domenica 15 settembre 2013

In bici, a Bologna

Sandro Masina aveva 71 anni. È morto in via di Corticella, investito da un camion sulle strisce pedonali, mentre era in bici, alle dieci del mattino. È l'ultimo di troppi incidenti che hanno come vittime ciclisti.
Si deve fare di più per la sicurezza di chi si muove su due ruote.

Infatti, Bologna è una città ancora troppo inquinata. Occorre liberarla da polveri, biossido di azoto, monossido di carbonio ed altri inquinanti che colpiscono la nostra salute.
Dunque, cambiare le abitudini quotidiane e portare tante persone in più a muoversi senza auto, a piedi  e in bici, è un obiettivo di interesse comune.
Operiamo a sufficienza per realizzare questa priorità?
Noi tutti e, in particolare, le istituzioni?
Non pare proprio.
La percentuale degli investimenti e delle realizzazioni per favorire l'uso di mezzi non inquinanti è irrilevante. Non parliamo della manutenzione dei percorsi ciclabili e delle strade.
Una recente discussione ha evidenziato come alcuni impegni annunciati dall'Assessore comunale all'Ambiente, Colombo, siano già stati abbandonati: le mille nuove bici che dovevano potenziare il patrimonio pubblico e potevano essere noleggiate da chi arriva in città per lavoro, studio e turismo non sono più nei progetti dell'Amministrazione comunale.
Strade e percorsi dedicati restano pochissimi. Tanto in centro, dove una pavimentazione quasi sempre inadatta e dissestata è una insidia permanente. Quanto in periferia, dove la presenza diffusa di rotonde è un pericolo costante.
Le piste ciclabili crescono troppo lentamente, per pezzi e, di frequente, non risultano inserite in una programmazione logica, funzionale e strategica.
Un esempio è quel piccolo tratto in via Massarenti, tra le vie Albertoni e Pelagi.
Al Fossolo, invece, è stato realizzato un nuovo tratto lungo viale Lenin. La pavimentazione è inadeguata e insicura. I lavori sono stati fatti due volte. Ad inizio estate, male. Poi, di nuovo, a settembre, non molto meglio. Tutto secondo previsioni? O qualcosa non ha funzionato e, nel caso, i costi su chi ricadono?
In provincia, altri problemi.
Prendiamo Ozzano. Due percorsi collegano la stazione ferroviaria con il centro e con la frazione di Osteria Nuova. Si è usata una pavimentazione permeabile, che ha indubbi vantaggi. Ma, in assenza di una buona stabilizzazione e di una minima manutenzione, provoca cedimenti sui lati e fessure che costituiscono un serio pericolo. Cosa si aspetta per intervenire? Un solo incidente, una brutta caduta di un ciclista potrebbe costare molto di più ... Ma l'esperienza pare non aver insegnato. Una nuova pista ciclabile realizzata in una zona residenziale in costruzione lungo via Galvani, nel tratto che affianca via San Cristoforo, è stata fatta con materiali analoghi e presenta già gli stessi inconvenienti.
Si parla molto di città metropolitana.
Non sarebbe ora di passare ai fatti, di coordinare le esperienze in corso, anche in materia di incentivi e realizzazioni per la mobilità non inquinante, di programmare gli interventi sul territorio provinciale valorizzando ed estendendo quanto di positivo esiste e utilizzando meglio tutte le risorse disponibili?

2 commenti:

  1. ciao Gianni, apprezzo molto questo sforzo riformista...
    Rudi

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina