Il People Mover a Bologna: una realizzazione a vantaggio di pochi e a danno di molti ... |
I bolognesi possono verificare e riflettere. Qualcosa si muove in Città e in Regione. Il People Mover da qualche settimana è in funzione, dopo oltre un decennio di discussioni e di gestazione. Una novità (quasi assoluta) realizzata, testardamente voluta dalle classi dirigenti locali e regionali: partiti ed associazioni degli imprenditori, con il benestare di sindacati ed il silenzio di un vasto mondo di organizzazioni di supporto. Ora la monorotaia in sopraelevata irresponsabilmente preferita ai binari della ferrovia che da sempre sfiorano le piste di atterraggio (e che nel progetto di SFM delle Istituzioni bolognesi risalente al secolo scorso includeva una Stazione dedicata) può soddisfare la curiosità di (pochi) utenti e (diversi) "umarell".
In 7' collega la Stazione Centrale FS di Bologna ed il principale dei 4 (quattro!) Aeroporti emiliano romagnoli, il Guglielmo Marconi, al "modico" prezzo di 8,70 euro a persona, scontati a 16 per andata e ritorno. Per chi è di passaggio a Bologna, turista o uomo d'affari, o per chi abita a due passi dalla "2 Agosto 1980" e parte / arriva nello scalo del capoluogo emiliano è una opportunità interessante. Più azzardato è dire lo stesso per tutti gli altri: quelli che viaggiano in aereo ma non abitano in zona (e dunque debbono abbinare almeno un altro mezzo di trasporto con i relativi tempi e costi aggiuntivi) e quelli che pagano regolarmente le tasse e le imposte e dovranno comunque contribuire a raggiungere il pareggio di bilancio del Marconi Express attraverso il Comune, qualora il Consorzio pubblico - privato che gestisce la "grande" opera non raggiungesse l'equilibrio tra entrate e uscite (previsto nel contratto pubblico - privati). Oggi, che la partenza sia tutta in salita è una certezza: causa Covid-19 e "varianti" del virus (quando ritorneranno i flussi di traffico precedenti e "teorizzati" dai sostenitori della crescita infinita?). Ma non solo, se è vero che quattro fiocchi di neve hanno già bloccato cautelativamente il mezzo (2 dicembre 2020). Forse anche per questo l'avvio del People Mover (dopo le tante inaugurazioni annunciate e rinviate) è avvenuto senza la presenza di una sola delle principali Autorità che pure l'hanno voluto, fortissimamente voluto. E, nel frattempo, gran parte delle scuole e delle facoltà universitarie restano chiuse, perché i trasporti pubblici urbani e extraurbani (non adeguatamente sviluppati secondo le esigenze) nelle ore di punta sono "troppo affollati" e fonte di possibile contagio da virus.
Uno dei due "umarell" che vogliono sperimentare il People Mover. All'entrata di via Carracci ... (14 dicembre 2020) |
Dai fatti ai Patti.
Anche il "Patto per il lavoro e per il clima" presentato nei giorni scorsi dalla Giunta della Regione Emilia Romagna esprime una novità. Per la prima volta in un simile documento ufficiale le Istituzioni assumono la questione "clima", scrivono di "transizione ecologica" e di obiettivo "sostenibilità ambientale, economica e sociale". Il tutto in un orizzonte europeo e mondiale in piena evoluzione, per l'intreccio di numerose emergenze e per la crisi dei sistemi economici e sociali che governano il mondo.
I fatti, la determinazione dei movimenti ecologisti e la pressione di alcune formazioni politiche (ancora) minoritarie hanno consentito di introdurre quanto cinque anni fa per molti scienziati, ambientalisti e cittadini era già del tutto evidente, ma per nulla contemplato dal "Patto per il lavoro" sottoscritto nel 2015 da Amministratori locali e regionali, rappresentanze imprenditoriali e della società organizzata. Il ripetersi di eventi meteo che combinati alla imprevidenza di una crescita economica e sociale senza limiti e senza cultura della prevenzione hanno causato continui disastri, costi e "stati di calamità" (ultimo in ordine di tempo la recente alluvione della bassa modenese) uniti alla critica sferzante e motivata di Greta Tunhberg, Fridays for Future, Extinction Rebellion e numerosi gruppi o comitati che si sono auto-organizzati nei territori (almeno una settantina in Regione) hanno sicuramente introdotto contraddizioni e aperto spiragli ... Sarebbe un errore non considerarli e sottovalutarli. Consentono, al confronto pubblico, un passo avanti.
