La mobilitazione continua dalle Scuole Besta al Passante, alle 4 proposte di legge di iniziativa popolare |
Le grandi questioni internazionali poste da Trump, Musk e potenti della Terra in merito a dazi, produzioni, economia, ambiente, migrazioni e politica, impongono nuove ed adeguate risposte. Globali e locali. Capaci di una visione critica del mondo: con le sue esplosive contraddizioni, le priorità che emergono dalle esperienze fatte, dalla crisi di sistemi consolidati, dalle sfide alte del nuovo millennio, delle relazioni nuove necessarie tra gli umani e verso la natura.
Sono false, illusorie, foriere di guerre le tesi delle destre, dei nazionalismi vecchi e nuovi. Ma pure gli approcci che comportano il conservare poteri acquisiti ingiustificabili, sfruttamento continuato di risorse, popoli e generazioni, arricchimento spropositato di pochi e povertà diffusa di tanti.
No, questa non può essere la prospettiva per il 2030, 2050, 2100. Soprattutto per giovani e giovanissimi.
Dunque, occorre agire oggi con grandissima coerenza. Ogni pensiero ed azione che punta a ritagliare spazi particolari di privilegio e di "sicurezza" per persone, comunità o classi al di fuori di un contesto universale di maggiore giustizia e di libertà può risultare forse attrattivo e/o consolatorio ma, infine, destinato a perdere tempo, denaro, prospettiva.
Se il futuro dell'Italia non è nell'allinearsi con gli arroganti governanti degli Stati Uniti d'America e in competizione con altri paesi e popoli d'Europa e del Mediterraneo, analogamente il benessere di Bologna e dell'Emilia Romagna non è garantito da una "locomotiva" lanciata verso una "crescita" data da industrie, prodotti, infrastrutture, servizi, relazioni "esclusive" o appartenenti a un "modello" che genera e alimenta problemi, inquinamento, danni e malanni.
Questo è il tempo per riflettere e correggere, insieme, illusioni ed errori.
A partire dalle questioni più grandi. Dagli investimenti più pesanti. Che troppi "pigri" di intelletto paiono scontati.
Il riarmo e le guerre sono contro l'umanità, la vita, le persone. Sempre. Chi li sostiene inganna. Ad Ovest come ad Est, al Nord come nel Sud del mondo. E vanno contrastati.
Sulle "grandi" opere occorre intendersi bene. Investimenti per la conversione ecologica dei prodotti, delle produzioni e dei territori, per la messa in sicurezza delle comunità dai rischi sismici, idrogeologici e dei cambiamenti climatici, per la ri-naturalizzazione di aree delle città fortemente antropizzate e occupate da cemento ed asfalto, per la ristrutturazione di edifici pubblici e privati inadeguati e/o abbandonati sono, tutti, strategici e ... Si, urgenti, urgentissimi! Da pianificare, condividere e realizzare; su cui concentrare studi, risorse, professionalità, lavoro, lavori.
Diverso è rilanciare promesse del passato. Che le storie e le esperienze vissute negli anni (e negli ultimi in particolare) dicono di abbandonare e di non riproporre più.
Per intenderci qui ed ora: che senso ha, a chi parla ripetere a distanza di 9 anni che il Passante di Mezzo (sottoscritto "a freddo" da Renzi, Bonaccini, Merola e Giovanni Castellucci) è "opera strategica" come hanno fatto il Presidente della Regione, Michele De Pascale, e il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del Governo Meloni, Matteo Salvini (TGR, 3 febbraio 2025, ore 19.35)? E continuare a sostenere un consistente e costosissimo "pacchetto" di nuove strade ed autostrade, di tratte ferroviarie parziali dell'Alta Velocità (la Bologna - Castelbolognese); oppure nuove opere edilizie e di "servizio" su suolo vergine o agricolo?
No! Certe pigrizie intellettuali organiche a poteri consolidati dell'industria, del commercio e delle istituzioni vanno rimosse e/o sradicate. Perché alimentano "emergenze" ed "eventi climatici" avversi e distraggono risorse da priorità largamente riconosciute e urgenti. Inoltre, fanno perdere le residue condizioni di vantaggio prodotte da scelte umane lungimiranti e popolari di passate culture, politiche ed amministrazioni.
Sono assolutamente da evitare scorciatoie politiche confuse e alleanze irresponsabili ed innaturali sotto l'egida di affaristi dei "business", sempre e comunque.
Ha scritto il Corriere sulla questione Passante di Mezzo in questi giorni "il nodo da sciogliere è legato al rinnovo della concessione ad Autostrade per l'Italia. L'Europa non ha intenzione di vedere deroghe o altre corsie preferenziali per l'attuale gestore, poco importa vengano chieste da Roma per realizzare la Gronda di Genova o il Passante di Bologna (il cui costo previsto, ormai, supera i 3 miliardi di euro). Le gare insomma si devono fare, ma anche le grandi opere come il Passante non debbono restare congelate. Una soluzione potrebbe essere quella di avviare i cantieri, lasciando che l'attuale gestore ammortizzi la percentuale di lavori che si riesce a realizzare entro la scadenza delle concessioni. E poi spostare sulla gara la parte restante, in modo che chi dovesse eventualmente subentrare sarà tenuto a indennizzare ad ASPI la quota non ammortizzata".
Questo modo di affrontare la questione può essere risolutivo per imprenditori "scafati" e manager poco avveduti, per politici "politicanti" e giornalisti privi di autonomia, non per chi si propone di fronteggiare con lungimiranza e visione continue "emergenze", bisogni sociali e concrete priorità del presente.
