venerdì 14 aprile 2023

Con "Ponte Berlusconi", "Passante Bonaccini", "Stadio Sala" clima infuocato ...

La "visione" del Ponte sullo Stretto: un "affare" e un "amo" dal valore stimato di "10 miliardi" ...

 











L’Aula della Camera ha respinto ieri – con 179 voti contrari e 101 favorevoli – le questioni pregiudiziali di costituzionalità contro l’esame del decreto Ponte sullo Stretto, depositate da M5S e Alleanza Verdi Sinistra. Contro le pregiudiziali, e quindi con la maggioranza, hanno votato i deputati del "Terzo Polo". Intanto, il provvedimento è in discussione nella commissione Ambiente e Lavori pubblici, dove ieri mattina ci sono state le audizioni delle organizzazione ambientaliste Wwf, Italia Nostra e Kyoto Club.

Tutte e tre sono contrarie alla realizzazione di un’opera il cui costo stimato è pari ad almeno 10 miliardi di euro e di cui si parla da oltre 50 anni, periodo durante il quale – ha ricordato il responsabile delle relazioni istituzionali del WWF, Stefano Lenzi – «nessuno è riuscito a dimostrarne fino adesso né l’utilità né la redditività, quindi non è una questione legata solo alla contingenza. Sulla fattibilità bisogna porsi dei problemi visto che, come ha rilevato il gruppo di lavoro nominato dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile nel 2021 si tratta di costruire un Ponte a doppio impalcato, stradale e ferroviario, ad unica campata di 3.300 metri, quando al mondo con queste caratteristiche esiste una lunghezza massima di 1.991 metri. E non è una questione secondaria dal punto di vista tecnologico e ingegneristico» ha spiegato Lenzi, esperto di infrastrutture che ha anche ricordato gli «elevatissimi e insostenibili costi ambientali» di un’opera che «non regge da un punto di vista economico-finanziario».

Lenzi ha sottolineato anche l’aspetto naturalistico: «Tutta l’area dello Stretto di Messina è compresa in zone protette», tutelate dalla Direttiva comunitaria Habitat. Questa circostanza «fu una delle cause della minacciata procedura di infrazione nel 2005 del progetto preliminare del 2003».

Anche se sono informazioni già lette negli anni, ha senso riprenderle oggi che – dieci anni dopo la messa in liquidazione della società Stretto di Messina spa, il primo marzo 2013 – si torna a parlare del progetto. Secondo Italia Nostra, il Ponte sarebbe «l’ennesima cattedrale nel deserto». Ad affermarlo è l’esponente calabrese dell’associazione Walter Fratto, che da Catanzaro ha preso parte all’audizione sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 35 del 2023.

«A Ponte finito dovremmo attraversarlo in 15 minuti» ha aggiunto, ma «sbarcati in Calabria ci si troverebbe di fronte a una realtà amara, sia su gomma che su rotaie», tra binario unico e imbuti trasportistici. La regione, sottolinea Italia Nostra, sconta un forte «ritardo nell’adeguamento infrastrutturale», sintomo di «abbandono dello Stato». Calabria e Sicilia «sono considerate solo come svincolo autostradale per merci e passeggeri». Per l’associazione sarebbe più urgente «mettere al passo le regioni con le altre d’Italia. Ci accontenteremmo di autostrade e ferrovie moderne sulla tirrenica e sulla ionica».

Anche Kyoto Club ha ribadito la propria contrarietà all’opera, ricordando che questa pregiudiziale non è mai venuta meno: «Non riusciamo a capirne il senso dal punto di vista trasportistico, non la vediamo come una priorità del Paese e la troviamo un’opera dannosa e inutile» ha affermato durante l’audizione il vicepresidente di Kyoto Club, Francesco Ferrante, che è stato parlamentare per due legislature tra il 2006 e il 2013. Per l’organizzazione non profit sarebbe «molto più logico investire su nuove tecnologie che consentano una riduzione dei tempi di percorrenza dello Stretto, che già oggi sono pari a 20-30 minuti. Il Ponte consentirebbe un risparmio assai limitato sul tempo».

Inoltre, «quando si dice che l’investimento sarebbe di privati non è esattamente così», si tratterebbe di «soldi pubblici dei contribuenti che noi preferiremmo venissero spesi in opere più utili alla transizione in cui siamo immersi e che andrebbe affrontata nella maniera più responsabile possibile».

Difficile che la maggioranza ascolti queste voci. Sono altri gli argomenti che usa per giustificare l’opera. Paolo Emilio Russo, deputato di Forza Italia, ieri ha ad esempio ricordato in aula che per il suo partito «e credo per l’Italia, il Ponte sullo Stretto è e sarà il Ponte Silvio Berlusconi», intitolato mentre è ancora in vita all’uomo che nel 2001, con la legge obiettivo, inserì il Ponte tra le infrastrutture strategiche.