Il Patto dice di volere "impostare lo sviluppo del territorio su nuove basi e allineare il percorso dell'Emilia Romagna a quelli previsti dall'Agenda 2030, dall'Accordo di Parigi, dall'Unione Europea per la riduzione delle emissioni climalteranti" (pag.3) e indica, tra i tanti, obiettivi condivisibili e (da tempo) urgenti: la "prevenzione del dissesto idrogeologico" e la "difesa della costa attraverso una programmazione pluriennale" (pag.17); "ridurre il traffico motorizzato privato di almeno il 20% entro il 2025; sostenere la diffusione della mobilità privata verso “emissioni zero” anche attraverso l’istallazione di 2.500 punti di ricarica entro il 2025" (pag.18).
Tuttavia le 36 pagine sottoscritte da tutti i Sindaci e le Amministrazioni capoluogo (di Centrosinistra e di Centrodestra, da Virginio Merola ad Alan Fabbri, da Federico Pizzarotti a Gian Luca Zattini), da tutte le rappresentanze imprenditoriali (dall'ANCE a Legacoop, da Confcommercio alla CNA), dai principali sindacati Confederali (dalla CGIL all'UGL), dalle Università e dalle rappresentanze del Terzo Settore sono gonfie di approcci conservatori e neoliberisti, non si misurano con le più importanti scelte di governo del momento e quando lo fanno risultano, quasi sempre, in sostanziale continuità con il passato o aperte a interessi prevalentemente economici e di competizione di mercati chiusi.
Non è solo questione di termini: "transizione" (e poi "mitigazione", "adattamento") anziché "conversione" ecologica delle comunità, delle produzioni, delle infrastrutture, degli stili di vita e delle priorità negli investimenti poliennali e nei bilanci ordinari. Si afferma (pag.4): "da questa complessa fase di trasformazione possono derivare effetti opposti: un rallentamento dei processi di sviluppo, con un aumento delle disuguaglianze ancora più evidente, oppure un’accelerazione positiva, improntata ad una crescita capace di coniugare qualità del lavoro e rispetto dell’ambiente, produttività e valore aggiunto, efficienza economica e giustizia sociale. Questo Patto ha l’obiettivo di collocare pienamente l’Emilia-Romagna nel secondo scenario". E ancora (pag.9): "architrave del progetto delineato è l’impegno condiviso a rilanciare gli investimenti pubblici e privati, cogliendo tutte le opportunità offerte da politiche e programmi dell’Unione Europea e privilegiando interventi che garantiscano un maggiore moltiplicatore in termini di occupazione diretta e indiretta". Oppure (pag.24 e 25): "disponiamo di una manifattura tra le più avanzate al mondo, perno centrale del nostro sistema produttivo ... intendiamo investire sulle nostre vocazioni e specializzazioni territoriali, dal fashion al packaging, dal food al wellness, dai motori alla meccatronica ... dal turismo all'agro-alimentare". E ancora (pag.27): "promuovere una logistica che persegua efficienza e competitività in un contesto di sostenibilità e dunque cercando l’efficienza tramite l’innovazione tecnologica e di processo, nonché tramite la professionalizzazione e l’aggiornamento continuo delle competenze degli operatori del settore". Tutti fattori cruciali "per il PIL", "per l'export" e "per una caratterizzazione dell'Emilia Romagna nel mondo". In questo contesto, il nuovo Patto, non contiene nessun impegno fattivo e di governo verso produzioni socialmente (più) utili e responsabili (del resto il rapporto con una multinazionale di prodotti "nocivi alla salute" come la Philips Morris è sempre stato strettissimo e di grande subalternità) o in direzione della sfida epocale per trasferire quote significative del trasporto merci dalla "gomma" al "ferro". Trovano invece spazio la "presenza a Expo Dubai" e l'obiettivo della candidatura della Regione per ospitare "le Olimpiadi 2032, straordinaria occasione di crescita, promozione territoriale e innovazione sostenibile, realizzandole come il primo evento carbon neutral" (pag.28).
