venerdì 13 gennaio 2023

Il Lazio potrà mai essere "un'isola (giallo)rossa"?

L'appello politico ed elettorale inascoltato di Barca, Castellina ed altri merita adeguate riflessioni ...  










In assenza di una conoscenza adeguata di molti "passaggi" si possono commettere errori. Tuttavia, è forse utile esprimere un punto di vista interessato quanto lontano dalla gestione quotidiana del potere, delle istituzioni e della rappresentanza politica. Avendo come riferimenti due dati ed una prospettiva. Primo dato: il dibattito pubblico nazionale. Secondo: una esperienza consolidata in una realtà locale e regionale diversa ma essenziale per cogliere tendenze e prospettive (soprattutto in questo caso, in cui il PD è uno dei soggetti protagonisti). La prospettiva: costruire comunità di persone libere e lungimiranti, impegnate a praticare diritti e doveri universali, nel rispetto e nella cura della biodiversità essenziale per la vita.

A sinistra è aperto un confronto serrato sulle due candidature prospettate per il prossimo rinnovo dell'Assemblea Regionale e della Presidenza della Giunta del Lazio: quella di Alessio D'Amato, Assessore uscente alla Sanità, PD sostenuto da Calenda, e quella di Donatella Bianchi, giornalista RAI e Presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre, già Presidente di WWF Italia, proposta da M5S e Coordinamento 2050, una lista promossa da Sinistra Italiana, Stefano Fassina, Loredana De Petris, Paolo Cento ed altri.
Autorevoli e stimate personalità (Fabrizio Barca, Luciana Castellina Ida Dominanti, Luigi Ferraioli, Tomaso Montanari, Giorgio Parisi, Christian Raimo, vedi sotto) si sono appellate nei primi giorni del 2023 "a trovare la convergenza su un programma essenziale e su una rosa di figure significative per una candidatura condivisa e allargata" in grado di sfidare (con possibilità di successo) il candidato delle Destre e di Berlusconi, già Presidente di Croce Rossa Italia, Francesco Rocca. Qualcuno ha tradotto "un ticket D'Amato - Bianchi". 
Fin qui pochi i riferimenti a fatti concreti, di e per il governo: quello più significativo è relativo al controverso progetto costruito a Civitavecchia "tra movimenti e Regione per la trasformazione della centrale ENEL di Torrevaldaliga Nord da centrale a carbone a energie rinnovabili, anziché a gas". Un impegno da realizzare, che muove nella giusta direzione della conversione ecologica e che supera la falsa contrapposizione tra "ragioni del lavoro e dell'ambiente". Quasi sempre gli appelli sono stati o apparsi a "competere per vincere": a prescinde da contenuti e programmi per il futuro (ad esempio il nodo storico irrisolto dei rifiuti, un progetto partecipato di economia circolare, lo scontro sul proposito del Sindaco Gualtieri e del PD di finanziare un "termo-valorizzatore" a Roma) e che rinuncia a considerare fatti, pratiche e prospettive nazionali e internazionali. Quasi non si fosse vissuto nella Capitale d'Italia un recentissimo aspro conflitto sulla Amministrazione del Campidoglio, su rigenerazione o speculazione del territorio, su Giustizia e legalità o "mondi di mezzo" e "potere politico - criminale", su Governo Draghi e Agenda delle priorità, su riarmo o spese sociali, su innovazione o conservazione e restaurazione.
Quasi che il futuro della Regione Lazio potesse mai proporsi come "un'isola (giallo)rossa" in un contesto generale che muove in tutt'altra direzione.
Al riguardo lascia interdetti l'intervista di Nicola Zingaretti al manifesto (vedi sotto). Con il Presidente ed ex Segretario PD che pare attribuire per intero a Giuseppe Conte e alla sinistra di Coordinamento 2050 la responsabilità per avere preso atto che il PD di Enrico Letta, di Stefano Bonaccini e C. ha fatto sponda con Calenda e Amici per consolidare la auto-candidatura, da tempo in campo, di D'Amato: "prendere o lasciare".
Un classico per il PD fin qui operante, ad essere obiettivi. Che ritorna, da Segretario in Segretario. Una auto nomina alla centralità, per definizione. Con i potenziali alleati che si aggiungono. Che accettano il ruolo di "secondi" e contribuiscono indicando "il/la vice" o il potenziale assessore, il consigliere. Qualche "virgola" nei propositi programmatici. Nulla più.
Di fronte ai problemi ed alle sfide degli anni 2030-2050 si può continuare così?

