giovedì 10 luglio 2014

Oltre Vasco

Sono dovute e apprezzabili le dimissioni di Vasco Errani.
Una condanna in secondo grado di giudizio non è ancora una sentenza definitiva, ma basta e avanza per rendere opportuno un passo indietro, un atto forte di discontinuità.
Lui lo ha capito. Non il suo Partito, locale e nazionale. Non Renzi, che lo ha invitato "a ripensarci".
Eppure basterebbe ricordare alcuni fatti che hanno contraddistinto gli ultimi tempi della ultima lunghissima Presidenza della Regione Emilia Romagna.
Il Sindaco di Bologna, Flavio Delbono, si è dimesso per contestazioni e reati commessi da Vice Presidente della Regione.
Il capogruppo PD, Marco Monari, già segretario della Margherita, si è dimesso dalla carica (pur rimanendo consigliere) per spese personali pagate con risorse pubbliche. Con lui (viaggiavano in limousine) un altro autorevole consigliere regionale, il ferrarese Roberto Montanari, già segretario regionale dei DS.
Tutti i Gruppi consiliari regionali, sono indagati per le spese "facili" sostenute negli anni scorsi.
Ed anche Zoia Veronesi, segretaria di Pierluigi Bersani, è rinviata a giudizio per truffa ai danni della Regione.
Si potrebbe continuare con dirigenti e vertici amministrativi coinvolti in indagini della Magistratura in importanti strutture sanitarie pubbliche.
È, dunque, evidente che questa (ennesima) vicenda pone un problema di credibilità politica.
Non si può liquidare come un altro, controverso "fatto isolato".
Qui (anche qui) si è perso il tratto distintivo del "buon governo" e della "correttezza amministrativa" che ha contraddistinto le classi dirigenti e le forze di sinistra, comuniste e socialiste, che hanno governato prima del fascismo e dopo la liberazione.
Morto Berlinguer ed il PCI, la "questione morale" ha preso progressivamente corpo anche in Emilia; colpisce partiti, società e istituzioni.
Ma gli elementi di crisi di un blocco sociale (e del "tramonto" di una intera fase storica) trovano intrecci e riscontri ancora più profondi e solidi: attengono ad altre caratteristiche (riconosciute per decenni, a Bologna e all'Emilia) che sono venuti progressivamente meno o che evidenziano crepe profonde: lo "sviluppo equilibrato del territorio", la "qualità dei servizi", la "salvaguardia dei beni comuni".
Questa è la regione in cui l'Appennino conta migliaia di piccole e grandi frane; la pianura conosce, alle prime piogge intense, alluvioni e allagamenti; si intrecciano consumo e abbandono di territorio; i collegamenti regionali sono in sofferenza (si impegna più tempo a raggiungere Bologna da Porretta, Molinella, Carpi o Cesenatico che da Firenze, Padova, Milano o Roma); le città soffrono di inquinamento (aria, rumore, acqua) e di relazioni sociali sempre più difficili; il terremoto evidenzia la fragilità e la mancata prevenzione anche in tessuti sociali e distretti industriali considerati forti e ricchi; emerge nel mondo del lavoro (anche nelle cooperative) una grande questione salariale, di giustizia e di rispetto dei diritti; tanti giovani, che hanno studiato nella più vecchia Università del mondo, non trovano lavoro ed emigrano all'estero; la partecipazione e la volontà dei cittadini viene esaltata e mortificata secondo le convenienze (sempre bene "le primarie" di partito e coalizione, sempre irrilevanti e nulli "i referendum istituzionali"); organizzazioni criminali, nazionali e internazionali, si insediano e mettono radici (dai piccoli ai grandi centri, dal Po alla riviera).
Da questo intreccio tra questioni economiche - sociali e questione morale - democratica nascono la profondità della crisi e la mancata credibilità delle attuali classi dirigenti.
Incapaci di affrontare il complesso dei problemi con una visione di prospettiva, con un convincente progetto di medio - lungo periodo, con politiche locali, nazionali e sovranazionali che diano davvero sicurezza, speranza, fiducia.
Per questo, lo sblocco della situazione, l'inizio di un nuovo capitolo nella storia della Regione e del Paese, non sta nella scelta dell'uomo giusto per la Presidenza, nel modo migliore per sceglierlo. E neppure nella astratta coalizione politica da costruire in vista delle elezioni d'autunno.
Sono in discussione, insieme, una cultura di governo, un sistema di potere ed uno sviluppo economico e sociale, la qualità della vita di ognuno e di tutti, la partecipazione democratica e la responsabilità sociale dei cittadini.
C'è bisogno di aria nuova.
Di progetti ambiziosi e radicali.
Di passione civile, di tensione morale, di protagonismo e competenze.
Di un nuovo e diverso blocco sociale di governo.
Con le dimissioni, Vasco Errani, ha preso atto di una sconfitta storica. Le speranze politiche giovanili (sue e di una intera generazione) di portare la "diversità" emiliana in Italia e in Europa (ricordiamo lo slogan "l'Emilia è rossa, l'Italia lo sarà") si è capovolto: "il sistema" economico, sociale, politico, culturale, "di potere", egemone nel Paese, ha rimosso progressivamente e infine cancellato "l'esperienza, l'anomalia e l'originalità emiliana", l'orgoglio locale e della sinistra, comunista e socialista, del "buon governo, della cooperazione, della solidarietà, della partecipazione".
Per ripartire, servono, ora, Altre idee, Altre politiche, Altre strategie, Altre pratiche.


