giovedì 6 febbraio 2014

Bologna, per noi ...

Dopo le forti (ed alte) iniezioni di mattone e di cemento, con il pesante portato di ricadute ambientali, ora si aprono le porte "all'agricoltura in città".
"Bologna vuole rimanere al verde" titola (ieri) la Repubblica Bologna e l'Assessore all'Urbanistica, Patrizia Gubellini, afferma "chi ha un orto lo affitti", mentre le voci di una nuova categoria sociale, i "metro-contadini", pare confermino che "balconcini o giardinetti, ogni spazio è buono per farsi un pezzo di campagna". Così è stata presentata una opportuna revisione del Regolamento Urbanistico Edilizio del Comune di Bologna.

Peccato che questa felice riscoperta di attività ecologiche "fai da te" vada in controtendenza rispetto al Verso principale assunto dalle politiche del Comune di Bologna negli ultimi decenni e nasconda ancora la grave inadempienza degli Amministratori pubblici che si sono succeduti per oltre un ventennio, rispetto ad un impegno che le Istituzioni cittadine (Consiglio Comunale, Giunta Imbeni, Quartieri) avevano preso con i cittadini nel Piano Regolatore degli anni '80: una Fascia Boscata che doveva cingere la città all'interno dell'asse stradale tangenziale, per 211 ettari di superficie (320 volte la superficie di Piazza Maggiore!) da Casalecchio a San Lazzaro. Un bosco-parco costituito da alberi di alto fusto, piante e arbusti autoctoni, il cui primo tratto (di 2,6 ettari) venne deliberato nel 1989 e realizzato nel '90 tra le vie Arcoveggio e il canale Navile. Un grande progetto per "il potenziamento delle difese naturali del territorio rispetto a fonti di inquinamento acustico ed atmosferico, la qualificazione ambientale complessiva di vaste zone periferiche" si disse allora. Un obiettivo da realizzare con il concorso, la mobilitazione e la partecipazione di pubblico e privato. Che, purtroppo, è rimasto fermo per oltre due decenni. Con la sola eccezione di un'area realizzata in San Donnino, per la tenace iniziativa di un attivo comitato di cittadini e del Quartiere San Donato.
Ma, oggi, la contraddizione più forte della piccola e meritoria iniziativa del Comune di Bologna per "l'agricoltura in città" è il devastante e contrastato progetto di Passante Autostradale a Nord destinato a a portare "asfalto in campagna" e a distruggere quote ben più importanti di agricoltura in provincia!
Sempre la Repubblica ci aveva informato nei giorni scorsi della trasferta romana delle autorità di Governo cittadine, provinciali e regionali per ottenere i finanziamenti alla nuova Autostrada.
Il Ministro Maurizio Lupi ha prontamente risposto, forse (non è certo) convincendo una titubante Società Autostrade.
Vengono stanziati 1,4 miliardi, per 39 km. di autostrada, due corsie (con possibilità per una eventuale terza), 3 (forse 4) caselli, nei territori di Anzola, Calderara, Argelato, Bentivoglio, Granarolo, Castenaso, San Lazzaro, Ozzano e Castel San Pietro.
"Soddisfatti" il Sindaco Merola ed il Governatore Errani: "una infrastruttura di importanza nazionale con ricadute positive a livello locale anche sul piano ambientale". Infatti, secondo loro, questo investimento potrebbe ridurre il traffico veicolare sull'asse urbano tangenziale-autostrada, che una volta realizzato il Passante Nord verrebbe "banalizzato", cioè interamente dedicato al traffico "locale" senza pedaggi. Ardua scommessa, considerando il costo e il chilometraggio superiore dell'arteria a nord.
Scarsa soddisfazione per chi (come Legambiente ed altri) sulla scorta della esperienza di altri paesi, già negli anni '90 proponeva di togliere "il tratto autostradale" in città, destinando 4/5 corsie per senso di marcia (con possibilità di governare la percorrenza ovest - est e viceversa a seconda dei flussi di traffico: anche 6/7 corsie in una direzione e 4/3 nel senso inverso). Allora si rispondeva "no", con assurde obiezioni tecniche che, oggi, sarebbero naturalmente e ovviamente superate.
Ma soprattutto il problema (ciò che non va) è che si continua ad investire, sempre e solo, in strade ed autostrade! Mentre soffrono la ferrovie ed il trasporto pubblico regionale ed urbano.
Si resta dunque, ancora e sempre, entro il modello di sviluppo economico e sociale che ha fallito, determinando congestione nelle città, inquinamento e recessione.
Non si sceglie con forza e coerenza l'alternativa ambientalista, del ferro e del trasporto collettivo: quella dell'ammodernamento e del potenziamento della mobilità sostenibile per persone e merci. Vogliamo parlare dei ritardi nella realizzazione del Servizio Ferroviario Metropolitano e della quotidiana soppressione di treni e bus per pendolari ed utenti di TPER?
Così i progetti ecologici e di pedonalizzazione (degli Assessori Gubellini e Colombo) restano isolati e in controtendenza con il vero Verso delle politiche regionali e nazionali.
Il progetto e la speranza di migliorare la qualità dell'aria, dell'acqua, della natura e della vita delle persone restano delusi e compressi.
Così non va. Occorrono altre priorità. Come dice Legambiente Emilia Romagna
È tempo di pensare "Bologna per noi", di cambiare davvero il Verso delle politiche di governo locali, regionali e nazionali!


