martedì 14 novembre 2023

"La bandiera della Palestina" e quelle della pace

Sotto le Due Torri giovani donne manifestano con kefiah e bandiera palestinese sul volto










La cosa peggiore è assistere passivamente alla guerra, alle guerre. O pensare, davvero, che la sicurezza di ogni persona e dell'umanità, nel 2023, è data dal riarmo. Alzare le bandiere e le ragioni nazionali e sperare che altri, vicino o lontano a noi, rinuncino alle proprie.

Il presidente americano in visita a Tel Aviv dopo l'azione terroristica di Hamas del 7 ottobre ha suggerito, invano, a Israele di non ripetere gli errori compiuti ripetutamente dagli USA. Eppure c'è ancora chi pensa che il diritto dello Stato con la Stella di David di "difendere il suo popolo" possa violare il dovere internazionale di rispetto di altre vite e comunità. No, radere al suolo Gaza e uccidere bambini e civili non è agire contro il terrorismo. Può solo alimentarlo.

E' incredibile che non se ne rendano conto coloro - ad Occidente come ad Oriente - che da oltre un anno e mezzo sostengono la guerra in Ucraina continuando a riarmare eserciti in stallo, incapaci di "vincere il nemico" ma solo di produrre morte e distruzioni.
 
Per isolare e sconfiggere violenza e crimini (locali ed internazionali, ce ne sono molti) bisogna sapere ascoltare amici ed avversari; rappresentare al meglio bisogni, interessi e speranze dei popoli; misurarsi con le ingiustizie profondissime che attraversano paesi e territori; lavorare incessantemente e coerentemente per superare le grandi contraddizioni ecologiche e sociali di questo tempo. 
 
Ragionando sul Medio Oriente: chi può onestamente ritenere che i problemi si risolveranno senza cominciare con il rilascio completo degli ostaggi ebrei sequestrati nei raid delle milizie mussulmane e quello, contemporaneo, dei prigionieri politici rinchiusi nelle carceri israeliane (in molti casi - vedi Marwan Barghouti - da decenni)? E ancora, riconoscendo al popolo palestinese una propria autorevole ed autonoma rappresentanza politica, nonché una vera autodeterminazione sulle terre occupate con la forza da coloni israeliani che non hanno mai accettato le risoluzioni della Organizzazione delle Nazioni Unite? Sarà possibile uscire da questi ultimi massacri assicurando la convivenza tra israeliani e palestinesi senza l'intervento di una forza di interposizione accettata e condivisa tra tutte le parti in causa?
 
Ecco perché, in questi giorni e in queste ore, la mobilitazione per "fermare le armi" è necessaria. Premessa per rimuovere su entrambi i fronti gli uomini che vogliono la "soluzione finale", la distruzione del nemico. No, la "guerra infinita", il riarmo continuo per la supremazia militare servono solo ai proprietari delle grandi multinazionali dell'industria bellica, a partiti e politici scarsi e interessati unicamente a perpetuare il loro potere. 
I giovani, le diverse comunità e le persone, l'umanità hanno bisogno di pace, di incontro e di dialogo. Il disarmo, la convivenza e la cooperazione sono la condizione essenziale per costruire un futuro più sicuro per tutti e degno di essere vissuto. Devono prevalere la Politica, un protagonismo popolare, il conflitto sociale non violento: per ricercare sintesi di governo dei processi economici, produttivi e naturali duraturi, di prospettiva, senza i quali ogni "tregua momentanea" e parziale finisce per essere preparazione di nuove violenze e massacri. 
 
Nell'ultimo fine settimana da Londra a Parigi, da Milano a Bologna tante persone sono scese in piazza con le bandiere della pace e della Palestina. Come diverse altre volte era già successo nell'ultimo mese. Nonché dal 24 febbraio 2022. 
 
Ma occorre fare di più. Ancora non bastano le tante iniziative del presente. Ed è bene partecipare e riflettere tutti, prendere la parola in tanti, misurare le rispettive convinzioni, confrontarsi pubblicamente. 
 
Come ha fatto, ad esempio, il direttore del quotidiano il manifesto, Andrea Fabozzi domenica, commentando criticamente l'esperienza di Piazza del Popolo, dove Elly Schlein ed il nuovo gruppo dirigente hanno mobilitato il PD. Ecco qua.

