lunedì 7 dicembre 2015

Lusetti, i Magistrati e la Cooperazione

"Not in my name" potremmo dire.
Chissà se in inglese ci si può capire meglio con i vertici della Cooperazione.
Infatti, fin qui, parlando in italiano e, a volte, nei vari dialetti emiliani, non ci siamo riusciti.
Eppure per qualche giorno in coincidenza con il Congresso nazionale di Legacoop (dicembre 2014) avevamo pensato alla possibilità di avviare un processo reale di riflessione e di cambiamento anche all'interno della cooperazione italiana.
Purtroppo i fatti non hanno corrisposto alle parole ed agli impegni.
Così, troppi lavoratori e soci di cooperative continuano a subire i colpi delle contraddizioni su cui molte di queste si sono sviluppate, del mancato rinnovamento di strategie e di progetti concreti di riconversione, del progressivo restringimento di democrazia e della riduzione della responsabilità sociale di impresa.
A Bologna e in Emilia stanno scomparendo le cooperative di costruzione. Con loro storiche ed importanti professionalità.
E il punto non è certo quello delle mancate aggregazioni, tentate (e narrate da presunti innovatori) e contrastate per comune spirito di conservazione.
Nelle medie e grandi cooperative di servizi l'allarme è suonato da un pezzo.
E, qui, quando si sostiene che "oggi in Italia non c'è un solo appalto che non si trascini dietro un esposto al TAR" (Mauro Lusetti su la Repubblica di domenica 23 novembre) si nasconde che le contese e i ricorsi sono di frequente opera di imprese concorrenti e non di rado vedono protagoniste proprio cooperative associate a Legacoop e componenti di raggruppamenti contrapposti (a Bologna clamoroso lo scontro tra CPL Concordia e Manutencoop al Policlinico Sant'Orsola o quello tra Manutencoop ed Avola-Operosa in Comune).
Indice di un difetto di coordinamento e di direzione o di assai discutibili strategie di alleanze trasversali e innaturali?
In ogni caso, sarebbe buona cosa maggiore trasparenza e assunzione di responsabilità degli amministratori e dei dirigenti cooperativi.
Spesso invece si preferisce scaricare altrove i propri limiti ed errori.
Ultimo esempio è l'inaccettabile attacco alla Magistratura del Presidente nazionale di Legacoop a seguito delle recenti assoluzioni o archiviazioni nell'inchiesta sul CIVIS di Bologna.
"La Magistratura è un servizio e si misura sulla qualità del suo operato. In questo caso quel magistrato non ha operato bene. Se dopo sette anni tutto si è risolto con l'assoluzione, chi ha svolto quell'inchiesta si è sbagliato", ha dichiarato Mauro Lusetti a la Repubblica.
No, Presidente.
Intanto perché, si nasconde che alla base del "non luogo a procedere" risulta anche la "maturata prescrizione" (per Piero Collina ed altri), cosa assai diversa rispetto a "il fatto non sussiste", "il fatto non costituisce reato" o a "non aver commesso il fatto". Il che naturalmente chiama in causa, prima che i singoli inquirenti, il funzionamento complessivo del sistema Giustizia, con le responsabilità politiche e di governo per i tempi lunghi che contraddistinguono indagini, istruttorie e processi e per le frequenti non casuali modifiche legislative che intervengono in corso d'opera.
Poi perché il progetto CIVIS, al di là dei problemi giudiziari, si è dimostrato clamorosamente insostenibile in sé, per la bassa qualità che lo caratterizzava.
E', dunque, grave che il primo rappresentante della Cooperazione non si ponga innanzitutto il problema del perché una propria associata abbia a lungo sostenuto una soluzione inadeguata ed arretrata di mobilità urbana. E, invece, si riduca a giudicare e richiamare l'operato di un autonomo Potere Costituzionale della Democrazia repubblicana (qualcosa di diverso da un semplice "servizio").
Si, grave. Perché impedisce ai vertici nazionali e locali di Legacoop di svolgere un ruolo generale, attivo e lungimirante nello sviluppo del paese e dell'area urbana bolognese.
Perché dopo CIVIS, purtroppo, stiamo procedendo su un altro progetto assai discusso e strutturalmente inadeguato, di impatto ambientale e sociale negativo: il People Mover, che dorrebbe collegare (in sopraelevata) Aeroporto Marconi e Stazione Centrale delle Ferrovie.
Mentre, la soluzione più razionale e logica, è quella ferroviaria; in larga parte già esistente e sicuramente più efficiente e potente.
Questo stando unicamente al merito del progetto.
Senza affrontare i problemi aperti, anche in questo caso, sul piano giudiziario e della trasparenza degli atti che hanno portato istituzioni, aziende a partecipazione pubblica ed imprese private e cooperative a imbarcarsi in questo triste "investimento".
Insomma, il nodo di fondo che i Cooperatori del presente e del futuro sono chiamati ad affrontare è innanzitutto quello di rappresentare al meglio soluzioni e progetti avanzati per la nostra società (quella degli anni 2020-2030-2040) e non solo "accompagnare e sostenere le scelte di cooperative" in crisi e di gruppi dirigenti del passato.
Questo chiedono oggi soci, lavoratori e giovani.
Non tutti? Molti!