24 commenti:

  1. Ancora controcorrente.
    Per i partiti sembrano dimissioni non dovute (manca ancora la sentenza definitiva!) e il problema ora è fare in fretta (un sostituto unitario).
    Ciao!

    RispondiElimina
  2. Dimissioni non dovute? Solo perché temono di dover prima o poi fare la stessa fine e perdere il posto ...
    Renzi assai deludente. Oltre il lecito.
    Barbara

    RispondiElimina
  3. Non preoccupiamoci!
    Ora ci pensa Renzi. Anzi Renzi ed un condannato.
    Si sono già incontrati, in segreto ...
    Evidentemente Renzi senza interloquire ed incontrarsi con indagati non sa decidere.
    Prendere o lasciare.
    Mario C.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Scusi Mario, ma il "condannato" chi sarebbe?
      Quello in via definitiva o quello in appello?
      j.m.

      Elimina
  4. L'impressione però è che i "vecchi saggi" non vengano ascoltati.
    Le varie anime del PD paiono preoccupate solo di posizionarsi nel modo migliore.
    SEL da per scontata una riedizione della alleanza di centrosinistra.
    Di contenuti per ripartire, nulla!
    Che fare? Qui non abbiamo Barbara Spinelli e intellettuali critici. Né comici populisti interpreti di una giusta rivolta civile.
    BiBi

    RispondiElimina
  5. Oltre Vasco ...
    C'è Poletti?
    Chiedo perdono ma non capisco.
    Già mi è parso incomprensibile passare dalla presidenza delle Cooperative al Ministero di fronte ai tanti problemi aziendali aperti. Vedo ad esempio quelli del territorio imolese. Primo tra tutti Cesi, in liquidazione coatta, con 400 lavoratori a casa.
    Ma dopo poco più di cento giorni al Ministero si può pensare di essere candidati in Regione?
    C'è Bonaccini?
    Chiedo scusa ma non capisco.
    Mi pare più uomo di partito che delle istituzioni. Privo di esperienza amministrativa significativa.
    Mentre in Regione serve qualcuno che conosca, sia esperto della macchina pubblica e abbia voglia di cambiare meccanismi e pratiche.
    Come scritto qui, li c'è qualcosa che non va, se si ripetono fatti di malgoverno (Del Bono, Monari, ecc.).
    Ale

    RispondiElimina
  6. Altre, Altre, Altre, Altre ...
    Quali?
    Mi piacerebbe si entrasse nel merito.
    NR78

