| Quando le contraddizioni e i conflitti del mondo vengono ripresi dalla finestrella ... |
Al tempo delle guerre con decine di migliaia di vittime civili che nessuno dice di volere ma che autocrazie d'Oriente e democrazie d'Occidente preparano con sempre maggiori spese militari e investimenti in tecnologie per il controllo dei cittadini e delle comunità; di fronte a contrapposizioni virtuali e di quotidiana propaganda costruite ad hoc per dividere persone e classi subalterne (potenzialmente interessate a radicali cambiamenti sociali in direzione della conversione ecologica di produzioni e consumi e della giustizia sociale) occorre coltivare ogni piccolo e grande segnale di indignazione, di proposta e di ribellione.
Fin qui nessuno ha ancora adeguatamente riflettuto sulle ragioni che hanno portato, dopo anni di attività di gruppi e di movimenti per la pace, per il disarmo e la non violenza, per la cooperazione medica ed assistenziale, milioni di persone di diversi paesi del mondo a manifestare nelle piazze - come da decenni non si vedeva - per Gaza, per la Global Sumud Flotilla e per la Palestina ... E poco o nulla si discute ora degli obiettivi politici e di governo da perseguire nelle Istituzioni rappresentative per valorizzare e fare pesare la grande risorsa di umanità e di partecipazione popolare che si è mobilitata.Al contrario pare che partiti, politici ed amministratori di maggioranza e minoranza ricerchino diversivi e narrazioni che eludono i nodi reali del presente, per focalizzare l'attenzione su questioni di risulta e conseguenti. Solo un cenno rispetto alla vicenda che tiene banco in questi giorni a Bologna per effetto della contesa tra il Sindaco Matteo Lepore ed il Ministro Matteo Piantedosi in merito a Virtus - Maccabi: quasi che il nodo del contendere potesse essere ridotto alla scelta del luogo e del momento in cui svolgere questa partita, messa "a rischio" - secondo esponenti di Destra e del Centro Sinistra - da gruppi e collettivi "irresponsabili e violenti". Eludendo così - entrambi e volutamente - il nodo vero del confronto Politico: ovvero, le azioni necessarie ed urgenti da intraprendere, qui ed ora, affinché il mondo che sostiene la Carta dei Diritti e dei Doveri universali e le uniche legittime Istituzioni internazionali (ancora riconosciute da una maggioranza di Paesi, non da tutti) arresti il genocidio ancora in corso da parte dello Stato d'Israele governato da Bibi Netanyahu. In altri termini, le decisioni che l'Europa può e deve assumere nelle sedi deputate per interrompere "la doppia morale" con cui si escludono squadre russe dalle massime competizioni sportive e si accettano quelle di Tel Aviv. Nonché le pratiche assai diffuse che censurano artisti e cultura russi mentre mentre si accolgono con naturale ospitalità militari ed esponenti del governo israeliano che rivendica azioni criminali internazionali.
Forse è inevitabile che in questo contesto provinciale, da periferia dell'impero (qui USA, altrove di altri), un evento di carattere mondiale come COP30 conclusa in questi giorni a Belem sia passato senza significativi momenti di confronto politico e culturale.