L'esperienza in Emilia Romagna è emblematica. Basta ascoltare o leggere il Presidente della Giunta regionale, versione "La destra si può battere", ora candidato considerato "vincente" alla Segreteria nazionale del PD (due cariche pubbliche decisamente non sommabili per qualsiasi persona consapevole della portata dei problemi da fronteggiare). "Massima apertura" a chi è disponibile ad essere della partita, "al seguito": da Italia Viva, ad Azione, da Sinistra Italiana a nuove/i Coraggiose/i. La logica è precisa e ripetuta: "se si lavora e si sta ai detti sulle cose di sostanza, il posto c'è". L'importante è "il gioco di squadra" definito fuori dalle Assemblee elettive, in accordi sottoscritti tra i vertici dei partiti e degli alleati, ovvero nei "salotti" politico - imprenditoriali che contano, nelle rappresentanze (ristrette) del blocco sociale e di potere istituzionale - economico - finanziario che redigono i "Patti". Ad esempio quello "per il Lavoro" (nel mandato scorso, 2014-2020) o "per il Lavoro e per il Clima" (in questo, 2020-2025). Un "banchetto" generoso con tutti, volendo ed accettando le mediazioni imposte dai rapporti di forza dati: Si ai Rigassificatori a Ravenna (uno o due si vedrà) con contratti ventennali; Si alle estrazioni nel sottosuolo (a terra e in mare) in nome della "indipendenza energetica dalla Russia" e "per non essere penalizzati della Croazia"; Si a nuove strade ed autostrade, al Passante di Mezzo, a terze e quarte corsie per "fluidificare il traffico" degli automezzi, per valorizzare la Motor Valley, gli Autodromi e l'indotto locale delle grandi industrie dell'auto; Si agli allevamenti intensivi per accrescere la produzione e le esportazioni degli alimenti tipici del territorio e Si a F.I.CO. (versione uno, fallita, e due ...), Si a nuovi centri commerciali, supermercati ed hub della logistica "per vendere"; Si allo sviluppo degli aeroporti di Bologna, Parma, Forlì e Rimini per generare turismo & affari; Si alle grandi multinazionali che promettono ricerca e innovazione di prodotti anche se "nocivi per la salute" e "cancerogeni"; Si alle industrie del packaging leader mondiali nel settore anche se non sempre campioni di economia circolare; Si alle Multi Utility che dalla gestione dei Beni Comuni assicurano servizi, fatturato e dividendi a soci privati e pubblici (nel tempo impoveriti dai sempre più magri trasferimenti di risorse dai bilanci dello Stato); Si al consumo di suolo vergine per la costruzioni di case, infrastrutture e spazi destinati a vecchi e nuovi "consumatori"; Si alle scuole e alle cliniche private per integrare strutture educative, formative e di cura sempre più in crisi; Si ai "cannoni spara neve di ultima generazione" per contrastare il riscaldamento climatico dell'Appennino che rischia di lasciare inutilizzati i nuovi impianti di risalita al Corno alle Scale ... 
Ecco l'Emilia Romagna di Stefano Bonaccini che va verso gli anni 2030. Con "la Coraggiosa" Elly Schlein in versione "toccata e fuga" ... Indotta? Volontaria? Le inevitabili domande sul perché una esperienza così breve da VicePresidente di Regione dopo il successo elettorale del gennaio 2020 restano ancora senza risposta. Doveva essere liberato il posto per la/il prossima/o candidata/o alla Presidenza (nel 2025)? O sarebbe stata troppo dura la verifica di fine mandato per "l'Ecologista e Femminista" Elly che voleva cambiare direzione allo sviluppo della Regione? 

