lunedì 4 gennaio 2016

In val di Savena tagliati 50mila alberi

Mentre la città soffoca per lo smog, alle sue porte c’è chi taglia gli alberi che assorbono gli inquinanti. 
Dodici chilometri di argini del Savena dal ponte delle Oche fino alla zona protetta “Sic” a ridosso del contrafforte pliocenico nel Comune di Pianoro, rasi al suolo. 
Il WWF, che a giorni presenterà un esposto alla Procura della Repubblica, dopo che già due iniziative analoghe furono prese dal Corpo forestale, ha calcolato che siano stati spazzati via 50 mila alberi di alto fusto equivalenti a circa 30 ettari di bosco.




La vicenda inizia nell’estate dell’anno scorso quando Comune e Regione decidono di prendere precauzioni in seguito a ripetuti straripamenti del Savena causa ostruzione di ponti da parte di ramaglie e tronchi. Il Comune chiede l’autorizzazione all’Autorità di bacino del Reno per intervenire. Permesso che viene accordato limitatamente a un taglio «selettivo» della vegetazione sulle sponde (quella «secca, ammalorata, inclinata e cresciuta a ridosso della strada o all’interno dell’alveo» si legge nella delibera). Viene quindi bandito l’appalto vinto da tre ditte toscane che a loro volta subappaltano. La gara è «a compensazione», vale a dire a costo nullo per il Comune giacché i lavori vengono pagati con il legname disboscato. Ne consegue che il guadagno è direttamente proporzionale alla quantità di tronchi tagliati. Fatto sta che i «boscaioli» decidono di ottimizzare gli introiti abbattendo tutto per dodici chilometri. Non solo. Iniziano proprio dalla zona protetta di interesse europeo per la biodiversità, quella tutelata dalle normative “Sic”.

Sia il Comune di Pianoro che la Regione sono così costretti a intervenire, quando però le motoseghe avevano già raso al suolo 2700 metri quadrati di vegetazione autoctona come querce, frassini e olmi di alto fusto. Secondo l’esposto del WWF, lo sconfinamento in area protetta è stato ben più ampio: 30mila metri quadrati «senza la necessaria ‘valutazione di incidenza’ il che costituisce una violazione grave». «Nessuna autorizzazione è stata mai rilasciata per intervenire in quella zona» è la risposta delle istituzioni agli ambientalisti. La Forestale invia due esposti, uno a fine 2014 e l’altro tra la primavera e l’estate 2015. Malgrado l’incidente («il cartello della zona tutelata era coperto dalla vegetazione» scrive il dirigente del comune di Pianoro), il disboscamento sul Savena prosegue a ritmo serrato e si completa alla fine dell’estate scorsa. «Un danno enorme — commenta Fausto Bonafede, botanico del WWF e promotore dell’esposto — non solo per la perdita di un patrimonio di vegetazione utile ad assorbire i gas inquinanti, ma anche perché modificherà per sempre paesaggio e qualità della vegetazione stessa lasciando spazio a specie infestanti quali l’alianto e la robinia a scapito di querce e frassini».

I primi effetti si sono già visti nei tratti disboscati. La mancanza dell’ombreggiatura, con conseguente innalzamento della temperatura dell’acqua, e la presenza di nutrienti del terreno hanno prodotto un’anomala proliferazione di alghe. In molte zone è comparsa anche un’accentuata erosione delle sponde. «Interventi come questi, a decine in Emilia e migliaia in Italia — prosegue Bonafede — vanificano i sacrifici per migliorare la qualità dell’aria. Inoltre, le ostruzioni dei ponti non sono dovute alle piante vive sulle sponde, ma al legname secco nell’alveo. Quello andrebbe tolto non gli alberi sani che rallentano la corrente e salvaguardano la stabilità delle sponde stesse». Ma il danno è ormai fatto, compreso quello in zona protetta.

Forse qualcuno doveva controllare che il taglio fosse «selettivo» 
come prescritto nelle delibere e non totale. Sta di fatto che lo spettacolo di desertificazione lungo il torrente ha indotto il comune di San Lazzaro a rinunciare alla ripulitura per non “pelare” l’intero alveo coi danni paventati dal WWF. L’esposto, firmato anche da un’altra decina di associazioni, documenta altresì che dopo il disboscamento sono stati lasciati cumuli di ramaglie e tronchi secchi in alveo tali da aggravare il rischio idraulico.

Valerio Varesi, la Repubblica, giovedì 31 dicembre

7 commenti:

  1. Pazzesco!
    Ma è possibile che un Comune faccia un contratto "a compensazione"?
    Insomma possibile per un Amministratore o per un funzionario pubblico dire: "Tu fai una attività ed io ti pago in natura"? Potatura o tagli per legno?
    Anna

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  2. Straordinaria efficienza amministrativa.
    Come si suol dire, due piccioni con una fava!
    Si prova la resistenza dei nostri polmoni alla mal'aria e la capacità del territorio di reggere le prossime intense piogge stagionali.
    Mario Cinico

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  3. Hanno fatto piazza pulita quella strada la percorro spesso . Non c'è più un albero . Possibile che nessuno si sia accorto di nulla in tempo .

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  4. Il sindaco di Pianoro ammette lo sconfinamento del taglio in limitate zone di parco, ma sostiene la necessità degli interventi lungo l'alveo del fiume.
    Tuttavia non spiega che tipo di contratto è stato fatto tra Comune ed aziende. Possibile saperne di più?
    Anna

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    1. Ma quanto mai "contratti a compensazione"?
      Mi pare che recentemente anche Cantone (!) abbia denunciato i cosiddetti "Global Service". Che vincolano progetti / investimenti alla gestione pluridecennale dei gruppi / aziende che realizzano / finanziano.
      Ciao!

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  5. ... poi ci sono quelli che costeggiano la A14 da Castel San Pietro a San Lazzaro e che sono a rischio per il progetto di complanare a nord ...
    Denuncia di Legambiente a la Repubblica nei giorni scorsi.
    L.

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