Nuovi disastri, ingenti danni, altri morti, molte vittime.
Come un anno fa.
Il 19 novembre 2013 pubblicammo Olbia, Sardegna, Italia. Come si può verificare quello scritto si concludeva sollecitando il Governo di allora (LettAlfano) a produrre "fatti nuovi" e "scelte nette" per uno sviluppo del paese eco-compatibile, sostenibile, capace di dare maggiore sicurezza ai cittadini.
Nulla di quanto proposto si è concretizzato e programmato.
Anche il Governo Renzi nato, secondo il segretario PD e i suoi fan, con l'obiettivo di imprimere "velocità" alle azioni dell'esecutivo per "cambiare verso", non si è proposto questa priorità e non ha investito risorse adeguate nella manutenzione e nella tutela del territorio.
Al contrario.
Lo Sblocca Italia (e non solo) ha seguito un indirizzo politico e culturale ben diverso: le novità non modificano cattive pratiche e sistema di potere. Semplicemente, si propongono di perpetuarlo.
La legge, imposta con l'ennesimo voto di fiducia, dà il via libera a tutte le piccole e grandi opere messe in campo, senza stabilire precise priorità e valutazioni di qualità, anzi superando autorizzazioni e controlli di merito da parte delle autorità pubbliche preposte.
Quasi vivessimo in un paese dove non si realizzano ancora tanti, troppi interventi abusivi, sbagliati, a rischio, che compromettono il patrimonio naturale, edilizio, artistico e monumentale.
Come se il problema più urgente fosse quello di limitare e ridurre il ruolo e le capacità di programmazione e regolazione dello Stato, anziché qualificarlo e renderlo più efficiente ed efficace contro le pratiche diffuse di corruzione, di conflitto di interessi, di collusione con organizzazioni affaristiche, criminali e mafiose.
Dunque, piove sull'Italia. Anche se meteorologicamente, ora, c'è il sole.
Ma questo, non è un tempo o un percorso scontato, un destino ineluttabile.
Lo diventa quando per governare il paese, la società e le istituzioni si abbandona "la rottamazione", si resuscitano i responsabili del disastro e delle ingiustizie, ci si allea con il vecchio ed il Nuovo centrodestra, con i più arroganti imprenditori e manager privati, "pubblici" o al comando di qualche grande cooperativa.
È il tentativo disperato di rianimare un sistema in crisi, in Europa e nel mondo.
È la rinuncia alla ricerca di un mondo nuovo e migliore e di un blocco sociale alternativo, che include e unisce un mondo del lavoro sempre più frantumato e precario, ceti medi intellettuali e produttivi impoveriti, giovani emarginati ed esclusi, anziani abbandonati al loro destino. Le migliori risorse del paese. Le prime interessate ad uno sviluppo economico e sociale diverso. Le uniche che attraverso un nuovo protagonismo critico e creativo possono dare braccia e idee per "cambiare verso" davvero agli investimenti e "rottamare" definitivamente le classi dirigenti che hanno fallito. Per lasciare, quanto prima, le piogge (e il possibile prossimo gelo) alle spalle e vedere presto (oltre le nebbie in cui siamo immersi) il sole e una nuova primavera.
Lunedì a Bologna per iniziativa di Legambiente si è svolto un interessante confronto tra associazioni (oltre a quelle ambientaliste, il Comitato acqua bene comune, Slow Food, e Federazione degli Architetti), cittadini e candidati alla presidenza della Regione Emilia Romagna. Ne ha correttamente parlato la Repubblica di ieri.
Sono emersi due dati politici.
1. La distanza fisica e politica dei candidati di Centrosinistra e Centrodestra (vecchio e Nuovo). All'assenza di Stefano Bonaccini, Alessandro Rondoni e Alan Fabbri (il primo e l'ultimo sostituiti da imbarazzati ed imbarazzanti uomini di partito) ha corrisposto una sostanziale chiusura sulle istanze e sulle proposte di merito: la rinuncia ad investire su 5 nuove autostrade per potenziare ed ammodernare il trasporto pubblico regionale per pendolari; il riconoscimento dei beni comuni ed una gestione pubblica dell'acqua rispettosa del referendum popolare; la salvaguardia ed il rispetto del suolo agricolo, la rinuncia ai processi di (s)vendita delle quote azionarie nelle società multiservizi ricavando denaro per fare quadrare i bilanci dei comuni.