La prima pagina del quotidiano il manifesto (12 novembre 2023)



















Discorsi e divieti 

La bandiera della Palestina

«Non ci lasciamo qui», la promessa di Elly Schlein alla piazza del Pd è innanzitutto un augurio a se stessa. Davanti ai militanti del suo partito, la segretaria trova quel coraggio che troppo frequentemente dimentica quando torna tra i «capibastone» – definizione sua – del Pd.

Ha fatto un buon discorso ieri in piazza del Popolo a Roma. Ha trovato le parole giuste quasi su ogni argomento, persino quello più urgente e che più lasciava presagire male, viste le prudenze e i divieti dei giorni scorsi: la guerra di Israele a Gaza. «La brutalità di Hamas», ha detto, «non giustifica le brutalità sui palestinesi, il massacro dei civili, le bombe che cadono sulle scuole, sugli ospedali e sui campi profughi». «La popolazione di Gaza», ha aggiunto, «già prima viveva in una condizione insostenibile, le loro sofferenze non valgono di meno. Hamas non rappresenta il popolo palestinese». Schlein ha anche ricordato come «la legittima aspirazione a uno stato palestinese» sia diventata «un miraggio a causa degli insediamenti dei coloni in Cisgiordania, persistente violazione del diritto internazionale».

Sono cose che da tempo dice l’Onu, a costo di prendersi l’accusa di antisemitismo. E che, andando avanti sempre più pesantemente la punizione collettiva di Netanyahu, cominciano a dire anche i più prudenti tra i capi di stato. Ma restano ancora parole difficili e rare nel partito di cui Schlein è segretaria. Non a caso nessuno dei tanti oratori che l’hanno preceduta ieri sul palco (con l’eccezione del presidente dell’Arci) ha chiesto a gran voce il cessate il fuoco come ha fatto lei. Nel frattempo però, mentre Schlein diceva quelle cose, nella piazza le bandiere della Palestina, quelle che esprimono «la legittima aspettativa» del suo popolo, non c’erano. Se sono apparse, appena tre o quattro, è stato solo per qualche minuto. Tirate immediatamente via dalle forze dell’ordine che hanno anche ammonito chi ci ha tentato non si sa in nome di quale legge. Bandiere considerate una minaccia all’ordine pubblico, perché il Pd, in quella piazza, non le voleva.

Non fosse stato così, magari qualche militante del partito democratico l’avrebbe portato volentieri con sé quel vessillo che rappresenta i civili «le cui sofferenze non valgono meno». Magari l’avrebbe sventolato in alto, sentendo la segretaria dire che «niente può giustificare le brutalità che la Palestina sta subendo». Invece no e a noi resta così un’altra prova delle ambiguità del Pd. Che si incaglia in decisioni illogiche – il divieto di bandiera, il servizio d’ordine a vigilare con l’ausilio della Digos – pur di non affrontare i suoi problemi interni e non sfidare i moderatismi che lo avviluppano. La bandiera è un pezzo di stoffa, non è un’arma. La bandiera di uno stato che non può nascere «per le persistenti violazioni del diritto internazionale» andrebbe alzata più in alto, non nascosta e temuta. La bandiera è sempre un simbolo e da ieri lo è anche la bandiera mancata, un simbolo del guado che Schlein ancora non varca.

Intanto a Londra scendevano in strada quasi un milione di persone e le bandiere della Palestina erano ovunque. Niente di lontanamente paragonabile è accaduto a Roma. Dove però il Pd da solo – i leader dei partiti alleati erano presenti in visita, senza popolo – ha comunque riempito una piazza. Per la segretaria una bella prova che la accompagna al tempo delle scelte non più rinviabili. Considerata ancora un corpo estraneo dalle correnti del suo partito, vorrà sfidarle sulle scelte politiche importanti? La nettezza delle sue dichiarazioni di principio, diventerà azione politica concreta? Oppure la segretaria sceglierà di rimandare ancora, affidando – come altri prima di lei – la resa dei conti interna alle elezioni europee? È probabile che Schlein stia pensando proprio a questo, di fare di quel voto una sorta di secondo congresso. Sperando di portare a casa un successo, una percentuale sufficiente per avere la forza di imporsi definitivamente sulle prudenze dei «capibastone». Rischia di essere una scommessa sbagliata. Perché alle elezioni europee mancano oltre sei mesi, nel frattempo il Pd con il moderatismo e le indecisioni può solo rattrappire (ieri un sondaggio lanciava i primi segnali). Molto tempo per provare a cambiarlo non c’è.