Il dissesto idrogeologico, le frane e le alluvioni (come pure lo smog, i decibel e le malattie provocate alla salute delle persone) dovrebbero indurre tutti a concentrare attenzioni, impegni e progetti verso alternative possibili e mature.
Primo. La "cura del ferro" si conferma la scelta di base e di fondo per chi vuole una mobilità razionale: ambientalmente e socialmente sostenibile, auspicabile. Integrata a linee di trasporto pubblico e/o collettivo moderne, confortevoli e funzionali a rendere efficienti e competitivi mezzi alternativi alla dipendenza delle persone da auto ed autocarri a motore tradizionale che inquinano e congestionano, fino a bloccare, le città. Con l'obiettivo ragionevole dei 30 km/h che diventa in molte ore di punta del traffico per lavoratori e cittadini una chimera; alternato a momenti di velocità senza controllo, sfogo per automobilisti alla guida di mezzi pubblicizzati e/o acquistati per "prestazioni" di tutt'altro segno.
Secondo. Il rimboschimento programmato di piccole e importanti aree urbane e la cura sistematica di spazi rigenerati sottratti (nel tempo passato) alla natura per scopi e stili di vita da superare. Scelte, queste, utili (meglio, indispensabili!) tanto allo scopo di "refrigerare" gli ambienti di vita urbana quanto a salvaguardare - riqualificare la biodiversità dei Luoghi che contraddistinguono ed identificano comunità solidali e aperte. Riducendo in assoluto il consumo di suolo urbano, la capacità di ricarica delle falde acquifere sotterranee limitata dalla avvenuta diffusa impermeabilizzazione. In questo siamo anche favoriti dalle tendenze demografiche (mai considerate da modesti amministratori abituati a parlare senza conoscere e studiare l'essenziale) che confermano una sostanziale stabilizzazione della popolazione.
Terzo. La ristrutturazione, il recupero e riuso, l'abbattimento e ricostruzione controllata degli edifici come scelta privilegiata, caratterizzante e distintiva per un territorio che fa della qualità di vita e del benessere delle persone l'elemento caratteristico e ricercato. A questo fine la "nascita di grattacieli" o edifici che "mutano lo "skyline" delle città e consumano comunque suolo e spazi solo apparentemente in verticale, sostanzialmente anche in orizzontale (se si considerano strade, parcheggi, servizi ...) sono una realtà da interrompere decisamente, gestendo amministrativamente i dovuti passaggi di fase.
Non è un caso se su questi argomenti si ritrovano, discutono, si mobilitano tanti cittadin3, comitati, associazioni ...
A Bologna crescono le iniziative, le volontà di confronto e di incidere sulle politiche di governo, ben oltre il voto ogni 5 anni ed una delega totale agli eletti. Ovvero la partecipazione a "laboratori" costruiti e gestiti per raggiungere obiettivi preordinati e per non affrontare l'insieme dei problemi e "accordi riservati" (come le esperienze vissute al Fossolo - Due Madonne insegnano).
La lotta dei cittadini "pro" Scuole Besta e "pro" Parco Don Bosco a 6 mesi del "passo di lato" del Sindaco con la rinuncia al proposito "Quattrofoglie" non si è ridimensionata e continua a tenere banco ... (vedi sotto)
Attivist3 di RECA, Legambiente, del sindacalismo di base, di comitati cittadini e locali, persone interessate alla vita, al lavoro ed allo studio in Regione partecipano numeros3 ad Assemblee, gruppi di discussione e fissano nuovi appuntamenti e manifestazioni ... (vedi sotto, con foto ed uno dei 6 verbali redatti)
Professionisti, tecnici, esperti di diverse discipline hanno costituito un Comitato Tecnico Scientifico ed una Alleanza per la Gestione Integrata del Rischio idro-geologico Emiliano-romagnolo (AGIRE) allo scopo di "ascoltare, collaborare e integrare soluzioni" ...
Altri movimenti ed associazioni ecologiste programmano scadenze e fanno appelli agli Stati Generali dell'ambiente e si mobilitano a livello locale e nazionale ... (vedi sotto)
Insomma, c'è vita attiva e critica! Un protagonismo culturale e sociale che offre uno spaccato assai più ricco e ribelle di quanto non lascino intendere le disfide infinite De Pascale - Salvini - Bignami, le contese conservative tra PD bolognese e regionale e destre al Governo, con i pronunciamenti dei vertici di Confindustria e di Legacoop, di Confcommercio, Confartigianato, CNA ...
Tutta la rappresentanza politica - istituzionale può continuare a prescinderne senza serie conseguenze per la democrazia?
Ovvero, può procedere come nulla stesse muovendosi? Con tesi, appelli "al fare", Leggi antistoriche e repressive come le cosiddette "Salva abusi" e "sicurezza" (1660 alla Camera e 1236 al Senato)? Accontentandosi di rappresentare meno del 50% del popolo e dell'elettorato ... Liquidando e minacciando dissidenti e disobbedienti, come fatto nel 2024? Combinando Polizia, Carabinieri, sanzioni penali o amministrative e richieste "danni" per ricorsi legali?