In questi decenni le classi dirigenti nazionali, gli amministratori e i partiti hanno operato senza lungimiranza, visione, cultura della prevenzione, dell'interesse generale e intergenerazionale. Ancora un piccolo ma concretissimo riferimento locale: a Bologna la Giunta Lepore ha proceduto a rimuovere un simbolo della Amministrazione Imbeni come l'intitolazione del Parco Chico Mendes, il sindacalista ecologista della Amazzonia brasiliana assassinato nel 1988 dai latifondisti contro cui lottava al fianco delle popolazioni indigene che anche nei giorni scorsi hanno manifestato nella Città in cui si svolgeva COP30. Purtroppo occorre constatare che questo atto non è da annoverare tra gli "incidenti" frutto del naturale rinnovo degli amministratori. No, questa scelta ha coinciso con la volontà del PD di rinunciare definitivamente alla Fascia Boscata progettata e prevista nel Piano Urbanistico Generale degli anni '80 per realizzare al posto di migliaia di alberi ed arbusti le nuove corsie di asfalto e cemento del Passante di Mezzo che Matteo Renzi, Stefano Bonaccini, Virginio Merola e Giovanni Castellucci sottoscrissero nell'aprile del 2016 stringendo un Patto di ferro che ancora oggi Comune e Regione sostengono. Non curanti del consumo di suolo record e delle ripetute alluvioni che hanno interessato la Città e la Regione. Inoltre, indifferenti alle prese di posizione di movimenti ambientalisti, personalità dalla cultura scientifica, forze di destra e di sinistra. Privi di parole e di risposte verso il pronunciamento della Consulta Comunale del Verde, che nell'intento di preservare suolo vergine, natura e biodiversità ed estendere ulteriormente il verde urbano ha proposto (17 voti favorevoli, 1 contrario e 6 astenuti) di riaprire tutti i parchi ed i giardini chiusi con le reti arancioni per avviare i lavori del "Lotto 0, propedeutici ai cantieri del Passante di Mezzo" nell'inverno 2022-23.
Evidentemente le politiche e le azioni positive per frenare i mutamenti climatici, per ridurre progressivamente le emissioni inquinanti, per uscire dal fossile, per praticare conversione ecologica delle produzioni industriali, per investire sulle energie rinnovabili e sulla riforestazione del Pianeta, per finanziare economie sostenibili nei paesi in via di sviluppo, per salvaguardare suolo e rigenerare boschi e verde nelle grandi metropoli e nelle città ... sono considerate da queste classi dominanti e questi partiti questioni troppo grandi, ambiziose, di prospettiva ... E risultano divisive per i sistemi di potere consolidati e le coalizioni al governo.
Tocca, dunque, ancora una volta ad associazioni, movimenti e cittadini argomentare, proporre, mobilitarsi, entrare in azione con creatività, intelligenza e determinazione per spostare rapporti di forza sociali e politici e per conquistare risultati tangibili per la qualità della vita delle persone e delle comunità.
Come sabato scorso ha fatto a Bologna e in tutta Italia Extinction Rebellion.
Extinction Rebellion tinge di verdi fiumi, mari, laghi e fontane in tutta Italia. “Fermare l’Ecocidio”
Negli ultimi giorni della COP30 a Belèm in Brasile, le acque di 10 città italiane sono state temporaneamente tinte di verde da Extinction Rebellion. Una protesta dal forte impatto visivo, realizzata
tramite l'utilizzo di fluoresceina, un sale sodico totalmente innocuo, regolarmente usato per monitorare i
flussi idrici nei fiumi dagli speleologi o dai subacquei in mare. Con lo slogan “Fermare l’ecocidio”, decine di persone sono scese in piazza in tutta Italia per denunciare le “politiche ecocide” del Governo Italiano e
rendere visibili i luoghi in cui queste stanno già producendo danni concreti. In alcune città sono stati infatti tinti di verde i fiumi, come il Po in secca ai Murazzi di Torino, il Reno nel Canale delle Moline a Bologna, la Darsena ai Navigli a Milano, il torrente Parma a Parma e il fiume Tara a Taranto, pesantemente contaminato dall’ex ILVA e adesso minacciato dal nuovo dissalatore. Mentre in altre città si è trattato di acque di mare, come le acque del Canal Grande di Venezia – dove era presente anche Greta Thunberg – e di Trieste, e dell’antico porto de La Cala a Palermo. In città come Padova e Genova sono state tinte di verde le acque della fontana in Prato della Valle e in Piazza De Ferrari. A Venezia le forze dell’ordine sono intervenute identificando diverse persone presenti e sequestrando strumenti musicali e lo striscione che era stato esposto.
