A Bologna si parla da settimane di Garisenda. Con generale preoccupazione e partecipazione. La Città non può perdere una delle Due Torri che la caratterizzano. Servono soldi per intervenire con studi e soluzioni di messa in sicurezza strutturale. Gli Enti Locali, Comune e Provincia, da tempo impoveriti di democrazia, di idee e progetti, di risorse umane, professionali e finanziarie, di priorità al passo con i tempi, debbono correre ai ripari. Non hanno previsto e prevenuto.
Dunque, si costituisce nell'emergenza un Comitato tecnico-scientifico e si avvia una sottoscrizione (che ha raccolto fin qui 3 milioni di euro). Del resto il Governo nazionale, i suoi Ministeri e le sue articolazioni non sono certo in grado di surrogare in modo adeguato ed efficiente i livelli Istituzionali e Costituzionali (checché qualcuno lo prospetti come una "soluzione").
I commercianti di via San Vitale lamentano il repentino calo di clienti e chiedono interventi e risarcimenti. Arrivano
"le navette e in Piazza Aldrovandi spunta un giardino" annuncia il Carlino.
Dopo la primavera delle alluvioni e delle frane, questo autunno conferma la crisi di un modello di crescita continua e senza qualità, di un sistema produttivo, economico e sociale che alla prevenzione, al principio di cautela, alla cura ordinaria del patrimonio artistico e monumentale, degli ecosistemi e della biodiversità, antepone sistematicamente il profitto e il mercato senza regole.
La storia insegna. Almeno per chi vuole ricercare risposte utili ed assumere responsabilità pubbliche di rappresentanza.
Bologna, 40 anni fa. ARCI e Lega per l'Ambiente proposero a Sindaco ed Amministratori un Referendum popolare per "liberare progressivamente il Centro storico dal traffico veicolare, riservandolo alla mobilità per residenti" e handicap. La maggioranza di sinistra di allora colse la sfida.
Per chi non c'era o ha dimenticato vale la pena rileggere gli argomenti portati da vari protagonisti di quella dura e non scontata battaglia: medici, urbanisti, lavoratrici, sindacalisti, politici ... (sotto alcune pagine di cronaca de l'Unità). Qui è opportuno soffermarsi su due obiettivi:
1. "Per costruire strade, superstrade ed iperstrade i popoli si sono dissanguati finanziariamente e in più sono aumentati i rischi di malattie per inquinamento atmosferico ed acustico. E l'equivalente in parchi, giardini e spazi per gli anziani e i bambini non c'è stato. A Bologna il verde c'è e bisogna costruirne di più" (Cesare De Seta, architetto napoletano di valore nazionale, 10 giugno 1984)
2. "La tutela della salute e dell'ambiente vanno considerati prima di altri diritti pur garantiti dalla Costituzione ... Abbiamo accolto la proposta di fare di Bologna l'osservatorio europeo per la salvaguardia delle città antiche, avanguardia nel recupero dei centri storici, del degrado monumentale" (Renzo Imbeni, Sindaco di Bologna, 15 giugno 1984)
Domenica 17 giugno 1984 oltre 223 mila elettori, il 70,6% dei votanti (oltre il 90% degli aventi diritto) si espressero per il SI. Il segretario cittadino del PCI (vedi sotto, ancora l'Unità, 20 giugno 1984) commentò: "Vi è dunque per tutti un grande patrimonio di idee e di indicazioni che vanno oltre le misure per il traffico e la mobilità e che si proiettano in avanti sul futuro di Bologna intervenendo nel dibattito sul nuovo PRG e sulle scelte per una seria e coerente politica dell'ambiente e della salute del cittadino".