Insomma il Patto (bipartisan) auspica e indica ... anche oltre il 2030. Intanto tace sui conflitti aperti ed attuali, che segneranno il decennio appena aperto condizionando il prossimo. Con il proposito della Giunta Bonaccini di stoccare CO2 sotto il Mare Adriatico al largo di Ravenna. Con i miliardi trattati (con i Ministeri Renzi, Gentiloni e Conte 1 - 2 ed ASPI di Benetton, Castellucci e Tomasi) per nuove autostrade e strade (dalla Cispadana, alla Bretella Campogalliano - Sassuolo, al Passante di Mezzo, alla 4° corsia della A14, alla 3° corsia della A13) in cambio di una proroga delle Concessioni nella mala gestione del patrimonio infrastrutturale (il crollo di Ponte Morandi non è stato un incidente!). Con leggi e pratiche urbanistiche che anziché "consumo di suolo zero" continuano nella edificazione, compromissione di terreni vergini, agricoli e demaniali (a gestione CDP o INVIMIT). Con il No a tasse di scopo come la "plastic tax".
Non a caso il Patto ha rotto il fronte delle associazioni ecologiste. Ma senza alcuna preoccupazione, da parte di amministratori e firmatari. Solo Legambiente Emilia Romagna ha sottoscritto. "Si apre una fase nuove - sostiene l'Associazione - e noi continueremo le nostre battaglie di sempre. Ora serve realizzare gli obiettivi e superare le contraddizioni". Mentre tutte le altre realtà (dal WWF a Italia Nostra, da FfF a XR, da AMO.Bo ad altre decine di comitati locali) hanno costituito una Rete ambientalista che vuole continuare a confrontarsi (anche ai Tavoli che il Patto si propone di attivare) ma marca una critica netta di metodo e di contenuti. Del resto osservazioni, proposte ed emendamenti che hanno riempito quasi 700 pagine sono stati elusi e disattesi.
Ci si potrebbe chiedere cosa sarebbe stato del Patto con la firma di un solo sindacato dei lavoratori o di una sola organizzazione degli imprenditori. Sarebbe uscito? Si sarebbe preso tempo? Oppure, come sarebbe finita se tutti i sottoscrittori avessero coinvolto e consultato attivisti, iscritti, organi dirigenti ... Si, perché varie organizzazioni si sono ben guardate dal farlo. Preferendo una elaborazione ed una trattativa tra pochi e confermando (in molti) la sensazione di pratiche (diffuse e trasversali) di auto-referenzialità.
Del resto colpisce che i "pattisti" nonostante fatti ed esperienze degli ultimi anni propongano il grande tema di una Democrazia più sostanziale, partecipata e diretta e di Istituzioni trasparenti, aperte, più rappresentative e riconosciute (si pensi ai Referendum sulle modifiche della Costituzione e a quelli che hanno bloccato fusioni a freddo di Comuni e priorità alle scuole pubbliche, alle lotte popolari per la salute, il verde e la biodiversità che mal si conciliano con le pratiche di Assemblee elettive mortificate, di Province "nominate" e di Sindaci Metropolitani decisi unicamente dagli elettori del Comune capoluogo), affrontino il solo tema della necessità di conquistare maggiore "autonomia regionale" (pag.10) ... "rifuggendo da ogni tendenza di centralismo istituzionale" giacché "il sistema territoriale dell’Emilia-Romagna intende svolgere un ruolo da protagonista tanto nella programmazione quanto nella gestione delle risorse straordinarie che il Paese avrà a disposizione" (pag.8). Quasi che le emergenze in corso (da quella sanitaria a quella ambientale e sociale) non evidenziassero la problematicità di governare un Paese con 21 distinti approcci (dalla Lombardia alla Calabria, dall'Emilia Romagna alla Campania). Ma questa potrebbe essere (ancora) un'altra storia (da approfondire con più tempo e riflessioni) ... E forse, ora, è più utile concentrarsi su scadenze, progetti e conquiste su cui mobilitare giovani, lavoratori e cittadini per spostare ulteriormente i rapporti di forza sociali e politici in Città, in Regione, nel Paese e in Europa.
