lunedì 27 maggio 2013

Investire sulla scuola pubblica!


Si voleva una ampia partecipazione popolare? Si poteva abbinare il referendum sul finanziamento pubblico alle scuole private alle elezioni del 24/25 febbraio scorso, come richiesto dai promotori della consultazione e come avvenuto nel 1984 per il famoso referendum sul traffico nel centro storico di Bologna.
Invece, per volontà del Sindaco e del Consiglio Comunale si è voluto votare separatamente, a poche settimane di distanza. Siamo andati a votare in 199 seggi. Meno della metà di quelli in cui abitualmente ci si reca per le elezioni politiche ed amministrative. Erano collocati in luoghi inusuali, diversi dai soliti. La campagna elettorale è stata intensa ed accesa ma condotta con risorse limitate, senza i tradizionali spazi per l'informazione.

L'affluenza è stata ridotta, inferiore a quella che tutti avremmo voluto.
Sarebbe tuttavia un gravissimo errore politico non considerare il pronunciamento degli elettori.
Nessun schieramento (pro o contro) aveva invitato alla astensione.
Il Sindaco ha dichiarato che non avrebbe, comunque, cambiato indirizzi e scelte dell'Amministrazione, ma ha invitato i cittadini a votare a sostegno delle sue scelte. Così hanno fatto i Sindaci Vitali (che aveva avviato la tanto discussa scelta di finanziare con risorse pubbliche le scuole private inaugurando il cosiddetto sistema integrato) e Guazzaloca (che nel suo mandato aveva incrementato i finanziamenti).
Il Presidente del Comitato per il B, Stefano Zamagni, in chiusura della mobilitazione dei sostenitori dei soldi alle paritarie private, ha previsto la vittoria dell'opzione B.
I cittadini di Bologna hanno scelto diversamente.
Il 59% (oltre 50.500 votanti) ha detto A: priorità, investimenti e qualità innanzitutto alla scuola pubblica per tutti. 
Solo il 41% ha seguito l'invito del Sindaco, dei Ministri del Governo LettAlfano intervenuti a sostegno delle scelte della Giunta, di PD, PdL, Montiani, Casiniani, Finiani e Lega Nord, di Monsignor Bagnasco e della Chiesa cattolica, di Confindustria, Cna e Legacoop, di Cisl e molti sindacalisti confederali, di gran parte degli organi di informazione, il Resto del Carlino in testa.
È possibile ed utile continuare a contrastare la volontà di cambiare?


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