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Medici, oncologi e urbanisti, sindacati, partiti ed associazioni ambientaliste insieme per liberare il Centro storico dal traffico e dalla congestione nel Referendum del 1984 (l'Unità, 10 giugno '84) |
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Ancora su l'Unità, quotidiano del PCI: "dal mondo politico e sindacale appelli per il SI al Referendum sul traffico" ... (15 giugno 1984)
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Renzo Imbeni, Sindaco di Bologna: "la tutela della salute e dell'ambiente vanno considerati prima di altri diritti pur garantiti dalla Costituzione ... Fare di Bologna l'osservatorio europeo delle città antiche" ...(l'Unità, 15 giugno 1984)
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Dal Referendum "per tutti, ma innanzitutto per gli Amministratori, un grande patrimonio di idee e indicazioni che vanno oltre le misure per il traffico e la mobilità e che si proiettano in avanti sul futuro di Bologna intervenendo nel dibattito sul nuovo PRGe sulle scelte per una seria e coerente politica dell'ambiente e della salute del cittadino" firma il segretario cittadino del PCI ... (l'Unità, 20 giugno 1984)
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Alcune conseguenze concrete, di governo e di prospettiva vennero "messe a terra" in quegli anni. Con la pianificazione urbanistica e l'approvazione definitiva degli impegni e dei vincoli del nuovo PRG. Con scelte politiche ed atti amministrativi concreti tra cui: il "trasferimento del deposito bus previsto alla Zucca" da ATC venne decentrato in via Ferrarese all'altezza della tangenziale (vedi, sempre su l'Unità, un riferimento esplicito al tema da parte del consigliere comunale Fabio Alberti di DP, 15 giugno 1984); si avviò la realizzazione della Fascia Boscata con il primo intervento in via dell'Arcoveggio (Parco Chico Mendes, autunno 1989); un grande parcheggio scambiatore venne progettato e realizzato in via Giuriolo (fondi e inaugurazione per i Mondiali di calcio del 1990) per sottolineare che le auto dei non residenti dovevano restare ai limiti della Città, per usare nelle zone più densamente abitate mezzi alternativi, non o meno inquinanti ...
Poi le cose andarono diversamente. Quella cultura politica subì ripetute battute d'arresto e rovesci. La sinistra italiana, morto Enrico Berlinguer, dopo anni di travagliato dibattito e in un contesto internazionale di crisi e crollo delle esperienze definite "di socialismo di Stato", ha abbandonato originalità nazionali e critica radicale al sistema capitalistico. Si è determinato un deciso cambio di politiche e di classi dirigenti nei partiti e nelle Amministrazioni pubbliche, nonché ai vertici delle principali organizzazioni sindacali.
A sostenere idee, progetti e pratiche di conversione ecologica della società e dell'organizzazione del territorio sono rimaste alcune meritevoli associazioni ecologiste (Legambiente, WWF, Greenpeace, Italia Nostra, Amici della Terra), personalità forti della cultura e della democrazia italiana, voci sempre più flebili e isolate della politica e delle istituzioni repubblicane. Vale la pena rileggere cronache locali e nazionali, per ricostruire percorsi e storia, per capire procedure e problemi. Parte di queste/i sono ancora di fronte a noi o tornano ...
Bologna trent'anni fa. Amministratori e partiti, industriali ed organizzazioni sindacali vengono criticati ed incalzati dagli ecologisti per scelte regressive, per propositi di "grandi" opere inutili o sbagliate, per mancati investimenti lungimiranti, in parte abbandonati, in parte da elaborare con procedure creative e partecipate. Nell'autunno 1993, simbolicamente, dalla Torre Asinelli Legambiente, WWF e Greenpeace calarono un striscione di trenta metri: "meno auto, più salute". E, qualche tempo dopo, sui ponti del grande Asse viario A14 - Tangenziale vennero alzati grandi striscioni: "- benzene - smog + salute", ovvero "stop allo smog per il nostro futuro" e "meno auto, più treni". Proteste e proposte. Come quella di superare il tratto urbano della A14, razionalizzare le 10 corsie di asfalto che collegano Casalecchio di Reno e San Lazzaro di Savena ed approntare barriere naturali ed artificiali antismog ed antirumore.
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L'Unità - edizione Bologna - pubblica in prima pagina la foto di uno striscione di 30 metri "meno auto, più salute" che Legambiente, WWF e Greenpeace calano dalla Torre Asinelli ... (14 novembre 1993)
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Pochi mesi prima "Meno auto, più salute" era stato il titolo di uno scritto (critico e potente) del Prof. Cesare Maltoni pubblicato su Consumatori (mese di giugno 1993) ...
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Gli ambientalisti bolognesi incalzano gli Amministratori a dieci anni da "un grande progetto mai realizzato. Fascia boccata, chi l'ha vista? Un impegno da mantenere!" ... (Legambiente News, dicembre 1997)
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Sempre Legambiente News denuncia "E' ancora Mal'Aria!!!! e propone "Tangenziale più razionale e priorità al trasporto pubblico" ... (gennaio 1998)
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Su "Tangenziale e nuova autostrada" Zero in Condotta, quindicinale di Bologna, pubblica "Accordo pessimo ..." Ancora critiche e un progetto alternativo alle ipotesi in campo (25 ottobre 2002)
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La risposta delle Amministrazioni è stata "un muro di gomma". Indice di una crescente subalternità dei partiti politici verso i poteri dominanti e i ceti sociali interessati soprattutto a consolidare i privilegi acquisiti e a fare profitti, affari, speculazioni immobiliari. Gli Assessori e i consiglieri comunali che hanno provato a redigere piani energetici innovativi e progetti proiettati verso nuovi orizzonti di sostenibilità ambientale sono stati emarginati e rimossi.
