sabato 9 novembre 2019

Per il risanamento di Taranto e del Paese

La sede centrale del IV Centro Siderurgico (1965), privatizzato nel 1995 ...

















La situazione di Taranto e del "più grande impianto" d'acciaio d'Europa è una grande questione nazionale.
Un prodotto di classi dirigenti politiche, manageriali ed imprenditoriali irresponsabili: che sempre hanno privilegiato interessi economici, di potere ed elettorali a breve termine rispetto a visioni lungimiranti, in grado di costruire produzioni sicure ed utili agli interessi generali del Paese e delle comunità locali.
E' insopportabile sentire ora partiti storici o nuovissimi, organizzazioni imprenditoriali e sindacali, giornali e commentatori buoni per tutte le stagioni mettere sul banco degli imputati chi ha sostenuto e/o votato un ordine del giorno contro lo "scudo penale" verso chi si presume voglia bonificare un sito drammaticamente inquinato.
Una speculazione politica che tenta di scaricare (ancora una volta) sugli "ultimi sventurati arrivati" problemi di dimensione ben più rilevante e strategica.
Perché, oggi, si deve parlare di crisi produttiva e dell'acciaio di portata mondiale.
Perché le guerre commerciali e dei dazi che condizionano i mercati travalicano i confini nazionali e colpiscono tutte le industrie europee, a partire dalla "locomotiva tedesca" che traina anche quella italiana.
Perché la multinazionale indiana-francese Arcelor-Mittal che ha acquisito il vecchio impianto italiano ragiona in base agli scenari internazionali ed ai propri interessi privati.
Perché nel contesto mutato gli accordi a suo tempo sottoscritti sono obiettivamente fragili.
Perché se è del tutto evidente che in qualsiasi Paese civile del mondo chi interviene nel rispetto del diritto vigente per rimediare reati del passato non può essere perseguito, è altrettanto vero che un Paese per essere considerato civile ed autorevole deve rendere giustizia a lavoratori e cittadini sacrificati colpevolmente sull'altare del massimo profitto.
Perché per decenni i padroni e i più alti dirigenti dell'impianto di Taranto si sono arricchiti senza realizzare le dovute misure di sicurezza per lavoratori, cittadini ed ambiente.
Perché per decenni gli Amministratori locali e regionali, politici e Ministri nazionali non hanno fatto la loro parte, tutelando le popolazioni rappresentate: omettendo controlli, analisi, studi, informazioni, attività in corso (illegali o no).

Dunque, insistere oggi sulle contraddizioni certe e sugli atti controversi di un singolo Ministro, di un gruppo parlamentare, di una maggioranza e di un Governo costituiti senza retroterra culturale e politico da nemmeno tre mesi, può permetterselo solo chi ha sempre denunciato e combattuto il sistema di potere affaristico e clientelare in essere o è totalmente estraneo ai fatti ed ai processi che hanno portato alla crisi attuale.
Ma viviamo il contrario: straparlano vecchi protagonisti e tradizionali azzeccagarbugli. Che si dividono in due principali categorie: i nostalgici di un passato che nessuno può rimpiangere e quelli che chiedono maggiore potere per se stessi o per il gruppo di appartenenza (politica o di classe) al solo scopo di applicare con mandati plebiscitari (tutti ancora da verificare e da conquistare) o con la persuasione del denaro (spesso promesso e raramente investito) dottrine fallite (neo-liberiste piuttosto che iper-stataliste) che negano le contraddizioni del presente (ambientali e sociali).

La realtà dice che non si uscirà dal dramma ambientale e sociale di Taranto e della "più grande industria" d'acciaio d'Europa senza un intervento diretto e qualificato delle Istituzioni locali e nazionali, che avviino finalmente un progetto di conversione ecologica delle produzioni, condiviso dai principali soggetti interessati ad uno sviluppo di qualità di quei territori (cittadini, lavoratori e imprese locali), finanziato da ingenti risorse nazionali reperite attraverso imposte più eque (altro che flat tax!) ed estese a tutti (tutti!) i redditi e i profitti maturati nonché a prelievi straordinari recuperati dai patrimoni più importanti delle classi più ricche e facoltose. 
Di fronte a questa e ad altre grandi emergenze, come il dramma della "terra dei fuochi" in Campania, una "patrimoniale" darebbe sicuramente il segno di una comune volontà di cambiare le cattive pratiche e di farlo con la consapevolezza dei problemi e con orgoglio nazionale.
Certo occorre assicurare condizioni nuove di controllo partecipato e democratico del percorso di progettazione, esecuzione e lavori.
E' tempo di attivare per questo le migliori risorse culturali, tecniche e gestionali a disposizione.
La prova di umiltà e di coraggio del Presidente del Consiglio a Taranto potrebbero essere un primo segnale di consapevolezza e di volontà. 
Ne và in questo caso si, della credibilità e della dignità dell'Italia.

L'uscita Taranto Tamburi e Cimitero dalla superstrada verso Sud-Est ...
Una mano libera e pensante aggiunge "ILVA" (settembre 2016)


















6 commenti:

  1. Non difendere lavoro e ambiente?!
    s.

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    1. Si, difendere lavoro socialmente utile, sicuro per chi lo esercita e per chi vive nei territori circostanti.
      Questo dovrebbe essere l'impegno comune di politici, amministratori, imprenditori, sindacalisti e cittadini che credono nella Costituzione Italiana.
      Se è questo che aveva in mente Conte quando ha fatto appello all'impegno comune, io ci sto.
      Spiace invece constatare che ancora per troppi il punto pare essere quello di produrre e lavorare a qualsiasi costo (perché bisogna pur campare e portare a casa l'essenziale per nutrire la famiglia e i figli).
      No cedere ai ricatti e rinunciare alla dignità genera solo regimi corrotti ed autoritari.
      Ciao!

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  2. Fantastici i Mattei.
    R. proporrà di nuovo lo scudo penale. S. glielo voterà.
    E le Stelle stanno a guardare?
    Sic

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    1. Il Conte dice bene.
      L'emendamento di I.V. può essere preso in considerazione solo dopo che ArcelorMittal ha confermato gli impegni contrattuali sottoscritti un anno fa. Che senso avrebbe diversamente?
      Rossi

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    2. Togliere ogni alibi a chi vuole uscire dal contratto sottoscritto che impegnava al risanamento ambientale e alla salvaguardia degli occupati.
      PD-mda

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  3. Penso si possa e si debba mantenere la più grande industria manifatturiera italiana nel rispetto dell'ambiente dei lavoratori e dei Tarantini , se esiste una reale volontà politica i fondi si trovano . Penso che un intervento completo o parziale dello stato si indispensabile .
    Intanto in Svezia fanno questo .

    http://www.rinnovabili.it/energia/idrogeno/hybrit-acciaieria-idrogeno/

    Ciao
    G

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