venerdì 8 aprile 2022

L'insostenibile leggerezza dell'Essere

Un parziale non casuale e voluto della copertina del settimanale L'Espresso del 3 aprile 2022.  











L'umarell a metà mattina, quando i bus non sono più sovraccarichi di studenti e di lavoratori, può sedere e  leggere: libri, riviste, giornali. E pensare: fare collegamenti, "voli" di fantasia, con brusche ricadute. Oggi, ad esempio, la lettura di Daniela Ranieri su il Fatto Quotidiano risulta particolarmente stimolante ...

E il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri, soggetto della puntuale critica della acuta giornalista, ha rimandato il pensionato ad un prezioso libro dello scrittore cecoslovacco Milan Kundera del 1982. 


La copertina di una delle tante edizioni del romanzo di Milan Kundera


























Azzardato? Forse.

Il fatto è che da quando l'esercito di Putin ha invaso l'Ucraina più interrogativi si sono alternati nella testa del ragazzo che nel 1968, neppure quindicenne, fu colpito e segnato dall'aggressione militare delle truppe del Patto di Varsavia alla Cecoslovacchia per soffocare la Primavera di Praga. 

Perché in quella situazione le autorità politiche ed istituzionali dello Stato aggredito risposero ai carri armati sovietici e dei paesi dell'Europa dell'Est con una Resistenza attiva e non violenta? Svoboda, Cernik e Dubcek furono codardi a non schierare l'esercito e imbracciare fucili? E lo furono "molli" i Partiti Comunisti dell'Europa Occidentale che solidarizzavano con il "nuovo corso"? E i Governi di Londra, Parigi, Roma, Washington che alzarono voci più o meno forti senza mai incitare alla guerra (e parlare di armi) erano "complici di Leonid Breznev, del PCUS e del KGB"? 

Certo, il risultato di quella tenace Resistenza attiva e non violenta furono anni di oppressione del popolo cecoslovacco: carcerazioni, processi, assenza di libertà. Con repressione e, complessivamente, un centinaio di morti. Con il sacrificio di Jan Palach. Tuttavia, altro rispetto agli orrori (rimossi) dalla guerra ucraina: di quella "sotto traccia" che si trascina dal 2014 nel Donbass (con diverse migliaia di morti) e di quella "in diretta" mondiale "24 ore su 24", alimentata dall'intervento degli uomini di Putin del 24 febbraio scorso, con le stragi di militari e civili, gli stupri di donne, le distruzioni del patrimonio artistico, monumentale e ambientale che sono in atto da 44 giorni. E con i rischi che conosciamo: di una ulteriore drammatica escalation militare su quei territori, con i pericoli di uso o incidente nucleare. Peggio. Con il pericolo dell'estensione del conflitto tra Russia e NATO. Il cui coinvolgimento al fianco dell'Ucraina, con uomini e mezzi, è oramai riconosciuto e rivendicato dagli stessi comandanti militari dell'Alleanza Atlantica. 

Dunque gli interrogativi risultano più che opportuni. Volodymyr Zelensky ed Iryna Vereshchuk avrebbero perso dignità scegliendo la via adottata nell'agosto del 1968 dai dirigenti della Repubblica Cecoslovacca? Sono passati oltre 50 anni. Tutto è cambiato. Eppure, le esperienze di questi decenni in Europa (con soluzioni politiche di gravi tensioni e conflitti) e nel mondo (dall'Afganistan all'Iraq, dalla Siria alla Libia, alle Repubbliche del Caucaso) avrebbero potuto fornire più sagge indicazioni ...

Resta il punto. Nel 2022 come si devono fronteggiano i nuovi zar, gli uomini che fanno le guerre, che usano "la forza" e abbandonano "la ragione", il confronto e la trattativa, il dialogo "franco" e costruttivo? Come si contrastano e sconfiggono i dittatori ed i regimi autoritari, gli oligarchi e gli sfruttatori di popoli e di comunità?

