domenica 5 febbraio 2023

La guerra in Ucraina ... Vittime e affari

Dalla Marcia per la pace Perugia - Assisi ad una nuova grande mobilitazione per fermare le armi ...



Quanti sono i morti e quanti i feriti nel cuore dell'Europa? Le stime sono di almeno centomila ucraini ed altrettanti russi ... Quante città, villaggi, territori, relazioni sociali e culturali sono distrutti dalle bombe e dalle armi dei combattenti? Un enorme e comune patrimonio ... Il mondo sta cambiando, rapidamente e in peggio. Urge riflettere, unire forze, reagire.

Ecco alcuni spunti per pensare, discutere, intervenire ...

Dietro la guerra la geopolitica del debito

La guerra va avanti e il rischio che la situazione sfugga di mano è sempre dietro l’angolo. In un articolo apparso qualche giorno fa sul quotidiano La Stampa, Lucio Caracciolo fotografava bene la situazione: la sproporzione di forze tra russi e ucraini è tale che una sconfitta dei primi può avvenire solo con l’ingresso diretto delle forze Nato nel conflitto. Nel frattempo, mentre i cannoni tuonano, l’economia mondiale accelera la sua transizione. Alla guerra guerreggiata, di eserciti, missili e carri armati, si accompagna, strisciante ma non troppo, un guerra economica che coinvolge ben altri attori, oltre quelli direttamente o indirettamente impegnati nel confronto militare che da quasi un anno si consuma – e consuma vita umane – sul suolo ucraino.

Le stesse sanzioni, in questo quadro, rappresentano un grimaldello per scardinare vecchi assetti economici su scala globale. Energia, materie prime, commercio, bilance commerciali, debiti e valute. Kiev brucia e il mondo cambia. Da un lato la più grande potenza economica e militare del mondo, gli Usa, che avvertono la minaccia di un indebolimento della loro posizione dominante nelle dinamiche del potere globale, dall’altra i nuovi colossi orientali (Cina, India, la stessa Russia) che vedono nell’ordine unipolare odierno un limite alle proprie possibilità di crescita e di espansione commerciale.

In mezzo, l’Europa, sempre più vaso di coccio tra vasi di ferro. Si pensi alla questione del gas. Gli Usa sono riusciti ad imporre il taglio del cordone ombelicale che legava la manifattura europea alle fonti energetiche russe. Un obiettivo a lungo agognato. Per punire Putin? Anche. Ma soprattutto per vendere il proprio gas liquido. Un grande affare, ma non per l’Europa. Il Gnl americano costa il 50% in più di quello siberiano: facile immaginare le conseguenze per la competitività delle merci prodotte nel Vecchio Continente, che, come se non bastasse, patiscono anche il dumping delle produzioni d’oltreoceano, adesso sostenute da lauti sussidi del governo. Stati Uniti sempre più leader mondiali nell’esportazione di gas liquefatto, insomma.

E non è solo una questione commerciale. Ci sono due aspetti che bisogna tener presenti. Il primo è che Washington intende consolidare le proprie sfere d’influenza anche attraverso la dipendenza energetica dei paesi «alleati». Il secondo ha a che fare con l’esposizione debitoria degli Usa col resto del mondo e con i saldi della propria bilancia commerciale.

Finora gli Stati Uniti, indebitandosi con l’estero, hanno garantito quella che gli economisti chiamano «domanda di ultima istanza» nel commercio mondiale. Bilancia commerciale in rosso, compensata dalla supremazia del dollaro negli scambi internazionali. È così da decenni, dalla fine degli accordi di Bretton Woods (1971). Ora però nel sistema si sente qualche scricchiolio. Cina e Russia è da tempo che lavorano per scalfire l’egemonia del biglietto verde. Provano ad imporre le proprie valute negli scambi commerciali, pensano ad una nuova moneta transnazionale, magari ancorata ai beni energetici. Ci vorrà del tempo. Ma a Washington sono convinti che il momento di migliorare la propria posizione con l’estero sia già arrivato. I numeri, d’altronde, sono allarmanti. Alla fine del 2021, i loro debiti col resto del mondo ammontavano a 18mila miliardi di dollari. Una cifra da capogiro, alla quale faceva da contraltare un attivo di 4.100 miliardi vantato dalla Cina (l’attivo della Russia era di 596 miliardi di dollari).

