martedì 29 ottobre 2024

In tanti per la conversione ecologica e pacifica

Bologna e l'Emilia Romagna dopo giorni di sofferenza e di lavoro, in piazza per cambiare priorità










Nel giorno in cui decine di migliaia di persone hanno manifestato a Roma, Milano, Bari, Firenze per il cessate il fuoco e per il disarmo e a Padova hanno protestato contro il DDL 1660 e la repressione in atto contro il dissenso, a Bologna, nonostante l'allerta arancione, un bel corteo ha attraversato le vie della città dalla Bolognina a Piazza Maggiore per dire che le ripetute alluvioni "non sono maltempo, sono crisi climatica e concezione sbagliata dell'uso del territorio", per chiedere "a gran voce un cambio di rotta radicale nelle politiche e nel modello produttivo e sociale della nostra regione".

Una risposta importante a chi nega i cambiamenti climatici o, pure riconoscendoli, prova a trarne profitto con opere per pochi e a scapito di intere comunità. Come ha fatto, nei giorni scorsi, il Presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi, quando ha sostenuto (sul Corriere) che "la colpa non è del modello di sviluppo", che qui "gli imprenditori sono sensibili" e che, semplicemente, "occorre investire di più su argini, canali, bacini ... o nella manutenzione". 

Una critica netta a partiti e ministri che dicono di occuparsi di futuro, di "conti pubblici" e "debito dello Stato" senza praticare politiche di prevenzione, ovvero senza considerare i costi (sempre più sicuri!) generati dal dissesto idrogeologico e dall'inquinamento o che, pure consapevoli delle pesantissime ricadute di questi sui bilanci di enti ed aziende e sui risparmi di persone e famiglie, si limitano a mettere "pezze" riparatorie ad un meccanismo in crisi verticale e a schivare solo i "rischi minori", più "immediati" e imputabili. Clamoroso l'esempio dei Comuni che in questi giorni di fronte a nubifragi e "vento forte" si concentrano ad abbattere alberi "insicuri". E' ciò che avviene anche a Bologna, alimentando rabbia, proteste, sconcerto, disaffezione.

Guai a sottovalutare la crescente distanza tra istituzioni e cittadini. Sicuramente non può farlo chi vuole costruire una società nuova e in grado di assicurare dignità, libertà e giustizia ad ogni persona e comunità, parità di diritti e di doveri universali.


Fotocronaca di vita quotidiana, di problemi irrisolti, di proposte lungimiranti e di conflitti aspri ...

Bologna, 21-23 ottobre. In Città, all'angolo tra le vie Ghisilliera e del Chiù si accatastano mobili e quadri da buttare dopo l'alluvione provocata dalla uscita del Ravone ... (foto di Renzo P.)
  










A Lavino di Mezzo, nel Comune di Anzola dell'Emilia, tra le case ed i garage allagati dalla esondazione del torrente Lavino ... (foto di Alessandro M.)
















Nel Comune di Castelmaggiore si spala il fango rimasto nelle strade e nelle piazze ... (foto di Noemi)
















Per il Presidente di Confindustria Emilia, intervistato dal Corriere, "la colpa non è del modello di sviluppo" ... (23 ottobre 2024)
 










Per la professoressa Paola Bonora invece "bisogna cambiare visione e concetto di sviluppo" ... Ancora sul Corriere (24 orrore 2024)








Per il nubifragio, sabato 19 ottobre, cade un albero in via Don Minzoni ... La risposta "preventiva" dell'Amministrazione Comunale è immediata: altri 3 esemplari vengono abbattuti ...











Operai e motoseghe entrano in azione contemporaneamente in molti quartieri della Città ... (foto Denny L.)



Alberi abbattuti al Parco Anders, zona Fossolo ... (24 ottobre 2024) 




Bologna, 25 ottobre, Palazzo d'Accursio. La protesta del Comitato Tutela Alberi e di altri comitati ed associazioni ambientaliste arriva in Consiglio Comunale ... 
















Voci, cartelli e striscioni di protesta interrompono per alcuni minuti i lavori degli eletti ...














"Pini: giù le mani!" 










L'articolo sulle pagine di cronaca del Corriere di Bologna ... (26 ottobre 2024)




Il Carlino titola: "gli ambientalisti in corteo sfidano l'allerta" ... (26 ottobre 2024)



Bologna, 26 ottobre, ore 14.30. In Piazza dell'Unità prende corpo la manifestazione promossa da una pluralità di comitati ed associazioni emiliano romagnole ...








"Per il clima, l'ambiente e il futuro. L'Emilia - Romagna cambi politiche e modello produttivo!"









Legambiente "in marcia per il clima"


 







L'aggiornamento di un classico della cultura europea:  "Prima ... Poi ... Non era rimasto nulla da salvare" ...
 




















Il disegno e la partecipazione di un ragazzo ...


