Anche su Bologna è giusto riflettere. Certo, la lunga esperienza maturata nel PD ha portato, qui, più furbizia che saggezza e lungimiranza nella classe dirigente. Le elezioni del 2021 sono state per molti versi un capolavoro di tattica. Il capolavoro dell'asse Letta - Renzi, forse con il contributo di qualche scaltro bolognese ed emiliano. Da un incontro nazionale è scaturita la sfida Isabella Conti (all'epoca in Italia Viva) - Matteo Lepore (Assessore di Merola, predestinato) che ha fatto uscire il PD da uno scontro tutto interno alle correnti e a candidati semi sconosciuti di modestissimo profilo. Ed ha inscenato Primarie di Coalizione aspre oltre ogni ragionevole motivo: un confronto costruito tra "tradizione" e "rottura", divenuto volgarmente tra "sinistra" e "destra", tra "progressisti" e "sfidanti". Il modo (intelligente, a condizioni date) per schierare truppe di militanti ed aspiranti politici, per mobilitare risorse ed energie storiche e in cerca di spazi: da Sinistra Italiana a vecchi e nuovi democristiani, dal M5S ai Socialisti, da sindacalisti CGIL e CISL a imprenditori di Legacoop e Confindustria, da esponenti dei centri sociali a professionisti di vari "ordini" e grado ... Nella perplessità e nel dubbio di tanti. Grande assente un Progetto forte per la Città e per il Paese, di "sintesi" e di innovazione, di riorganizzazione del territorio nel segno della conversione ecologica e della giustizia sociale, come urgente risposta alla crisi climatica, alle contraddizioni, ai conflitti e alle guerre (già presenti). 
Così, dopo le Primarie, ben il 49% degli elettori aventi diritto si è astenuto dal voto per il Sindaco ed il Consiglio Comunale. Uno su due!

E il primo anno di Amministrazione si è chiuso in sostanziale continuità con il passato e con partecipate manifestazioni popolari che rivendicano una decisa svolta di strategie e di pratiche: sulle priorità infrastrutturali (il 22 ottobre, Convergere per insorgere: No al Passante di Mezzo, Si ad interventi per una mobilità sostenibile e basata su energie rinnovabili), sugli spazi pubblici per fini sociali (il 17 dicembre, lo Street Rave Parade), sull'accoglienza dei migranti e per iniziative di pace e disarmo (il 1° gennaio 2023, con il Portico della Pace). In un pullulare di iniziative e incontri mirati di qualità: di Libera, per la trasparenza delle risorse del PNRR e contro i pericoli rappresentati dalla presenza sul territorio bolognese ed emiliano romagnolo dalle organizzazioni mafiose e dalle loro imprese; di Campi Aperti, per la valorizzazione della filiera del biologico; da Bologna for Climate Justice, da Extinction Rebellion, della Rete Ecologista e dei Conflitti Ambientali per conquistare investimenti e politiche di conversione ecologica che non possono essere rinviate a tempi migliori.

Sul versante dei rapporti politici vale la pena sottolineare che l'entrata del M5S in questa coalizione di Centrosinistra ha portato male: prima, la Lista cittadina ad una perdita secca di 23.951 voti sui 28.889 conquistati nel 2016, il 3,4% contro 16,6% di cinque anni fa, ed 1 seggio anziché 3. Preludio al successivo passaggio del Consigliere e del neo Assessore nelle file di Art.1.
Anche per la sinistra di Coalizione Civica non mancano i problemi: con il passaggio dalla opposizione alla coalizione a guida PD la percentuale consolidata del 7;3% è stata, in realtà, una perdita di 1466 voti assoluti con un progressivo cambio di elettori, attivisti e sostenitori. Che procede. Con critiche argomentate e puntuali. Come quelle proposte in questi giorni da Giuseppe Scandurra su Cantiere Bologna (vedi qui, capitolo I, capitolo II, capitolo III) .

E' dunque una operazione legittima quanto spericolata quella di avventurarsi nella somma aritmetica di consensi ottenuti in condizioni diverse tra le forze democratiche, progressiste e di sinistra. Quasi che le persone che scelgono di recarsi ai seggi e chi votare non siano dotate di esperienza e capacità critica, di bisogni ed aspirazioni.
Quasi che i cittadini non si riescano a distinguere ed apprezzare o meno chi si allea "per vincere" sui concorrenti e per conquistare posizioni di privilegio per più o meno ristrette cordate e chi, al contrario, si propone di "convergere" per affrontare questioni sociali ed ambientali drammaticamente presenti nel mondo d'oggi e che richiedono cultura, cooperazione, protagonismo e pratiche che questi partiti e queste classi sociali dominanti non pare proprio vogliano o possano praticare.

Il percorso per produrre sintesi nuove e coinvolgenti è ancora lungo e impegnativo. Ma non consente scorciatoie illusorie e va percorso con consapevolezza e determinazione. 

Sconfitta nel secolo scorso l'illusione di fare dell'Emilia un'isola rossa, davvero ancora qualcuno può ora pensare di prefigurare "un'isola giallo-rosa" per il Lazio?



