lunedì 10 giugno 2013

politica e Politica 2


La sentenza del Tribunale di Torino sull'Eternit è un fatto di giustizia. Migliaia sono le vittime da amianto! In Italia e nel mondo.
Ritornare su questo argomento (troppo presto superato nel confronto pubblico) è indispensabile per cogliere il monito che ci propone: prevenire è meglio che curare!
Il principio di precauzione, in effetti, avrebbe dovuto e dovrebbe valere per moltissimi altri casi e riguarda i caratteri ed il modello di sviluppo economico e produttivo. Basti pensare all'ILVA di Taranto ed all'industria petrolchimica, alle scelte urbanistiche e all'uso del territorio, al sistema della mobilità.

Il diritto alla salute ed alla sicurezza deve orientare una nuova economia, sottratta alle imperanti logiche di mercato e del capitale (oggi, prevalentemente finanziario). 
Diritto alla salute ed alla sicurezza, natura ed ambiente sono un fondamento della civile convivenza, debbono informare ogni comunità, ogni istituzione. 
Sono anche un risparmio economico, se si considera il bilancio complessivo di un paese e non si separano utili aziendali (prevalentemente privati) e costi sanitari e sociali (quasi sempre pubblici).
Quanto c'è da studiare, ricercare, investire ed operare in Italia, in Europa e nel mondo, per perseguire una necessaria ed urgente conversione ecologica e pacifica delle produzioni e della organizzazione della vita delle persone?
Ecco una vera, grande priorità! Per tutti noi, a partire da chi ha più responsabilità, ruoli di Governo, di direzione e di indirizzo. 
Non si vince questa sfida senza un coinvolgimento largo ed una democrazia partecipata, diffusa. Un Grande, comune, Progetto per migliorare le condizioni delle donne e degli uomini che vivono il presente e che costruiscono un futuro migliore.
Questa è (dovrebbe essere) la Politica. 
Altre, invece, sono le priorità che si prefiggono molti (troppi) uomini che "amministrano" e "gestiscono" il mondo di oggi (senza prospettive credibili).
Gli Agnelli ed i Marchionne, che dopo avere incassato per decenni denaro di Stato ed utilizzando, secondo necessità, la cassa integrazione, raccontano progetti inesistenti, negano diritti ai lavoratori, esportano all'estero (senza discussioni) produzioni ed investimenti ... 
Gli imprenditori che impongono diritto di licenziare e flessibilità assoluta nel lavoro ma negano investimenti, innovazione, sicurezza e salute ...
I Berlusconi, che, invece di risolvere i conflitti di interesse, non riconoscono ed accettano la divisione dei Poteri, ostacolano in tutti i modi la Giustizia, praticano ricatti fiscali e vogliono, sempre più esplicitamente, concentrare ancora più potere su chi già lo detiene, ma (avendo prodotto pochi risultati di interesse generale) lamenta di non averne a sufficienza. 
I politici di diversi colori, che prima di proporsi di "rappresentare" nelle istituzioni valori, visione, progetti e persone cercano di accordarsi (ora anche attraverso un Comitato di 35 "saggi" indicati dal Governo e non dal Parlamento!) su modifiche costituzionali ed elettorali considerate urgenti, ma, di fatto, utili a perpetuare un potere corrotto e in crisi ed a de-potenziare il malcontento popolare e la voglia di cambiamento. 
Della serie, piuttosto che cambiare noi, la cultura e il sistema economico e sociale, pieghiamo (ancora una volta) le istituzioni, rendiamole meno permeabili ed accessibili ai cittadini.
Così, alla spinta partecipativa e di cambiamento manifestata con i referendum di due anni fa e con il voto politico di febbraio si oppone ancora una volta il vecchio programma (ricordate Licio Gelli, la P2 e il Programma di Rinascita nazionale?) della elezione diretta della Presidenza della Repubblica (che piace anche ad Enrico Letta), ovvero un doppio turno politico per eleggere il cosiddetto Sindaco d'Italia (come sostiene Matteo Renzi), un'altra strada che ha mostrato (anche nelle recenti elezioni comunali) l'incapacità di vincere la sfiducia ed il distacco di fasce crescenti di opinione pubblica da partiti ed istituzioni. 
Anche a Bologna, Virginio Merola, eletto Sindaco dopo due shock politici consecutivi (le dimissioni di Delbono e l'abbandono di Cevenini) si chiude a riccio, ritenendosi investito di un consenso popolare quinquennale. Una delega che può prescindere da ogni sviluppo del confronto politico e dal pronunciamento di un referendum, che Lui valuta comunque "irrilevante" anche quando la sua opzione (sostenuta da un larghissimo fronte politico, economico e di rappresentanza sociale) raccoglie solo 35.160 voti (un misero 13% degli elettori!) e viene sonoramente battuta da oltre 50.500 votanti la scelta alternativa (richiesta da genitori, insegnanti, operatori della scuola, cittadini organizzati in comitati e sostenuta da "vecchi" amministratori, sindacati considerati minoritari, SEL e M5S).
C'e' di che riflettere ... 
Intanto e' bene estendere l'impegno e la mobilitazione che domenica 2 giugno ha portato a Bologna, in piazza Santo Stefano, Sandra Bonsanti, Gustavo Zagrebelsky, Roberto Saviano, Stefano Rodota', Nando Dalla Chiesa, Carlo Smuraglia, Maurizio Landini, Salvatore Settis, Susanna Camusso e migliaia di altre personalità e semplici cittadini a sostenere il valore, l'attualità e il potenziale dalla Costituzione, contro ogni tentativo autoritario delle oligarchie che comandano in Italia e in Europa. 


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