La vignetta di Lele Corvi, sulla prima pagina de il manifesto di oggi |
Pro o contro l’invio di armi nella guerra ucraìna? I pro non ci sono. Giorno dopo giorno vediamo sempre meglio come la guerra in Ucraina non sia che distruzione di vite, di famiglie, di ambiente, di socialità, di umanità, di intelligenza. Come tutte le guerre.
Ma questa di più. Che senso ha mandare armi sempre più potenti ai combattenti dell’Ucraina perché ammazzino, si facciano ammazzare, e facciano ammazzare la popolazione civile, vera vittima di tutte le guerre moderne, e poi pagare a Putin gas, petrolio, carbone, fertilizzanti e tante altre cose di cui non sappiamo fare a meno, continuando così a finanziare e rafforzare la sua guerra di aggressione? Non è forse la moltiplicazione delle armi in campo a rendere la guerra sempre più intensa, estesa, mortifera, ad avvicinarci al ricorso alle armi atomiche che aspettano solo di essere usate?La potenza delle armi moderne, al cui apice ci sono gli ordigni dello sterminio nucleare, ha cambiato radicalmente l’orizzonte dei conflitti armati: “un popolo in armi” può certo intralciare un’occupazione, pagandone un prezzo molto alto; ma che possa tener testa a eserciti dotati di tutti gli armamenti sviluppati dalla tecnica è una favola: può farlo solo delegando il confronto a un esercito professionale dotato di strumenti paragonabili, per soccombere di fronte a entrambi.
Fare a meno delle guerre significa affermare le ragioni della vita contro quelle della morte, mobilitarsi contro la distruzione di tante esistenze, sostenere le possibilità concrete di comporre il contenzioso con rinunce accettabili da entrambe le parti, ma anche promuovere il disfattismo e la disgregazione delle gerarchie che rendono operativi gli eserciti.
La visione delle devastazioni, della morte, del dolore, della disperazione che colpiscono le persone, sia civili che militari, coinvolte in questo assurdo macello, quella che giornali, Tv e social esibiscono quotidianamente, dovrebbe indurci rigettare per sempre l’idea di combattere la guerra con altra guerra, con più guerra.
E infatti, sondaggi, pur ampiamente manipolati, continuano a dirci che la maggioranza della popolazione italiana è contraria all’invio di armi e a un coinvolgimento diverso dal sostegno materiale ai profughi e alle persone colpite dall’invasione: vuole proposte di mediazione, di tregua, di accordo, senza venir meno, ma anzi adempiendo, al dovere di solidarietà nei confronti di persone che sentiamo nostri fratelli e sorelle.
Quanto più dolore e sofferenza percepiamo in loro, tanto maggiore è la spinta a sentirsi una o uno di loro. Ma appena dalle persone che affrontano con crescente difficoltà la propria vita quotidiana si passa a coloro che hanno responsabilità politiche, governative, imprenditoriali o nel giornalismo, la musica cambia. Per loro non c’è alternativa alla guerra, all’invio di sempre più armi; non condividere questa scelta lo considerano un tradimento di cui vergognarsi, quasi che il dolore e le sofferenze provocate dalla guerra che i media esibiscono ogni giorno non possano trovar rimedio e conforto se non nei campi di battaglia. Per loro la pace può arrivare solo con la vittoria.
Ma quale vittoria? E di chi, se più continua la guerra e più cresce il numero delle vittime immediate, ma anche quello delle persone che per gli anni a venire non avranno più la loro famiglia, o qualche suo membro, una casa, un lavoro, o la vita che avrebbero voluto per sé e i propri figli?
Ma c’è di più: il ricorso ad armi sempre più potenti, con le loro devastazioni, e l’abbandono anche dei più timidi propositi di transizione ecologica, con il ritorno al carbone, al petrolio e con la ricerca spasmodica di altro gas per compensare le per ora irrinunciabili forniture della Russia non fanno che accelerare la crisi climatica e ambientale. La compassione per le vittime di questa guerra, certo condivisa sia dai favorevoli che dai contrari all’invio di armi all’Ucraina, non si estende però alle sofferenze, comprese le migrazioni, a cui la crisi climatica e ambientale già oggi costringe centinaia di milioni di esseri umani.
Ma, soprattutto, non si estende all’esistenza invivibile a cui stiamo condannando le prossime generazioni – se non i nostri figli, certamente i nostri nipoti – che poco differirà da quella provocata alle sue vittime da questa guerra. Il futuro che stiamo preparando è lì, davanti ai nostri occhi. Forse la vera differenza tra chi sostiene e chi è contrario all’invio delle armi in Ucraina è proprio la diversità dello sguardo rivolto al futuro.
Guido Viale, il manifesto, 30 aprile 2022
Bologna in Piazza il 25 aprile 2022, giorno della Liberazione d'Italia: "La nostra salute contro la vostra guerra"! |
La Marcia straordinaria PerugiAssisi del 24 aprile: "Fermatevi"! Per la pace e il disarmo un tratto in salita, che merita di essere percorso insieme ... |
Penso come Guido. Almeno dalla metà del secolo scorso le guerre non danno vittorie. Dopo Hiroshima e Nagasaki è chiaro a tutti che le armi possono essere distruttive della vita umana, animale e vegetale del pianeta. Si può dire che il Vietnam, con la conquista di Saigon da parte dei Vietcong e la fuga degli ultimi militari USA, ha vinto? O l'Afganistan con il ritorno dei Talebani?
RispondiEliminaEcco perché ha ragione Papa Francesco con le sue Encicliche, profonde e ragionate, e i suoi appelli, tutt'altro che solo morali. Lungimiranti e politici.
Annotazione. Vedo tantissime donne tre i partecipanti e lunedì con Santoro, Luciana Castellina e C. anche la nostra Emily Clancy. Sono contenta!
Sono io.
EliminaAnna
Il fatto è che in queste settimane sono cambiati più volte gli obiettivi della guerra.
RispondiEliminaPutin vuole denazificare l'Ucraina, rovesciare Zelensky, allontanare la NATO o conquistare territori?
Biden vuole aiutare Zelensky, riconquistare tutti i territori dell'Ucraina pre 2014 o rovesciare Putin?
A me sembra che tra loro ci sia solo un punto in comune che è continuare la guerra e i massacri.
E noi?