17 commenti:

  1. Forse ci sta https://www.youtube.com/watch?v=b0LmKFJWPNk.
    Ciao!

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  2. Lusetti, come Legacoop, è sempre arrivato secondo. Ha commentato e preso posizione post indagini. Ultimo esempio CPL Concordia.
    I Magistrati, In Emilia, non sembrano particolarmente solerti ed efficienti. Più che altrove sembrano incerte, prudenti, rispettose degli altri poteri.
    La Cooperazione se vuole costruirsi un futuro deve darsi una mossa: convertire oggetti, scopi, ragioni, settori, investimenti. Un esempio (non parlo di qualità, che non riesco a valutare) SACMI di Imola.
    pl

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    1. pl, penso anch'io che per non limitarsi a rincorrere i problemi sia necessario progettare e costruire nuovi percorsi imprenditoriali collettivi. Capaci di rispondere, insieme, al bisogno di nuovi prodotti / servizi e di lavoro qualificato / stabile.
      Di SACMI ho letto di un nuovo forte investimento nel settore alimentare dolciario prima in società con il Gruppo IMA di Ozzano, poi in solitudine di fronte al ritiro della famiglia Vacchi ...
      Io comunque rifletterei prioritariamente sui grandi bisogni sociali e produttivi dei prossimi anni: per l'ambiente, per la salute e la prevenzione, per una società multietnica. Qualche approfondimento si trova anche sui primi post di questo blog.
      Gianni

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  3. Si continua a difendere bidoni vuoti. nessuno slancio verso il futuro. nessuna iniziativa a sostegno di nuovi progetti e speranze.
    s.

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    1. s. capiamoci: "difendere" il lavoro ed i soci (che a volte sono nascosti dentro a quelli che vengono presentati come "bidoni vuoti") è non solo comprensibile ma necessario.
      Per farlo con efficacia e risultati (nell'interesse di cittadini, soci e lavoratori) occorre sicuramente sostenere speranze e progetti nuovi. Ripeto, ad esempio: per l'ambiente, per la salute e la prevenzione, per una società multietnica.
      Gianni

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  4. In questi anni le cooperative hanno pensato a incrementare i fatturati pcheiuttosto che a rinnovare i progetti. Era chiaro da tempo che non si poteva continuare a edificare come nel secolo scorso. Ma per le cooperative di costruzione non si è pensato a soluzioni sostitutive in grado di offrire futuro alle maestranze. Così migliaia di soci sono rimasti senza lavoro e speranze ...
    Marco B.

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    1. Marco B. siamo d'accordo.
      Purtroppo si è preferito curare le relazioni politiche ed istituzionali anziché specializzarsi nel "recupero" edilizio, nelle piccole e grandi "manutenzioni", nella "economia verde" ...
      Gianni

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  5. Ciò che non va nella cooperazione è il continuo tentativo di deresponsabilizzarsi. I dirigenti, che non fanno rendiconti periodici degli impegni e quando i conti non tornano giustificano gli scostamenti con ragioni di forza maggiore e indipendenti dalle personali volontà. Noi soci, che lasciamo fare per le difficoltà nel misurarci con problemi complessi e per opportunismo nel non volerci contrapporre con un potere spesso vendicativo.
    Per risalire nella affidabilità di questo mondo si deve ritrovare il coraggio della verità e delle buone pratiche.
    Anna

