A Bologna, in piazza del Nettuno, una manifestazione di protesta e di impegno civile ... |
"L'unica cosa che importa a chi muore di fame, di bombe e di fucilazioni è che l'orrore finisca, che Netanyahu sia forzato a negoziare tramite un ultimatum ravvicinato. Che cessino, se l'ultimatum è disatteso, le forniture d'armi, le relazioni diplomatiche ed economiche con Israele".
Lo scrive Barbara Spinelli su il Fatto Quotidiano, in un articolo critico (vedi sotto) nei confronti delle "chiacchiere senza fatti" che si sta svolgendo in Europa, tra Macron, Starmer, Mertz, Meloni, Von der Leyen ...Eppure, anche questa è una prospettiva che mette in conto tempi lunghi per chi subisce quotidiane violenze.
Perché non proporre, ricercare, assumere una iniziativa ancor più coraggiosa, spiazzante, forse efficace: l'invio a Gaza ed in Cisgiordania di una delegazione internazionale pacifica, autorevole e di massa di interposizione che costringa ogni interlocutore - in primo luogo il Governo e l'Esercito di Israele - a dover riflettere e pensare concretamente a fermare la guerra, a sedere ad un tavolo per la pace, a misurarsi finalmente con una soluzione di prospettiva, da concordare con gli avversari ed una pluralità di garanti; una soluzione fondata sul riconoscimento di diritti e doveri universali, dei popoli e delle persone. Unica alternativa resterebbe quella di dovere sparare su una missione internazionale di persone conosciute, inermi, rappresentanti di una vastissima comunità e sfidare, così, il mondo intero. Cosa osta a promuovere e realizzare un simile atto?
Imporre senza l'uso delle armi la fine del genocidio, dello stermino in corso e garantire un intervento di organizzazioni sanitarie mondiali preposte ad occuparsi di emergenze umanitarie è del resto la premessa per l'avvio di una soluzione duratura e definitiva di un conflitto che ha radici profonde e radicate. Che tuttavia propone nodi irrisolti sulle scelte politiche e diplomatiche più opportune per risolverlo.
La questione è discussa e divide, ancora oggi, ogni fronte e tante persone che senza ambiguità e con grande realismo si misurano con i fatti ed i processi che avanzano.
Il civilissimo confronto di merito a cui hanno dato vita sulle pagine de il Fatto Quotidiano lo scrittore Mani Ovadia e il direttore Marco Travaglio (vedi sotto) è solo un esempio, una testimonianza ed invita tutti noi a riflettere, discutere ed affrontare problemi di fondo. O almeno e finalmente a provarci, mentre ci mobilitiamo - quasi ogni giorno - per fermare genocidio, guerre e riarmo.
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Quest'anno ferie di lotta.
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