Creditori da un lato, debitori dall’altro. Gli uni contro gli altri armati. E la guerra, quella vera, che per gli Usa, fin da subito, si è rivelata un’occasione d’oro, oltre che per indebolire i propri nemici, per riequilibrare i propri conti. Gas, armi e sussidi alle imprese. Esportare di più, importare di meno. Un radicale cambio di paradigma, che già sta dando i suoi risultati. A dicembre, deficit commerciale giù del 15,6%. C’entrano molto l’esportazione di Gnl (400 milioni di metri cubi al giorno nel 2022, un aumento del 70% rispetto all’anno precedente) e i profitti del complesso militare-industriale. Siamo solo all’inizio. È la fine della globalizzazione, per come l’abbiamo intesa fino ad ora? Andiamo verso una compartimentazione del mercato globale, ovvero verso un equilibrio permanente di guerra? Difficile prevedere con esattezza come andrà a finire. Di certo c’è solo che quella in Ucraina non è solo una contesa per ridefinire i confini tra due stati nello spazio post-sovietico. 

Luigi Pandolfi, il manifesto, 25 gennaio 2023


"Focus su Guerra & Affari": Leopard, Abrams; F16, Patriot ... in "rialzo" produzione, fatturato e profitti delle aziende leader nel settore "Difesa". In Occidente (come in Russia) chi guadagna dall'invio di armi in Ucraina ... (il Fatto Quotidiano, 4 febbraio 2023)



"Focus su Guerra & Affari": petrolio, carbone, gas ... "ingrassano le aziende major Exxon, Chevron, BP, Shell, Total, Eni" (il Fatto Quotidiano, 3 febbraio 2023)



"La RAI dia spazio a chi chiede la pace e non ancora armi" ... intervista del Fatto Quotidiano a Sergio Bassoli, coordinatore nazionale della Rete italiana Pace e Disarmo (3 febbraio 2023)












Marcia della pace Perugia - Assisi 2022, a Ponte San Giovanni, davanti ad un distributore di carburante Eni, sfila la storica Associazione per la pace: "Addio alle armi"!


In Marcia nella piana umbra ragazze e ragazzi degli Scout laici di Bologna ... (24 aprile 2022)


Michele Santoro tra i tantissimi che salgono le prime alture di fronte a Perugia ...


Le bandiere arcobaleno sulle spalle e sulle aste ...


Verso Assisi "No alle spese militari, più risorse a scuola, sanità, servizi, trasporti pubblici" ...
Una alternanza di sole e nuvole grigie ...

















































Appello


Il prossimo 24 febbraio entreremo nel secondo anno di guerra in Ucraina senza che ci sia ancora un serio impegno internazionale per fermarla.

365 giorni di omicidi, infanticidi, femminicidi, feriti, mutilati, sfollati, rifugiati, sofferenze, disperazione, distruzioni, macerie,…

In occasione di questo tragico anniversario, sentiamo il dovere di organizzare una nuova manifestazione per la pace, in solidarietà con le vittime innocenti di questa e di tutte le altre tragiche guerre che continuano a devastare la famiglia umana e il pianeta.

Nei primi minuti del 24 febbraio, nel buio e nel freddo della notte, marceremo da Perugia ad Assisi portando, ciascuno, il volto di una delle vittime, una fiaccola e la domanda incessante di pace.

La guerra è una follia! un crimine! uno scandalo! Guai alla rassegnazione! Guai a farne un’abitudine!

Nella notte della guerra non possiamo dormire sonni tranquilli! Rinnoviamo, dunque, il grido di don Tonino Bello e diciamo: “In piedi costruttori di pace!”

Nella notte fredda e scura che stiamo attraversando, ciascuno di noi, nel suo piccolo, è chiamato a fare come i “lampadieri” che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all’indietro, appoggiata sulla spalla, con il lume in cima. Camminando nella notte, il “lampadiere” vede poco davanti a sé, ma consente a tutti i viaggiatori di camminare più sicuri.

Nessuno sa quanto durerà la notte della guerra. Ma tutti sanno che la sua continuazione ci farà molto male perché viviamo nel tempo in cui tutto è interconnesso: guerra, aumento del costo della vita, recessione, impoverimento, disastri climatici … Per questo è sempre più urgente che i responsabili della politica internazionale facciano ogni sforzo per fermare i combattimenti e ricostruire le condizioni della pace. Per questo non possiamo stancarci di chiedere e, soprattutto, fare pace.

Comitato promotore della Marcia PerugiAssisi

3 commenti:

  1. Una marcia Perugia - Assisi notturna e al freddo mi manca e mi appare ardua. Ma sicuramente meno impegnativa del contesto internazionale, ora che un "pallone" spia impedisce una visita di stato Usa in Cina.
    Ciao!

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  2. Guerra in Ucraina o in Siria: vittime civili e affari di classi dominanti spregiudicate. Chiediamoci se è più urgente un riarmo nazionale o una solidarietà umanitaria internazionale.
    s.

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  3. I profitti non tassati (!) delle grandi multinazionali ci dicono una volta di più che la guerra genera vittime e ingiustizie.
    Spero che le iniziative non si limitino alla Perugia Assisi in notturna. Inaccessibile per tanti che vorrebbero ricordare le vittime ucraine, russe e di tutte le guerre.

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