Ora è Matteo Renzi a scegliere gli argomenti del confronto.
E' lui a prendersi la parte preponderante della scena: la conferenza stampa con "effetti speciali", gli incontri di Parigi con Francois Hollande e, soprattutto, di Berlino con Angela Merkel e di Londra con David Cameron, le dichiarazioni in Parlamento, i vertici europei e mondiali (quando c'è e quando manca per "rientrare a lavorare"), le interviste e i monologhi in TV, i mercoledì nelle scuole, i twitt di prima mattina ...
Per dinamismo e forza comunicativa non c'è davvero confronto con i predecessori.
Il Segretario Presidente si fa apprezzare anche per l'assunzione diretta di responsabilità: la rivendica e la propone per la politica.
Fatta questa premessa, veniamo al merito delle questioni.
Qui è il vero banco di prova.
Per capire la direzione di marcia, gli obiettivi e la coerenza di Matteo Renzi.
Partiamo da Europa, questioni internazionali e vicenda Ucraina.
Alcuni elementi caratterizzanti del Programma di Matteo Renzi per le Primarie del PD sono, purtroppo, rimasti nel cassetto del Comune di Firenze (o del Nazzareno se, nel veloce e forse ancora parziale trasloco, se li è portati a Roma): proponeva gli Stati Uniti d'Europa e Forze Armate europee. Ricordate?
Buone idee.
Indicavano la necessità di alzare lo sguardo ed il livello dell'agire politico.
Di misurarsi con i processi di globalizzazione e di indicare un uso razionale e mirato delle risorse.
Un'Europa non solo moneta, finanza, rigore.
L'esigenza di andare oltre il potere della Banca Centrale Europea, del Fondo Monetario Internazionale, della Commissione Europea, espressione della mediazione tra i Governi (e gli interessi) dei singoli Stati (e non del Parlamento eletto dai popoli).
L'urgenza di proporre e concordare, innanzitutto, politiche industriali, economiche, fiscali, sociali, formative, di sicurezza, nell'interesse dei cittadini del Vecchio Continente.
Gli Stati Uniti d'Europa e Forze Armate europee potrebbero essere un orizzonte e un passo forte e nuovo verso una democrazia che si qualifica per la capacità:
a) di governare diversamente i processi economici e sociali;
b) di rappresentare i cittadini, le persone che vivono e lavorano nei diversi paesi del nord e del sud, dell'ovest e dell'est;
c) di riflettere criticamente sulle scelte liberiste e di austerità senza giustizia sociale praticate per troppi anni;
d) di rivedere e riscrivere Trattati che hanno determinato impoverimento diffuso, declino sociale, reazioni politiche con chiusure nazionaliste (ultimo il voto amministrativo francese).
La direzione di marcia sarebbe una nuova (Altra) Europa, che propone un traguardo motivante per i suoi popoli ed una sfida creativa e positiva agli alleati Americani, agli amici Russi, ai popoli ed agli Stati del Mediterraneo e del Medio Oriente, del Brasile, dell'India, della Cina, del Sudafrica ... per costruire un mondo migliore, più libero e capace di cooperazione e di solidarietà!
Ben diversa (altra!) è la strada di un arroccamento a difesa dei poteri politici, economici, finanziari e militari (nazionali ed internazionali) che hanno prodotto, anche in Europa, le vecchie e nuove povertà.
Molti, oggi, operano per questo: sono potenti settori delle classi dominanti; campioni nel contrapporre etnie, religioni, generazioni, interessi "particolari" per sostenere e riprodurre sistemi autoritari, oligarchici e illiberali, che si reggono specularmente e si alimentano reciprocamente.
Ne sono testimonianza la crisi Ucraina, le scelte fatte e quelle in discussione, in questi giorni, nei vertici "occidentali" e NATO.
Come si risponde da Occidente e in Europa alla richiesta di libertà e di migliori condizioni di vita di milioni di persone oppresse da un sistema economico e sociale iniquo (come molti altri) e da un regime politico dispotico come quello ucraino di Yanukovich (comunque eletto con elezioni riconosciute "libere e democratiche" dalle autorità internazionali)?
Prima, alimentando l'opposizione nazionalista (e anti russa) e l'illusione "europea" (come se qui non ci fossero disoccupazione, ingiustizie, autoritarismo e "indifferenza" ai grandi problemi sociali del nostro tempo).
Poi, riconoscendo e "legittimando" (anche senza voto!) un Governo, quello di Oleksander Turchinov, prodotto della insurrezione armata di una parte ed ora diviso e in lotta (anche armata) al suo interno.
Quindi, praticando sanzioni e rotture progressive con la Russia di Putin, "amico" di affari e di molti altri interessi, ma sempre più presentato come "nemico" e pericolo per "la libertà".
Infine, ipotizzando un sostegno e/o una presenza diretta e/o "di fatto" della NATO "alla e/o nella nuova Ucraina", richiamando tutti a sostenere il crescente peso di un nuovo confronto armato in Europa e nel Mediterraneo (guerra fredda se non sul campo!) e di uno sviluppo fondato ancora, in primo luogo, su produzioni, industrie e spese militari.