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si. Hai ragione. Ma su questo blog alla critica si unisce spesso la proposta. Controlla, se hai pazienza.
      Parliamo di prevenzione.
      La prima grande opera mi pare quella della manutenzione: del territorio, dei corsi d'acqua, delle strade ...
      Poi la messa in sicurezza del patrimonio naturale, artistico, edilizio, industriale: si può morire nei distretti emiliani di avanguardia perché i capannoni non hanno i tetti fissati con bulloni e antisismici?
      Quindi la conversione ecologica delle produzioni e dei processi produttivi ...
      Infine, partire sempre da se stessi e non da ciò che "altri" debbono fare: si possono ridurre i servizi o aumentare i ticket sanitari (per stare solo ad un esempio) e sperperare soldi pubblici per spese personali inaccettabili (simbolico, ma non certo unico, il trasporto in limousine ...).
      Insomma Altre politiche, strategie, pratiche sono possibili!

      Elimina
  7. Non ho appartenenze. Anzi, delego la scelta del Presidente della Regione a partiti, coalizioni o movimenti che si presentano al voto. Volendo ho idee per il primo Ministro ... Ma a livello regionale non saprei proprio esprimere una scelta.
    Mi interessa, invece ciò che faranno i competitori rispetto alla sanità che è la prima competenza della Regione e alle grandi infrastrutture: strade, ferrovie e fiere. Chi mi convincerà di più lo sosterrò!
    Robby

    RispondiElimina
  8. L'Emilia è rossa l'Italia lo sarà.
    Poi è finita che ... Guazzaloca ... Delbono ...
    Ora risultano rinviati a giudizio il Sindaco già dimissionario, l'ex Presidente di ATC, Sutti (oggi guarda caso a capo della liquidata cooperativa imolese CESI), il Presidente del Consorzio Cooperative di Costruzione, Collina, per la rotaia sopraelevata che dovrebbe collegare Stazione Ferroviaria ed Aereoporto di Bologna. È solo un altro esempio.
    L'unico rosso che è rimasto a molti di noi e ai nostri "rappresentanti" è quello della vergogna. Come qualcuno (gufo?) ci aveva anticipato. Purtroppo inascoltato.
    C'è molto da cambiare. Si.
    Una intera classe dirigente espressione di un paese illuso di potersi arricchire o difendere dal declino con assurde pratiche e scorciatoie.
    La ricostruzione sarà impegnativa ... ma è ora di rimboccarsi le maniche.
    Tutti. Non solo attraverso i blog.
    Anna

    RispondiElimina
  9. Allora, se ancora non lo hai fatto, leggi la Repubblica di oggi.
    Virginio Merola è in sintonia con te, o tu concordi con lui ...
    Chiedete discontinuità.
    Ciao!

    RispondiElimina
  10. Concordo sulla necessità di un cambiamento.
    Un esempio viene anche dalla intervista dell'Assessore Gubellini su la Repubblica.
    Riassumo con parole mie due concetti utili.
    1. Non tutti i problemi di traffico si risolvono con la costruzione di nuove strade.
    2. La costruzione di autostrade e caselli, come ad esempio il passante nord, non sono solo una scelta di mobilità, ma anche e soprattutto urbanistica.
    Ecco prime riflessioni.
    Naturalmente c'è bisogno di ben altri progetti.
    Invece tutto pare concentrato sulle persone, sul nome che può vincere.
    Franca

    RispondiElimina
  11. Una domanda.
    Dopo quanto successo in questi anni e di cui qui si parla con qualche inevitabile semplificazione, la maggioranza di Centrosinistra è scontata?
    Leggo oggi di primarie di coalizione proposte dal PD regionale.
    UdC si dice disponibile.
    RC e PCdI lo sono? E SEL?
    Mi pare tutto molto confuso.
    S. Bergonzoni

    RispondiElimina
  12. Da la Repubblica Bologna. Mi pare di qualche interesse, per questa discussione. Quantomeno un incomodo. O qualcosa di più?
    M.