8 commenti:

  1. Non ci siamo con questa Amministrazione.
    Ma quale agricoltura di città? Con l'inquinamento dell'aria e le polveri sottili in circolazione che vogliamo produrre?
    Quanto all'investimento nel passante nord sarebbe una ferita pazzesca alla nostra campagna ... che cambia ancora una volta gli impegni presi dalle istituzioni in occasione delle decisioni sul TAV. Doveva essere realizzato il servizio ferroviario metropolitano. Lo stiamo ancora aspettando!
    Non siamo ancora vecchietti senza memoria.
    Ale

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  2. Ma secondo voi chi comanda a Bologna?
    Qualcuno si sente di rispondere Virginio Merola e Beatrice Draghetti?
    Purtroppo le istituzioni locali sono sempre più ai margini dei processi reali.
    E' cresciuto il potere opaco delle Fondazioni Bancarie (che dispongono di risorse maggiori di Comune e Provincia), di grandi Gruppi Cooperativi e Assicurativi (UNIPOL ha messo più firme sulla città), delle Burocrazie regionali o della sanità, degli Ordini Professionali, di Poteri imprenditoriali e finanziari al confine tra legalità e illegalità (contiamo i negozi vendo oro o slot machine), di Circuiti internazionali (cinesi o pakistani) ...
    Progettare con questi lo sviluppo futuro, sarà dura ...
    Sarebbe interessante approfondire.
    Chi può farlo?
    Nik

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  3. Qui pesano molto i costruttori. Le imprese che lavorano con mattoni, cemento ed asfalto ... I sindacati organizzati che difendono i lavoratori, spesso in mobilità o in cassa integrazione ... e a cui si debbono dare prospettive. Una politica debole e incapace di indicare progetti innovativi fa quel che può ... Del resto 1,4 miliardi (gestiti dai Lupi di Stato) arrivano solo se si progettano e realizzano grandi infrastrutture! Non certo per piantare alberi o arbusti e per pulire gli alvei dei fiumi o ristrutturare gli immobili con misure antisismiche ... Per fare questo bisogna cambiare non solo o non tanto una classe dirigente politica ma una classe dirigente intermedia di burocrazie e professionisti formata e cresciuta all'interno di una cultura dello sviluppo economico e finanziario vecchio stile.
    Sai per cambiare ... Ci vuole una Rivoluzione!
    Mario Cinico

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  4. Triste!
    Ha ragione Mario. Anche il segretario CGIL di Bologna è favorevole: "per fare respirare meglio e rimettere in movimento il settore costruzioni". Chiaro?
    Sveglia Gruppi!
    Per respirare meglio occorre quel Servizio Ferroviario Metropolitano che anche il tuo ex collega Mauro Moretti, poi divenuto AD delle FS, aveva promesso e non ha mantenuto, preferendo il business del TAV.
    La CGIL farebbe meglio a battersi per destinare 1,4 miliardi in quella direzione.
    Poi sarebbe il caso di progettare una riconversione del settore costruzioni verso il recupero di edifici e la loro messa in sicurezza (da terremoti e alluvioni).
    O la CGIL si accontenta di difendere l'esistente?
    Anna

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  5. Segnalo anche il responsabile per la pianificazione territoriale dei democratici bolognesi: "i Sindaci del PD che si oppongono sono al ridicolo puro, vorrei chiedere loro: perché allora avete approvato varianti attuative per inserire quest'opera nei vostri piani?"
    Il novello Giulio Cesare, in realtà Claudio Mazzanti, conclude "il dado è tratto".
    Fantastico, no!
    Una argomentazione stringente e di merito.
    Anna

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  6. Bologna per noi?
    No. Per loro.
    Quelli che non ci sono risorse per la scuola pubblica, ma si finanzia le private.
    Quelli che mancano soldi per il trasporto pubblico, mentre buttano miliardi per TAV, Civis e People Mover.
    Quelli che fanno soldi con contravvenzioni assurde e scappano con la cassa di Copertone.
    Quelli che non non si preoccupano migliorare l'ambiente e la qualità urbana e poi si fanno rimborsare per le attività degli Italiani nel Mondo o per andare a Capri in auto blu.
    Bologna per loro.
    A noi resta sempre meno.
    Robby

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  7. Oggi l'Assessore Rizzo Nervo dice che "sugli anziani investiamo 44 milioni" e che "in passato si è dato più del possibile". E' emblematico.
    1. Il riferimento non è al bisogno sociale esistente, ma "a quanto" possibile.
    Che significa? Chi deve stabilire il possibile e in base a quali criteri?
    Per intenderci.
    2. Nei giorni scorsi si è quantificato in 91 milioni i costi sostenuti da ATC per il Civis. Si può dire che quegli investimenti per un servizio mai entrato in funzione sono valsi 2 anni di servizi per anziani?
    Insomma, sarebbe il caso di maggiore trasparenza e confronto sulle opzioni possibili.
    Franca

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    1. A proposito. Rizzo Nervo conclude che "... per l'assistenza sociale serve una alleanza nuova tra più forze, come è successo con Fico".
      Ma per Fico si sono trovate le risorse pubbliche, private e cooperative. Per l'assistenza sociale non ancora. Chi si deve impegnare? I nostri vecchietti? Noi familiari e nipoti? O chi ha responsabilità di Governo in Comune, nei Quartieri, in Provincia, in Regione, a Palazzo Chigi?
      O Forza PD!
      Fiorella

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