lunedì 25 gennaio 2016

Verso il voto di primavera

Fra sei mesi milioni di cittadini sono chiamati al voto per rinnovare le Amministrazioni in importanti, piccole e medie città.
Quanti elettori si sentono protagonisti di questo appuntamento?

Sicuramente meno di quanto sarebbe richiesto dalla rilevanza dei problemi che abbiamo di fronte e che possono essere affrontati con l'impegno di tutti.
Da tempo, la tendenza è netta: aumentano sfiducia, disinteresse ed astensione.
Perché?
Molti avvertono i Comuni (e i Quartieri) come istituzioni sempre più lontane e incapaci di governare davvero e in autonomia le profonde trasformazioni sociali in atto. Condizionati da leggi (nazionali e sovranazionali) che riducono e limitano le risorse a disposizione e che spesso le legano a politiche irrazionali di sfruttamento del territorio e dell'ambiente o a intese ed accordi con consolidati poteri privati.
Istituzioni spesso instabili, inadeguate e in progressiva trasformazione, prive di un disegno organico chiaro, esplicito e strategico; si pensi al superamento delle Province, parzialmente sostituite dalle Città Metropolitane (non elette direttamente) ma con poteri che prevalgono sugli stessi Comuni (eletti dai cittadini). Oppure alle Associazioni ed alle Unioni di Comuni (sempre di secondo grado) incentivate dalle Regioni per gestire servizi comuni e alle Municipalizzate trasformate in Società per Azioni e sempre più aggregate e in competizione tra loro nella gestione di servizi essenziali e Beni Comuni.
Istituzioni rette e dirette da amministratori e manager espressione di partiti o coalizioni sempre più auto-referenziali, privi/e di radicamento sociale e culturale, di frequente intrecciati/e a centri di potere economici e finanziari o a gruppi di interessi e d'affari che rendono troppe volte impercettibili le differenze politiche tra schieramenti opposti che si alternano. Disinteressati ai pronunciamenti popolari ed ai risultati di referendum nazionali e locali.

Da qui nascono alcuni argomenti di discussione, di indirizzo programmatico e di lotta politica. Senza affrontare i quali sarà difficile ripristinare la credibilità della Democrazia e della Costituzione.
1. La scelta di un Progetto Istituzionale nazionale semplificato che valorizzi le Autonomie Locali, la partecipazione, il concorso e la responsabilità civica dei cittadini e che si basi su: forme esplicite di democrazia partecipativa e deliberativa (Referendum locali, assemblee di scopo selezionate con sorteggio); Consigli (eletti direttamente) realmente rappresentativi delle comunità amministrate e dotati di materie su cui esercitare scelte, indirizzi e controlli; risorse programmate certe trasferite dallo Stato ed ambiti propri di autonomia impositiva al fine di poter investire in progetti specifici e mirati di interesse delle comunità locali; Sindaci ed Amministratori scelti per gestire politiche sociali e del territorio. Con la conseguenza di superare gli Enti di secondo grado (nominati) non organici o funzionali e di conoscere preventivamente i percorsi e le eventuali tappe intermedie.
2. La ri-pubblicizzazione di Beni Comuni (su tutti l'acqua, il ciclo di recupero dei "rifiuti" e dello smaltimento finale degli "scarti" delle produzioni e dei consumi, le reti ferroviarie) che le esperienze nazionali ed internazionali hanno dimostrato di non potere essere lasciate al libero mercato ed alla iniziativa di privati essenzialmente interessati alla realizzazione di utili e profitti e solo secondariamente attenti e rispettosi del rispetto per la natura, l'ambiente ed i bisogni primari delle generazioni future.
3. La definizione di criteri guida per la vita ed il funzionamento delle Istituzioni rappresentative e di governo. Con riferimento: alle incompatibilità di elezione ed incarichi tra i diversi livelli istituzionali; alla impossibilità di sommare contemporaneamente responsabilità di rappresentanza pubblica ed associativa; all'uso sobrio, controllato e controllabile delle risorse della collettività; alla impossibilità di ricoprire cariche pubbliche per persone rinviate a giudizio, a tutela dei singoli e della collettività.

Chi si candida a rappresentare cittadini, ad amministrare grandi città o piccoli Comuni non può eludere questi primi essenziali nodi della vita democratica delle comunità e del paese.