    "Una grande sollevazione di un movimento nuovo, civico, territoriale, inclusivo, ecologista, non-profit e partecipativo" che correrrà per viale Aldo Moro con candidati "competenti ed esperti, in alternativa sia al Pd, sia al Movimento 5 Stelle". A promuoverlo è il consigliere regionale dell'Emilia Romagna Giovanni Favia, oggi nel gruppo Misto ma ex 'grillino' della prima ora, che fu anche il primo dei dissidenti a rompere con Bebbe Grillo. "Entro la fine di questa settimana - annuncia Favia - con un incontro che si terrà a Bologna, costituiremo un Comitato elettorale di scopo, snello, che si occuperà di selezionare le candidature nelle varie province e coordinare le attività" in vista del voto di autunno, con cui gli emiliano-romagnoli rinnoveranno il consiglio regionale ed eleggeranno il successore del dimissionario Vasco Errani.

    "Io non mi candiderò perchè ho già dato tanto in questi anni che sono stati di grandi soddisfazioni, ma anche di grandi magoni - conferma il consigliere regionale ex grillino - ma penso che tocchi a me lanciare l'amo, fosse anche l'ultima cosa che faccio in politica". "Sarò promotore - prosegue - e sarò al fianco dei candidati che saranno scelti dal basso, ma non saranno cittadini qualunque come quelli che grazie alla bacchetta magica di Grillo, improvvisamente, diventano grandi statisti". Non solo. "Le candidature saranno votate in assemblee fisiche - rimarca - perchè useremo le nuove tecnologie ma il confronto reale non può essere sostituito da Internet".

    RispondiElimina
  13. Oltre Vasco ...
    C'è Manca?
    Continuo a non capire. Nonostante sia il mio Sindaco. In una intervista pubblicata su Repubblica dice che Errani con le dimissioni ha dato dimostrazione di anteporre le istituzioni all'interesse personale e che, per questo, ora bisogna continuare ad essere all'altezza.
    Mi colpiscono due cose.
    Uno.
    Errani risulta condannato per falso ideologico proprio perché non ha anteposto l'Istituzione a interessi personali. Non l'opposto.
    Due.
    Dovremmo continuare a stare a quel livello?
    Oppure pensiamo alla necessità di cambiare la qualità del governo, rispettando principi morali, praticando rigore nelle spese e trasparenza di ben altro rigore?
    Ale

    RispondiElimina
  14. Errani è rimasto per quindici anni al governo della Regione.
    Sulle orme di Formigoni.
    Due mandati mi sembrano comprensibili, poi meglio cambiare.
    O meglio alternare le responsabilità.
    La vedo come azione preventiva e di cautela. Di vitalità della democrazia.
    Al di la delle regole istituzionali o di indagini della Magistratura.
    Fra

    RispondiElimina
  15. Ho saputo di un dibattito a Bologna tra sindacalista Rinaldini, mister Viale e onorevole Zani.
    Molto interessante per possibili sviluppi politico culturali.
    Per motivi di distanza non ho potuto seguire.
    Qualcuno può riferire?
    j.m.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. J.M. la stampa locale non ha proposto articoli. Solo la Repubblica ha annunciato l'incontro nella pagina degli eventi.
      Sicuramente però qualcuno ha seguito l'iniziativa.
      M.

      Elimina
  16. Oggi giornata di sviluppi.
    Con segnali opposti.
    Negativi. Solo 3 consiglieri su 49 sono stati assolti dalla Procura, per i finanziamenti "facili".
    Positivi. Zoia Veronesi e Bruno Solaroli sono stati assolti in primo grado.
    Poi, le dimissioni di Errani, che aprono la strada al voto a novembre.
    Articoli su Corriere, la Repubblica e il Carlino.
    M.

    RispondiElimina
  17. Per misurar si con il dopo Errani, mi pare interessante un articolo su il Corriere di Bologna di un possibile candidato PD, l'ex Sindaco di Forlì.
    M.