Buon Natale!
Gli umarell sono presi dalle foto: uno scatta l'angusto interno (4 sedili, quattro), l'altro il panorama esterno (con l'alternarsi della storica e della nuova Bologna) ... |
Il People Mover passa sul Reno. Sullo sfondo lasse A14-Tangenziale con la interminabile colonna dei TIR e poche auto ... Un segno dei tempi? (14 dicembre 2020) |
La Stazione del People Mover all'Aeroporto Marconi ... Uno sguardo su edifici e piste (14 dicembre 2020) |
Le entrate al Marconi Express ... Zero passeggeri. E le gentili hostess si annoiano e temono il futuro ... (14 dicembre 2020) |
Anche la rampa di accesso è deserta ... nonostante l'ora e la giornata infrasettimanale |
In Aeroporto le partenze sono ridotte ad alcune tratte: Catania, Roma, Amsterdam, Madrid |
Bologna "accogliente" ... ha molte serrande abbassate e pochi punti vendita aperti (14 dicembre 2020) |
Un Natale con gli alberi addobbati, "a distanza", ma (quasi) senza persone ... (14 dicembre 2020) |
... ecco, infatti, uno dei due umarell curiosi di come procedono "le cose nella Città che vorrebbero continuare a vivere ed amare ancora a lungo ... (14 dicembre 2020) |
Il tempo passa veloce, nonostante i ritmi lenti e la Città semi vuota: uno sguardo ai parcheggi deserti ed è l'ora del ritorno a casa ... (14 dicembre 2020) |
Buon Natale!
RispondiEliminaSolo un fatto: negli ultimi dieci giorni comunicati da Arpa Ferrara e Modena hanno sempre superato le soglie massime di smog previste per legge. Bologna 5 giorni su 7.
Sul Patto: quali impegni immediati e di lungo periodo si prendono i firmatari?
O vogliamo dimenticare che questa altra emergenza nazionale (che incide su clima e salute da molto tempo) è causa ogni anno di più vittime di quelle del virus?
Speriamo nel 2021!
DG
Con i fatti poco di buono.
RispondiEliminaLa Rotaia sopraelevata a Bologna è una trovata assurda, degna del pensiero di chi vorrebbe alberi su San Petronio. Ma restiamo ai fatti. Oltre alle polveri fini, oggi torniamo oltre 500 contagi (e più di 2 mila in tutta la regione)
Con questi chiari di luna difficile pensare che le scuole riapriranno il 7 di gennaio.
Il Patto di Bonaccini sarà forse migliore di quello precedente ma è molto distante dal minimo essenziale: rifondare la sanità territoriale e rilanciare la scuola per tutti e di vita; investire nella prevenzione dei rischi e della rigenerazione di ambienti naturali oramai compromessi per uomini ed animali.
La Regione vuole un albero per ogni emiliano? Decida aree e piantumazioni dagli Appennini al mare. Attivi aziende e giovani. Lasciare alla libera iniziativa dei cittadini è ridicolo.
Per il clima ed il lavoro servono fatti, non parole al vento sottoscritte da tutte.
Buone feste!
L.
Per ammortizzare l'investimento del Marconi Express quanti umarell ci vogliono?
RispondiEliminaVa be, non roviniamoci ulteriormente queste feste già sì tristi.
Robi
Certo che mettere insieme costruttori ed ambientalisti, imprenditori e sindacalisti, sindaci eletti con liste a 5 stelle o della Lega non è facile.
RispondiEliminaIl rischio di essere generici c'è. Forse la scelta doveva essere diversa fin dall'inizio.