Attivisti della Rete delle Emergenze Climatiche ed Ambientali della Regione Emilia Romagna ...











"Per il clima, fuori dal fossile"!








Attivist3 di Greenpeace ...








Da Reggio Emilia: "Questo bosco è nostro" ...














Agricoltori di Campi Aperti e lavoratori Cobas ...








Anarchici del Circolo Berneri ...






"Quando avrete"...




 ... "Solo allora vi accorgerete che il denaro non si può mangiare"!











Attivisti del Comitato per la Tutela degli Alberi di Bologna: "Alberi = Vita"















Nel cuore del corteo ... Davide Celli, consigliere comunale del gruppo Verdi - Europa Verde ...








Una famiglia NO Passante (di Mezzo) ...














Da Parma: "NO cargo" ... Per trasporti merci eco-compatibili!














Ugo Mazza e Sergio Caserta ...














Sul ponte di Stalingrado ... (assonanze)














Confronto di genere e tra generazioni ... (in salita)














Natura e arte ... (inscindibili)













Pensieri critici ... (da zittire?)














Donne NO Passante ... (determinazione e sorriso)














Ancora e sempre NO Passante ... (opera scontata come al Don Bosco?)














Parents for Future ... (il principio di responsabilità intergenerazionale)














Attivist3 di Europa Verde sotto le Due Torri ... (vita dura)














Da Modena: "Regione fattene una ragione: + alberi - cemento" ...














Proposte eco-compatibili di valorizzazione della montagna ... (altro che impianti sciistici dove non c'è neve)
















Verso Porta Mascarella ... (cresce la partecipazione)














Attivist3 di Volt ...










































 In via Irnerio e piazza VIII Agosto ...
















"Deforestazione Zero"



























"Una sola grande opera: welfare per tutti"














Da SGB a Cambiare Rotta ...














In marcia con bici ... (tra le bancarelle della Piazzola)














Dalla Romagna "la lotta non si arresta, la terra non si abusa" ...














"Cementificazione più cambiamenti climatici: siamo nella melma" ... (o giù di lì)














Creatività ed "eco-ansia" da Greenpeace ...




















Megafono, ragazze e turisti ... (in via dell'indipendenza)














Sotto la Cattedrale di San Pietro ...
















Verso Piazza del Nettuno ...




















Luciano, storico attivista USI-CIT ...






















Resistenti NO Passante... (attraverso via Rizzoli, all'ombra delle Due Torri)














In difesa del Parco del Secchia ... (50 ettari)













Attivist3 tra le bandiere di Fridays for Future e del WWF ...














Pippo Tadolini e Linda Maggiori ...




















Da Ultima Generazione: "Il fango blocca le strade, non gli attivisti" ...














Sotto il Nettuno: "Stop consumo di suolo" ...


























Da L'Emilia Romagna per la Pace, l'ambiente e il lavoro: "Soldi alla terra, non alla guerra" ...














"Omicidi sul lavoro e morti per crisi ambientale, questo è il vostro Patto" ... 














Sotto Palazzo d'Accursio ,,,












Interviene il Presidente di Legambiente Emilia Romagna, Davide Ferraresi ...
















I manifestanti fanno corona ... (in Piazza Maggiore, davanti a San Petronio)















Davanti a Palazzo dei Notai ...
















Lo striscione di RECA E.R.: "Insieme dal basso per la transizione ecologica" ... (davanti a Palazzo Re Enzo)














"100% rinnovabili: eolico e solare" ...














La parola a Pippo Tadolini, in rappresentanza di Per il Clima - Fuori dal Fossile e di RECA  Emilia Romagna, al suo fianco Corrado Oddi ...













































































