    BOLOGNA - Di fronte al «balletto di posizioni e di personalità del tutto privo di contenuti» che si sta consumando, «per contribuire alla chiarezza di tutti mi dichiaro pronto a partecipare alle primarie, se esse ovviamente saranno plausibili e aperte». Roberto Balzani attacca così nel suo primo, breve documento programmatico con cui si annuncia candidato alla presidenza della Regione Emilia-Romagna. A sette mesi dal grande niet alla corsa per il secondo mandato da sindaco a Forlì («non voglio che schegge degenerate fuori controllo dell’entourage di Vasco Errani mi pugnalino alla schiena durante la campagna elettorale», si congedava il sindaco-prof poche ore prima della vigilia di Natale), il professore renziano traccia la Regione che immagina in una cartella scarsa, indirizzata in primis ai suoi sostenitori. Rottamando prima di tutto il quindicennio di Vasco Errani. Gli anni dei burocrati e della negoziazione a tutti costi ma opaca sono finiti, avanza un impaziente Balzani mirando a smontare l’architettura «ipertrofica» che, dice, in realtà campeggia da anni anche dalle parti di viale Aldo Moro: ora serve una «Emilia-Romagna regione d’Europa» da costruire, ad esempio, con un assessorato ad hoc sull’Ue e, magari, un bel libro bianco sulla sanità da scrivere nei primi sei mesi di mandato.
    L’EUROPA - L’ex sindaco, a proposito di Europa, immagina nella sua eventuale nuova squadra di giunta «un assessorato totalmente dedicato ai Fondi europei e all’internazionalizzazione, da mettere a disposizione dei territori» così che «la definizione di Emilia Romagna come regione d’Europa acquisterebbe una definitiva consistenza». Ma bisogna «rileggere il sistema socio-sanitario in profondità», un chiodo fisso di Balzani, «a partire da un’analisi delle performance conseguite rispetto agli obiettivi (un libro bianco da redigere entro sei mesi dall’inizio del mandato) e dalle definizione di un nuovo progetto collettivo, da proporre sulla scorta della discussione generata dal libro bianco». In ogni caso, conclude l’ex sindaco che assicura di voler lavorare ad «un autentico progetto collettivo» come patrimonio «dell’intero centro-sinistra», conterà’ molto il «metodo», ovvero «analisi accurata dell’esistente, proposte/progetti, decisioni razionali, naturalmente previo largo confronto». In una parola, «trasparenza», al posto delle «opacità’ della negoziazione informale, frutto spesso di una debolezza formativa dell’attore politico», e’ l’ultimo affondo alla classe dirigente uscente.

    IL MODELLO - Balzani certifica nel suo documento «l’esaurimento storico del modello emiliano fondato tra l’altro su una «ampia possibilità di spesa degli enti locali» per virare verso «un’economia fondata sul riuso degli spazi urbani, sul recupero di materia, sul ricompattamento delle nostre comunità, sulle tecnologie del risparmio energetico». Il rinnovato contesto istituzionale, con il «ridisegno delle funzioni di Comuni/unioni, Citta metropolitana, aree vaste o neo-Province», per il docente universitario forlivese implica «un ritorno, per la Regione, a compiti di lettura e di organizzazione territoriale, visto il fallimento tanto della burocratizzazione spinta degli ultimi lustri, quanto della negoziazione estenuata (e spesso improduttiva) con citta’ e contesti locali». A Balzani interessa «la questione del rapporto con l’Università e la ricerca universitaria, per non parlare della «connessione forte fra patrimonio storico-artistico, paesaggio e valorizzazione territoriale: un’opportunità’ incredibile per le nostre unioni di Comuni». Ecco allora che per liberare risorse bisogna promuovere subito «lo sfoltimento dell’impalcatura spesso ipertrofica di società’ pubbliche dagli obiettivi sfuggenti e dai costi insostenibili: questo- chiarisce Balzani- vale a tutti i livelli, ovviamente, e fa parte del ridisegno della macchina regionale»

    RispondiElimina
  18. Un articolo di la Repubblica conferma alcune tesi ...
    Per chi non lo avesse letto.
    M.

    Il Pd non ha ancora incoronato il suo candidato governatore, ma in compenso ha schiere di assessori per la futura giunta. Tra riunioni e telefonate, i dirigenti dem fanno calcoli e accordi, per sistemare in giunta chi non va in consiglio. Con un occhio a sostenere alle primarie il candidato che dà maggiori “garanzie” sul dopo.