21 commenti:

  1. In effetti in Emilia alle ultime elezioni ha votato meno del 40%.
    Poi si è costituita la Città Metropolitana di Bologna al posto della Provincia.
    Quindi le Associazioni (o Comprensori) si sono consolidate in Unioni ma sono rimasti i Comuni.
    Risultato. Io voto per il Sindaco del mio Comune, ma non per il Sindaco della Città Metropolitana, né per l'Unione che gestisce diversi servizi di cui mi avvalgo.
    Sensato???
    L.

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    1. Molto poco sensato, L.
      Gli esempi che proponi sono un esempio concreto di riforme sbagliate e tali da richiedere idee e progetti alternativi su cui lavorare e battersi.
      Gianni
      Le

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  2. I motivi della disaffezione e dell'astensione sono semplici.
    Io ho votato per l'acqua pubblica, bene comune, ed ho festeggiato il risultato del referendum, ma mi ritrovo con una Azienda locale che si è trasformata in Società per Azioni e come tale si comporta.
    Poi ho sostenuto la preminenza del finanziamento pubblico alle scuole comunali e, vinto il referendum, il sindaco (di Bologna) ha continuato ad assegnare fondi alle private.
    Alle elezioni ho contribuito a dare la maggioranza relativa a Bersani (con dubbi) e all'Italia Bene Comune e mi sono trovata con un governo Renzi, Alfano, Lorenzin (opero nella sanità) ed ora anche Verdini ...
    Il mio voto e quello delle brave elettrici (o elettori) a che serve?
    BiBi

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    1. Capisco bene. Sono parte delle ragioni che mi portano a sostenere l'urgenza e la possibilità di costruire nella società e nelle istituzioni progetti di Riforme, soggetti politici ed alleanze alternative, condizionanti ed anche maggioritarie.
      Dalla crisi di credibilità e di fiducia delle attuali classi dirigenti e dei falsi portatori di "rottamazione" alleati nella sostanza con le forze conservatrici ed i "padroni del vapore" si può uscire anche con un cambiamento radicale, nell'interesse della democrazia e della maggioranza dei cittadini.
      Per determinarlo, bisogna volerlo e perseguirlo con apertura, coerenza, determinazione. Senza arrendersi alle naturali diversità di un ampio fronte ed alle divisioni politiche del presente da superare.
      Gianni

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  3. Mi risulta che le norme sulle Città Metropolitane offrono anche la possibilità che a scegliere il Sindaco Metropolitano siano tutti coloro che risiedono nel territorio interessato. La condizione è che si superi il Comune capoluogo e si trasformino le Circoscrizioni / Quartieri in Municipalità sostanzialmente parificate agli altri Comuni della provincia.
    Per intenderci. Su Bologna.
    Ipotesi attuale. La Città Metropolitana è un organo di secondo grado. Il Sindaco è quello di Bologna (Merola o chi verrà) l'Assemblea è composta dai Sindaci, tra cui vengono scelti quelli con Deleghe Metropolitane (Conti di San Lazzaro per l'Urbanistica e il Territorio, Priolo di Calderara per le Infrastrutture ad esempio, se ben ricordo).
    Altra possibilità.
    La Città Metropolitana è eletta direttamente dai propri cittadini. Così il Sindaco e il Consiglio (con le regole attuali, primo turno ed eventuale ballottaggio) sono scelti dai bolognesi, dagli imolesi, dai zolesi, dai porrettani, etc. ... Contemporaneamente si eleggono le Municipalità di Imola, Zola Predosa, Porretta-Granaglione, Navile, Borgo-Reno, Savena, etc. ...
    Insomma, scelta ardua. O si rinuncia a fare scegliere a tutti i cittadini il Sindaco ed il Consiglio Metropolitano oppure si cancella il Comune di Bologna.
    Ecco perché mi pare che il punto 1 del post di fatto e giustamente mi pare proponga di riaprire il discorso (Progetto Istituzionale nazionale semplificato).
    Ciao!