Per il clima, fuori dal fossile

Che la crisi climatica sia la causa prima degli eventi estremi sempre più frequenti ormai non lo nascondono più neppure i negazionisti incalliti.
E che la causa prima della crisi climatica siano le fonti energetiche fossili, in tutto il percorso dall'estrazione al trasporto, al consumo, gli scienziati lo dichiarano e lo dimostrano ormai da decenni, per lo più inascoltati.
Cercare di contrastare la crisi climatica vuol dire innanzitutto contrastarne le cause, quindi la fuoriuscita dal fossile deve  essere  l'obiettivo primario e comune di tutte le realtà sociali che vogliono lavorare per il cambiamento del modello che in Emilia Romagna come in tutt'Italia e purtroppo in gran parte del pianeta, sta depredando le risorse della terra e rovinando irreparabilmente la vivibilità.
La zona da cui provengo, cioè la provincia di Ravenna, è una delle zone della regione e dell'intero Paese, maggiormente interessate dall'invadenza delle fonti fossili e dalle conseguenze che queste comportano. Una vera e propria zona di sacrificio agli interessi dei colossi dell'estrattivismo. Sta per arrivare il rigassificatore, che come tutte/i sanno potenzia la filiera del gas liquefatto, dannosissimo per l'ambiente fin dai siti di estrazione, e costosissimo per le tasche dei consumatori; sta andando avanti il progetto del gasdotto della Linea Adriatica, il quale dal sud  è destinato a trasportare il metano proveniente dal Medio Oriente, un'opera inutile perchè il consumo di gas sta progressivamente diminuendo, e pericolosa per i rischi di incidente e dannosa per l'ambiente e la salute; si stanno proponendo nuove e più intense trivellazioni, anche in vicinanza delle coste dell' Adriatico; si sta progettando l'imbroglio dell'impianto CCS (cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica), che coinvolgerà anche i territori ferraresi, ingannando le popolazioni con una vera e propria  bufala, secondo la quale tale struttura contribuirebbe alla decarbonizzazione, mentre in realtà ci legherà ancora di più al sistema fossile; e adesso sempre a Ravenna si progetta di mettere in rete il gas liquefatto, oggi sottoutilizzato, presente nel deposito già esistente perché il suo mantenimento allo stato liquefatto costa troppo.
Bisogna uscire dal modello fossile e dalla dittatura del profitto dei colossi estrattivi.
E' neccessario andare più rapidamente possibile verso due obiettivi: 1) la moratoria su tutte le nuove opere a servizio delle fonti fossili, e contemporaneamente l'avvio serio di un piano che punti al cento per cento di rinnovabili, restituendo spazio soprattutto al risparmio energetico e alle realizzazioni di rinnovabili di piccola scala.
2) L'avvio di una discussione seria e democratica per una profonda riforma del settore dell'energia, che porti a trasferire tutto il settore dall'ambito del profitto a quello dei beni comuni.
Questi obiettivi però non ce li regala nessuno, è necessario che le nostre mobilitazioni si moltiplichino, si saldino tra loro e crescano insieme.

Pippo Tadolini, RECA Emilia - Romagna


Partecipazione, applausi e bandiere al vento ...
















Verso Piazza del Nettuno ...














Matteo Vescovi, insegnante e attivista COBAS ...














 

La transizione ecologica al centro delle lotte sociali


In questi giorni in cui l’alluvione ha colpito nuovamente l’Emilia-Romagna si è tornato a parlare di cambiamenti climatici nei mass media. Gli esponenti politici locali e regionali si sono appellati alla quantità eccezionale delle precipitazioni che sono risultate incontenibili dalle infrastrutture esistenti, come i canali tombati della città di Bologna che sono stati costruiti nei secoli precedenti. Un’epoca che dopo i due anni di alluvioni che abbiamo vissuto sembra ormai irrimediabilmente lontana. 

Da un certo punto di vista le cose stanno così e la velocità della crisi climatica ci trova purtroppo impreparati, ma fare appello alle forze di causa maggiore rischia di diventare un alibi per una classe politica che continua a tenere in poca o nulla considerazione le sfide ambientali nelle scelte che determineranno il futuro dei nostri territori nei prossimi decenni.

Il problema è come si decide di investire le risorse pubbliche prima e dopo questi grandi eventi tragici. E questi investimenti continuano ad essere guidati dalla logica di un modello di sviluppo che punta alla crescita infinita ed ha come principale vettore quello del profitto dei pochi grandi investitori privati. Per questo è fondamentale considerare per cosa sono previsti gli investimenti futuri di soldi e debito pubblico. 

L’ha appena ricordato Pippo Tadolini del Coordinamento Fuori dal fossile di Ravenna che la nostra regione ospita alcune delle principali infrastrutture del fossile del paese, con il progetto di raddoppiare il metanodotto Linea Adriatica e quello di impiantare a Ravenna un nuovo rigassificatore. Per queste e altre opere l’Italia ha previsto di chiedere all’Europa 10 mld di euro dal piano RepowerEU, nonostante la domanda di metano sia in calo in Italia e in Europa ormai da un decennio. A Bologna sono previsti altri 2 mld nell’allargamento del Passante di mezzo che metterà in circolazione 65 milioni di automobili in più all’anno. 

E per quanto riguarda il comune di Bologna, negli ultimi anni sono state approvate decine di milioni di euro in progetti di nuove urbanizzazioni e cementificazioni, come la costruzione di nuove scuole nei parchi o l’urbanizzazione della zona ex-Lazzaretto.

 

Nella logica della crescita infinita, che poi è quella dell’accumulazione infinita dei profitti, tutti i nuovi progetti (anche quelli “sostenibili”) sono pensati in aggiunta alle precedenti infrastrutture e non in graduale sostituzione. Così, opere che avrebbero una loro giustificazione nell’ottica della riduzione degli impatti ambientali, come per esempio il Tram di Bologna, si trasformano in nuove occasioni di cementificazione, abbattimento di alberi, consumo di suolo perché non si deve ridurre lo spazio sacro dedicato all’automobile, né si pensa in realtà ad un’infrastruttura in grado di sostituire il pendolarismo di mezzi privati nell’area metropolitana. 