Tra Centrosinistra e Centrodestra si è prodotto uno stucchevole gioco delle parti teso a scaricare reciprocamente ogni responsabilità per le opportunità di innovazione e di trasformazione sociale mancate. Sono passati decenni senza investimenti significativi ed adeguati per la messa in sicurezza del patrimonio artistico e monumentale; per un sistema integrato di mobilità delle persone che abbia come asse portante una rete ferroviaria efficiente, moderna, competitiva; per promuovere risparmio energetico e fonti rinnovabili, per ampliare e qualificare i polmoni verdi, rigeneranti e rinfrescanti. Il consumo di suolo è continuato senza soste ed è tramontata la cultura della pianificazione urbanistica del territorio. Si sono moltiplicati i centri commerciali, i super ed iper mercati, nuovi insediamenti edilizi, direzionali, logistici, per carburanti fossili e grandi eventi.
Si è lavorato (eccome!) per l'Alta Velocità, per il People Mover, per F.I.CO., per l'Aeroporto, per il Passante di Mezzo. Si è operato per un futuro dell'Emilia Romagna incentrato su infrastrutture stradali, sulla Motor Valley, sull'Autodromo di Imola, sulle industrie meccaniche specializzate in componenti dei motori a scoppio tradizionali. Non di meno sulle aziende leader mondiali del packaging, prevalentemente "usa e getta". Sono stati destinati terreni agricoli coltivati ad una grande multinazionale che produce oggetti "altamente nocivi alla salute delle persone" e ci si è rallegrati per il fatto che questa offre occupazione alla nostra "meglio gioventù". Gli allevamenti intensivi di animali per l'industria alimentare emiliana sono cresciuti senza garanzie e rispetto per le comunità.
E' del tutto evidente che le ultime generazioni non hanno grandi responsabilità per queste politiche. Da molti di loro sale una consapevole richiesta di cambiamento. Esplicita e radicale nel caso di vari movimenti ecologisti (Fridays for Future, Extinction Rebellion, Ultima Generazione). Tacita e non meno critica nell'abbandono dell'Italia di tanti laureati che emigrano verso nazioni più accoglienti e capaci di progettare futuro. Pigra e passiva per troppi "neet".
Dinamiche nuove hanno interessato anche i partiti e il mondo delle associazioni. Con irruzioni impreviste di nuovi soggetti in situazioni a lungo stagnanti. Con lo sconvolgimento di processi e percorsi costruiti da gruppi dirigenti più propensi a" gestire" situazioni che a costruire prospettive nuove e credibili.
Colpisce, tuttavia, che di fronte a fatti drammatici globali (come la crisi climatica, la pandemia o le migrazioni, le guerre) e locali (come la siccità, le alluvioni, la fragilità del patrimonio produttivo, sociale e naturale) non siano emerse, fin qui, letture ed azioni all'altezza dei problemi strutturali che si palesano. E, ciò, nonostante il patrimonio culturale, imprenditoriale e civile della ricca terra emiliano romagnola, "punto alto delle contraddizioni" del sistema economico e sociale dell'Occidente.
Quasi che Giorgia Meloni e Galeazzo Bignami a Destra, Elly Schlein e Matteo Lepore a Sinistra o anche Giuseppe Conte e Giulia Sarti (esponenti residui di un Movimento 5 Stelle che per qualche anno ha provato a rappresentare una critica radicale al bipolarismo italiano) debbano - tutti - ancora passare esami di ammissione in "salotti" e da "professori" del secolo scorso. "Luminari" e/o vecchi "federatori" coltivati con gran cura (ancor oggi) da conservatori, lobby e propagandisti di sistemi economici e sociali "bocciati" da fatti ed eventi. Insomma, nessuno/a dei/lle leader in campo mostra - al momento - il coraggio e la "statura" per intraprendere strade partecipate e democratiche, inesplorate ed adeguate a cambiare questo mondo.
Ragioniamo su COP28. Nei giorni scorsi si è chiusa a Dubai una Conferenza assai deludente in quanto a misure "efficienti, vincolanti e verificabili" che pare, però, avere condiviso ampiamente il punto sulle responsabilità umane nei cambiamenti climatici presenti, individuando il problema nel consumo insostenibile di combustibili fossili.
Entro questo contesto che chiama ogni comunità ed ogni istituzione del Pianeta ad essere parte attiva e protagonista della globale sfida per la conversione ecologica e la giustizia sociale è importante (e naturalmente condivisibile!) che Bologna aspiri ad essere avanguardia della transizione ecologica.