Proprio per questo da un lato sarei meno enfatico degli amministratori nel presentare il Patto per il lavoro e per il clima, dall'altro sarei più indulgente nel giudicarlo elusivo su argomenti che restano ragione di conflitto.
Quanto ad alcuni argomenti concordo. Tipo quello che sia opportuno ripensare gli investimenti autostradali (a partire dal Passante di Bologna) se nel 2025 circolassero il 20% di meno degli automezzi. Se è così sistemiamo ponti e mitigazioni attese da tempo ma non allarghiamo di nuove corsie questa già grande arteria. E destiniamo più risorse nell'integrazione - efficienza dei trasporti pubblici. Quella del People mover non è stata sicuramente una gran trovata.
Vorrei invece capire meglio il progetto delle Olimpiadi del 2032 che se ben ho capito dovrebbero riguardare anche la Toscana.
Intanto, buone feste!
Antonio
Io dico che se la politica si riduce all'arte dell'occupare le istituzioni in nome di profitti personali e/o di gruppo l'umanità è davvero a rischio.
RispondiEliminaI due temi che qui si affrontano sono emblematici.
A quanti cittadini servirà la navetta sopraelevata? E qual è il suo bilancio ambientale (si, consumo di materie prime per i piloni che reggono la monorotaia, etc., etc.!) ed economico a carico della collettività e a vantaggio di privati?
Il Patto per lavoro e clima sottoscritto da quasi tutti i partiti e le organizzazioni è un progetto per il futuro o piuttosto una difesa del presente? Indica una strada per vivere meglio della società del 2030-50 o tenta di conservare le nostre condizioni di relativa ricchezza (non direi benessere) a costo di accrescere squilibri e diseguaglianze con altre regioni / continenti nella illusione che così si possa vivere sicuri?
In politica ci vogliono analisi più serie, idee più chiare, disinteresse personale, coraggio e generosità nel combattere per le persone che si vuole rappresentare.
BiBi
Il “Patto per il Lavoro E-R” è la conferma del perchè in Italia, diversamente da altre realtà europee, non decolla una forza ecologista di un certo peso politico in grado di condizionare le scelte di chi la "riconversione ecologica" la fa a parole: nemmeno le sentenze (es. la discarica di Imola) scalfiscono squallidi personaggi al servizio di poteri economici famelici che ci hanno portato nella situazione in cui si trova questo nostro povero pianeta.
RispondiEliminaSpiace leggere ed ascoltare sui media come venga sottolineato che Legambiente (senza specificare Emilia-Romagna) aderisca ad un patto che ignora ogni proposta avanzata dalla totalità del mondo ambientalista regionale.
L'esperienza ci dice che anche questo ennesimo documento resterà lettera morta rispetto alle nostre aspettative: i progetti inquinanti in cantiere di Regione e Comuni, ma lo stesso dossier del "Sole 24 Ore", ne sono la conferma (rinnovabili ferme al palo!), per non parlare delle imbarazzanti conclusioni della Schlein nell'ultima video-conferenza di confronto con le 71 associazioni e comitati ecologisti "Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna" (...dovete tener conto che al tavolo c'è chi non la pensa come voi.....).
Il mondo ambientalista impegnato sui territori comincia ad essere stanco di sentirsi dire dal comune cittadino che non sono credibili perché ai comunicati stampa non seguono prese di posizione conseguenti dei livelli regionali o nazionali.
Quando si aderisce ad un patto istituzionale si accettano le condizioni in esso contenute, vere o false che siano: stiamo ancora aspettando che chi governa questa Regione onori patti/impegni sul versante ecologista, che puntualmente annuncia ad ogni tornata elettorale, ma mai attuati, o quando l'ha fatto, ci hanno pensato i Sindaci a non farlo (un esempio per tutti la rimozione dell'amianto), spesso grazie anche ad organi di controllo che ci dicono, nonostante l’evidenza, " è tutto a norma di legge…".
L’impressione è che spesso conti di più garantirsi la mera presenza nei tavoli di discussione senza tener conto di cosa succede sui territori.