Luca Martinelli, il manifesto, 13 aprile

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Se "il Ponte sullo Stretto" di Messina "è e sarà Ponte Silvio Berlusconi" come sostiene l'On. Emilio Russo, di Forza Italia, il Passante di Bologna può essere considerato, a pieno titolo, Passante Stefano Bonaccini. Il solo dei quattro che nell'aprile del 2016 sottoscrissero il "Patto di ferro" che modificava i propositi istituzionali precedenti (orientati al Passante autostradale a Nord della Città) ancora in carica. Gli altri oramai in altre faccende affaccendati: l'On. Matteo Renzi a curare gli affari suoi e di Italia Viva, l'On. Virginio Merola a trascorrere gli ultimi anni della sua lunga militanza nel PCI, PDS, DS, PD a Roma, l'imputato Giovanni Castellucci, al tempo AD di Autostrade, a difendersi in Tribunale nel processo sulle responsabilità nel crollo di Ponte Morandi a Genova.

Una ricostruzione critica puntuale degli sviluppi della vicenda bolognese è stata pubblicata ieri su Giap, il blog della Wu Ming Fundation. Titolo: "Un'alta marea di asfalto. Con il Passante, Bologna avanguardia dell'ingiustizia climatica". Ecco qua l'inchiesta che introduce il No Passante Trek in programma per domenica pomeriggio: https://www.wumingfoundation.com/giap/2023/04/passante-di-bologna-ingiustizia-climatica/


Pensare globale ed agire locale ispira da decenni i movimenti ecologisti che operano a livello internazionale ...





























Il No Passante Trek anticipa "La spentolata" di lunedì 17 aprile in Piazza Maggiore sotto Palazzo d'Accursio. Una "protesta rumorosa" che vuole rompere "un silenzio tombale" e rivendica coerenza verso la dichiarazione dello "stato di emergenza climatica ed ecologica" da parte di Comune di Bologna e Regione Emilia Romagna.

Dov’è la Valutazione di Impatto Sanitario?
Se si nascondono dietro un silenzio tombale, saremo rumore!
In queste settimane Società Autostrade ha abbattuto centinaia di alberi pluridecennali in vista dell’avvio dei cantieri per l’allargamento del Passante di Mezzo. Se realizzato, il progetto provocherebbe l’aumento dei transiti di mezzi pesanti e veicoli nel tratto urbano dell’autostrada, e quindi più inquinamento e rumore, oltre a devastare parchi e aree verdi vicine alle nostre case e alle nostre scuole, e a far crescere il traffico all’interno della città.
Nei quartieri attraversati dal Passante di Mezzo l’aspettativa di vita è di tre anni inferiore a quella in altre aree della città. Per questo, decine di associazioni a febbraio 2022 hanno chiesto una Valutazione di Impatto Sanitario. Conoscere è imprescindibile per agire, e tutelare la salute delle/dei bolognesi è un dovere delle istituzioni locali. Sono passati 14 mesi, ma Sindaco e Presidente della Regione hanno fatto finta di non sentire. Di recente, anche ‘Albero Lepore’ (Pavonia bituminosa) e ‘Albero Bonaccini’ (Ficus autostradalis), piantati nell’area di cantiere per denunciare la mancanza di questa valutazione, sono stati abbattuti per silenziare la loro voce.
Dov’è la Valutazione di Impatto Sanitario? Se fanno finta di non sentire, noi facciamo baccano!
Invitiamo tutte e tutti in Piazza Maggiore il 17 aprile alle 16.30 per un presidio super-rumoroso sotto Palazzo d’Accursio. Porta la tua pentola, un tamburo, o qualunque altro strumento rumoroso. Se sei una/un musicista, vieni con il tuo strumento musicale e usalo per produrre acuti invadenti, bassi angoscianti, rulli e rombi tonanti.
Vogliono allargare l’autostrada che attraversa Bologna senza dare informazioni e senza conoscere le ricadute che questo progetto può avere sulla salute delle/dei bolognesi e sulla qualità della vita in città.
Per rompere questo silenzio tombale, saremo rumore! 
Inventa il tuo modo per alzare i decibel, e vieni in Piazza Maggiore.
AMO Bologna Onlus - Bologna For Climate Justice - Extinction Rebellion - Fridays for Future - Legambiente Bologna

E’ ancora possibile firmare la petizione di AMO Bologna per la Valutazione di Impatto Sanitario: https://www.change.org/.../al-sindaco-di-bologna-matteo...

Lettera di un cittadino pubblicata da Carlino Bologna il 13 aprile 2023 ...



