mercoledì 29 maggio 2013

Poche balle e propaganda (a reti unificate)


E' comprensibile che alcuni politici e partiti, sull'orlo della disperazione, tirino un sospiro di sollievo e che altri, convinti di poter vivere e prosperare di rendita, siano arrabbiati e provino a scaricare responsabilità.
Tuttavia, è bene che tutti riflettano ancora sul voto di domenica.
Senza liquidare sbrigativamente un voto complesso che va capito bene, senza letture superficiali, foriere di possibili nuovi gravi (irrimediabili) errori politici.
In realtà continua e si aggrava il distacco dei partiti dai cittadini.

Il nuovo colpo è semmai attutito dalla incapacità del M5S di raccogliere e consolidare a livello locale il grande, inatteso consenso ottenuto a febbraio nel voto politico.
Un segno del fallimento e del declino rapido di Grillo e dei suoi? Forse, per ora, la conferma di un voto fortemente critico e di una disperata richiesta di cambiamento che non ha trovato ancora risposte adeguate e convincenti, neppure nel M5S. Così, grande parte degli elettori che a febbraio hanno votato Grillo ora si sono astenuti o, in misura limitata, hanno scelto liste civiche locali. Attenzione, nessuno (o quasi) è tornato a sostenere i vecchi partiti, che in voti assoluti hanno continuato a perdere, anche pesantemente!
Basta approfondire. Prendiamo 5 città. Di diverse dimensioni ed aree territoriali: Roma (2.359.119 elettori), Brescia (141.795), Barletta (77.769), Imola (54.509) e Siena (43.870).
I candidati Sindaco di Centrodestra (ed il PdL, in particolare) perdono voti ovunque. Moltissimo in confronto alle precedenti comunali. In modo rilevante rispetto alle recenti politiche (già disastrose).
Per Alemanno sono oltre 310.000 voti in meno (da 675.111 a 364.337) sui voti che lui stesso raccolse nel 2008 e oltre 10.000 in meno sul voto romano a Berlusconi di febbraio (374.949).
Il Sindaco  uscente del capoluogo lombardo (eletto allora al primo turno) perde, in 5 anni, oltre 26.000 voti ed arretra anche sui consensi raccolti a febbraio. Così a Barletta e Imola. Forse in controtendenza Siena dove il PdL non si è presentato direttamente ed un Candidato civico di Centrodestra prende quasi mille voti in più sulle comunali del 2011, ma resta comunque sotto le recenti politiche.
Del Centro di Monti, Casini e Fini si sono perse le tracce quasi ovunque.
Il Centrosinistra. Vince a Imola, ma il Sindaco riconfermato, Manca, prende oltre 10.000 voti in meno di cinque anni fa (da 27.446 a 16.962) ed oltre duemila voti in meno di Bersani (19.395). Il PD in una delle sue roccaforti (dove mantiene un sistema di potere solido ed articolato) passa da 21.032 voti (comunali 2008) a 18.027 (politiche 2013), a 12.996. Anche considerando due liste civiche minori sono 14.534. Quasi 3.500 persone che 3 mesi fa avevano votato Bersani hanno tolto la fiducia! Voto prevalentemente amministrativo? Voto prevalentemente politico? 
A Siena e Barletta (città dove i precedenti Sindaci PD erano stati eletti al primo turno) si è ora costretti al ballottaggio perdendo migliaia di voti sulle comunali di due anni fa. Migliora solo il confronto con il voto politico a Bersani a Barletta, dove è noto che le dinamiche locali influiscono assai. A Brescia il candidato Sindaco ora guadagna il ballottaggio pur perdendo oltre 8.000 voti sui consensi precedenti e oltre 3.000 voti rispetto al risultato di Bersani 2013. A Roma, Marino (parlamentare che prima ha votato Rodotà e, poi, non ha dato la fiducia a Letta) conquista il ballottaggio con molti voti in più di Alemanno, ma ottiene quasi 250.000 voti in meno del Rutelli perdente nel 2008 e 27.000 voti in meno rispetto a Bersani. La lista PD dimezza i voti dalle precedenti comunali e in tre mesi passa da 458.637 a 267.605 consensi (343.099 se si considera anche la lista civica per Marino). Voto prevalentemente amministrativo? Voto prevalentemente politico? 
Se così "sale il PD" (il Corriere della Sera) e questa è la "rivincita del PD" (la Repubblica) bene.
Da quel partito evidentemente ci si aspetta pochissimo. Forse la sola "ricompensa" per aver contribuito a dare il Governo LettAlfano al paese e la voglia di puntellare la nuova maggioranza politica. 
Ma Pierluigi Bersani, Guglielmo Epifani ed Enrico Letta sanno leggere i risultati e non fanno un servizio al loro Partito ed al Paese mostrandosi orgogliosi e fiduciosi. Raccontando che "escono rafforzate le larghe intese con Berlusconi" e la loro "responsabilità nazionale".
No, il voto amministrativo e politico dice altro!
Per capire la loro scelta occorre smentire con i fatti un convincimento diffuso e che cresce ancora nel paese: nessuna risposta ai problemi dei lavoratori, degli imprenditori, degli esodati, dei giovani, delle donne, degli amministratori locali viene da una indefinita e contraddittoria alleanza con Berlusconi, con il mondo politico ed affaristico che ci ha portato alla crisi attuale, intrecciato alla corruzione ed al malaffare italiano ed internazionale, con i tecnocrati ed i burocrati che governano la finanza mondiale e l'Europa.
C'è bisogno di aria nuova, di idee, di coerenza e di provvedimenti urgenti: dall'ILVA, alla Berco di Ferrara, dalla salvaguardia degli esodati ai diritti dei lavoratori in fabbrica, da investimenti per la scuola pubblica e la ricerca alle manutenzioni straordinarie ed ordinarie del territorio e degli edifici ...
Basta rinvii ed annunci da parte del Governo. "Siamo d'accordo, faremo entro l'estate"... il riordino dell'IMU, la riforma del sistema elettorale, meno tasse.
Servono più risorse finanziarie e più democrazia. Ed occorre non perdere tempo, valorizzare ciò che si ha e non si vuole vedere (come dice Landini). 
La scelta, qui ed ora, è netta.
O si comincia con iniziative chiare e pazienti a costruire il cambiamento (che in grande parte è contenuto nei principi della Costituzione e nella cultura ambientalista maturata negli ultimi decenni) unendo un blocco sociale e culturale alternativo oppure si imbocca una strada autoritaria, illiberale e portatrice di crescenti, inaccettabili ingiustizie sociali.


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