 

È per via della logica accumulatrice che sottostà a questi interventi di “crescita verde” che la transizione energetica, di cui tanto parlano, non c’è. L’ha confermato recentemente l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA). Nonostante le grandi potenzialità e l’incremento globale della produzione da energie rinnovabili, queste non intaccano la domanda di energie fossili che rimane costante. Così, la produzione energetica dal vento e dal sole semplicemente si somma a quella da fossile per sostenere la crescita infinita di un modello di sviluppo che ci ha portato a questa crisi climatica.

Però, se la parola “transizione” ha un senso è quello di indicare il passaggio da un modello di sviluppo ad un altro modello. Ora, questa transizione ad un modello di società che non sia più incentrata sul dogma della crescita infinita, ovvero del profitto capitalistico, potrà avvenire solo se sarà preteso con forza dalle lotte sociali dal basso. La posta in gioco è quella della futura abitabilità dei nostri territori e della ridistribuzione di una ricchezza collettiva che deve essere utilizzata per rispondere ai bisogni fondamentali delle persone più esposte. La crisi climatica, infatti, è destinata a diventare l’orizzonte di tutte le lotte sociali dei prossimi anni. Per questo è fondamentale cominciare a considerare la domanda di riconversione ecologica all’interno degli altri movimenti sociali. 

L’esempio più forte in questa direzione ce l’hanno dato gli operai della ex-GKN per cui la lotta contro la chiusura della fabbrica ha potuto resistere ed è cresciuta grazie alla connessione con i temi della transizione energetica. Ma hanno una valenza ecologica anche le lotte per l’abitare. La richiesta di investimenti in case popolari e la lotta contro la turistificazione dei centri storici chiedono un uso diverso delle risorse pubbliche che contrasti la speculazione edilizia che è il motore della crescita infinita della città e del consumo di suolo che ne deriva. 

Un altro esempio possono essere le rivendicazioni per la ristrutturazione delle scuole esistenti (come è il caso delle scuole Besta). Questi edifici, dopo essere stati ristrutturati, possono diventare punti di produzione di energia solare all’interno di una rete di produzione e distribuzione dal basso che davvero ci possa emancipare dalle fonti fossili. 

Ma anche i movimenti contro la guerra sono movimenti ecologisti. Non solo perché la guerra ovviamente è uno dei settori a maggiore impatto per le emissioni climalteranti, ma soprattutto perché è la guerra che guida questo modello di sviluppo ecocida. È l’idea, perseguita con l’investimento di miliardi di euro, che la conquista e il dominio siano le forme normali della ricchezza di alcuni a discapito dei molti esseri viventi del pianeta.  

Con la manifestazione di oggi proviamo a mettere un tassello nella direzione di un movimento ampio che pretenda una transizione ecologica dal basso verso una società più giusta. Nel nostro piccolo, con la lotta del Comitato Besta nel parco Don Bosco, abbiamo sperimentato che dall’unità viene la forza che può vincere questa battaglia. 

  

Matteo Vescovi, insegnante ed attivista COBAS


Da Legambiente "Stop consumo di suolo" ... (sotto la statua del Nettuno)




Teresa La Torretta, ricercatrice ENEA e attivista del Comitato Besta ...












L'esperienza del Don Bosco ci dice che il futuro dipende da tutti noi ...

Dopo un anno di presidio da parte delle cittadine e cittadini del quartiere San Donato san Vitale, delle ragazze e ragazzi che questo quartiere e questa città abitano, dopo le casette sugli alberi, che sono diventate il simbolo di questa lotta, dopo i tavoli durante i quali il sindaco ci diceva ORMAI non si torna indietro, non ci siamo date per vinte, neanche dopo le violenze subite in aprile e in giugno, continuando ad affermare con determinazione le nostre ragioni e così lo scorso 27 luglio il sindaco "ci ripensa" (la Repubblica), "fa retromarcia" (il Corriere), "fa dietrofront" (il Resto del Carlino): molti alberi di alto fusto che dovevano essere abbattuti sono rimasti al loro posto.

E’ stata una vittoria di tutte noi: è la vittoria di un intero popolo che si è unito su un obiettivo. È il mondo reale, quello delle persone di carne e ossa che vogliono il loro parco, quello dei giovani a cui non sta bene il modello di società che gli viene imposto, che è emerso e ha strappato la rappresentazione di cartapesta allestita dal potere.

Non ci nascondiamo che è una piccola vittoria, perché questa città e questa regione, che è tra le più inquinate del pianeta ritenuta oggi l'hot spot del riscaldamento globale, ha problemi molto più gravi, a cominciare dal passante, cioè il progetto di allargamento dell'asse autostrada-tangenziale fino a 18 corsie, in mezzo alle case dei quartieri nord, i tanti altri parchi minacciati da progetti altrettanto assurdi, la turistizzazione spinta del centro storico e la conseguente impossibilità di trovare casa per vivere, e che si porta dietro l’invadenza crescente dell’aeroporto. Però è una vittoria importante perché ci dice che non è vero che There Is No Alernative (TINA) di thatcheriana memoria, non è vero che "ormai è tutto deciso, non possiamo farci niente". NO. Se siamo determinati possiamo cambiare il corso delle cose.