La risposta della redazione locale del Quotidiano Nazionale ... (13 aprile 2023)





  
La locandina che le associazioni AMO Bologna, Bologna for Climate Justice, Extinction Rebellion, Fridays for Future, Legambiente Bologna hanno diffuso a sostegno della protesta e delle rivendicazioni in programma per lunedì ... (aprile 2023)

















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La "transizione ecologica" è sistematicamente contraddetta anche a Nord
"Milano all'ultimo stadio" titola questa settimana la prima pagina di l'ExtraTerrestre: "Non si può fare un impianto sportivo in un parco pubblico". 
Ecco un terzo caso che merita attenzione nazionale. Come nel caso del Ponte sullo Stretto e in quello del Passante di Bologna è la conferma di Amministratori e politici sostanzialmente subalterni alle logiche imprenditoriali speculative ed affaristiche che anziché proporsi grandi opere utili al Paese e ad un mondo che finalmente pratica eco-compatibilità e giustizia sociale vorrebbe conservare pratiche e modelli di crescita produttiva e dei consumi in crisi profonda. 
La domanda è precisa: l'abbandono del Meazza e la costruzione dello "Stadio Beppe Sala" può essere, nell'Italia degli anni 2030-2050, una priorità?


Milano all'ultimo stadio
Non si può fare un impianto sportivo in un parco pubblico

Il Meazza nel 2026 ospiterà la cerimonia inaugurale dei giochi olimpici invernali Milano-Cortina. Eppure le società proprietarie di Inter e Milan non ne vogliono più sapere: «Non siamo interessati a riqualificarlo, vogliamo un nuovo stadio con volumetrie commerciali annesse: o fate così, o ce ne andiamo!».

Davanti a questo aut aut, occorreva convincere le società a sedersi attorno a un tavolo per valutare, in base a una rigorosa analisi costi/benefici, la convenienza materiale delle due opzioni possibili: ristrutturazione vs demolizione e costruzione ex novo. Non è stato fatto. Ha prevalso, da parte dell’amministrazione, l’accettazione dell’aut aut. Un’occasione persa. Un messaggio pessimo.

Anche perché col passare del tempo è stato svolto un prezioso lavoro di approfondimento dei pro e dei contro, che ha condotto alla situazione attuale. I club avevano presentano una valutazione dei costi di realizzazione di un nuovo impianto attorno ai 600 milioni di euro, mentre la sola ristrutturazione sarebbe costata – secondo i club – 500 milioni, quindi fuori mercato; peccato che alcuni ingegneri del Politecnico abbiano presentato una proposta di riqualificazione del Meazza (collocando nuove funzioni e servizi commerciali all’interno dell’impianto) a costi dimezzati rispetto alla costruzione di un nuovo impianto.
Un altro tema rilevante per Milano è la valutazione del potenziale impatto ambientale legato al progetto. Le conclusioni del professor Pileri del Politecnico di Milano non lasciano margini di dubbio: la sola demolizione del Meazza provocherebbe emissioni pari a 210.000 tonnellate di CO2, azzerando di colpo tutte le riduzioni di emissioni atmosferiche ottenute a Milano negli ultimi 15 anni.
Arriviamo quindi a febbraio 2023 quando, concluso il dibattito pubblico e ottenuta dalla Giunta la conferma dell’interesse pubblico per il progetto, anziché procedere sulla strada intrapresa la «nuova» proprietà del Milan decide di cambiare rotta e andare da sola, individuando un’area verde privata: la pista ippica Maura, un’area tutelata compresa nel perimetro del Parco di Cintura Metropolitana. E la risposta del sindaco Sala è: «Aspetto di vedere il progetto».

L’annuncio da parte del Milan di volere costruire uno stadio nel verde tutelato della Maura scatena una reazione straordinaria. In pochi giorni si organizza un’assemblea presso la Polisportiva Garegnano, insieme ai Comitati di quartiere e al Parco Sud. Si decide di organizzare una catena umana intorno alla Maura per domenica 19 marzo.
Sembra un azzardo. Arrivano oltre 3300 persone, una marea di persone di tutte le età, unite per affermare una cosa semplice: il verde non si tocca, il suolo non deve essere più consumato, le norme di tutela ambientale vanno rispettate. E da quel momento si è formato un Coordinamento fra comitati e associazioni che non si è più fermato: sono disposti a presidiare a turno l’area, se fosse necessario.