Significativo, al riguardo, il forte richiamo "agli impegni del Patto Atlantico" di Barak Obama, in occasione della recente visita in Europa. Con inclusa l'indicazione di un "compito" specifico dell'Italia, verso il fronte sud ed est.
Così le dichiarazioni del nostro Presidente del Consiglio e della nostra Ministro della Difesa hanno presto abbandonato le apprezzate promesse di "riduzione delle spese militari e degli F35", acquistati e ribaditi, nel passato, dai vari Governi (di Centrosinistra, Centrodestra, di "larghe" e "strette" intese) nonostante le numerose controindicazioni "tecniche" (oltreché politiche e morali).
Londra, Bruxelles, Parigi, Berlino e Roma non sono più capitali da cui sostenere le grandi idee di "Stati Uniti d'Europa" e di "Forze Armate d'Europa", per affermare e praticare politiche di pace, di solidarietà, di cooperazione internazionale verso gli altri continenti, per promuovere e sostenere magari una riforma democratica dell'ONU che riconosca e valorizzi i diritti universali degli individui, dei popoli e degli Stati di tutto il mondo. Ma per condividere il ritorno al G7 (con l'esclusione, almeno temporanea, della Russia), per assumere l'impegno a svolgere in Italia un prossimo incontro (del G7) sui problemi energetici (forse potremmo riconvertirci a fonti americane), per affermare che l'orizzonte economico e sociale di Matteo Renzi e del Suo Governo è quello del Paese di Margaret Tatcher e di Tony Blair, per riconoscere il ruolo del Premier britannico (euroscettico) David Cameron nella sburocratizzazione dell'Europa, per annunciare che l'Italia "andrà avanti nella riforma del lavoro" perché "noi abbiamo un sistema che manca di flessibilità"!
"Sostengo il tuo coraggio" dice il conservatore Cameron (vedi Repubblica.it).
I giovani, i precari, i lavoratori, i pensionati e i ceti medi italiani sono avvertiti.
Non è né la volta, né la svolta buona!
RispondiEliminaLa voce europea ed internazionale dell'Italia è flebile e sottile.
Quanto mai.
Subalterni e dipendenti dal volere dei potenti e prepotenti della terra: Berlusconi andava ai compleanni e a letto con Putin, riceveva Gheddafi e le sue amazzoni e con loro festeggiava, era in ottimi rapporti con Mubarak e con sua nipote; con Prodi abbiamo avviato l'Europa dell'Euro, intensificato i rapporti con questa Cina e con questa Africa; con Monti ci siamo adeguati agli indirizzi della Troica e abbiamo pasticciato con i due marinai arrestati in India; con Letta siamo stati gli unici a presenziare ai Giochi Olimpici di Soci e con Alfano ci siamo piegati ai voleri del regime Kazako ... sempre proni con gli Alleati Atlantici.
Renzi? A noi vende i Grandi Pacchi: gli Stati Uniti d'Europa e le Forze Armate Europee, meno F35 e spese militari. A Londra e nelle altre Capitali vende l'accordo con quei Governi. Dalla Germania, all'Inghilterra. Con i padroni di questa Europa e con il primo paese euroscettico.
Renzi non sarà un grande Statista, ma a vendere ciò che non è suo è fortissimo.
Stiamo sereni!
Penso che occorra dare tempo al nuovo Presidente del Consiglio.
RispondiEliminaCome dici il suo dinamismo non ha paragoni.
Anche a livello europeo e internazionale, con capi di Stato e politici.
Anche l'adesione ai Socialisti e Socialdemocratici europei è un atto nuovo e positivo.
Se alle elezioni europee relegassimo al terzo posto Forza Italia, saremmo più liberi ... No?
Antonio
Siamo nel tempo della politica immagine.
RispondiEliminaÈ vero che Renzi si è preso la scena.
Ma per i cambiamenti che vuole la sua forza non è ancora sufficiente. Secondo me presto si andrà al voto. Così punterà a fare il pieno di consensi trasversali che riscuote. Berlusconi e Grillo saranno ridimensionati e lui potrà fare ... A lungo!
Anche a me hanno colpito le dichiarazioni londinesi. Li credo siano le sue radici culturali. Ma per praticarle deve liberarsi di molti vecchi politici e professori che vogliono discutere il verso del cambiamento ... Renzi non ha troppo tempo di discutere, deve fare, vendere, procedere ... Senza rompiballe!
BiBi
Nelle sue prime uscite Internazionali, forse Renzi non poteva fare molto di più. Ma la sua subalternità a tedeschi, inglesi ed americani è apparsa lampante. Del resto le sue basi non sono ancora solide. Meglio evitare troppi nemici ... Non so se sia alta politica ma è pratica essenziale per vivere.
RispondiEliminaDiamogli tempo.
Carlo
Carlo, ricorda che è Renzi che ha fatto della velocità e del fare i suoi tratti distintivi. Dunque da lui ci si aspetta molto, rapidamente. La vicenda Ucraina è seria, urgono iniziative. O vogliamo trovarci nel vivo di un conflitto entro i confini continentali? A chi darebbe sofferenze e a chi vantaggi? La svolta buona passa anche dalla capacità di governare questi rischi.
RispondiEliminaNo?
BiBi