"Nelle elezioni per Regionali del Lazio scelta unilaterale da parte del PD" sostiene Stefano Fassina su il manifesto (7 gennaio 2023)


Su il manifesto gli argomenti di Fassina e le tesi di onorevoli dirigenti M5S e PD (7 gennaio 2023)


Un argomento di merito e di governo a favore di una alleanza mancata ... nell'articolo di Andrea Ranieri su il manifesto (10 gennaio 2023)


L'intervista de il manifesto alla ex capogruppo di LeU Loredana De Petris ... (10 gennaio 2023)


Zingaretti intervistato da il manifesto tra difesa di una esperienza di governo e denuncia degli errori del suo partito ... (11 gennaio 2023)
 

La copertina del libro di Stefano Bonaccini: una candidatura che viene da lontano e che non vede oltre una esperienza piena di contraddizioni ... (marzo 2020, Piemme Editore)


"L'appello non è stato raccolto. Lo si può comprendere: la situazione era già pregiudicata. Non è una buona ragione per archiviarlo" ... scrive oggi su il Fatto Quotidiano Franco Monaco, uno dei soci fondatori del PD (13 gennaio 2023)

3 commenti:

  1. Su Bonaccini ho anch'io pochi dubbi: uno che ha gestito il partito e la Regione come lui non può essere di riferimento per la sinistra o i verdi ambientalisti. In più metto la presunzione machista di chi pensa di poter fare il capo partito contemporaneamente ad un incarico istituzionale rappresentativo di donne e uomini di ogni parte politica.
    Quanto alla Schlein mi sembra illusorio essere eletta segretaria di un partito a cui ci si iscrive con questo obiettivo. Solo due anni fa lei ha presentato una lista alternativa, ancorché alleata.
    Da allora cosa è cambiato, se non maggiori divaricazioni tra progetti, pratiche e realizzazioni? Ho seguito Elly, ora non capisco più.
    L'Emilia è sempre meno "rossa" e i primi a non volere proseguire l'esperienza "rosa-gialla" di Zingaretti nel Lazio sono proprio i PD del Lazio, non casualmente alleati di Calenda e amici imprenditori-prenditori.
    Penso che questo corpaccione del PD non si possa sconfiggere con un congresso come quello avviato o nelle primarie. Piuttosto nelle battaglie politiche ed ambientali nei territori. Come avviene da tante parti d'Italia.
    Anna

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  2. Mi chiedo perché l'appello di Barca e compagni non sia stato fatto mesi prima. Perché non da un contributo di merito. Sono tutte personalità di lungo corso ed esperienza. Le fratture in campo democratico nella capitale non sono sorprendenti. Prima Marino e il commisariamentoà del partito democratico romano. Poi la campagna senza quartiere alla sindaca Raggi senza che alcuno lavorasse a ricomporre le distanze a confronto politico sui nodi sociali e ambientali. Dopo la sfida Gualtieri - Raggi - Calenda - Destre si potevano ricomporre le divisioni senza un impegno di tutti? Possiamo dimenticare le brutte presenze e le lotte di potere nel PD laziale?
    Per fare riacquisire senso alla politica servono chiarezza e coerenza, non coalizioni con tutti e senza principi e fini espliciti di governo dei problemi (dalla casa, ai rifiuti, alla sanità, ai trasporti).
    L.

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  3. Due osservazioni.
    La prima riguarda la Regione Lazio. Se non ricordo male Zingaretti è stato eletto dal solo centro-sinistra e solo successivamente ha fatto l'accordo con i 5 Stelle. Una anomalia che non rispetta il voto dei cittadini. Correttezza vorrebbe che chi viene eletto Presidente governi e chi no faccia l'opposizione.
    La seconda la regione Emilia Romagna. Mi risulta che qui si sia cambiato lo Statuto che prevedeva che dimesso il presidente scelto direttamente dai cittadini si rivotava entro due mesi. Ora le modifiche apportate comportano che si può votare solo tra il 15 aprile e il 15 maggio di ogni anno e che in caso di dimissioni del presidente le sue funzioni passino al vicepresidente fino al nuovo voto. Ma così il capo del governo della Regione per molti mesi sarebbe sottratto alla scelta degli elettori.
    Ti credo che con queste pratiche di potere la democrazia sia in grossa crisi.
    BiBi

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