2. La sostanziale convergenza dei tre candidati presenti all'incontro (Giulia Gibertoni per il M5S, Maurizio Mazzanti per i Liberi Cittadini e Cristina Quintavalla per L'Altra Emilia Romagna) sui progetti presentati dagli esponenti delle associazioni: priorità a scelte di prevenzione anziché di cura; investimenti per potenziare il servizio ferroviario locale e regionale, per la mobilità non inquinante, su bici, per la manutenzione e la valorizzazione del territorio, per incentivare l'agricoltura biologica a km zero; rispetto e valorizzazione della partecipazione dei cittadini alla vita politica ed istituzionale.
Sono capisaldi di un nuovo e diverso sviluppo economico e sociale.
Volendo sintetizzare, possiamo anche chiamarlo un progetto alternativo di società, di organizzazione della nostra vita quotidiana, del potere. Magari, da arricchire ed articolare. Ma per nulla irrilevante.
Sicuramente, in questa occasione politica - elettorale, dove la coalizione che arriva prima, prende Presidente, Governo e maggioranza del Consiglio, a prescindere dalla percentuale che la sostiene, sarebbe stato preferibile superare ogni logica minoritaria, di orgogliosa testimonianza, di competizione a perdere.
Tuttavia, da quel confronto è venuto un segnale per tutti.
Non solo c'è bisogno di "cambiare verso", anche in Emilia, su cose sostanziali e grandi.
Esistono, qui ed ora, anche volontà, persone e forze per provare a camminare insieme.
Domenica in Emilia (e in Calabria) si vota. Bisognerà rispettare, interpretare e leggere bene il pronunciamento (ed anche il silenzio!) degli elettori.
Ma poi verranno altri giorni di impegno, di mobilitazione ed elaborazione.
Il confronto continua e forse sarà anche possibile trovare altri compagni di viaggio.
Sarebbe stato bello trovare sulla scheda elettorale per la Regione un simbolo unitario di tutte le forze che chiedono uno sviluppo alternativo dell'Emilia Romagna e del Paese ...
RispondiEliminaCiao!
L'analisi è originale e non comune.
RispondiEliminaLe osservazioni sono.
Una sottovalutazione della destra pura e dura (Salvini e soci)
Le forze critiche anti - sistema (capitalista) non sono così omogenee come le presenti.
Forse incide la comunicazione ad egemonia RAI, Mediaset e SKY.
R.V.
Per me invece, la pioggia è di destra e il sole è di sinistra. Grillo è un nuvolone scuro che minaccia pioggia ...
RispondiEliminaCarlo
C'è sole e sole. Quello che scalda, quello che provoca colpi di testa, quello che causa influenze.
RispondiEliminaDalla pioggia basta coprirsi. Con un impermeabile o, quando è forte, un buon ombrello.
Le nuvole possono essere anche utili, per difendersi dalle bruciature e per prepararsi e difendersi meglio.
Ogni riferimento con il voto è puramente casuale. O no?
Anna
Al di la dei riferimenti meteorologici, di quale a determinare le alluvioni sono sicuramente le piogge e gli uomini, soprattutto quelli irresponsabili che hanno governato alternandosi negli ultimi decenni.
RispondiEliminaPer uscire dai lutti e dai disastri, oltre al sole, sono necessari interventi ed azioni positive delle istituzioni e dei cittadini, in Italia e nel mondo.
La forza può venire dall'incontro tra produttori di idee nuove, intellettuali ed operai, giovani e no.
Una politica capace di raccogliere e valorizzare le risorse migliori della società civile, gli onesti e gli emarginati.
Non già i potenti di ieri e di oggi.
m.m.
a costo di passare per qualunquista, per portarmi a votare devono venire i caschi blu dell'onu.
RispondiEliminaciao
MDC
Io vorrei andare, ma ho ancora qualche incertezza …
RispondiEliminaSuggerimenti?
BiBi