Una parte significativa del Paese non ci sta e indica soluzioni alternative, possibili, mature!
la Repubblica Bologna riporta così la notizia dell'incontro romano tra Michele De Pascale e Matteo Salvini ... (4 febbraio 2025) |
Per il Corriere, De Pascale e Salvini concordano nel considerare il Passante di Mezzo "infrastruttura strategica" ... anche se "resta il nodo delle concessioni" (4 febbraio 2025) |
Per altro la Repubblica Bologna titola "Nascono grattacieli e muta lo skyline. Tra le proteste" ... (3 febbraio 2025) |
Su la Repubblica Bologna un fatto ed una esperienza concreta, attuale ... (3 febbraio 2025) Un esempio tra i tanti di cui anche in questo blog si scrive. |
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Sala piena, difficile entrare ... Parla Teresa. |
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Si alternano donne e uomini ... |
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Generazioni diverse: da quella di Fridays for Future a giovani mamme (con in braccio piccolissimi) e papà, a nonne/i e bisnonne/i ... |
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Tra gli interventi, quello di Linda Maggiori, attivista e scrittrice, da Faenza alluvionata con uno sguardo alla Regione e al mondo ... |
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Tra le "ultime" generazioni, l'intervento di Elisa ... |
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Donne e ragazze, attente e appuntigliose ... |
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La resistenza continua ... |
Verbale di uno dei 6 gruppi di lavoro nell'ambito dell'Assemblea dei Movimenti ambientalisti (Bologna, 25 gennaio 2025)
Sono stati 25 i partecipanti che hanno animato il gruppo di lavoro dedicato a consumo di suolo, dissesto idrogeologico, tutela del verde.
I tre temi all'odg sono strettamente intrecciati, sempre presenti nelle nostre riflessioni e nelle nostre attività, temi diventati in questi anni oggetto di assidui confronti, di approfondimento, di analisi e di studio.
E nell'ambito delle nostre attività, fondamentali sono diventati i report annuali di ISPRA, report che analizzano puntualmente i dati che afferiscono al consumo di suolo, al dissesto idrogeologico, tutela del verde, su base nazionale, regionale e territoriale. Report che puntualmente ci riconducono alla fragilità dei nostri territori.
E in questi anni ci siamo misurati con la legge regionale 24/2017, legge con tanto di sezione dedicata al consumo di suolo. E' una legge sulla quale ci siamo interrogati (con dati alla mano), fruendo dei contributi di esperti, di docenti di ex dirigenti dell'urbanistica a livello regionale. Per capire il linguaggio dell'urbanistica bisogna decrittare il linguaggio, fare emergere gli obiettivi dichiarati, le contraddizioni, le mistificazioni linguistiche (illuminante sull'analisi della legge urbanistica regionale e sul tema specifico della mistificazione del linguaggio il contributo del Prof. Paolo Pileri, o di Piero Cavalcoli o di Rudi Fallaci e dello stesso Gabriele Bollini, componente di Reca che ha istruito la legge di iniziativa popolare sul consumo di suolo).
E la conclusione cui siamo giunti non certo con leggerezza o approssimazione è che la legge regionale 24/2017 ha sostanzialmente fallito il suo scopo e deve essere radicalmente cambiata e superata, come indichiamo nei principi e nell' articolato della legge di iniziativa popolare che:
1) sancisce la necessità di contrastare in modo deciso il consumo di suolo, essendo il suolo un bene comune e una risorsa limitata e non rinnovabile, fornitrice di funzioni ecosistemiche vitali;
2) indica la priorità del riuso e della rigenerazione dell'esistente patrimonio insediativo ed infrastrutturale e detta le regole per la rigenerazione urbana;
3) impone a tutti gli enti territoriali il censimento dell'esistente e la revisione dei piani urbanistici.
Una legge di iniziativa popolare che, come ha ricordato Bollini nel suo intervento, è una legge di principi sul consumo di suolo (derivata da Salviamo il Paesaggio).
Occorre pertanto evidenziare le finalità della legge di iniziativa popolare " Norme per l'arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati".
A partire dall'art. 1 che indica le finalità che sono individuate, in primo luogo, nella necessità di contrastare in modo deciso (dunque "arrestare" e non semplicemente "limitare" il consumo di suolo), tenuto conto della crescita costante della popolazione mondiale e tenuto conto che agricoltura e cibo sono tra le questioni più rilevanti del nostro tempo.
Il territorio italiano e quello regionale presentano un diffuso dissesto idrogeologico, che viene acuito dal consumo di suolo e dal conseguente abbandono delle attività di cura e salvaguardia delle campagne.
Arrestare il consumo di suolo è una misura essenziale per la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici, per il contrasto alla perdita di biodiversità ed ai fenomeni di desertificazione.
Per evitare ulteriore consumo di suolo, costituiscono principi fondamentali del governo del territorio: il riuso e la rigenerazione dei suoli già urbanizzati, nonché il risanamento del costruito attraverso ristrutturazioni e restauro degli edifici a fini antisismici e di risparmio energetico, la riconversione di comparti attraverso la riedificazione e la sostituzione dei manufatti vetusti.
E, richiamando l'art. 3 della legge iniziativa popolare, si pone in evidenza che occorre prevedere, dalla data di entrata in vigore della nuova legge, la rigenerazione dell'esistente patrimonio insediativo ed infrastrutturale esistente, avendo presente che ISPRA e ARPAE sono già oggi i soggetti ufficiali di riferimento per il monitoraggio del consumo di suolo.
Richiamiamo ancora gli articoli 7 e 8 della legge di iniziativa popolare, perché sono chiari gli obiettivi che la legge si pone all'art. 7 sul rischio idrogeologico, tenuto conto che è esclusa qualsivoglia opera soggetta a pericolosità idrogeologica media, elevata o molto elevata, oltreché qualsivoglia opera ricadente in zone, ancorché non mappate, che negli ultimi dieci anni sia stata interessata da problematiche idrogeologiche documentate dai soggetti preposti.