    Così, nel caos pre-primarie, senza un candidato governatore, le carte del Pd si rimescolano, e mandano all’aria anche le correnti, in un quadro dove tutti sono pronti a tutto, pure al “patto col diavolo”, se la posta è garantire il proprio orticello. E magari dare una spinta alla propria carriera politica.

    È il caso dell’area Cuperlo, guidata dal “giovane turco” Andrea De Maria. Travagliata e divisa, sempre più schiacciata all’ombra di Renzi, l’anima del Pd che sulla carta dovrebbe essere più a sinistra è disposta persino ad appoggiare Matteo Richetti a presidente della Regione. In pratica: la sinistra del partito che sostiene il candidato della “destra”. Quello stesso Richetti che, come ha maliziosamente ricordato il sindaco di Imola Daniele Manca, "è tra i pochissimi a non aver votato per l’ingresso nel Pse". Tutto pur di strappare un accordo che assicuri un posto al sole. Magari nel partito, o nella futura giunta. Magari contando sul manuale Cencelli, che da decenni spartisce, dosa, seda: perché, se Richetti finisce a guidare la Regione, la minoranza (lo stesso De Maria?) potrebbe guidare il partito regionale. Un patto sul quale sarebbe possibile trattare, e che quindi vale la pena di esplorare.

    Così si ragiona nel Pd, alla vigilia delle elezioni che chiudono il lungo regno di Errani, quel mandato in cui il presidente aveva sempre governato e gestito le trattative con cautela e misura. Ora affiora di tutto, nelle chiacchiere dei dirigenti, e rischia di far arrabbiare non poco i militanti, che si trovano di fronte ad alleanze “contro natura” e a capriole politiche da brivido, in nome di un accordo tra i maggiorenti. E il malessere cresce nei circoli, dove, anche nella scelta delle candidature per le liste, si spinge per il rinnovamento, contro i compromessi tra i big delle correnti e del partito ...

    Le mediazioni sembrano però più veloci della politica, e di accordo in accordo nei corridoi del Pd circolano già bozze dell’organigramma della futura giunta ...

    Il più accurato dei “si dice” della vigilia sarebbe ad esempio quello che vuole il segretario Raffaele Donini come futuro assessore alla Sanità, al posto di Carlo Lusenti. Non è un mistero che lui aspiri da tempo a quel ruolo, e chi cerca nei corridoi dell’Ausl trova conferme. Non solo, perché la nomina di Donini ad assessore regionale aprirebbe probabilmente un’altra partita, cui tanti guardano con interesse: quella del segretario provinciale. Ed ecco che pure per la successione al leader in via Rivani si affilano le armi tra le correnti. Si calcola e si tratta. A cominciare dall’ex Dl Giuseppe Paruolo ...

    E alla giunta punta pure Giacomo Venturi, ex vicepresidente della Provincia ed eterno enfant prodige del Pd, che rischia di perdere l’ennesimo treno. Dopo essersi autocandidato a presidente della Regione su Facebook («Tanti me lo stanno chiedendo», scrisse l’ex numero due della Draghetti), Venturi punta oggi ad entrare nella futura giunta regionale, magari con un ruolo alle Attività produttive ...

    RispondiElimina
  19. Una interessante ed istruttiva intervista su il Corriere Bologna a Fabio Roversi Monaco ...
    M.