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    1. Anna, ti supporto con un esempio.
      Per anni si è lavorato in diverse cooperative per approntare e affinare percorsi di governo partecipato e programmato della Responsabilità sociale d'impresa. Insieme, soci e dirigenti, fissavano obiettivi condivisi e verificabili. Esiste diversa documentazione, edita da Legacoop e da singole cooperative. Ad esempio, Manutencoop.
      E' triste prendere atto, oggi, che questo comune impegno di un recente passato, nell'ultimo documento del Gruppo di Zola Predosa, presentato a novembre, è stato completamente rimosso e al posto di "persone" che mettono la loro "faccia" prevalgono anonimi disegni e freddi numeri.
      Gianni

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  6. In effetti i vertici si sono limitati ad affrontare i problemi dello sviluppo aggregando piccole e medie cooperative piuttosto che verificare i mercati in divenire e la loro vita reale.
    Una scorciatoia inefficace.
    A volte impedita da presidenti, direttori e soci conservatori ovvero critici.
    Altre volte, riuscite, hanno semplicemente rinviato inadeguatezze strutturali o di prodotto.
    Tu parli delle cooperative di costruzione. Quelle più esposte e in difficoltà. Ora si procede sulle macerie locali per ridimensionare e per una soluzione a dimensione regionale.
    Ma vogliamo parlare del consumo? Dalle Coop locali alla Coop Emilia Veneto alla Coop Adriatica. Da gennaio saremo a Coop Alleanza 3.0, la più grande. Con tanta convenienza per "Natale alla tua Coop", ma poi?
    Chi chi deciderà? Chi controllerà acquisti, fornitori, prodotti, sviluppo?
    Noi, milioni di soci consumatori? Nostri delegati? O manager sempre più distanti e invisibili.
    un socio (tra i tanti)

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    1. Come socio (tra i tanti) accettai la sfida dello sviluppo della Cooperativa in cui lavoravo.
      Naturalmente ci ho riflettuto più volte e, senza certezze assolute, conclusi che non sempre "piccolo" è bello e buono e "grande" impossibile e da contrastare.
      I fatti mi pare abbiano però dimostrato che lo sviluppo progressivo dei fatturati ed il costituirsi di Gruppi imprenditoriali a controllo cooperativo non hanno assolutamente corrisposto ad uno sviluppo della democrazia, della partecipazione e della responsabilità sociale d'impresa. Tutt'altro.
      Insomma, per amministratori, dirigenti e manager Coop è da dimostrare che la crescita esponenziale delle dimensioni corrisponda a finalità sociali, maggiore qualità dei prodotti e dei servizi, tutela delle condizioni economiche ed occupazionali dei lavoratori.
      Almeno per ciò che è di mia conoscenza.
      Gianni

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  7. Cooperative fuori controllo. Si diventa soci per lavorare.
    Comandano i manager che non pagano mai i loro errori.
    Come le grandi imprese private.
    Dove i padroni se la cavano sempre.
    Fiorella

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    1. Fiorella, non sempre si diventa soci per lavorare.
      Quasi sempre, invece, i dirigenti non pagano per i propri errori.
      Almeno nella mia esperienza.
      Gianni

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  8. Lusetti e i cooperatori sono per il passante nord contro Merola e i sindaci. E' il segno di una autonoma capacità di vedere lontano o di una pressione di lobby interessate alle grandi opere autostradali?
    E a livello politico - istituzionale hanno ragione i sindaci o Bonaccini - Delrio?
    Antonio

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    1. Antonio, a me pare che la scarsa lungimiranza dei sostenitori del Passante Nord stia nell'allarme inquinamento rilanciato in questi giorni dalle autorità competenti.
      Si può continuare a investire su una mobilità che inquina e poi lamentare per i pericoli ambientali e gli alti costi della sanità?
      Prevenire le polveri e la mal'aria significa investire in sistemi alternativi. Ferrovie per pendolari e per merci in testa.
      Dunque, le posizioni tardive di Merola e dei Sindaci vanno condivise.
      È l'ora della prevenzione! Sarebbe bene che tutti gli amministratori ed i cooperatori se ne accorgessero.
      Gianni

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  9. Secondo me in Terra d'Emilia le Autorità di Polizia e Giustizia dovrebbero fare di più. C'è una zona grigia tra Politica ed Economia che non è ancora emersa. Ma che esercita una influenza al confine della legalità.
    Guai sostenere che se al termine di una indagine c'è archiviazione o assoluzione, quella attività investigativa non andava fatta. O peggio che bisogna punire chi ha svolto le dovute verifiche. Vogliamo paralizzare la Giustizia?

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