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    1. Ciao!, è così.
      In primavera si voterà come tu dici. Ma personalmente sono interessato a confrontare anche le proposte di Riforma istituzionale e delle Autonomie locali. Perché conto che prima di ritornare al voto amministrativo si possano risolvere definitivamente le evidenti contraddizioni in essere anche qui denunciate.
      Gianni

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  4. Mi pare interessante approfondire il punto 2.
    Il Governo Renzi propone di ridurre drasticamente le aziende di servizio locali (ex Municipalizzate).
    In Emilia Hera ed Iren ad esempio, che gestiscono le reti e le forniture di acqua e gas. E che, negli anni della cosiddetta liberalizzazione, sono diventate a partecipazione di privati e quotate ...
    Questo processo andrebbe dunque sostenuto o interrotto innestando una sostanziale retromarcia che assicuri progetti e controllo pubblici?
    *****

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    1. Le Municipalizzate gestiscono anche "i rifiuti", le discariche e gli inceneritori ... come dice il post.
      Se gestiscono privati che ci investono è naturale ritenere che vogliono produrre un ritorno ...
      Quindi personalmente sarei per introdurre la retromarcia. Pur sapendo che la gestione pubblica non è per definizione migliore ed efficiente. Come dimostrano gli affari e la corruzione diffusi.
      Franca

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    2. Non userei la retromarcia. Non ho nostalgie di un passato che probabilmente ha contribuito a determinare il presente.
      Sono piuttosto e decisamente per una svolta rispetto ad una ideologia neo liberista che ha contribuito alla crisi attuale e ad uno sviluppo insostenibile della società in cui viviamo.
      Gianni

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  5. Trovo molte cose interessanti. Altre troppo sommarie e non chiare.
    Evidenzio queste ultime.
    i Referendum. Oggi mi sembrano uno strumento svuotato. Troppe esperienze deludenti. Potranno essere rivalutati?
    Le Assemblee di scopo selezionate con sorteggio (vedi al punto 1)? Di che si parla? Sicuramente mi sono persa qualcosa.
    s.

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    1. Perché no. I referendum sono uno strumento della democrazia. Alcune esperienze hanno sicuramente contribuito alla crescita culturale e civile del paese. Certamente vanno ripensati (andando oltre gli abrogativi e pensando ai propositivi), regolamentati meglio (ragionando sul numero delle firme necessarie e sulle percentuali per renderli validi e vincolanti).l
      L'istituzione di assemblee rappresentative selezionate con sorteggio (propositive ed anche deliberative) hanno una origine lontana (da Atene a Venezia) e sono state recuperate di recente di fronte alla crisi della democrazia delegata, rappresentativa e dei partiti (nel nord America ed Europa). Meritano interesse ed approfondimento. Ne parla diffusamente in un recente saggio l'autore belga David Van Raybrouck. Lo consiglio.
      Gianni

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    2. Il titolo del saggio di David VR?
      s.

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    3. "Contro le elezioni. Perché votare non è più democratico". Serie Bianca. Feltrinelli Editore.
      Gianni

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  6. Ok, le istituzioni si possono anche migliorare.
    Ma il problema mi pare sia quello di mettere d'accordo un numero significativo e maggioritario di politici e cittadini (si dovrà ratificare, no?).
    Poi, bene le Istituzioni migliorate e semplificate.
    Ma restano i politici e i partiti che le occupano e gestiscono gli affari loro (o no?).
    Quindi il problema è quasi irrisolvibile. Abbastanza scoraggiante.
    Nik

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  7. Difficile negare che ci siano problemi nella politica e nei partiti.
    Però io non conosco una democrazia forte senza politica e partiti.
    Dove non ci sono comanda la legge della giungla e del più forte.
    Antonio

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    1. Posso convenire. Ma è pur vero che oggi la distinzione tra Destra e Sinistra si è assai ridotta. Al centro e in periferia.
      Abbiamo votato nel 2013 per Bersani, Monti, Berlusconi o Grillo e ci ritroviamo con un Governo Renzi-Alfano-(Verdini) ...
      Abbiamo eletto Ignazio Marino ed è stato dimesso da PDR-AP-(FI) dal notaio ...
      Ora a Milano pare si dovrà votare per Sala, già Morattiano e ora Renziano ...
      Per non parlare di Sicilia e Campania.
      Ecco perché insieme a tanti no è ora di SI.
      Sic

