mercoledì 20 maggio 2020

Post Covid. Un patto urgente tra lavoro e ambiente


25 anni fa: da Legambiente, una occasione per discutere del futuro di Bologna ... 
Venticinque anni fa – allora ero nella segreteria nazionale dell’associazione e per questo seguii personalmente l’iniziativa – Legambiente stabilì un accordo con la Cgil per proporre un Piano del lavoro. Purtroppo produsse pochi risultati, così come la sua riproposizione nel 2008, quando scoppiò la crisi finanziaria.
Adesso, in occasione della crisi epidemica, la Legambiente, e molte altre organizzazioni ambientaliste, hanno avanzato sacrosante proposte intese a uscire dalla crisi economica prodotta dal virus senza riavviare lo stesso modello di sviluppo che è all’origine dell’attuale catastrofe.
Per parte sua il segretario generale della Cgil, Landini, nel suo messaggio del 1° maggio, ha riconosciuto la necessità per il sindacato di una riflessione seria su questo problema. Vuol dire che, forse, i tempi sono oggi più maturi per avviare la svolta necessaria. 
Perché c’è più gente che come me quando sente il presidente della Confindustria snocciolare i dati sulla caduta del PIL comincia a chiedersi se da questa “decrescita infelice” imposta dal virus non ci sia da trarre non solo ansie per il futuro, ma anche una indicazione utile per la ripartenza. Si sta infatti lentamente prendendo coscienza che non è più praticabile una crescita che assegni alle merci, e all’industria che le produce, la stessa centralità del passato. Insomma: che per uscire dalle macerie sociali che il virus lascerà anziché forzare i vincoli della natura è meglio trasformarli in nuove opportunità. 
Non c’è, quando usciremo dal confinamento, nessun Palazzo d’Inverno da conquistare, ma una lunga marcia, dentro e fuori dalle istituzioni, per costruire una nuova società in cui le relazioni umane non siano più mediate dalle merci, e misurata dal grado di sfruttamento operato ai danni della Terra; una società il cui la soddisfazione dei bisogni collettivi sia il fulcro del benessere e anche la prima fonte del lavoro.

Negli anni ’50 elettrodomestici, auto e case in proprietà rappresentarono quasi una rivoluzione; oggi è la trasformazione ecologica che deve costituire la nuova priorità. E, nel suo ambito, il punto più delicato, è il mutamento del lavoro, per fare in modo che la difesa della natura non appaia in contraddizione con l’occupazione, come oggi purtroppo è, ma solo un trasferimento da un lavoro a un altro.
Per questo ho ricordato quell’ormai antico patto per un comune Piano del Lavoro che 25 anni fa stabilimmo fra Legambiente e sindacato. Ed è peccato che i protagonisti essenziali della battaglia da fare, anche in questa occasione si siano ripresentati in ordine sparso, senza percepire il bisogno di unire le proprie forze, che non è solo un dato quantitativo ma un modo per tener conto delle specifiche esigenze rappresentate da ciascuna.

La transizione ecologica è fatta di tanti capitoli. Quello che più di altri potrebbe coniugare occupazione e necessità ecologica, è il progetto inteso a sottoporre l’intero patrimonio abitativo a un uso razionale dell’energia, un piano che oltre a richiedere molto lavoro, stimola la riconversione di interi settori economici e provoca nuova industrializzazione. Serve però un intervento su larga scala che renda vivibili ed efficienti anche le periferie delle città, in modo da costringere il settore delle costruzioni a operare per la riqualificazione dell’esistente e non più su una ulteriore occupazione di suolo. Questo indurrebbe anche l’espansione del settore fornitore delle tecnologie e dei nuovi materiali necessari all’illuminazione e al riscaldamento degli edifici. Sarà anche uno stimolo per ridefinire la mobilità di persone e cose. 

Un simile progetto potrebbe coinvolgere altri soggetti collettivi: penso in particolare a Friday for future che acquisterebbe una preziosa vertenzialità, aprendo specifici conflitti, a partire dall’edilizia scolastica per avere edifici a emissioni zero. Penso anche al movimento femminista che va coinvolto in quanto tale, con il suo progetto di lotta al patriarcato, che può arricchire di contenuti gli interventi proposti, aprendo il capitolo dei lavori di cura come problema sociale, dunque anche sul come si dovrebbe vivere dentro le case ristrutturate.
E aggiungo in modo sommario l’enorme capitolo dell’agricoltura, cui occorre imporre l’abbandono di allevamenti e colture industriali, un progetto che potrebbe assorbire molto lavoro, trasferito dalle fabbriche alle campagne da decenni abbandonate; e però richiederebbe anche una remunerazione adeguata del lavoro contadino rimasta a livelli scandalosi.

Possiamo impegnarci su questi progetti e a tessere le alleanze necessarie a portarli avanti? Sono consapevole che non sarà il mercato da solo ad operare la svolta, che sarà necessario un forte intervento pubblicoSo bene che per avere efficacia questo ragionamento dovrebbe essere fatto a nome di un soggetto collettivo, una associazione, un movimento, un partito, ma raccolgo l’invito a sognare del nostro presidente della repubblica, sperando di ritrovarlo al risveglio.

