La produzione di gas degli impianti attivi entro le 12 miglia in Emilia Romagna, nel 2015, è stata infatti di solo 1,15 miliardi di Smc. Se si confronta il dato la quantità di gas estratto a livello nazionale, pari a circa 62 miliardi di Smc nel 2014, si evince che l’incidenza della produzione delle piattaforme regionali ricadenti nel quesito referendario, è pari a poco più del 1,8% dell’intera produzione nazionale di gas, e copre non più del 1,7% dei consumi nazionali lordi.
Si tratta di estrazioni che peraltro si inseriscono in un territorio in cui esiste già una fortissima subsidenza (l'abbassamento del suolo) che mette a rischio fisicamente le aree e l'economia fronte mare.
Legambiente chiede che i Sindaci dell’Emilia-Romagna, e soprattutto quelli dei comuni rivieraschi, prendano una posizione sul referendum del 17 aprile.
La nostra regione è quella più coinvolta nel quesito referendario, con 47 piattaforme di estrazione gas attive entro le 12 miglia, principale causa antropica della subsidenza della costa. L’auspicio è che i Sindaci prendano una posizione pubblica sul quesito referendario, portando le ragioni dei territori.
Il nostro futuro energetico è tema centrale in Emilia Romagna, a maggior ragione in un momento in cui l'assessorato regionale alle attività produttive sta mettendo mano al percorso di rivisitazione del piano energetico.
Percorso che finora non ha visto coinvolto il mondo ecologista, a riprova di una visione solo economica della materia.
Legambiente Emilia Romagna, aprile 2016
Percorso che finora non ha visto coinvolto il mondo ecologista, a riprova di una visione solo economica della materia.
Legambiente Emilia Romagna, aprile 2016
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