sabato 11 ottobre 2014

Primarie

Il prossimo 23 novembre, in Emilia Romagna e in Calabria si vota.
I Presidenti, Vasco Errani (PD) e Giuseppe Scoppelliti (NCD), si sono dimessi per le condanne ricevute in primo grado nei rispettivi processi di Bologna e di Reggio Calabria.
Dopo Sicilia, Piemonte, Lombardia, Lazio, Abruzzo nuovi fatti e processi hanno travolto le classi politiche dirigenti di due importanti Regioni italiane.
Nei giorni scorsi, il PD ed il Centrosinistra hanno chiamato i propri sostenitori a scegliere i nuovi candidati alla Presidenza delle Regioni attraverso le Primarie.
Un confronto caratterizzato dall'obiettivo di Cambiare verso?
Non pare.
Nessuna significativa, innovativa scelta programmatica e progettuale è stata messa in campo.
È stato, essenzialmente, uno scontro personale e tra politici di consumata esperienza o in carriera.
In Emilia si poteva scegliere tra due candidati: Stefano Bonaccini, il segretario regionale del PD negli ultimi 5 anni, bersaniano poi renziano, consigliere regionale uscente, che ha vissuto da grande timoniere tutte le ultime traversie del PD emiliano e nazionale, oppure Roberto Balzani, ex Sindaco di Forli, personalità critica ai margini del gruppo dirigente regionale del partito e delle istituzioni.
Risultato. Bassissima la partecipazione. Sette volte meno di quanto registrato nelle ultime primarie di valore nazionale. Meno votanti degli stessi iscritti al PD, anche qui in crollo verticale negli ultimi anni.
Nel crollo della partecipazione, ha vinto la continuità. Bonaccini ha superato il 60%.
Oppure, con altra possibile e, forse, opportuna lettura, un contesto di continuità e di perdita di radicamento, di rappresentanza e di fiducia, ha determinato disinteresse e caduta di impegno?
In Calabria la scelta era tra tre uomini: Gianluca Callipo, Sindaco di Pizzo, giovane Renziano, rampollo di una famiglia di imprenditori, verso cui non sono mancati apprezzamenti nel Centrodestra; Mario Oliverio, Presidente della Provincia di Cosenza dal 2004, storico dirigente locale di PCI-PDS-DS-PD, già consigliere ed assessore regionale negli anni '80, poi Sindaco di San Giovanni in Fiore e Deputato per 4 legislature dal 1992 al 2006; Gianni Speranza, Sindaco di Lamezia Terme, esponente di SEL.
Risultato. La partecipazione ha superato ogni aspettativa. In una regione con una popolazione inferiore di un terzo dell'Emilia Romagna, hanno votato il doppio dei votanti alle primarie della storica regione rossa.
Ma più elementi portano a ritenere che non si sono invertite le parti e che a spingere alla forte affluenza sia stata la maggiore offerta (3 candidati anziché 2) con la presenza organizzata di un piccolo grande partito della sinistra (che in Emilia non ha partecipato). Speranza, infatti, si è fermato al 5%, registrando un buon risultato solo nella sua città. Piuttosto la sfida tra gli altri due candidati ha determinato una originale mobilitazione e partecipazione di ambienti politici locali di centro e di destra. Risulta, ad esempio, abbiano presidiato seggi e votato anche dirigenti locali di PdL-NCD e dell'UdC, sono stati denunciati seggi fantasma e schede precompilate e al comune silano di San Giovanni in Fiore hanno partecipato più cittadini di quelli che alle europee hanno votato PD.
Ha vinto l'ultra sessantenne dalemiano-bersaniano-cuperliano Oliverio, con oltre il 55% dei voti e il 15% in più del giovane Callipo. E, subito, si è aperta una discussione sulle alleanze per la Regione. Con il vincitore che apre al centro, all'UdC e ai suoi esponenti impegnati nella Giunta dimissionaria di Centrodestra, mentre il perdente critica il recupero di personaggi discussi e in odore di organizzazioni affaristiche e criminali.
Un quadro complessivo triste e preoccupante.
Un ulteriore campanello d'allarme su una cultura politica che appare in continuità con un passato discutibile e che ci ha portato alla crisi ed ai problemi di oggi, che non da speranze per il futuro.
Cambiare verso (davvero!) sarà sempre più difficile.
Per farlo, pare però evidente anche da questi fatti e da queste esperienze, occorre guardare soprattutto ad altri interlocutori e compagni di viaggio.
Magari, nella speranza di un risveglio di molti amici.

3 commenti:

  1. Negli ultimi tempi mi sono convinta che il Pd non è memoria del passato e non è strumento per costruire futuro.
    Io lo definisco L'ATTIMO FUGGENTE.
    Sai cos'è oggi, cosa fa oggi. Non domani. Mai.
    Gli esempi sono infiniti.
    E' per le primarie.
    Quasi sempre. Ma non sempre, quasi. Vedi le Regionali del Piemonte.
    E' per la rottamazione.
    Spesso. Ma anche no. Chiamparino? Perché nessun giovane dirigente si è messo in competizione con lui. Mancavano?
    Fra

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  2. Una cosa sono le responsabilità giudiziarie. Quelle sono nelle mani dei Giudici. Loro debbono sentenziarle.
    Altro sono le responsabilità politiche. Quelle sono nelle mani della politica e dei partiti, se questi vogliono essere credibili ed avere un ruolo democratico (come prevede la nostra Costituzione) di promozione della partecipazione dei cittadini al governo di un paese.
    Forse Bonaccini non avrà commesso reati. Forse. Non sta a noi o ai partiti giudicare. Ma la Regione Emilia Romagna non è stata governata con sobrietà negli ultimi tempi. Dalla vicenda Delbono in poi è emerso chiaro. Il segretario del principale partito di governo non può essere assolto. Politicamente, naturalmente. Un Partito che non lo capisce e lo candida alla Presidenza non è il mio. Non è mia la coalizione che organizza. Non sono miei gli altri partiti che non vedono o non considerano dirimente questa realtà.
    Ciao!

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  3. Si. Una continuità imbarazzante. Renzi ad Errani: "ti aspettiamo, al Governo o al Nazareno". Il grande rottamatore si è fermato una volta varcato l'ingresso di Palazzo Chigi. La condanna? Questione minore. Delbono roba del passato, digerita ed espulsa. Il capogruppo Monari? Non se ne ricorda più nessuno.
    Ora che i giovani (emiliani) di Bersani sono diventati tutti giovani di Renzi, tutto bene.
    Un trasformismo indecente. Foriero di rovesci.
    Av salut!

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