Massimo Serafini, il manifesto, 19 maggio 2020


Una lettera aperta di Legambiente al Sindaco di Bologna (25 anni fa) in occasione del Congresso
della Associazione. Una critica a "cultura e politica delle grandi opere" ...
(con evidenti sconfitte e successi).
"Le nostre priorità sono altre: la manutenzione urbana, il recupero e la valorizzazione
del  patrimonio edilizio degradato e delle aree dismesse" ... 
(leggere per credere)






































Le proposte 1995 di Legambiente per "Bologna in bici".
Un decalogo che fosse stato maggiormente considerato avrebbe ridotto smog
e creato lavori socialmente utili ...




Legambiente News (1995) e i Comitati sull'Aeroporto di Bologna ...









































Legambiente News 1998: "Tangenziale più razionale e priorità al trasporto pubblico e
alla fascia boscata
" ... contro la "Mal'aria". Sono passati 22 anni!







































Proposte (1998) per fronteggiare l'emergenza climatica ed ecologica ...
Sui ponti della Tangenziale: "- BENZENE - SMOG + SALUTE",
"MENO AUTO, PIU' TRENI"







































La critica motivata di Legambiente all'accordo "storico" del 2002 (firmato da Giorgio Guazzaloca, Vittorio Prodi, Vasco Errani, Silvio Berlusconi) e per una mobilità eco-compatibile ... (Zero in Condotta, 25 ottobre 2002)

Oggi Legambiente compie 40 anni.
I suoi primi 40 anni. Auguri!
Le ragioni della sua nascita e dell'impegno di centinaia di migliaia di volontari per l'ambiente e la conversione ecologica delle produzioni e della società sono di grande attualità.

Vita di fede (1998)






































Il logo per il 40esimo di Legambiente: questa sera sul sito nazionale della associazione una festa evento ...

7 commenti:

  1. Che Italia avremmo oggi se questi indirizzi fossero stati ascoltati 25 anni fa?
    s.

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  2. Giusto. Mi sembra che Serafini sostenga che lo sviluppo, le attività umane e i lavori non sono sempre e comunque buoni. Penso anch'io che un conto è lo sgravio fiscale per l'adeguamento degli impianti energetici del patrimonio pubblico e residenziale, altro è sostenere le trivellazioni del sottosuolo o sospendere la plastic tax; un conto è recuperare case popolari da immobili degradati, altro è costruire lussuose villette su aree verdi; un conto è fare opere ferroviarie a favore del trasporto pubblico ed altro è investire in nuove autostrade..... (si potrebbe continuare)
    Quindi guardiamo sempre ai fatti ed alla loro qualità.
    Soprattutto dopo l'esperienza drammatica di covid19 e di un virus che circola ancora tra noi..... (altro che post)
    Ciao!

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    1. Hai ragione, parlare di post Covid è azzardato. Per il resto mi pare tutto condivisibile. Occorre lavorare rispettando l'ambiente per vivere in sicurezza. E che vada così non è certo.
      Quanto a Bologna, quanto tempo s'è perso.....
      Anna

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  3. A quel tempo in Legambiente si era sicuramente più spensierati, irriverenti, creativi. Se non ricordo male a Vitali venne assegnato un improbabile "premio Attila", per la volontà del sindaco di fare parcheggi nel cuore del centro storico e di costruire un nuovo quartiere nelle aree ferroviarie attorno alla stazione centrale.
    Difficile dire quanto quella rottura tra sinistra e ambientalisti contribuì alla successiva vittoria di Guazzaloca.
    Resta il fatto che da allora le amministrazioni civiche di centrodestra e quelle di centrosinistra (Cofferati e Merola) non hanno saputo conciliare ambiente e lavoro e la vita nelle periferie è progressivamente peggiorata, almeno nella percezione.
    Se fossi in chi vuole competere ora per il post Covid e il dopo Merola lo considererei.
    Abbiamo tutti, a sinistra e a destra, bisogno di città più verdi, più vivibili, più virtuose.
    Ecco le 3 V che mi piacerebbe caratterizzassero la politica e i governi!
    pl

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  4. Dopo venticinque anni di "occasioni per discutere del futuro di Bologna" sarebbe bene crearne di nuove. Nei giorni scorsi su un quotidiano locale ho letto le proposte di Legambiente, Poi quelle di due comitati sorti tra i cittadini che vivono attorno alla ex caserma Mazzoni. Ci sono tanti fermenti in città. Tante persone di valore che possono portare contributi utili.
    Un "patto tra lavoro e ambiente" servirebbe eccome. Suggerirei in particolare agli amministratori di mettere a confronto tutte le idee con maggiore apertura e modestia di quanto avvenuto fin qui. Non ci sono solo quelli delle associazioni imprenditoriali e sindacali.

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  5. Sogno. Credo. Lo faccio. Lo ripeto
    ...all'infinito...anche se l'infinito sembra non ascoltarmi/ci.

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    1. Mi associo.
      Continuo a sognare una società più vivibile e umana.
      Ho creduto che il tramonto di Berlusconi e Napolitano e l'irrompere di una generazione di giovani e di donne impegnate in prima linea (come Greta, Ursula, Silvia, scienziate, infermiere, imprenditrici...) avrebbe aperto scenari nuovi.
      E però, dopo le tante sofferenze per le vittime del virus, dell'inquinamento e dei cambiamenti climatici questa mattina ho letto sul giornale Matteo (Renzi, ma avrebbe potuto essere anche Salvini) proporre la cura "cantieri" e poi ho ascoltato Giuseppe Conte alla Camera promettere lo "sblocco delle infrastrutture" per rilanciare l'Italia....
      Vogliamo andare avanti così..... all'infinito?
      Anna

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