lunedì 22 aprile 2013

A conclusione. Appunti verso il Napolitano bis


1. Credo sia tempo che tutti noi riacquistiamo la parola. Ci confrontiamo. Per questo scrivo e vorrei discutere con chi ne ha voglia. Per interesse e passione. Mi piace, avendo tempo.
Credo che la "conclusione" sia quella della Ditta, come la chiama Bersani.
Il termine è di per se, significativo. Distinto dalla ragione sociale, dal nome proprio e, forse, più corretto.
È un Partito? È Democratico? Parliamone.
È interessante, per il futuro comune. Al di la della retorica delle primarie, che hanno selezionato il segretario, poi il candidato premier, quindi la maggioranza degli attuali parlamentari (come ieri della candidata Silvia Bartolini e dei sindaci di Bologna, Delbono e Merola) e che non potevano oscurare il drammatico perdurante vuoto di Politica. Uso la P maiuscola per distinguerla da quella praticata e giustamente avversata dai più.
E intendo la Politica come "scienza ed arte per governare una collettività", come "concorso, partecipazione e lotta tra i cittadini per scegliere progetti di società, priorità di indirizzi, di provvedimenti economici e sociali, di organizzazione e regole per la vita comune delle persone".
La Ditta (di Bersani) non ha saputo esprimere buona Politica. Nella sua sintesi, naturalmente. Non voglio insistere ancora, ma non si può dire primo il lavoro e sostenere le scelte di questo Marchionne, eludendo le richieste di Landini e degli operai FIOM sui diritti dei lavoratori; promettere di rivedere la riforma Monti - Fornero sulle pensioni dopo averla fatta passare in Parlamento e non essere riusciti a intervenire in 14 mesi, manifestare volontà di fare pulizia arrivando sempre dopo le inchieste giornalistiche e giudiziarie, parlare di Governo del cambiamento e concordare la più alta carica dello Stato con questo Berlusconi e con il suo popolo.
(20 aprile, 12,08)

2. Senza scegliere sui grandi problemi di governo dell'Italia e dell'Europa non si è Partito e, soprattutto, Democratico. Al massimo si può essere Ditta. Ma Ditte e Aziende (parliamone presto, sono anche quelle importanti nella vita di un paese e delle persone ...) nella nostra Costituzione sono altro rispetto alla Politica ed ai Partiti, più o meno democratici.
Con queste contraddizioni presenti nel PD e nel Centrosinistra i dirigenti ed i parlamentari mancano di una bussola che li orienti e li tenga uniti, solidali, che li leghi a un popolo e li impegni. Non è solo il problema di un segretario autorevole. Ne' serve eleggerlo con le primarie a cui partecipano milioni di cittadini.
Occorre cambiare cultura politica.
In questa crisi democratica, oggi si continua a votare per il nuovo Presidente della Repubblica.
Penso occorre votare secondo coscienza il migliore (con la m minuscola, naturalmente).
Personalmente ho queste idee.
1. Occorre tentare di rappresentare al meglio il popolo italiano, sulla base dei principi costituzionali e del bisogno di partecipazione e di cambiamento che scuote il paese, il continente ed il mondo intero.
2. Occorre una personalità politica che garantisca innanzitutto i diritti ed i doveri costituzionali dei cittadini.
3. Una donna o un uomo per il futuro, non protagonista di primo piano della vita politica dell'ultimo decennio. Nessuna crisi di un partito (seppure il più importante) può motivare la riconferma di un Presidente di ottantotto anni che ha sulle spalle almeno una parte delle responsabilità della crisi politica attuale (Governo Monti incluso).
Dovessi consigliare ad un grande elettore suggerirei ancora Stefano Rodota'. Penso ci possano essere altri, ma lascio la responsabilità a chi si sente di dovere essere lei / lui ad avanzare la proposta, per non sentirsi secondo.
(20 aprile, 12,11)

3. Si profilano tempi bui!
Eletto con un atto irrituale (di conservazione) il vecchio (comunista) Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica, con il sostegno determinante di Silvio Berlusconi, è l'ora del Governo.
Pierluigi Bersani (premier candidato e congelato) si è dimesso anche da segretario del PD e si parla ovunque di un Governo politico sull'asse PD - PdL con Amato, i Letta (zio e/o nipote), Alfano, poi Monti, D'Alema, i dieci uomini (si, nessuna donna) scelti qualche settimana fa dal vecchio/nuovo Capo dello Stato come consiglieri/saggi (altro atto irrituale) per facilitare un nuovo programma di governo.
Non è certo un colpo di stato classico. Nessuno ha visto o sentito militari. Ma andiamo alla sostanza dell'operazione in corso di realizzazione, oltre le parole di un comico/politico sicuramente grande comunicatore.
Riflettiamo.
Vi sarebbe rispetto dei principi democratici e costituzionali costituendo una maggioranza tra parlamentari eletti in coalizioni "contrapposte", che negavano esplicitamente, in campagna elettorale, la possibilità di governare insieme?
Non esistevano alternative?
Nella elezione per il Presidente della Repubblica era in campo Stefano Rodota'. Insisto. Perché non è stato preso in più seria considerazione? Cosa impediva al PD di votarlo o di dare un segnale al paese ed al M5S proponendo di concordare un'altra personalità meno caratterizzata come di parte? Tipo Gustavo Zagrebelsky, solo per fare un esempio?
Forse, la risposta è semplice. 
La maggioranza del PD non ha mai creduto al Governo del cambiamento agitato da Pierluigi Bersani. Sono troppi gli interessi materiali, i rapporti politica - affari da mettere in discussione.
(22 aprile, 9,52)




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