«Si sta concludendo il più importante summit globale per definire accordi politici internazionali volti a
contrastare il collasso climatico e sociale, e anche questo anno l’Italia è stata tra i Paesi che hanno
maggiormente ostacolato le misure più ambiziose» commenta Paola da Venezia. Nei giorni scorsi, alla
COP30 di Belém era stata infatti presentata una prima bozza di accordo che includeva l’uscita dai
combustibili fossili, sostenuta da 82 delegazioni, ma che ha visto tra le altre l’opposizione dell’Italia e della Polonia. Per ottenere l’adesione anche di questi due Paesi è stato necessario riformulare il testo con una proposta più debole dell’UE, poi ulteriormente ridimensionata in una bozza circolata nella notte di venerdì 21, che ha seminato lo sconcerto: l’abbandono dalle fonti fossili era infatti uscito dal testo. Il risultato è un compromesso che molti osservatori giudicano insufficiente e decisamente tardivo rispetto a quanto la comunità scientifica considera indispensabile a contenere il riscaldamento globale e proteggere miliardi di persone dagli impatti più gravi della crisi climatica.
«Tingiamo quindi simbolicamente di verde le acque di tutta Italia, molte delle quali giornalmente
contaminate dalle industrie sostenute dal nostro stesso governo, perché questo è il mondo verso cui ci stanno trascinando le attuali politiche climatiche» commenta Selene dalla riva del fiume Tara, a Taranto. Le proiezioni internazionali confermano infatti che le attuali politiche dei governi porterebbero a un aumento medio delle temperature globali di 2,6°C entro fine secolo, un livello che – come ha ricordato anche il segretario generale dell’ONU Antònio Guterres – aumenterebbe drasticamente il rischio di superare diversi punti di non ritorno climatici e renderebbe intere zone inabitabili, costringendo miliardi di persone a migrare. «Un mondo a 2.6 °C significa un disastro globale. Significa acidificazione dei nostri mari, perdita delle barriere coralline, deterioramento a lungo termine delle calotte glaciali e la conversione della foresta pluviale amazzonica in una savana. Significa siccità, monsoni, calore e umidità letali, con conseguenti crolli dell’agricoltura e dei nostri stessi mezzi di sussistenza. Significa miliardi di persone costrette a lasciare le loro terre». L’Italia, in questo scenario, gioca un ruolo chiave. È infatti oggi il sesto paese al mondo per investimenti in combustibili fossili, con un piano energetico nazionale legato al gas in Africa (il Piano Mattei) e che ha recentemente dato il via libera a 34 nuove licenze per nuove trivelle.
Due anni fa, alla fine della COP28 a Dubai, Extinction Rebellion aveva colorato di verde i fiumi e i mari di cinque città italiane per dire al mondo che “mentre i governi continuavano a parlare, il mondo stava andando incontro al collasso climatico”. Sono passati due anni, il pianeta ha raggiunto nuovi record di temperatura, nuovi eventi climatici estremi hanno causato altre vittime e generato danni incalcolabili su tutto il territorio.
Di fronte a tutto questo, il movimento è tornato in azione raddoppiando il numero delle città coinvolte:
dalle 5 città del 2023 si è passati alle 10 di oggi. «Mentre il governo italiano e la lobby del fossile hanno
contribuito a sabotare l’ennesima occasione per invertire la rotta e si apprestano ad approvare una nuova
finanziaria di guerra, quelle acque verdi continuano a diffondersi in tutto il Paese» afferma Bianca da
Torino. «È il momento di fermare l’ecocidio e pretendere scelte politiche coraggiose, che siano finalmente
all’altezza della più grande crisi che l’umanità abbia mai affrontato e capaci di proteggere la vita e i diritti
di ogni essere vivente sulla Terra».
Extinction Rebellion (22 novembre 2025)
| Incatenati al cancello sostengono: "Dopo 10 anni dagli accordi di Parigi, la situazione è solo peggiorata: abbiamo superato l'1,5% gradi in più. Stop Ecocidio" Qui una testimonianza delle mobilitazioni del 2015 per COP20 |
| Sul lato di via delle Moline, altr3 attivist3 con microfono argomentano ... |
| ... verso bolognesi e turisti che si apprestano ad osservare dalla finestrella che si apre sullo storico Canale di Reno |
| Con foto ... |
| ... e filmati |
| Immagini e contraddizioni di questo tempo ... |
| Eccoci: "STOP ECOCIDIO" ... |
| Il colore verde delle acque del Canale di Reno sul lato opposto dell'affaccio da via delle Moline ... |
| Altra persona, altra foto ... |
| Al ritorno in via Augusto Righi, la presenza massiccia di agenti della Polizia Locale ... |
| Chiedono conto della "protesta" ... |
| Una prima attivista esce scavalcando la cancellata ... |
| Un'altra sotto il controllo degli agenti ... |
| la Repubblica su COP30: "Clima, accordo al ribasso. L'addio a petrolio e gas resta ancora un miraggio" ... uno dei pochissimi articoli sui quotidiani mainstream (23 novembre 2025) |
| Sul quotidiano comunista il manifesto: "la COP chiude, senza traccia dei combustibili fossili" e, a lato, "Ecoblitz, a Venezia con Greta" Tumberg ...(23 novembre 2025) |
Grazie alle ragazze di XR per l'azione. A te per l'informazione e la rassegna stampa.
RispondiEliminaCondivido la considerazione sul "provincialismo" nazionale e sui silenzi irresponsabili. Sarà che l'impero di riferimento (Trupland) neppure era presente, a negare il suo apporto alla Conferenza e agli impegni assunti nelle precedenti edizioni.
Le questioni discusse a Belem sono invece fondamentali per chi ha a cuore la vita sul Pianeta e di tutti noi. Discutere collettivamente gli obiettivi in ogni comunità mi pare la condizione minima per evitare disastri naturali che si ripetono in ogni continente o crisi industriali che minacciano l'occupazione.
Molto problematica per questo mi sembra l'assenza dei sindacati operai.
Ciao!
Giusta critica a Lepore e C.
RispondiEliminaNe avrei un'altra relativa a Bologna 30. Non per associarmi ai nezazionisti del provvedimento ma per discuterne l'approccio riduttivo e privo di cultura urbanistica.
Oggi una ciclista è stata investita su una pericolosa ciclabile.
Per dare sicurezza a tutti e rispettare gli impegni presi con i bolognesi e l'Europa sulla neutralità carbonica, si, bisogna fare una rivoluzione culturale e sociale con grandi risorse per il trasporto pubblico. Solo così si alleggerisce la congestione del traffico privato e si rassicurano quelli che possono diventare i "ciclisti quotidiani" (non li chiamavamo così qualche anno fa?)
DG
Giusta critica a Lepore e C.
RispondiEliminaNe avrei un'altra relativa a Bologna 30. Non per associarmi ai nezazionisti del provvedimento ma per discuterne l'approccio riduttivo e privo di cultura urbanistica.
Oggi una ciclista è stata investita su una pericolosa ciclabile.
Per dare sicurezza a tutti e rispettare gli impegni presi con i bolognesi e l'Europa sulla neutralità carbonica, si, bisogna fare una rivoluzione culturale e sociale con grandi risorse per il trasporto pubblico. Solo così si alleggerisce la congestione del traffico privato e si rassicurano quelli che possono diventare i "ciclisti quotidiani" (non li chiamavamo così qualche anno fa?)
DG
Anche a Bologna gli amministratori non rispondono e proprio ieri la Consulta del verde ha pubblicamente lamentato di essere ignorata. Poi ci si lamenta del non voto?
RispondiEliminas.f.
Due considerazioni da non rimuovere.
RispondiElimina1) Le Cop (dopo Parigi) hanno perso presa. Almeno qui in Europa mi sembrano incomprensibilmente snobbate dalle classi dirigenti che sempre più si concentrano su altri obiettivi come la sicurezza, il riarmo, la prontezza.
2) La vicenda palestinese resta attuale e per nulla in risoluzione. Questa mattina vi è stata una operazione militare israeliana in Cisgiordania e a dicembre, per chi non lo sapesse ancora, a Bologna arriverà l'Hapoel di Tel Aviv. Il problema si risolve con lo spostamento dell'incontro in Fiera come pare credere il sindaco? Mi parrebbe una errata sottovalutazione della questione.
L.
PS. Dopo le due considerazioni, una osservazione per quello che a me pare un refuso.
RispondiEliminaPerché verdi e non verde nel titolo dell'articolo di Extinction Rebellion?
L.