. Come no, necessario.
      Spero tu lo faccia quotidianamente.
      Gianni

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  5. Sono d'accordo con il mio omonimo Bova quando dice che se pensiamo che la battaglia da combattere sia solo contro il coronavirus abbiamo già perso.
    Primo perché questa epidemia non è prodotta dallo spirito santo ma dai mutamenti degli habitat provocati dalle azioni degli uomini (come scrive Sonia).
    Secondo perché è bene attrezzarci per nuove possibili emergenze ambientali e sanitarie che non debbono vederci impreparati come questa volta.
    Antonio

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