Per passare dalle parole ai fatti è però il momento di scelte limpide e coerenti, di una svolta precisa rispetto a vecchi propositi e nuovi affari.
Per questo si impongono scelte di fondo, "qui ed ora".
1. Ogni investimento deve essere selezionato e qualificato per il suo alto contenuto di risparmio energetico e di uso di fonti rinnovabili. E questo deve avvenire senza compromettere nel presente alcuna risorsa naturale. Il patrimonio pubblico e privato da convertire non manca di certo in una Città storica e ricca di preziosi "monumenti", "borghi", palazzi.
Il caso del "piano" per un rinnovo dell'edilizia scolastica cittadina è un parziale ma significativo banco di prova. Riguarda infatti solo una porzione del patrimonio complessivo del settore (per scelte storiche consapevoli assai esteso). Nei condivisibili propositi di adeguamento antisismico e di risparmio / decarbonizzazione dei consumi energetici (ripetutamente evocati in questi mesi da esponenti della Giunta) non analizza e non prende in considerazione edifici assai più vecchi e "fuori norma" di quelli considerati (costruiti quasi tutti negli anni '70). Inoltre sottovaluta in modo inaccettabile il sacrificio di alberi di alto fusto che sono patrimonio comune e non possono essere in alcun modo oggetto di scambio (su tutti il caso del Parco Don Bosco e delle scuole Besta).
2. Il patrimonio arboreo e il suolo vergine del territorio urbano (infatti) costituiscono sempre più un bene prezioso essenziale. Entrambi, vanno difesi e valorizzati per la loro funzione insostituibile negli ecosistemi che garantiscono vita e biodiversità. Mente chi sostiene che pochi anni sono sufficienti per ricostruire habitat naturali sviluppati nel corso dei decenni. Nè è vero che piantare 3 giovani alberi domani compensa abbatterne uno con decenni di vita, oggi. Così è noto che rinaturalizzare un terreno edificato, asfaltato, "sfruttato" per molti decenni non bilancia affatto nuovi insediamenti che colpiscono e compromettono aree vergini ed ancora ricche di humus.
Ma c'è di più. Bologna ha le risorse per ragionare sulle attività necessarie e possibili al fine di fermare il taglio di alberi e verde urbano in corso "per malattia". Certo, i mutamenti climatici hanno inevitabili effetti. Tuttavia una comunità responsabile sa discutere, reagire ed adeguare gli interventi. I malanni vanno curati e prevenuti. Di fronte alla siccità e alle sofferenze di molte speci di piante si possono e si devono adottare rimedi, cure ordinarie e straordinarie, interventi di "adozione" di personale qualificato e/o volontario. Abbattimenti indiscriminati (come quelli in atto in molti quartieri) sono indice di irresponsabilità e di inadeguatezza dei "medici".
Le Amministrazioni della Città che dicono di voler conseguire la Neutralità Climatica debbono rimuovere questi ineludibili ostacoli. E fermare l'opera che concentra il massimo delle risorse finanziarie, progettuali, organizzative e lavorative nei prossimi 5-6 anni. Non a caso definito da più commentatori "l'elefante nel corridoio": il Passante di Mezzo. Se è un fatto che chi lo ha contrastato non è riuscito a portare dal 2016 argomenti persuasivi verso i decisori politici ed istituzionali che si sono appiattiti sulle vecchie tesi di Autostrade SpA (respinte per decenni dalle storiche Amministrazioni di Sinistra) è altrettanto evidente che questo 2023 ha introdotto novità e ragioni di riflessione per tutti. Impossibili da negare.
In ambito internazionale e nazionale: le guerre, la stagnazione, l'inflazione e l'impoverimento di fasce estese della popolazione, la crisi di commercio e produzioni. Con le conseguenze di crescita nei costi degli investimenti e del calo delle risorse finanziarie, con i ritardi in molti processi di innovazione tecnologica e produttiva (le auto elettriche, le infrastrutture necessarie) e di rinnovo del parco mezzi in dotazione dei cittadini. Ecco che le previsioni sottoposte da ASPI a VIA sono saltate e le contestazioni delle Associazioni di cittadini ricorrenti risultano rafforzate. Quindi la deroga alla Valutazione dell'Impatto Ambientale è un affronto all'intelligenza umana che porta diritto alla perdita di credibilità di chi la sostiene.