Una vittoria non indolore: il 3 aprile un centinaio di agenti in antisommossa fanno da scudo ad un manipolo di operai che tagliano 6 alberi prima che diverse centinaia di presidianti, riesca ad irrompere nell'area di lavoro, impedendo di fatto di proseguire. La notte successiva un giovanissimo presidiante viene fermato e stordito con l’uso del taser, arma che l’ONU considera uno strumento di tortura. Il 20 giugno uno schieramento abnorme di polizia attacca i presidianti che cercano di difendere con i loro corpi le piante sul perimetro lungo via Aldo Moro, dove insiste il cantiere del tram. Si assiste a scene inconcepibili: la polizia e gli operai insieme determinati a tirare giù dagli alberi i manifestanti inermi, a tagliare rami a pochi centimetri dai loro corpi, di fronte a centinaia di manifestanti a terra malmenati senza motivo, scene, che vogliamo ricordare si sono avute anche di recente a Gallarate per la difesa del bosco del Curtatone. Il 20 giugno tutta la stampa cittadina è presente, foto e video fanno scandalo in tutto il paese ma sulla vicenda in città cala un muro di omertà.

Di più: durante gli incontri del G7 su scienza e tecnologia, decine di attivisti di XR vengono fermati a seguito di una protesta pacifica.

La repressione non si fa attendere: fioccano i fogli di via. Ad oggi, nonostante le nostre ragioni siano prevalse, ci troviamo ad affrontare, anche da un punto di vista economico, un paio di procedimenti già in corso e decine di avvisi di garanzia, altrettanti DASPO, che chiediamo a gran voce che vengano ritirati.

Non è questa per noi la Democrazia Partecipativa. 

Abbiamo chiesto di essere ascoltate, abbiamo chiesto confronto, abbiamo ricevuto polizia.

E’ una repressione che anticipa gli esiti della legge sulla sicurezza Piantedosi, Nordio e Crosetto in discussione e in via di approvazione. Una legge che mira a reprimere i conflitti sociali, a reprimere chi manifesta in difesa del proprio posto di lavoro o perché il lavoro si svolga in sicurezza, criminalizza le lotte ambientaliste e chi esprime il proprio dissenso verso scelte governative e contro la costruzione delle grandi opere inutili e impattanti, in definitiva chi lotta per il benessere e la salute di tutte e tutti.

A Bologna, ma in tutta la Regione, ci sono altri comitati di cittadine e cittadini, penso al Comitato del Bosco dell’Ospizio di Reggio, o ai comitati della valle del Secchia o contro la costruzione dell’ennesimo polo logistico di Modena, persone che si battono contro un modello di sviluppo che mette il profitto davanti alla salute e al benessere degli esseri viventi. Un modello di sviluppo che CONSUMA SUOLO, rendendolo impermeabile, e che non vede le proprie responsabilità, anzi trova negli alberi e negli ambientalisti la causa dei danni dovuti alle alluvioni. Questo il mantra che da diverse parti si ascolta in questi tristi giorni: colpa dell’ambientalismo integralista, secondo il ministro della protezione civile Musumeci. 

La legge Urbanistica Regionale del 2017, che avrebbe dovuto porre un freno al consumo di suolo, nonostante fu aspramente, ferocemente criticata da giuristi, architetti, scienziati, fu approvata ed ora quasi tutti si dichiarano favorevoli ad una sua modifica. Noi ne chiediamo la cancellazione.

Così come chiediamo che venga tutelato il patrimonio arboreo di questa città, di questa regione, che non si proceda a indiscriminati abbattimenti di alberi senza che vi sia una reale e comprovata necessità, che si presti la massima attenzione e il massimo rispetto per le radici degli alberi quando vengono effettuate opere pubbliche nei loro pressi, perché non si debba poi dire che l’albero, dopo averlo maltratto e non difeso, va abbattuto per difendere l’incolumità delle persone. Abbiamo assistito al taglio "sperimentale" delle decine di pini voluto in via del Giglio a Cattolica dalla Amministrazione di quel Comune e alla strage di alberi sul Secchia Abbiamo assistito al taglio di centinaia di alberi lì dove è previsto il passante, del quale ancora non si ha il progetto esecutivo, ma se ne conosce il costo di circa 3 miliardi e mezzo di euro. 

La strage di alberi continua e in città c’è chi si chiede dopo aver visto il tunnel del Ravone riempirsi di acqua e fango, cosa sarebbe potuto succedere all’Ospedale Maggiore, l’ospedale della città, se si fosse già dato seguito alle previste costruzioni nei Prati di Caprara. 