    BOLOGNA - Il presidente di Banca Imi (nonché del complesso museale di Genus Bononiae), Fabio Roversi Monaco, interviene sulla delicata e annosa questione del People mover, il treno sopraelevato per il collegamento rapido aeroporto- stazione per il quale, negli ultimi giorni, è di nuovo suonato l’allarme con il rischio che possa finire in secca. Un’opera che, per andare a regime, richiede un investimento di 116 milioni: la Regione ne ha assicurati 27, l’aeroporto altri 3. Ne mancano ancora 86. Oltre a Marconi Express, la società che dovrà realizzare e gestire la navetta, c’è al lavoro un pool che vede in prima fila Intesa Sanpaolo e Banca Imi oltre a Unicredit e Unipol.
    Presidente, ha letto le recenti dichiarazioni del sindaco Merola secondo il quale il People mover sarebbe finito «su un binario un po’ più morto?»
    «Sì, e sono rimasto molto sorpreso».
    Perché?
    «Lo spiego subito: circa un mese e mezzo fa l’amministratore delegato di Banca Imi, Gaetano Miccichè, è stato ricevuto dal sindaco e nel corso della visita ha espresso un forte impegno operativo per recuperare questo progetto di così grande importanza per Bologna. Posso dire che Banca Imi sta seguendo con estrema attenzione la pratica del People mover, sia dal punto di vista del finanziamento che dal lato delle procedure che dovranno consentire di raggiungere la massa critica per fare partire il prima possibile, anzi subito, un progetto dal quale dipendono aspetti essenziali per il futuro di Bologna. La banca ha manifestato la sua assoluta disponibilità anche nel corso di colloqui con Marconi Express, che si è strenuamente impegnata con il suo presidente ingegner Rita Finzi. E di tutto questo il sindaco Merola è edotto, così come sa del forte impulso dato al People mover dalla Camera di commercio. Per questo sono sorpreso ».
    Eppure, anche alla luce di questi contatti, resta la dichiarazione, così pessimista, di Merola.
    «Sono portato a pensare che il sindaco non sia stato ben interpretato, non posso credere che abbia detto che il progetto si andava perdendo, che è sul binario morto quando mi sembra, anzi, che sia ben vivo proprio in conseguenza dei passi molto importanti fatti in quest’ultimo mese».
    Quella dichiarazione l’ha fatta alla radio...
    «Spero non sia la sua posizione. Tuttavia è chiaro che, come in tutti i business, la prova del nove si ha solo alla fine».
    L’impressione è che l’ansia e lo scetticismo sulla realizzazione dell’opera vengano più che altro dalla classe politica. Non crede?
    «Rispondo subito: francamente l’unica ansia che dovrebbe avere un politico è quella del fare. Realizzare a tutti i costi un progetto che viene da lontano e di cui Bologna ha un gran bisogno. L’ansia dev’essere un’ansia costruttiva. Se, invece, si trattasse di un atteggiamento del tipo: rallentiamo ancora i tempi, attendiamo gli eventi, allora sarebbe veramente distruttivo. Non intendo dare lezioni di politica a nessuno, ma se ci fosse, nella classe politica bolognese quest’ansia non costruttiva, che non credo caratterizzi il nostro sindaco, sarebbe un male inspiegabile e deleterio».
    Qualcuno sostiene che i recenti interventi della Corte dei conti proprio sul People mover, oltre che della Procura, possano avere creato qualche preoccupazione tra politici e amministratori.
    «La Corte dei conti è formata da persone valide, capaci e corrette. Hanno fatto dei rilievi sul passato, ma non vedo come possano essere fatti rilievi su un progetto che, ora, è portato avanti in modo chiaro, lineare e trasparente. Posso capire che si voglia andare con i piedi di piombo: però andare, camminare. È impensabile che la politica voglia procedere sulla base di timori che la privano del suo contenuto principale che è, almeno oggi, quello del fare» ...

    RispondiElimina
  20. Forse l'epilogo per la candidatura del PD si avvicina, ma sul clima scrive il Corriere di Bologna.
    M.

    BOLOGNA - Tutto, e tutti, in mano a Matteo Renzi. Tocca all’ex rottamatore, oggi segretario «di tutti», sbrogliare la matassa in cui si è arrotolato il Pd dell’Emilia- Romagna. Dopo l’ennesima giornata di tensioni, incontri saltati (Bonaccini- Manca) e voci incontrollate su «primarie che stanno per saltare», nella tarda serata di ieri il segretario regionale Stefano Bonaccini ha incontrato Renzi per tentare di mettere la parola fine all’estenuante balletto sulla candidatura in vista della consultazione del 28 settembre. «Le primarie si faranno certamente », ha assicurato ieri mattina dagli studi di Omnibus lo stesso Bonaccini, decisamente più tentennate quando le domande hanno toccato la sua possibile candidatura.
    È bastato però qualche secondo di silenzio, accompagnato dal lampo di imbarazzo sul volto del segretario, a far capire a tutti che il risiko delle nomination era ancora tutto da chiudere. Alla domanda diretta su una sua candidatura, Bonaccini è riuscito solo a sussurrare un veloce «non sono... non sono...» prima che la conduttrice di La7 cambiasse in fretta argomento (togliendolo dall’imbarazzo). Fotogrammi che non erano necessari a spiegare la situazione a Daniele Manca, il nome «unitario», (sponsorizzato da Errani, Bersani e Merola) su cui finora si è lavorato senza troppo successo.

