venerdì 8 gennaio 2016

PrimalePersone

Dopo il ventennio berlusconiano e tre governi nominati, un parlamento eletto con una legge illegittima vara riforme che stravolgono l’ordinamento dello Stato, colpiscono i diritti dei lavoratori, la scuola, la gestione del territorio, i beni comuni, i diritti dei cittadini sanciti dalla Costituzione a partire dal ripudio della guerra. Si stanno chiudendo le finestre della democrazia sia formale che sostanziale, non c’è più tempo per tergiversare. L’autoritarismo non è più strisciante, ma è ormai conclamato.
Mentre la politica si avvita praticando, in varie versioni, il cosiddetto «pensiero unico» neoliberista, che coincide con la privatizzazione di tutto l’esistente, un mondo operoso e attento ignorato dall’informazione e dalle istituzioni, se non apertamente combattuto, lavora da tempo sottotraccia per cercare di cambiare le proprie vite e il Paese.
Che fare?
La gravità della situazione in cui la politica, in tutte le sue versioni, risulta incapace di una visione rivolta all’interesse collettivo anziché a quello delle solite lobby con cui è irrimediabilmente compromessa, ci induce a cercare insieme risposte creative ed originali, in grado di avviare, attraverso un dialogo concreto con quelle parti della società in cui ciascuno di noi è immerso, un percorso virtuoso e onesto per ricostituire condizioni di vita accettabili per tutti. E’ un proposito molto ambizioso, ma realistico: milioni di persone in Italia, in Europa e nel mondo stanno operando con lo stesso intento e il nostro non sarà che un contributo a un disegno comune.
Il 9 e 10 gennaio a Bologna (Centro Costa, Via Azzo Gardino, 44) ci porremo assieme questa domanda, convinti che oggi nessuno possa avere da solo tutte le risposte necessarie; ma che insieme, sperimentando nuove pratiche e nuove prospettive e dando valore all’intelligenza di tutti, si possa aprire un cammino nuovo. Abbiamo bisogno dell’apporto, della competenza e dell’esperienza di tutti e di ognuno. Pensiamo che le risposte più innovative possano nascere solo dal confronto e dalla interconnessione tra le persone che già danno vita a iniziative sociali, di lotta e di proposta attive su tutto il nostro territorio.
Vogliamo affrontare con voi molte questioni che giudichiamo prioritarie per il nostro Paese: le riforme costituzionali, la legge elettorale detta Italicum e la questione più generale della democrazia oggi; la conversione ecologica dell’economia e la transizione energetica verso un mondo senza più combustibili fossili e minacce per il clima di tutto il pianeta, tema fortemente connesso con la creazione di tanti nuovi posti di lavoro per tutti; il diritto al lavoro, ma anche a un reddito di dignità per tutti coloro che sono senza lavoro; la questione dei migranti e dei rifugiati; il tema della pace e degli equilibri economici e politici in Europa, nel Mediterraneo e nel mondo; la pessima riforma che il governo, e solo lui, ha chiamato della «buona scuola»; il tema dell’organizzazione della sanità e quello più generale della salute di tutti, soprattutto in termini di prevenzione; il tema delle grandi opere che devastano l’ambiente e la vita di intere comunità; quello delle privatizzazioni e dell’esproprio dei beni comuni; il tema dei diritti di tutti e, tra questi, soprattutto di quelli delle donne che subiscono stupri, femminicidi, discriminazioni di ogni genere e che sono sottoposte a mille forme di sfruttamento, anche grazie a un governo che risparmia e taglia ovunque, riducendo lo stato sociale e scaricando le conseguenze di tutto questo sul lavoro di cura non pagato delle donne.
E’ un tema per noi di primaria importanza perché pensiamo che il riscatto della condizione delle donne, e soprattutto di quelle immigrate che vivono qui tra noi come di quelle dei paesi da cui provengono, è la via più efficace per neutralizzare e sconfiggere la violenza feroce che si manifesta in molte delle guerre in corso e in molti dei recenti episodi di terrorismo, la cui posta in gioco principale è il mantenimento o la riconquista di un dominio incontrastato degli uomini sulle donne che continuano a considerare una «cosa loro».
Sono tutti temi fortemente interconnessi tra loro che richiedono una risposta complessiva e sui quali potremmo lavorare insieme.
Tra questi, quello che a noi sembra ricomprendere un po’ tutti gli altri, perché mette in gioco tutti gli aspetti dell’ambiente in cui viviamo e vivranno in nostri figli e i nostri nipoti, l’opportunità di un lavoro giusto e sensato per tutte e tutti, la partecipazione di tutte e tutti, su un piede di parità, alle decisioni relative a ogni aspetto della nostra esistenza, a partire dal che cosa produrre, come e quanto, e che cosa consumare o utilizzare senza più squilibri tra chi ha troppo e chi niente, è il tema attualissimo, dopo il vertice di Parigi COP 21, della conversione ecologica.
Abbiamo comunque delle scadenze immediate a cui far fronte, che si intrecciano strettamente con i temi di carattere più generale: innanzitutto il prossimo referendum per il no alle riforme costituzionali e la proposizione di nuovi referendum contro la legge elettorale detta Italicum, contro la «Cattiva Scuola» e probabilmente contro il Jobs Act. Ma anche attraverso una nuova stagione di proposte di legge di iniziativa popolare con le quali animare l’asfittico e mistificato dibattito nel paese coinvolgendo finalmente i cittadini.
Il passo avanti su cui vorremmo confrontarci tra tutti è rappresentato a nostro avviso dalla possibilità, tutta da costruire se ci sarà la volontà di farlo, di fare rete e sostenerci reciprocamente mettendo a frutto ogni nostra competenza a beneficio degli altri, affinché i nostri sforzi non rischino di essere vanificati andando «tutti alla spicciolata».
Per questo anche il metodo della discussione che vi proponiamo, il world café, è aperto a ogni possibile contributo ed esito. Cominciamo sperimentando tra noi forme di discussione aperte e orizzontali, lavorando in profondità, con lentezza e con dolcezza, come esortava a fare Alex Langer; costruiamo un collettivo dell’autorappresentanza dandoci i tempi che saranno necessari per costruire uno «spazio» di tutti che ridia voce ai bisogni reali, che sappia guardare all’Europa con l’obiettivo di riprendere il cammino profilato a Ventotene e sistematicamente boicottato dai poteri economico-finanziari e da una dirigenza europea appiattita su questi.
Non basta convergere sugli obiettivi, dovremmo darci dei nuovi metodi, promuovendo una profonda trasformazione culturale a partire da noi stessi, che ci faccia transitare tutti da osservatori spesso impotenti di processi decisionali verticistici o anacronistiche forme di assemblea che creano maggioranze e minoranze sempre molto marginali, a promotori di forme 
decisionali partecipative e orizzontali, capaci di creare un confronto aperto e fecondo, relazioni di fiducia e di rispetto reciproco, decisioni condivise e realmente utili a provare a dare risposta ai bisogni del mondo sociale non più prorogabili.
È il momento di assumerci tutti una responsabilità nuova. Vogliamo provarci insieme?