Siamo per una reale conversione ecologica: con gli operai della Industria Italiana Autobus (tornata di nuovo Breda Menarini) dopo il disimpegno di Leonardo (che preferisce concentrare le sue competenze industriali sul settore militare) e le minacce della nuova proprietà di decine di licenziamenti nello stabilimento di via San Donato; con i lavoratori Tper e i pendolari interessati a potenziare servizi, infrastrutture, mezzi, frequenze di un Sistema Ferroviario Metropolitano bolognese mai decollato (e il cui valore è confermato dai dati sull'incremento registrato sulla linea passante Casalecchio - Pianoro) e da considerare prioritario negli investimenti per vincere il traffico e l'inquinamento.

Allora ripetiamo il nostro mantra “non è vero che "ormai è tutto deciso, non possiamo farci niente". NO. Se siamo determinati possiamo cambiare il corso delle cose e dobbiamo provarci, sempre.

 Da ultimo ma non meno importante permetteteci di ricordare Lorenzo Cubello,  e Fabio Tosi, due operai morti mercoledì nella fabbrica della Toyota Handling, i 17morti soffocati dal fango nelle alluvioni del maggio dello scorso anno e Simone Farinelli, giovane di 20 anni annegato, ingoiato dalle acque del torrente Zena lo scorso mercoledì.

Più alberi, meno cemento. No al green - washing. NO alla repressione del dissenso.

Teresa La Torretta, Comitato Besta - Don Bosco



Applausi ... (ripresi da un telefonino)











Vittorio Monzoni, attivista di Un altro Appennino è possibile ...
















Un altro Appennino è possibile

Due motivi di soddisfazione:

-       Siamo in tanti e di tutte le età

-       È esplicitamente presente la montagna bolognese

Il comitato “ un altro Appennino è possibile”  è nato per contrastare il progetto di una nuova seggiovia al Corno alle Scale, ma, come dice il nostro nome, come dice la manifestazione di oggi, anche per proporre una visione diversa, progetti diversi.

A cosa siamo di fronte al Corno alle Scale? Alla demolizione della seggiovia esistente che può funzionare fino al 2039, cioè altri 15 anni, per costruirne una nuova che arriverà direttamente al lago Scaffaiolo a fianco del rifugio C.A.I. Duca degli Abruzzi.

Per cosa? Per un pezzo di pista da sci in più! (cento metri di dislivello in più per 500/600 metri in più di pista )

A quale costo? 

- 9 milioni di euro di soldi pubblici

 ingenti danni ambientali non recuperabili in un territorio che vede 2 parchi regionali e 4 habitat di interesse comunitario

- una ricaduta  economica sul territorio pressoché nulla tranne che per pochi

- senza tenere conto dei cambiamenti climatici: gli inverni sono sempre più caldi e asciutti; la neve scarseggia, arriva tardi e si scioglie in fretta; quella artificiale consuma acqua ed energia che sono risorse preziose e lascia un terreno morto

- a sostegno di una stazione sciistica in agonia da 30 anni, il cui bilancio costantemente in rosso è ripianato con soldi pubblici

Quindi un progetto insostenibile e dannoso. Un progetto incapace di guardare al futuro.

Se non c’è neve sono tante le attività interessanti e belle che si possono fare, a partire dall’uso del Corno come una grande palestra all’aria aperta in cui svolgere educazione ambientale e avviamento a tutte le discipline con cui praticare la montagna coinvolgendo le scuole da Casalecchio a Porretta.

A che punto è oggi la nostra battaglia? Il 28 novembre ci sarà la prima udienza nel merito presso il Consiglio Di Stato e speriamo in un esito a noi favorevole. Purtroppo siamo stati costretti ad una lunga, costosa, faticosa battaglia legale perché è stata l’unica possibilità di contrasto rimasta a fronte della totale sordità delle forze politiche e delle amministrazioni, con la regione in testa, alle nostre ragioni. Le leggi e le norme esistenti non permettono la costruzione di nuovi impianti, ma ecco il trucco: non è un nuovo impianto, è solo un ammodernamento. Cambia il percorso, cambia la stazione di partenza, cambia quella di arrivo, si costruisce una nuova stazione intermedia, non si usa neanche un bullone di quella esistente…..ma è solo un ammodernamento!

Il candidato della attuale maggioranza alla presidenza della regione ha avuto la premura di incontrare subito i rappresentanti della società di gestione degli impianti del Corno, come ampiamente comunicato dalla stampa, e di assicurare il suo rinnovato sostegno. 

Non ha sentito il bisogno di sentire le ragioni dei tanti che sono contrari, non ha sentito la necessità di un serio ripensamento a partire dai tragici eventi che hanno colpito i nostri territori.