E con l'art. 8 si pongono limiti ai Comuni per i quali l'elaborazione dei PUG è in corso o deve ancora iniziare, ricordando che poco più del 10% dei 330 comuni dell’Emilia Romagna hanno adottato un PUG; per i comuni con PUG già vigente alla data di entrata in vigore della presente legge, le modifiche introdotte devono essere recepite negli strumenti urbanistici.
Le leggi di iniziativa popolare devono essere al centro della nostra iniziativa, perché indicano un itinerario da seguire, un itinerario obbligato e necessario, per la transizione ecologica, ed il consumo di suolo deve diventare un tabù nel senso comune, come per certi versi è l'acqua (cit. Tomaso Montanari).
Uscire dalle trappole del linguaggio urbanistico è la prima operazione da fare, un'azione di disvelamento come afferma perentoriamente il prof. Paolo Pileri, che sostiene che "la conversazione sulla pianificazione urbana è come la messa in latino, appesantita da un gergo volto a rafforzare le barriere che circondano la corporazione professionale. L'esperienza di studio e sul campo mi ha convinto che il consumo di suolo nasca da una manomissione delle parole dell'urbanistica".
Venendo ai punti caldi della legge regionale 24/2017, all'art. 6, recita testualmente: in coerenza con l'obiettivo del consumo di suolo a saldo zero, di cui all'art. 5, comma 1, la pianificazione territoriale e urbanistica può prevedere per l'intero periodo, un consumo del suolo complessivo entro il limite massimo del 3% della superficie del territorio urbanizzato.
Occorre ricordare che il suolo urbanizzato in Emilia Romagna (secondo i dati e rilevamenti ISPRA relativi al 2017, anno della approvazione della legge regionale) era di 219.280 ettari che moltiplicato per quel piccoli 3% dà come risultato 6.578,40 ettari ancora consumabili, che significa che la regione Emilia Romagna, visti gli indici di consumo registrati, può continuare a consumare ai suoi ritmi di sempre ((in media tra i 600 e i 700 ettari annui), quindi non di meno per il futuro che va da 5 ai 21 anni. A questo piccolo 3% che produce tale consumo va aggiunto un richiamo all'art. 5 della legge 24/2017, dove si dice che il consumo di suolo è consentito esclusivamente per opere pubbliche e opere qualificate di interesse "pubblico" dalla normativa vigente e per insediamenti strategici volti ad aumentare l'attrattività e la competitività del territorio.
E nell'ambito dell'interesse pubblico vanno comprese scuole, ospedali, poli logistici, strade e autostrade, infrastrutture in genere (il Passante di mezzo rientra tra le opere di interesse pubblico e quindi quel consumo di suolo non va conteggiato).
Così sommando le urbanizzazioni previste prima dell'entrata in vigore della legge (1 gennaio 2018) che sono state protratte sino alla fine del 2023, a quanto previsto dagli art. 3 e 5 della legge (senza dimenticare le deroghe previste all'art. 56 relative all'ampliamento delle attività produttive), si arriva ai consumi di suolo registrati da ISPRA nel report consegnato alla fine del 2024 (dati 2023) che collocano la regione nella seconda posizione in Italia (con i suoi 815 ettari) per consumo di suolo.
Se teniamo conto che la fragilità del territorio dell’Emilia Romagna, in tutta evidenza dopo gli eventi climatici del maggio 2023 e dell'autunno 2024, si traduce (come ben rappresentato nelle specifiche cartine prodotte da ISPRA) in 86.000 frane presenti sul territorio regionale (sono 632.000 quelle presenti a livello nazionale), in un'area alluvionale molto ampia che comprende tutta la Romagna e in un rischio idraulico che non mette al riparo nessuna fragilità della regione, compreso il suo comune capoluogo (che ha consumato 21 ettari nel 2023, quarto comune capoluogo in Italia).
Il messaggio che la natura sta inviando è molto chiaro: l'accelerazione degli eventi estremi (siccità che si alterna a quantità di pioggia non più rientranti nei modelli sin qui adottati, come gli eventi della nostra Regione hanno dimostrato e stanno dimostrando), è strettamente connessa ai cambiamenti climatici, alla produzione di CO2, all'innalzamento della temperatura sopra 1,5 gradi, al riscaldamento del Mediterraneo che ha fatto della nostra penisola uno degli hotspot climatici più esposti.
A questo quadro generale di riferimento hanno contribuito con i loro interventi tutti coloro che sono intervenuti nel gruppo di lavoro e che richiamiamo: Angela Iacopetta, Gabiele Bollini, Fioretta Gualdi, Antonella Selva, Luca Manghi, Daniela Rocca, Anna Gasparini, Gabriele Minasi, Cristina Icaradole, Giuseppe Borghi, Pierangela Romanini, Simonetta Labriola, Nicoletta Frabboni, interventi che richiameremo sinteticamente (e che i diretti interessati potranno integrare anche successivamente).
Angela Iacopetta ha richiamato l'attenzione sul valore del capitale naturale, in particolare sul significato da attribuire ai servizi ecosistemici: funzione di approvvigionamento (agricoltura), funzione di regolazione (capacità di assorbimento del suolo), differenza di 8,59° fra suolo agricolo e suolo cementificato/asfaltato.