Guido Viale, il manifesto, 7 gennaio 2016

3 commenti:

  1. Si può saperne di più?
    Sei stato?

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  2. Prima le Persone dovrebbe essere il fine della politica. Di tutta la politica.
    Lo è?
    Viale parla dell'appuntamento di Bologna (di cui non ho elementi diretti né letti di conoscenza) come di un "contributo ad un disegno comune".
    Interessante!
    Se ho informazioni corrette questo movimento è composto da persone deluse dall'esperienza elettorale l'Altra Europa con Tsipras. Stando alle premesse di uno degli autorevoli organizzatori di questa iniziativa non si configura, comunque, come la fase costituente di una ennesima formazione politica della sinistra che già conta Possibile, Sinistra Italiana, Coalizione Sociale, L'Altra Europa con Tsipras, L'Altra Europa senza Tsipras, I compagni di Pisapia e sindaci arancioni ...
    "Un contributo" è sicuramente utile. "Un disegno comune" altrettanto!
    Ci possiamo contare?
    Ciao!

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  3. Anch'io non sono stato. Né ho saputo. Stampa e sito Prima le persone, l'assemblea permanente non mi risulta abbiano fornito, ad oggi, resoconti.
    Capisco e condivido le considerazioni di Ciao!.
    Per rendere credibile "un disegno comune" della sinistra italiana credo necessario un impegno straordinario capace di unire pratiche sociali e politiche quotidiane (nei territori e nei luoghi di lavoro e di studio, sui conflitti aperti per uno sviluppo sostenibile ed eco-compatibile, per società multietniche, per conquistare i diritti fondamentali delle persone) e pensieri lunghi (di analisi delle trasformazioni sociali in corso, di classificazione delle nuove priorità e dei soggetti del cambiamento, di individuazione di progetti forti ed ambiti locali ed internazionali di intervento e di azione).
    Non mi pare che molti seguano questo approccio culturale e politico.
    Vedo ancora privilegiare collocazioni e scadenze istituzionali. Importanti, ma non risolutive se proposte come "centro" della mobilitazione.
    Gianni

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