Vittorio Monzoni, 26 ottobre 2024




Ascolta Federico Serra, candidato alla Presidenza della Regione dalla lista L'Emilia Romagna per la Pace, l'Ambiente, il Lavoro ...














Viviana Manganaro, di RECA E.R. presenta la performance del gruppo di giovani artist3 che chiuderanno la giornata di mobilitazione ...















La Magnifica Francesca Spano del Teatrino Errante presenta L'acqua non si vendica, performance in dialogo con ...




















... la musica e la voce di Valentina Fabbri Valenzuela, Cecilia Dardi e Paolo Torno














Per raccontare "il delicato rapporto con la natura" ... 















... "l'acqua cambia forma e da elemento amico, piacevole, muta in estraneo" ...
















... "La natura non agisce con crudeltà, ma si prende gli spazi che noi stessi le abbiamo sottratto" ...
  













... "Una convivenza rispettosa è possibile"?














Applausi e inchino ...














L'ora di Bella ciao!
















Per resistere e liberarsi ... (insieme)














Con ritmo ed armonia, con partecipazione e creatività ...















Per la Repubblica millecinquecento chiedono "una svolta" per l'ambiente ... (27 ottobre 2024)














Per il Carlino "tante anime" chiedono "un cambio di passo" ... (27 ottobre 2024)














Per la conversione ecologica e pacifica delle produzioni. Da Bologna a Roma, Milano, Bari, Firenze, Torino, Palermo, Cagliari: "Ottantamila per la pace in sette piazze" titola il manifesto ... (27 ottobre 2024)




















Arrivano le risposte: "Passante, si di Ugolini e De Pascale" ... (Carlino Bologna, 29 ottobre 2024)














"Il Passante" nel "futuro dei trasporti"? "Si faccia bipartisan" scrive il Carlino. "Ma Serra: colata di cemento" ... (29 ottobre 2024)




















Titola il Corriere: "De Pascale e Ugolini uniti dal Passante" ... (29 ottobre 2024)














Per la Repubblica Bologna "Legambiente premia la Regione e Bologna. Ma stop al Passante" ... (29 ottobre 2024)
Ancora una volta pare opportuno e necessario approfondire. 



12 commenti:

  1. I Verdi in corteo con gli ecologisti e al governo della Regione con il PD che fa e vuole altro. Manes Bernardini che è per il no al passante ma sostiene le destre a favore di questa opera. Per cosa e per chi si vota? Te lo dico che tante persone si astengono!
    L.

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    1. gtugnoli16@libero.it31 ottobre 2024 alle ore 10:13

      Penso che il voto e il non voto non risolvono di per se i problemi e le contraddizioni del presente.
      Del resto la democrazia proposta dai costituenti si sostanzia di Istituzioni rappresentative, divisione dei poteri, protagonismo sociale, diritti e doveri per tutti i cittadini.
      Tuttavia contribuire ad eleggere assemblee e personalità di governo più qualificate e impegnate a sostenere le istanze sociali e culturali che si confrontano è compito di tutti noi.
      Dal mio punto di vista una occasione (per quanto difficile) da non sprecare.
      Gianni

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  2. Vedere tanta partecipazione nonostante tutto rincuora. Mi pare però che per cambiare le scelte dei sordi & ciechi sia necessario andare molto oltre.
    Titti
    PS. Conosco legambiente come associazione seria ma proporre ora 8 città capoluogo ai vertici (se ho ben capito tra le prime 20) della vivibilità mi pare faccia a cazzotti con le esperienze. No?

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    1. gtugnoli16@libero.it31 ottobre 2024 alle ore 10:57

      La mobilitazione di tante persone in solidarietà con le popolazioni colpite da alluvioni, frane, crolli ... e per rivendicare conversione ecologica e giustizia è decisiva e non scontata. Ma sicuramente per cambiare priorità di governo è necessario andare oltre i rapporti di forza esistenti: costruire un blocco sociale e politico alternativo alle politiche ed alle pratiche in uso ancora oggi (in Italia e in Emilia Romagna).
      Quanto alla annotazione finale. Penso sia riferita alla recentissima pubblicazione dell'annuale Rapporto sull'Ecosistema Urbano realizzato da Legambiente (e Sole 24 ore). Da decenni si discute sulla sua efficacia e sulle letture interessate e strumentali che sempre determina. Ora la presenza di tante città dell'Emilia Romagna ai vertici delle classifiche richiede sicuramente un supplemento di verifiche e di approfondimento sul valore di questo "lavoro". Ci sarà modo e tempo. Soprattutto per chi si è già fatto un'idea sulla posta in gioco il prossimo 17 e 18 novembre e il suo giudizio non è certo influenzabile da un Report o una promessa dell'ultimo mese.
      Gianni

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  3. Dopo Bologna è Valencia a subire danni epocali.
    Mi chiedo chi può ancora negare il cambio di clima. Quindi l'esigenza di una rivoluzione profonda delle nostre società.
    ff