Gabriele Bollini ha evidenziato che la forza della legge di iniziativa popolare è che enuncia principi ispiratori. Non si può fare una legge sulle azioni senza aver prima identificato i principi. Nella legge regionale il 3% viene solo governato per arrivare a saldo 0 nel 2050. Non si può parlare di interesse pubblico distorcendone il significato e allargando le maglie della legge regionale non per contenere il consumo di suolo ma incentivandone il consumo. Il piano speciale AIPO (non comprende solo il Po ma tutti i fiumi della regione) denota una totale mancanza di fondi dallo Stato. Offriamo la nostra collaborazione alle amministrazioni che sono così impreparate, diamogli una mano per non continuare a misurarsi con il consumo di suolo e con il rischio idrogeologico con strumenti e modelli superati. In tale contesto si pone la nascita di CTS Agire, gruppo interdisciplinare, animato dalla volontà di sviluppare conoscenza e consapevolezza, non solo tra i cittadini ma tra gli stessi amministratori pubblici.
Fioretta Gualdi ha fatto riferimento al piano di edilizia scolastica di Bologna, che non può essere definito un vero e proprio piano perché non comprende tutte le scuole ed esclude quelle più bisognose di interventi. Le scuole interessate sono 223 e ci sono lavori parziali solo su 11 edifici (di cui 4 tra i più recenti in termini di tempi di costruzione). Per 4 edifici si spendono 46 milioni di euro, di cui 18 erano previsti per le Besta.
Antonella Selva invita a muoversi anche su un altro piano, quello politico e di lotta, perché altrimenti rimarranno solo parole. Le proposte hanno bisogno di gambe e di lotta. Occorre abbattere i muri che ostacolano le iniziative che partono dal basso.
Luca Manghi sottolinea che è necessario focalizzare l'attenzione sulle centrali a biomasse: ce ne sono due non lontano da qui, ad Argenta e a Zola Predosa. Sono finanziate per smaltire il legname della zona, ma in realtà vanno a comprarlo all'estero. La Regione non paga, anzi risparmia, perché le ditte guadagnano tenendosi il legname e vendendolo, così non controllate abbattono più del dovuto (magari ci sarà anche qualche accordo sottobanco sui mancati controlli).
Anna Gasparini ha sostenuto che finché i percorsi partecipati saranno finti, dovremo farci ascoltare con azioni che facciano rumore.
Gabriele Minasi ha posto in evidenza che è ormai chiaro che i nostri amministratori sono dei portavoce di grandi interessi economici come la logistica. Basta vedere il fiorire di poli logistici e strade (esempio passante e bretelle varie, zona logistica speciale a Ravenna, approvata con l'ok di Meloni e De Pascale). Sono necessarie azioni di lotta.
Cristina Icaradole ha sostenuto che anche i lavori del tram sono fatti in modo insensato: per la linea verde è previsto un nuovo parcheggio scambiatore, ma ce sono di già non utilizzati (es. il parcheggio di via Giuriolo nato nel 1990 (per i mondiali di calcio), mai utilizzato e destinato ad archivio della cineteca). Le alternative ci sarebbero, ma manca visione d'insieme. Ad esempio sugli abbattimenti degli alberi non c'è controllo e monitoraggio. Il consigliere Davide Celli aveva chiesto che si creasse un sito aperto per farlo: il comune aveva accolto la proposta ma poi non si è arrivati alla realizzazione.
Giuseppe Borghi ha fatto riferimento al dissesto idrogeologico, parlando di frane e di come si formano, non solo dei danni che provocano a valle. Si parte dalla siccità che rende più fragili i terreni. In collina tutte le case sono appoggiate su terreni molto argillosi che con la siccità si riducono di volume. Magari ci vogliono 10 anni, ma quando il problema si manifesta è già grave. Ci sarebbe una norma regionale a tutela che i comuni avrebbero l’obbligo di recepire, ma resta comunque inapplicata.
Pierangela Romanini richiama la questione delle biomasse e che aveva denunciato al comune che gli alberi abbattuti non sono stati tolti dai fiumi e alcuni erano in acqua. Non ci sono controlli da parte della pubblica amministrazione e i cittadini si devono allertare per farli loro. Parliamo di tagli indiscriminati, potature selvagge, regolamento del verde. Propone di fare formazione nelle scuole.
Simonetta Labriola ritiene sia necessario fare una campagna all'attacco. Vogliamo più alberi in città, sui crinali, in collina (Luca Manghi ricorda che si deve parlare di superficie verde non di numero di piante). Il problema è che la nostra controparte non è più solo l'ente pubblico, ma i privati che fanno affari.
Nicoletta Frabboni ha sostenuto che bisogna cancellare la legge 24/17, perché va in deroga sull'interesse pubblico. E’ una decisione politica. Occorre imporre il riutilizzo dei terreni/edifici già cementificati. Il suolo agricolo serve per produrre cibo e ne importiamo molto.
Nino Pizzimenti ha sottolineato l'urgenza che anche all'interno del dibattito e delle iniziative venga posta molta attenzione al cosiddetto Decreto SalvaMilano, decreto in attesa di essere discusso in seconda lettura alla Camera dei deputati dopo il primo passaggio in Senato. Se dovesse passare il decreto SalvaMilano, si darebbe il colpo definitivo a qualsiasi tentativo di porre regole certe e limiti non solo al consumo di suolo ma si attenterebbe a qualsiasi logica pianificatoria, lasciando le città nelle mani della speculazione edilizia (Milano è un esempio eclatante di abusi e violazione di norme edilizie con più di 120 cantieri interessati, con l'intervento della magistratura e con oneri di urbanizzazione non incassati).