Andrea Fabozzi, il manifesto, 12 novembre


Bologna, Piazza dell'Unità, ore 15.30, con il popolo palestinese per fermare la guerra ...
  


Bandiere palestinesi e cartelli contro la strage di bambini e civile ...

Una ragazza alza il cartello "cessate il fuoco adesso"!


Il corteo attraversa il popolare quartiere della Bolognina ...


Altre ragazze con kefiah: "solidarietà con la Palestina, boicottaggio di Israele" ...


Una donna, un appello ...



La bandiera palestinese lungo via Donato Creti ...



"Vediamo, sentiamo, ci siamo: Palestina libera" Uno striscione con due angurie (i colori della bandiera)



Un ragazzo ed un foglio che meritano un appunto critico: "ebraico" non ci sta, Netanhiau e il suo Governo vanno chiamati per nome e cognome!


Una ragazza: "non c'è pace senza decolonizzazione" ...














Una ragazza con una grande bandiera avanza in via Stalingrado ...


Molti cartelli: "Sono persone, non numeri" ... "uccidere un bambino di 11 mesi non è legittima difesa" ...


Due giovani donne con i loro messaggi ...


Altre scritte: "quando sono necessarie centinaia di proteste per dire che bombardare i bambini non è ok, allora sai che l'umanità ha fallito" ...


Sul Ponte di Mascarella ...


La bandiera e la torre Asinelli (al centro, in lontananza) ...
   

Due ragazze con la kefiah scendono dal Ponte verso il centro ...


Con la bandiera sulla guancia ...



"i bambini di Gaza meritano di vivere, anche loro hanno dei sogni" ...


Il corteo verso Porta Mascarella ...


Una donna con le sue sintesi ...


"Dite No alla propaganda" ...


Il corteo a Porta San Donato ... 


Ragazze e striscioni in via Irnerio ...
 

Lungo via dell'Indipendenza ...


In Piazza Maggiore, sotto Palazzo del Podestà ...


Per la Repubblica Bologna "sfilano in tremila" ... (13 novembre)


"Dalla Bolognina tremila in corteo per la Palestina" anche per il Carlino di Bologna, che titola sulla "manifestazione in piazzetta Biagi" promossa da Italia Viva ...
 

Nelle pagine interne del Carlino: "Dalla parte delle vittime. Il presidio trasversale per chiedere la pace".
 "Con Italia Viva, De Paz, Merola e Manca" ... C'è l'intervento della Presidente di Italia - Ucraina (13 novembre 2023)


Moni Ovadia su il Fatto Quotidiano: "difendere la vita dei palestinesi è antisemita?  Allora io lo sono" ... 


Storia e geografia su il Fatto Quotidiano, un articolo di Lorenzo Kamel: "I palestinesi esistono e arabi non basta" ... (12 novembre 2023) 




4 commenti:

  1. Possibile che l'unica bandiera di Israele sia nella foto pubblicata sul Carlino?

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  2. Condivido. Dove ci porteranno i ministri israeliani di estrema destra?
    Prima sostengono l'occupazione dei territori che l'ONU riconosce ai palestinesi.
    Poi chiedono vendetta e punizioni senza limiti a Gaza e in Cisgiordania.
    Quindi vogliono le dimissioni di Guterres. Infine bombardano ospedali e moschee, inclusi chi non esce.
    Certo Hamas compie atti di terrorismo indiscriminato contro ebrei. Ma noi possiamo sostenere "il diritto alla sicurezza" di Israele così gestito dal Governo di Tel Aviv?
    Ciao!

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  3. Credo che occorra rivedere molte analisi del passato, prossimo e remoto. Giudizi su ebrei e islamici, su Israele, Hamas e OLP.
    In effetti questo 7 ottobre e giorni seguenti lo impone.
    Raffa

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  4. Ore 16 in piazza maggiore sabato 18 novembre. flashmob per ricordare alla città di Bologna che c’è un genocidio che si sta compiendo sotto i nostri occhi e chiedere al comune il lutto cittadino. Porta un lenzuolo con te, avvolgitelo addosso, sdraiati e dedica 30 minuti del tuo tempo al popolo palestinese! Passa parola!

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