In ambito locale e regionale. Dove il "realismo" e la "disponibilità" degli Amministratori a "correre" per aprire i cantieri ha consentito già ad inizio 2023 la chiusura di grandi parchi, giardini e piccole aree prospicienti la Tangenziale. Una trentina di Lotti 0 e lavori considerati "propedeutici" ai futuri cantieri con il taglio di alberi, arbusti e siepi che hanno decisamente impoverito il patrimonio naturale e di biodiversità della città, esponendo contemporaneamente politici ed Autorità a dure critiche dei residenti, nonché ai doppi giochi di un Ministero che agisce su più tavoli e alimenta interessi opposti.
Procedere ulteriormente in questo proposito sarebbe devastante. Ancora motoseghe in azione e minori difese naturali. Più suolo asfaltato e minore permeabilità dei terreni di fronte a piogge intense ...
Se Bologna vuole davvero guidare un Processo di conversione ecologica e di giustizia sociale fondato sul protagonismo e sulla responsabilità dei cittadini e delle Istituzioni questo è il momento di dare segnali chiari di riflessione e di cambiamento di alcune priorità che fino ad ora hanno occupato gran parte degli investimenti e dei Bilanci.
La Garisenda e la messa in sicurezza dei centri storici e delle città implicano una visione, progetti e investimenti capaci di costruire e saldare un blocco sociale, culturale e politico decisamente innovatore. La mobilitazione continua.
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Gentile presidente Bonaccini, Gentile presidente Petitti, gentili consiglieri e consigliere,
L'interessante prima parte mi porta a suggerire l'opportunità di una ricostruzione storica delle politiche locali. Qualcuno ci ha pensato? Ha prodotto o ci sta lavorando?
RispondiEliminaSulla attualità condivido la critica alla mancanza di una visione d'insieme di Bologna e del Paese. Molti cantieri alimentano sicuramente la produzione lorda e le opportunità di impiego ma non rendono la società più adeguata alle esigenze delle persone.
Così i 16 milioni che il Comune intende destinare alle nuove Besta (e il centinaio per altre scuole) mancano per i lavori necessari alla Garisenda (per cui si ricorre a donazioni dei cittadini). Un piccolo esempio che rende l'idea del grande tema da affrontare: quali sono le priorità per amministrazioni, aziende e famiglie? Questo 2023 ha introdotto novità? Siamo disponibili a discuterne?
Ale
Caro Gianni hai fatto un lavoro enorme che ci dà ancora più forza per andare avanti nelle nostre ragioni che hanno radici profonde e lontane nel tempo.
RispondiEliminaGrazie davvero, andiamo avanti!!!
Sab
Formidabile servizio, grazie infinite :)
RispondiEliminaConcordo sul fatto che è tempo di spendere bene.
RispondiEliminaIl Comune fa bene ad investire nelle scuole e fa male ad abbattere decine di alberi.
Il Comune fa bene a costruire una campagna per la sicurezza dei cittadini sulle strade e fa male a insistere sulle 18 corsie del Passante che attraversa i quartieri popolari.
Il Comune fa bene a proporsi azioni per ridurre energie inquinanti e fa male ad autorizzare altro consumo di suolo e chiusure di giardini pubblici.
Dobbiamo adeguarci al mondo che cambia. Non fare finta che tutto possa continuare come avevamo previsto prima della crisi climatica e della pandemia.
MC
Credo che il blog si concentri troppo su una parte dei problemi e delle scelte.
RispondiEliminaLa realtà presenta un contesto più complesso e a questa amministrazione va riconosciuto il merito di avere aperto anche cantieri per il tram ed una campagna per la sicurezza dei pedoni introducendo limiti alla velocità delle auto nelle strade urbane.
PD-mda
Mi chiedo se votiamo un sindaco per promuovere "campagne" o per governare una città..... Quanto al tram basta la parola o conta pure la pratica realizzazione? Con le decisioni relative a capolinea, luoghi da attraversare o salvaguardare, percorsi, integrazioni........
EliminaDelegare a pochi decisioni che interessano tanti e poi chiedere a tutti di avere rispetto per quanto stabilito è democratico?
a.c.
Sfida per il futuro certo, ma sfida presente: oggi ore 15 al parco Don Bosco presidio con testimonianze di esperti. I propositi dell'Amministrazione sono di spendere 18 milioni per fare le nuove scuole Besta che prevedono di abbattere 40 alberi di alto fusto e lì da 50 anni. Per ricostruire un ambiente simile ci vorranno altri 50 anni? Si vive di cultura e di educazione certo, ma anche di aria, suolo, vegetazione, animali, biodiversità che contribuiscono al clima in cui la comunità umana si riproduce e vive. Non rinunciamoci!
RispondiEliminaF.M.
Per affrontare le sfide un buon 2024 a tutti i portatori di interessi sani e idee lungimiranti.
RispondiEliminas.