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    1. gtugnoli16@libero.it31 ottobre 2024 alle ore 11:09

      Di "negazionisti" delle responsabilità dei "sapiens - sapiens" sulle modifiche climatiche in atto ce ne sono ancora molti, troppi. E molti sono anche quelli incapaci di trarre conclusioni coerenti sulle scelte necessarie. Soprattutto tra chi è ai vertici del potere economico e al governo di importanti paesi.
      Per questo sono indispensabili confronto, studio, critica e lotta ... Cultura e Politica.
      Gianni

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  4. Sempre molto utile la documentazione a supporto delle tesi espresse. Ma perché non ho trovato sul Corriere l'intervista del presidente degli industriali a cui qui si fa riferimento (con tanto di foto)?
    M.

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    1. gtugnoli16@libero.it31 ottobre 2024 alle ore 09:34

      Grazie!
      Corretto. L'intervista è stata pubblicata il giorno successivo a quello indicato in didascalia. Ora è quello giusto.
      Gianni

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  5. N.B. Manca il testo dell'intervento alla manifestazione del presidente di Legambiente.
    M.

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    1. gtugnoli16@libero.it31 ottobre 2024 alle ore 11:16

      Vero. Ma non è una dimenticanza. Tantomeno una irragionevole censura. Semplicemente l'impegno preso da Davide Ferraresi sabato pomeriggio non si è ancora concretizzato nella trasmissione del testo. Troveremo sicuramente altre occasioni per riproporre qui le tesi di Legambiente Emilia Romagna.
      Gianni

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  6. Le immagini delle strade di Valencia con le macchine infangate accatastate ed abbandonate dovrebbero indurre a maggiore prudenza i nostri amministratori!
    A Bologna Il passante di mezzo resta una scelta "fatta" e non attuata? O merita una verifica più attenta?
    DG

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  7. gtugnoli16@libero.it2 novembre 2024 alle ore 09:56

    Ecco l'intervento alla manifestazione del 26 ottobre scorso del Presidente di Legambiente Emilia Romagna, Davide Ferraresi. Si completa così, seppure con qualche giorno di ritardo, la pubblicazione dei contributi proposti dai promotori di "Non è maltempo, è crisi climatica e concezione sbagliata dell'uso del territorio".
    Gianni

    Gli eventi climatici estremi che stanno colpendo il territorio dell’Emilia-Romagna, con particolare forza negli ultimi due anni, sono la dimostrazione che il cambiamento climatico è già una realtà.
    Di fronte a una situazione così grave, mobilitarsi è necessario. Abbiamo assistito in questi mesi ad attacchi e critiche nei confronti di chi denuncia da anni l’urgenza di affrontare le cause e le conseguenze della crisi climatica. Allo stesso tempo, abbiamo assistito ad attacchi incrociati tra le istituzioni che dovrebbero occuparsi della protezione dei cittadini e dei territori e degli interventi di prevenzione e ripristino a seguito degli eventi estremi.
    Siamo qui oggi per ricordare e ricordarci che, di fronte al cambiamento climatico, ci può soltanto essere un’assunzione di responsabilità da parte di chi decide, sia in ambito pubblico sia in ambito privato. Le critiche sterili sono inutili, soprattutto se arrivano dai negazionisti della crisi climatica e dai rallentatori della transizione ecologica.
    Il nostro compito oggi è quello di incitare le istituzioni a cambiare passo, a comprendere quali sono le cause del riscaldamento globale che sono generate anche all’interno del nostro territorio e ad affrontarle, e insieme a comprendere come trasformare drasticamente la gestione del territorio per renderlo più resiliente di fronte alle conseguenze del cambiamento climatico.
    Occorre intervenire sulle trasformazioni del territorio che sottraggono suolo libero e su quelle che tolgono spazio ai corsi d’acqua e ai processi di ricarica delle falde acquifere. Il nuovo clima in cui ci troviamo e quello che verrà nei prossimi anni richiedono una riduzione dell’impatto delle attività umane sull’ambiente, riducendo l’occupazione del suolo sia in termini di impermeabilizzazione e urbanizzazione, sia rispetto alle residenze e alle attività produttive incompatibili con la creazione di più spazio per il deflusso delle acque da monte a valle.
    Serve una nuova politica di gestione del territorio in cui cittadini e associazioni possano collaborare con gli enti locali sostenendo il cambiamento del modello dominante fino ad oggi. I conflitti per l’uso dello spazio saranno inevitabili: per questo, è necessaria una rivoluzione culturale che metta al centro la sicurezza e la tutela della qualità della vita della comunità, che devono essere prioritarie rispetto agli interessi individuali.
    Lo stesso vale per tutti i processi di trasformazione che fanno parte del processo di transizione ecologica e che sono finalizzati a ridurre le emissioni climalteranti e l’impatto complessivo delle attività umane sull’ambiente.
    Davide Ferraresi

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