(per altra documentazione sull'Assemblea del 25 rivolgersi ad una delle organizzazioni promotrici)
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Bologna, 29 gennaio, ore 7.00. Attivisti del Comitato (pro) Besta e (pro) Don Bosco ricordano di primo mattino il primo anniversario della resistenza popolare a difesa di scuola e parco ... |
Parco Don Bosco, 1 febbraio 2025. Presidio del Comitato "pro" ristrutturazione ed adeguamento sismico - energetico delle Scuole Besta ... |
In alto foto con immagini storiche di una scuola studiata in Italia ed in Europa per qualità pedagogica ed architettonica ... Al centro bambin3, comunità scolastica e interessi generali! |
Confronto tra le attività alle Scuole Besta e la situazione al cantiere del Polo Dinamico (costruito per ragazzi delle medie superiori) ... |
Teresa La Torretta presenta il volume con gli atti del secondo Convegno del Perla "Dal caso Besta alla Città: scuola e spazi pubblici" ... |
Sotto le torri della Regione Emilia Romagna, in attesa della conferenza stampa del Comitato Besta ... |
Un partecipante con spilla - logo al petto, prodotta con maestria e manualità da attiviste del Comitato ... |
Parla Stefano Magagni, architetto ed attivista, protagonista della stagione della pianificazione scolastica del Comune di Bologna ... |
Argomenta Cosima Spinelli, insegnante da 18 anni delle Scuole Besta ... |
Interviene Gianni De Giuli, educatore e residente del Quartiere, attivista e portavoce del Comitato ... |
Persone e cemento. Gli alberi egli arbusti che circondavano il Parco Don Bosco fino al 20 giugno scorso, sono stati abbattuti "per dare spazio a tram e pista ciclabile" lungo viale Aldo Moro ... |
Ma ora il Parco e la Città sono senza quella rigogliosa vegetazione ... e la pista ciclabile non c'è! |
Ad uno degli alberi "tutelati" sono stati recise le radici e mostra già tutta la sofferenza ... poi il marciapiedi e la corsia stradale ... |
Al centro il cantiere per la linea "rossa" del tram ... |
Rimuovere il verde urbano e conservare cemento ed asfalto è salutare? |
Il presidio ed il racconto nell'articolo su il Corriere ... (2 febbraio 2025) |
Le testimonianze nella notizia pubblicata su Carlino Bologna ... (2 febbraio 2025) |
Comunicato stampa del Comitato Besta (sabato 1 febbraio) e link degli atti del Convegno del Perla (sabato 7 dicembre 2024)
Nei prossimi giorni la Procura dei Minori si trasferirà in un'ala delle scuole Besta. Un tribunale al posto di una scuola! Ancora una volta una scelta priva di razionalità: un'edificio pensato per l'educazione dei ragazzi all'interno di un parco che viene tolto agli studenti e affidato al ministero della giustizia. Quale sia la logica di questa operazione nessuno lo sa. Ennesima risultato dell'incapacità di affrontare il problema Besta in modo ragionevole.
Del resto quali motivi misteriosi hanno indotto il sindaco a spostare gli alunni e il personale scolastico delle Besta al polo dinamico in tutta fretta durante le vacanze di Natale? Perché spostarli da una scuola immersa in un parco per portarli in una scuola ancora in costruzione, senza la palestra e senza spazi esterni in cui i bambini possano correre e giocare? Certamente i motivi non possono essere legati alla sicurezza sismica, come qualcuno aveva insinuato, se già prima del trasferimento e ancora più dopo vengono proposti usi alternativi per le Besta: uffici dell’area welfare del Comune prima, uffici del Tribunale dei minori poi e infine il CPIA (istruzione per gli adulti). E se gli alunni continueranno comunque a utilizzare la palestra delle Besta per tutto l’anno scolastico.
E quindi? Una scuola che affaccia direttamente su una strada - via Zacconi - molto trafficata da auto e autobus, una scuola che non ha spazi verdi, e che comunque ha le aule al primo e al secondo piano senza accesso diretto all’esterno può essere preferibile alle scuole Besta con tutte le aule che si aprono esternamente sul parco a cui gli alunni possono accedere in ogni momento per attività didattiche o per pause di relax o di gioco e si aprono internamente su spazi polifunzionali che moltiplicano le possibilità di progettazione e di integrazione?
Stiamo parlando di ragazzini di scuola media tra gli 11 e i 14 anni che hanno un bisogno vitale di muoversi, di giocare, di correre. Ragazzini che restano anche troppe ore seduti davanti a uno schermo e devono essere incoraggiati a passare del tempo all’aria aperta, per non parlare dei programmi di educazione all’ambiente difficilmente praticabili senza spazi verdi disponibili. Alle Besta era possibile e praticata la coltivazione dell’orto, il giardinaggio, la piantumazione, le osservazioni di piante ed ecosistemi, la valutazione dell’inquinamento ambientale e della biodiversità.
Oggi parliamo soprattutto delle Besta ma non dobbiamo dimenticare che questa operazione è parte di un programma che prevede investimenti sull'edilizia scolastica per, circa 100 milioni di euro. Si tratta di una operazione finanziaria che ha, come unico precedente, lo sforzo economico sostenuto dall'Amministrazione Comunale negli anni settanta. Va comunque precisato che si tratta di un impegno finanziario che un Ente Locale non può affrontare senza il contributo dello Stato o della Comunità Europea. Infatti, oggi come allora, ci sono stati finanziamenti statali, negli anni settanta, e finanziamenti europei, nel contesto attuale.