    Che non fosse il giorno giusto il sindaco imolese l’aveva capito qualche ora prima, quando Bonaccini aveva cancellato il loro incontro programmato nella prima mattinata. Una mancanza di chiarezza che «tiene sotto scacco tutti ed espone il partito a un rituale sempre più anormale», si sarebbe sfogato con i suoi lo stesso Manca. Tanto irritato per il tira e molla di Bonaccini da non escludere, in caso di una candidatura del segretario regionale, di sostenere casomai l’eventuale corsa del deputato modenese Matteo Richetti «Adesso si pulisce la memoria del sistema, domani (oggi per chi legge, ndr) si decide se aggiornarlo o cambiarlo », auspica con linguaggio da sibilla informatica il consigliere Benedetto Zacchiroli, l’uomo che ha lanciato i comitati pro Richetti. «Per fortuna, in mezzo a tanta confusione, c’è chi non ha ancora parlato», fa notare Zacchiroli, convinto che il deputato sia ancora pronto ad «accontentare» i suoi sostenitori candidandosi alle primarie. Sempre che si tengano davvero, alla fine. Visto che tra i sostenitori del deputato modenese c’è il timore che Renzi, di fronte a tanta confusione in terra emiliana, decida addirittura di bypassare le consultazione: «In fondo — fa notare qualcuno — in Toscana ha appena lanciato il bis di Enrico Rossi».

    È il segretario Matteo Renzi, a questo punto, l’unico che può mettere la parola fine al balletto Democratico attorno alla poltrona lasciata vacante da Vasco Errani. Chi si aspettava di vederlo piombare all’inaugurazione della Festa dell’Unità di domani, magari a braccetto con il candidato forte delle prossime primarie, resterà deluso. «Matteo Renzi non dovrebbe esserci. Ci saremo io, Debora Serracchiani e il segretario bolognese Raffaele Donini», ha annunciato Bonaccini, che è tornato nel pomeriggio a Roma per incontrare in tarda serata il segretario- premier Renzi .

    Un incontro «decisivo, i cui frutti dovrebbero arrivare oggi», assicurano i suoi, sperando ovviamente che sia Bonaccini il prescelto da Renzi. Più defilati continuano la loro campagna elettorale gli unici due che, finora, hanno avuto il coraggio di metterci la faccia. L’assessore uscente all’Istruzione Patrizio Bianchi, sostenuto dal mondo prodiano, ieri a Bologna ha incontrato i panificatori. «Perché bisogna partire da lì, dalla gente — dice Bianchi, che continua a raccogliere le firme per candidarsi — la situazione in cui è piombato il Pd comincia a diventare difficilmente giustificabile agli occhi dei cittadini»...

    RispondiElimina
  21. Forse siamo all'epilogo delle candidature. Un passo avanti?
    Da il Corriere di Bologna.
    M.

    BOLOGNA - Alla fine sarà un duello tra Stefano Bonaccini e Matteo Richetti ad infiammare le primarie del Pd per le regionali. Dal palco della Festa dell’Unità il segretario regionale ha confermato la propria candidatura.”L’ho già comunicato a Matteo Renzi” ha detto Bonaccini.
    In mattinata si era candidato ufficialmente alla guida della Regione il renziano della prima ora Matteo Richetti , attraverso un lungo post su Facebook.

    Il sindaco di Imola Daniele Manca si era invece già ritirato dalla corsa per la Regione: «Rimango a fare il sindaco di Imola». Il suo nome, sponsorizzato dal governatore uscente Vasco Errani, era da tempo in pole position ma negli ultimi giorni è apparso chiaro che il suo nome non compattava tutto il partito. Di qui la decisione del passo indietro.

    RispondiElimina