Ci sono diverse motivazioni che spiegano una mobilitazione con pochi precedenti: questo territorio ha una lunga tradizione di lotte in difesa dell’ambiente, e il prezioso corridoio ecologico che collega la città ai parchi e al verde agricolo di cintura urbana ne rappresenta il simbolo. Ma la ragione vera è un’altra e si collega a un tema delicato: la disaffezione dei cittadini verso la rappresentanza politica. La tutela dell’ecosistema urbano è un tema che riguarda la salute collettiva e la qualità del vivere.
Parlare di stop al consumo di suolo in campagna elettorale, e non tradurre lo slogan in scelte concrete, mina la credibilità politica. Per realizzare una città diversa, più vivibile, è necessario compiere azioni che non sempre collimano con gli interessi della finanza immobiliare. La Maura è
un’area verde sottoposta a tutela per ragioni di interesse pubblico, attraverso norme che non consentono di realizzarvi uno stadio e se una società finanziaria propone di realizzare proprio qui uno stadio, la risposta non può essere «aspettiamo di vedere il progetto». La risposta doveva essere una sola: "Qui non si può fare". Per questo è stata la cittadinanza a rispondere. Per il bene di tutti.

Enrico Fedrighini, l'ExtraTerrestre, 13 aprile 2023

Lo Stadio Meazza di Milano che i nuovi padroni di Inter e Milan vorrebbero demolire ... per costruire "il loro campo da gioco: un business che si propone di divorare un pezzo di Città" ... (l'ExtraTerrestre, 13 aprile 2023)














Scuola di Formazione di Legambiente, sala Tassinari, Comune di Bologna: decine di partecipanti alla lezione di Paola Pluchino, Vice Presidente dell'Associazione Analisti Ambientali, su Metabolismo urbano e città circolare ... (13 aprile 2023)


Tutti i "percorsi di sostenibilità urbana" da seguire per conseguire risultati coerenti con gli obiettivi di "neutralità climatica" fissati a livello internazionale ed europeo (13 aprile 2023)


Nel capitolo "mobilità sostenibile": la "disponibilità dei servizi" e il "riequilibrio modale" ... (13 aprile 2023) ...


Per Paolo Azzurro, Responsabile area economia circolare ANCI, occorre misurarsi con i limiti degli ecosistemi e con i dati reali della produzione e dei consumi energetici ... (13 aprile 2023)


Con "il trend" delle "emissioni di CO2 in atmosfera" ... che (dopo il Covid) è tornato ben oltre il "punto obiettivo" fissato al 2050 nei Consessi internazionali ONU ... (13 aprile 2023)


"La biodiversità" ... come declina nei diversi continenti per effetto dei trend di crescita in atto (13 aprile 2023)


"Il ruolo delle città nella transizione ecologica" ... (13 aprile 2023)


"Quale conversione ecologica?" Per rispettare gli obiettivi strategici (sempre più lontani) "sono necessarie risposte radicali: meno consumo di energia, meno macchine, meno spreco di acqua, meno rifiuti" ... (13 aprile 2023)
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Il No Passante Trek (prima parte): Wu Ming 2 alla Croce del Biacco parla ai partecipanti ... (4 settembre 2022)


Il passaggio dal Giardino Eugenio Montale ... Oggi disboscato dai lavori nel "Lotto 0" ... (4 settembre 2022)




I partecipanti del No Passante Trek lungo i prati e la vegetazione dell'area di via Zambeccari ... Oggi quegli alberi quegli arbusti sono stati abbattuti e rasi al suolo ... (4 settembre 2022)
La mobilitazione continua!


5 commenti:

  1. Ponte, Passante e Stadio sono 3 opere da non fare. Non me ne vogliano i promotori. A loro lunga vita. Ci sono altre grandi infrastrutture di più urgenti di fronte alle sfide che abbiamo.
    Perché non investiamo:
    sulle ferrovie?
    per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio dai rischi sismici ed idrogeologici?
    per l'adattamento dei territori al riscaldamento in atto con la costruzione di aree boschive e invasi d'acqua anche nelle città?
    per il potenziamento di ospedali e di presidio sanitari di base?
    La chiusura di parchi e giardini pubblici per anni allo scopo di realizzare nuove corsie stradali ed autostradali è una follia di chi accetta la dipendenza dalle auto, oggi è domani.
    DG

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  2. Mi chiedo se cento fiori che sbocciano annunciano "la primavera" e la stagione calda.
    Temo che "l'autunno" in cui siamo finiti da tempo sia solo l'anticipazione di un imminente freddo "inverno".
    ***

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  3. Basta soffiare sul fuoco!
    Sic

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    1. Scusa Sic che significa per te soffiare sul fuoco?
      Insistere sul Ponte tra Reggio e Messina, sul Passante bolognese e su nuovi stadi strumentali alla speculazione immobiliare? Oppure opporsi a tutto questo e contrastare il greenwashing?
      s.

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    2. In Italia non c'è class action?
      Non si possono chiedere i danni a chi distrugge il verde urbano?
      Ely

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