Tutto ciò ci dovrebbe indurre a qualche riflessione: dopo la stagione riformista degli anni sessanta e l'annuncio di importanti finanziamenti statali sulla scuola per gestire l'estensione dell'obbligo fino ai 14 anni, l'Amministrazione Comunale della nostra città si attivò per accogliere questi finanziamenti con importanti provvedimenti. In primo luogo elaborò un Piano per l'Edilizia Scolastica con cui definì la capacità ricettiva dei sistema scolastico nel suo complesso, tenendo conto anche degli edifici da dismettere per diverse ragioni: la qualità ambientale dei siti, la funzionalità didattica delle strutture, la disponibilità di aree esterne per garantire la possibilità di una efficace educazione ambientale nonché una buona relazione con il bacino di utenza di ogni singolo servizio. La prova concreta che questi obiettivi sono stati perseguiti la riscontriamo nella dismissione di tanti edifici scolastici collocati in contesti fortemente esposti all'inquinamento ambientale (tutte le scuole sui viali di circonvallazione furono dismesse) come pure molte scuole malamente allestite all'interno di contenitori storici non più in grado di garantire la conformità alle nuove disposizioni di legge (DM 18/12/1975). In sostanza quei piani di edilizia scolastica rappresentarono un strumento prezioso per la migliore utilizzazione delle risorse che lo Stato e le Amministrazioni locali destinarono ai servizi educativi e scolastici.
Nulla di simile è accaduto per utilizzare al meglio le disponibilità finanziarie offerte dai contributi europei dove nessun Piano di Edilizia Scolastica è stato predisposto e ci si è limitati ad operazioni "corsare" per ipotizzare la costruzione di nuove scuole laddove c'era un po' di posto accanto a scuole preesistenti. Un'idea di modestissimo spessore poiché condannava alla demolizione le uniche scuole costruite al centro di grandi aree verdi e conformi alla Norme del DM 18/12/75 che, finalmente, superava le norme della Riforma Gentile, una riforma che non aveva l'obiettivo di educare ma di inquadrare le giovani menti alle esigenze del regime fascista e non quella di formare menti proiettate verso il libero pensiero.
Oggi il tema della riqualificazione degli edifici scolastici continua porsi al centro del dibattito ma, il dibattito, continua a divagare senza alcuna capacità di andare oltre i facili slogan di una nuova pedagogia mai documentata con esempi credibili e documentati.
Il fatto che una struttura come il Polo Dinamico, pensata per un liceo, sia spacciata come soluzione ottimale per una scuola secondaria di primo grado è la prova concreta che l'Amministrazione non ha alcun interesse ad affrontare i temi che riguardano la qualità dei servizi e la loro capacità di sostenere le sfide che ci attendono negli anni futuri.
E infine cosa dire del percorso partecipato per decidere il futuro delle Besta? Secondo Lepore doveva partire a settembre '24 ma ad oggi non è ancora iniziato.
Il Comitato Besta, che a dicembre ha presentato un progetto di ristrutturazione della scuola durante il convegno “Dal caso Besta alla città. Scuola e spazi pubblici ieri oggi e domani” offre a tutta la cittadinanza ed in particolare al ceto politico che l'amministra, la possibilità di prenderne visione e valutarlo.
Oltre al progetto è possibile leggere gli altri importanti contributi del convegno al seguente indirizzo
https://archive.org/details/besta-scuola-e-spazi-pubblici
"Dal Comitato Besta alla Città: scuola e spazi pubblici": le tesi, le ragioni, le proposte su carta e web prodotti con il lavoro volontario di decine di persone ... |
Un materiale da consultare e su cui discutere ... |
Con cura e passione culturale ... |
La pagina della "zirudèla" di Biancamaria Cattabriga ... |
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Un primo appuntamento, per conoscere e approfondire dalla Scuola di formazione di Legambiente Bologna ... |
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Domenica 9 febbraio assemblea "verso gli Stati Generali della giustizia climatica e sociale al VAG61 (vedi qui) |
Grazie. Interessante. C'è da leggere e studiare per una settimana.
RispondiEliminas.
"Una settimana"? Dipende.
EliminaIn realtà per i più assidui frequentatori di questo blog si tratta di un semplice aggiornamento e, semmai, di un veloce ripasso. Ho poi la sensazione che per alcuni lettori (curiosi di conoscere cosa si muove nella comunità che amministrano o in cui hanno ruoli importanti) neppure un corso di studi ben più consistenti (ce ne sono diversi in Città!) possa consentire di recuperare la sordità accumulata.
Gianni
Il problema è che in Italia abbiamo il record della motorizzazione e che l'Emilia è al centro dei traffici nazionali. Aggiungiamo che da Modena a Imola a Misano siamo cultori de "motor" ...
RispondiEliminaInevitabile investire su auto e mezzi privati.
Da qui la logica ed i consensi per la conservazione che - non dimentichiamo - ha prodotto anche ricchezza e reddito. Non solo per Ferrari, Lamborghini e Ducati. Ma anche per una classe operaia meccanica qualificata e ricca. Forse inevitabilmente conservatrice. A partire dalla Fiom.
Ciao!
Il mondo sta rapidamente cambiando. La crisi interessa anche tradizionali produzioni delle nostre terre, che hanno fatto la storia per diversi decenni. L'industria meccanica è tra queste. Dunque il nodo della conversione ecologica si pone per ogni soggetto che vuole essere protagonista dei cambiamenti. Sindacati in testa. La chiusura di aziende storiche o il loro drastico ridimensionamento (penso ad esempio alla Breda Menarini) è una sconfitta per tutti coloro che considerano i trasporti pubblici e collettivi di interesse generale e strategico.