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    2. Sicuramente tutte le osservazioni contengono verità.
      Con Nik concordo sull'analisi: la crisi è insieme politica e istituzionale.
      Di Antonio condivido il bisogno attuale e futuro di politica, partiti e movimenti rappresentativi di bisogni, visioni e progetti.
      Come Sic penso che i partiti hanno ridotto la loro funzione a mera gestione del potere e che si è aperto uno spazio ampio per una moderna e radicata forza di sinistra.
      Tuttavia per avviare un cambiamento profondo sono convinto occorra un soggetto politico a livello internazionale (neppure solo Europeo), capace di interpretare interessi e bisogni di larga parte delle classi sociali subalterne ed emarginate, in grado di esprimere un progetto di governo fondato su istituzioni democratiche partecipate, cooperazione, conversione ecologica e pacifica delle produzioni, giustizia sociale, diritti universali delle persone e dei popoli.
      Oggi una Internazionale che persegue questi obiettivi non c'è. Ci sono esperienze nazionali interessanti ma ancora minoritarie. Il cammino è lungo e impegnativo. Determinante sarà l'incontro e il protagonismo delle giovani generazioni.
      Gianni

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  8. Molta carne al fuoco , nella riflessione di Gianni e nei vari commenti .
    Andando oltre il tema portante mi pare si possa coniugare trovando il nesso tra partecipazione,Democrazia, rappresentaza .
    O questi tre semplici concetti trovano una risposta che renda nuovamente credibili le Istituzioni Democratiche ,fino ad oggi conosciute , o ci avvieremo .lentamente ma inesorabilmente verso società sempre più avvitate in cerchi concentrici portatori di esclusioni . Una grande torre corre un piccolo vertice che governerà sugli strati sottostanti .
    Questo il modello che si tenta di imporre a noi trovare il modo di scardinarlo , scorciatoie non ne vedo o si partecipa o ci si arrende o si spera in una diffusa rivolta degli ultimi.
    Una considerazione sul sorteggio ; Penso che una cosa ,il sorteggio, non automaticamente escluda una Democrazia elettiva ,penso che bisognerebbe veramente trovare pesi e contrappesi che definascano come e quali meccanismi siano adatti per determinare come arrivare ad un sorteggio di organi decisionali ,o solo consultivi,ed in quali ambiti ,locali o più vasti . Non semplice, la Democrazia si può coniugare in mille modi ma di regole e contrappesi ha bisogno.
    Altrimenti scelgo Prohudon.
    Ciao
    G.

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    1. G., sicuramente "molta carne al fuoco".
      Vogliamo aggiungere anche Pierre Joseph Proudhon (1809-1865)? Figura sicuramente di rilievo e complessa. Si possono approfondire, nel 150esimo della morte, il suo pensiero e le sue tesi.
      Quanto al contemporaneo David Van Reybrouck: le sue conclusioni portano ad un "modello birappresentativo, una rappresentanza nazionale che sia risultato di un meccanismo che associ elezione e sorteggio. Entrambi hanno le loro virtù: le competenze dei politici di mestiere e la libertà dei cittadini che non hanno bisogno di farsi eleggere. Il modello elettivo e il modello aleatorio funzionerebbero insieme".
      Che dire? Pesi e contrappesi. Forse qualcosa di più di una bella provocazione!
      Anche rispetto al referendum d'autunno.
      Gianni

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  9. Si. Concordo sul fatto che bisogna avere idee più chiare anche (non solo) rispetto alla vita istituzionale e della organizzazione dello Stato.
    Riguarda la possibilità delle donne e degli uomini di sentirsi parte della grande famiglia italiana. Di amarla e di sentirsi responsabili verso i propri figli e nipoti.
    Lo dico anche perché nell'anno in cui ci si esprimerà sul referendum di convalida della Riforma Costituzionale c'è un contrasto forte tra Legge che istituisce il Senato eletto dalle Regioni e l'impoverimento programmatico dei governi locali. Due esempi. In Emilia: si dice che il contrasto istituzionale sul Passante Nord (variante autostradale) che vede il Comune di Bo. contro la Regione E.R., sarà risolta in primavera dal Governo nazionale. A Napoli. Renzi ha concordato con Apple un grande progetto di sviluppo della Multinazionale sulla testa del Comune. Anche così si fa campagna elettorale ...
    Roki

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    1. Si, Roki.
      Questo sarà un anno importante: prima il voto amministrativo, poi il referendum sulle modifiche costituzionali.
      La crisi, neppure solo nazionale come sempre più si evidenzia, richiede una visione generale e risposte complessive.
      Valorizzare le Autonomie Locali ed il protagonismo dei cittadini è funzionale ad una Democrazia partecipativa che accresce la responsabilità e la cooperazione.
      Altro è accentrare poteri, accentuare delega e comando, sostenere leadership forti, sottolineare le virtù degli individui e del privato sul pubblico e sul collettivo.
      Esprimono una idea di Governo verticistica ed autoritaria.
      Gianni

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