Le conseguenze di quanto avviene sui territori hanno spesso ricadute socio-sanitarie, ma anche economiche, gravi: l'esperienza di chi vive quotidianamente sul campo le conseguenze delle attività produttive inquinanti, fotografa fattori devastanti per l'ambiente, diversamente da chi snocciola formule chimiche, molto spesso rivelatesi del tutto teoriche.
Non a caso in quel patto general generico non c'è nulla di concreto rispetto a scelte certe che vadano nella direzione della riconversione ecologica.
Da queste considerazioni nascono poi le diverse visioni sul percorso da seguire verso la credibilità degli attori del mondo ecologista, molto spesso usato politicamente come…cagnolino da passeggio da certe forze politiche….
Non posso che esprimere pieno apprezzamento per il lavoro di Gianni, per le osservazioni puntuali sul People Moover (osservazioni già note ma oggi di stringente attualità visto che,la "grande opera" dopo anni di gestazione e dopo una lunga e travagliata attività di collaudo, è partita ed è partita in piena pandemia, scenario non previsto e non prevedibile ma che pone un evidente limite alla crescita senza limiti del trasporto aereo e delle compagnie low cost e senza rispetto x il territorio su cui gravano le attività dello scalo bolognese). Ma non posso che concordare sull'analisi dettagliata sul patto per il lavoro e per il clima, che dovrebbe disegnare lo scenario dei prossimi dieci anni, delle compatibilità dello sviluppo con il territorio e della transizione ecologica verso il futuro.
RispondiEliminaMa le annotazioni di Gianni non tacciono sulle novità del patto (e la più rilevante è proprio nel tentativo di connettere lavoro e cambiamenti climatici, assolutamente assente nel patto per il lavoro del 2015). Ma ciò che sottolinea Gianni non sono solo le ineludibili novità (dal dissesto idrogeologico alla difesa della costa, riduzione del traffico privato del 20% entro il 2025, riduzione dei gas climalteranti e decarbonizzazione con un primo obiettivo entro il 2030 e punto di arrivo nel 2050) ma sono le contraddizioni del patto, che da una parte galleggia sull'esistente (con tutte le grandi opere finanziate da realizzare dal passante di mezzo alla bretella Campogalliano Brennero, ad una legge urbanistica regionale che purtroppo tradisce l'obiettivo fondamentale del consumo di suolo in una regione tra le prime x consumo di suolo in Emilia Romagna, lasciando ampi spazi di manovra ai singoli territori e comuni che non sono stati troppo lungimiranti in questi anni scambiando cessioni di suolo con introiti di urbanizzazione) e dall'altra si propone transizioni ecologiche assolutamente necessarie ma che rischiano di essere ancora una volta annunciate per gli anni che verranno ma senza che vi siano strutture di controllo e presidi adeguati sul grado di realizzazione e soprattutto che rischiano di essere in perenne ritardo sulle drammatiche urgenze dettate dai cambiamenti climatici, i cui effetti purtroppo a differenza delle transizioni ecologiche prossime future sono sotto gli occhi di tutti e non nell'altro emisfero ma proprio nel nostro e la pianura padana ne è una testimonianza diretta con il dissesto del suo territorio e con fenomeni climatici estremi. Noi facciamo il tifo per la transizione ecologica (ed io a differenza di Gianni non ne faccio una questione nominalistica cioè se è più corretto parlare di conversione ecologica), ma vorremmo giocarla la partita non rischiare di perderla in partenza ancora una volta viste le tante sconfitte registrate da Kyoto in avanti, e correva l'anno 1997, se non ricordo male.
Nino Pizzimenti
Direttivo Legambiente Bologna
p.s. Legambiente Emilia Romgna ha firmato il patto per il lavoro e per il clima. Legambiente è una associazione ambientalista storica caratterizzata da un impegno costante e da analisi attente e rigorosamente scientifiche sulle questioni ambientali da oltre 40 anni. Mi auguro che l'investimento di fiducia nei confronti delle istituzioni sia ripagato. Io da vecchio militante di Legambiente insieme al direttivo di Legambiente Bologna abbiamo chiesto un confronto a Legambiente Regionale che coinvolga tutti i circoli dell'Emilia Romagna.