EliminaDunque il confronto tra movimenti ambientalisti, organizzazioni dei lavoratori e degli utenti di servizi nella prospettiva di costruire una alleanza forte e inclusiva fondata su progetti e vertenze territoriali è decisamente all'ordine del giorno (ancorché in grave ritardo).
Gianni
Incredibile la tenacia del PD nel perseguire 18 corsie di asfalto attraverso la città. Ed oggi ho letto che se vi si rinunciasse ne andrebbe di mezzo il tram. Un pasticcio? Un ricatto? Un malgoverno?
RispondiEliminaWM
Direi la mancanza di visione, di strategia e di obiettivi orientati al cambiamento profondo della società.
EliminaI grandi investimenti infrastrutturali locali e nazionali per la mobilità dovrebbero essere indirizzati a potenziare il Servizio ferroviario metropolitano e quello regionale, spina dorsale di un nuovo sistema integrato di trasporto pubblico collettivo e meno inquinante che contempli tram, corriere, bus, taxi e bici in sicurezza.
Questo consentirebbe di ridurre la dipendenza delle persone e delle aziende da auto e TIR, con la conseguenza di privilegiare la manutenzione delle strade e non il loro continuo potenziamento.
Non è ciò a cui pensano gli attuali amministratori locali e nazionali.
Gianni
"Costi quel che costi" il Gassante di Mezzo è una scelta sbagliata da moltissimi punti di vista. Primo, per la salute delle persone come riconoscono gli stessi studi di Aspi.
RispondiEliminaTrovo anche significativo che dal 2016 il Comune di Bologna e la Regione non abbiano ancora trovato il tempo per fare lo studio epidemiologico di impatto sanitario dell'Asse A14 - Tangenziale richiesto da associazioni e residenti e, al contrario, abbiano voluto riscuotere alcune decine di migliaia di euro di risarcimenti da chi ha inoltrato ricorso attraverso le vie legali.
EliminaGianni
agire e AGIRE. Bel gioco. Ci messo un po, ma ci sono arrivata.
RispondiEliminaMi chiedo quanto Elly e il partito che l'ha sostenuta siano partecipi di queste scelte iperfossili. Ma soprattutto quanto costino le politiche conservatrici di Regione e Comune alla sinistra e in particolare a Emily e AVS.
A proposito l'accumulo di cariche istituzionali è estraneo a qualsivoglia cultura femminista. Simona ne tenga conto.
Anna
L'accumulo di cariche è insopportabile per chiunque considera adeguatamente se stesso e gli altri.
EliminaLe "scelte iperfossili" sono un errore strategico per chiunque le sostiene o le subisce passivamente. Chi vuole costruire futuro deve lottare per contrastarle. Ora.
Gianni
Le polveri nocive continuano a colpire tutta l'Emilia (vedi oggi).
RispondiEliminaE trovo contraddittorio che la vice sindaca di Bologna manifesti ottimismo sulla regolazione del traffico aereo in Regione mentre il sindaco decida un bus h.24 da affiancare al Marconi Express, che sa tanto di incremento dei voli inquinanti sotto le due torri.
Mentre sul passante Clancy tace nella tenzone tra de Pascale, Lepore e Bignami. Hai ragione. Troppi conservatori e silenti.
DG
Si, le polveri fini nocive in Emilia Romagna superano le soglie considerate accettabili da diversi giorni e la questione pare non interessare chi amministra le comunità locali e chi governa il paese. Considero irresponsabile questa sottovalutazione, meritevole di un giudizio senza appello.
EliminaSull'inquinamento da "trasporti aerei e clima" ha scritto cose interessanti l'ultimo numero di l'ExtraTerrestre (da leggere). Imperdibili ed emblematiche le dichiarazioni dell'attuale Sindaco di Bologna, del Presidente e dell'Amministratore Delegato dell'Aeroporto pubblicate giovedì su la Repubblica sotto il titolo "Marconi volano miliardario". Ancora una volta ricchezza, occupazione e crescita economica sono motivo ispiratore delle scelte operative ... Mentre diritti e doveri costituzionali alla salute e all'ambiente non sono minimamente considerati.
Gianni
Faccio una osservazione critica: tra i promotori della Assemblea del 25 gennaio hai dimenticato il Comitato contro ogni autonomia differenziata dell'Emilia Romagna. Non è una dimenticanza da poco.
RispondiEliminaFa emergere una grave sottovalutazione di una presenza trasversale alle associazioni ambientaliste, che ha lo scopo di sollecitare le Istituzioni all'ascolto della cittadinanza, allorquando questa presenta petizioni e proposte di legge di iniziativa popolare come le 4 proposte da RECA e Legambiente o quella per il ritiro delle pre-intese della Regione E.R. sulla autonomia differenziata.
Grazie per l'osservazione e la critica. Da deciso sostenitore delle 4 iniziative di legge popolare (ancora ferme in Regione) e da fermo oppositore di tutti i progetti di Autonomia Differenziata ho inserito il "Comitato ..." e recuperato la "grave" dimenticanza. Mi scuso e conto su uno sviluppo costruttivo dell'impegno che ha unito le forze in occasione della manifestazione dell'ottobre 2024 e dell'assemblea del 25 gennaio.
EliminaGianni
Anche oggi le cronache locali dicono di ritardi di treni e di tagli di collegamenti ferroviari (la faentina).
RispondiEliminaConservazione? No, qui si corre verso il futuro. Michele de Pascale compete con Elon Musk, mica c...i!
Sic