Bonus per l’acquisto di rubinetti, smartphone e macchinari per gli chef, voucher per gli occhiali da vista, incentivi per l’acquisto di auto e tanto altro ancora.
Il passaggio alla Camera della legge di bilancio 2021 ha ulteriormente riempito di aiuti e aiutini il testo presentato dal governo con l’obiettivo, nelle dichiarazioni dei partiti, di dare supporto alle famiglie e salvare il tessuto economico del Paese. Non è certo una novità, da sempre questo è il passaggio di fine anno utile a rafforzare le alleanze politiche. Ad allargare il consenso e rispondere alle richieste dei settori produttivi.
Ma questa volta era diverso, il Paese si trova dentro una crisi sociale ed economica senza precedenti e per far fronte alla crisi del Covid si era intervenuti già con quattro manovre di scostamento al bilancio in cui era stato applicato questo approccio.
Dunque, ci si aspettava che la Legge di Bilancio aprisse finalmente un percorso nuovo, nel quale cominciare a vedere le idee, gli investimenti e le riforme che l’Europa ci chiede di mettere in campo nell’ambito del nuovo straordinario programma Next Generation Ue. Invece è tutto rinviato all’anno prossimo, quando si dovrà presentare il Recovery plan che dovrà contenere la visione e le scelte per un rilancio del Paese incentrato sull’equità, gli investimenti nelle politiche green e di digitalizzazione.
Per i temi ambientali è particolarmente preoccupante questa situazione perché le risorse messe a disposizione dall’Europa sono davvero senza precedenti, come l’ambizione degli obiettivi richiesti.
Purtroppo, le liti nella maggioranza hanno portato a un ennesimo rinvio dei tagli ai sussidi alle fonti fossili, che permetterebbero di liberare risorse per interventi utili, e all’ultimo Consiglio dei Ministri è stato stralciato anche lo stop alle nuove trivellazioni per cercare petrolio e gas.
Eppure, nessun Governo come questo si è mai lasciato andare in promesse tanto importanti nella lotta ai cambiamenti climatici e nella chiave green per il rilancio dell’economia.
E proprio queste scelte sarebbero quelle oggi più efficaci per far ripartire il Paese dopo il lockdown, dando la possibilità a famiglie e imprese di ridurre la spesa energetica, di sbloccare gli investimenti nelle città che aiutino i pendolari e la qualità della vita, che permettano di rafforzare il tessuto di imprese che sta scommettendo sulle fonti rinnovabili e l’economia circolare, su qualità e innovazione.
Ma per fare tutto questo non bastano gli incentivi, bisogna proporre una visione del cambiamento che si vuole portare nei diversi settori e riforme coerenti per spostare attenzioni e investimenti.
Emblematica in negativo è la proroga di sei mesi del superbonus per la riqualificazione degli edifici, approvata con la Legge di Bilancio. Un incentivo unico al mondo, che ripaga tutto a tutti, a prescindere dalle reali possibilità di spesa delle persone e da quanto gli interventi realizzati riducano davvero i consumi e le bollette delle famiglie.
Cosa succederà dopo e in che modo dare continuità ad investimenti davvero efficaci non è dato sapere. Ma devono far riflettere anche i 420 milioni di euro messi in campo per il rinnovo del parco auto, dopo i 750 stanziati nel 2020, per l’acquisto di auto diesel inquinanti come a quelle ad emissioni zero, semplicemente perché il Paese non ha ancora deciso da che parte andare.
Non dobbiamo mai dimenticare che le risorse a disposizione sono limitate, che sono aumentate le famiglie in stato di povertà, le persone senza lavoro, le aziende che rischiano la chiusura e non è accettabile che la spesa pubblica continui ad essere dispersa tra bonus di cui nessuno conosce la reale efficacia o andrà a verificarla.
Chiuso un anno terribile ora si apre un passaggio politico di enorme responsabilità, nelle prossime settimane si dovrà accelerare sul Recovery plan e mandare un messaggio chiaro al Paese su come si vuole uscire dalla crisi con idee chiare e proposte percorribili. L’errore più grave da scongiurare è di gestire questa partita come se fosse un problema di rapporti tra Conte e Renzi, di nomine nella cabina di regia e dei manager previsti per portare avanti gli interventi.
I limiti evidenti della prima bozza di piano si potranno superare solo aprendo un confronto con il Paese, come chiedono da mesi il Forum disuguaglianze e Legambiente, senza trincerarsi dietro la fretta o la paura di dover rimettere in discussione decisioni su cui già si era trovato un accordo, ma che appaiono evidentemente sbagliate.
Edoardo Zanchini, Vicepresidente di Legambiente, il manifesto, 27 dicembre\
"I limiti evidenti della prima bozza si potranno superare solo aprendo un confronto con il paese" conclude Zanchini dopo la giusta critica al Governo Conte. Ora mi aspetto da legambiente un impegno coerente nel paese.
RispondiEliminaE chiedo quale fretta o paura ha avuto in Emilia Romagna la stessa organizzazione firmando un "patto per il lavoro e il clima" che unisce tutte le amministrazioni, le università, gli imprenditori, i sindacati ma nega risposte alle associazioni ambientaliste che si battono per misure concrete di conversione ecologica.
DG
Diciamolo chiaro: a questo Governo manca un'anima.
RispondiEliminaServirebbe a tutti un Piano.Ciao.
PD-mda