In Italia, la strada intrapresa da Mario Draghi e dal Governo di amplissima maggioranza che lo sostiene (Fratelli di Giorgia Meloni inclusi) di inviare armi e di condividere un deciso aumento delle spese militari (il 2% del PIL al 2028 - come voluto da Giuseppe Conte e dal M5S e mediato dal Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini - se non per il 2024 - come ipotizzato da Enrico Letta e da tutti gli altri) è quella giusta o, comunque, più opportuna e fruttifera per ripristinare Diritti e Doveri universali? Oppure, negli anni del rischio nucleare e della crisi climatica ed ecologica, la via maestra è, più che mai, quella opposta del disarmo, anche unilaterale? Perché già troppe armi distruttive sono presenti sul Pianeta e minacciano la sopravvivenza di interi popoli e culture, del genere umano e della biodiversità. Per cui l'unica scelta davvero lungimirante è quella di battersi per forze armate internazionali e multietniche di interposizione tra belligeranti: concordate, costituite e riconosciute tra comunità distinte, che rinunciano volontariamente all'uso di armi di distruzione di massa per "risolvere le controversie" tra Stati, popoli e comunità. E per prima l'Europa dovrebbe proporre questa sfida con una Politica Comunitaria ed un Esercito unico, che superi progressivamente quelli nazionali e riduca (non aumenti!) i costi complessivi (dei singoli Stati!) per le spese militari. Perché non si può? E non si fa?

Sono argomenti ineludibili, soprattutto per chi ama la vita e per chi pensa di arricchirsi dal confronto e dall'incontro con i pensieri diversi.


L'articolo di Daniela Ranieri su il Fatto Quotidiano che ha stimolato riflessioni e collegamenti: L'insostenibile leggerezza dell'Essere; Milan Kundera, comunista cecoslovacco nella Primavera di Praga; un raffronto tra le reazioni del 1968 e quelle del 2022 ... Quanto azzardati?
(8 aprile 2022)


Il quotidiano cattolico l'Avvenire, diretto da Marco Tarquinio, pubblica la cartina del "Pianeta in guerra" (169 nel 2020 con 2.704.509 morti negli ultimi 20 anni) e invoca il superamento della "paralisi" delle Nazioni Unite ... (8 aprile 2022)


Su l'Espresso n.13 Michele Serra scrive sul pericolo nucleare ... (aprile 2022)


"Ogni discorso sul futuro non può prescindere dalla questione del disarmo. Questa è la prima emergenza climatica ed ambientale". Come dargli torto?



Dalle vignette di Mauro Biani su L'Espresso a quella di Maramotti su il manifesto ...
(8 aprile 2022)


Scrive Giuliana Sgrena su il manifesto ...
(8 aprile 2022)


"Non credo alla soluzione militare, ma anche se ci potesse essere un vincitore e uno sconfitto quale sarebbe il prezzo da pagare? Lo pagherebbero i civili, il 90% delle vittime nelle guerre"!


4 commenti:

  1. A proposito de l'insostenibile leggerezza dell'Essere: quando la Cultura europea avrà la forza di denunciare l'ignoranza del Comico di Kiev e dei suoi sostenitori che anziché far leva sulla miglior arte internazionale impedisce ai propri cittadini di svolgere la propria professione e la capacità di parlare un linguaggio universale come la musica e la danza?
    Il Lago dei cigni e Tchaikovski sono un patrimonio dell'umanità!
    Che c'entrano con Putin e i suoi carri armati!

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  2. Si, si americani e inglesi, polacchi e italiani giocano col fuoco. Esseri leggeri.
    Con l'invio continuo di armi cresce il rischio di guerra infinita, con tanti morti civili.
    Appoggio la tesi di un solo esercito europeo, che può ridurre i costi di bilancio per i singoli stati. Sapendo che non è la tendenza.
    Pat

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  3. Guerre ed armi arricchiscono pochi per distruggere vite e risorse comuni.
    L'umanità non è patrimonio di una nazione o di una alleanza politico - militare bensì dell'intelligenza collettiva.
    L.

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  4. Penso che anche in questo caso prevalga il motto secondo cui prevenire è meglio che curare. Ecco perché conviene partire dallo stop alla produzione di armi e dalla conversione di queste industrie in meccanica di pace. C'è tanto da fare contro la povertà nel mondo e per il benessere delle comunità.
    L'Essere umano si concentri sulla ricerca scientifica e nella globalizzazione delle conoscenze per elevare la sicurezza e le condizioni di vita nel mondo intero. Si può e si deve con una rivoluzione culturale, democratica ed ambientale degna della intelligenza comune acquisita.
    Ciao!

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