domenica 13 giugno 2021

Acqua ed aria beni comuni. Referendum e/o Amministrative?

Anche a Bologna, sotto il Nettuno, "la privatizzazione fa acqua da tutte le parti" 










"Le sinistre debbono re-imparare a scegliere sulla base dei loro valori senza avere timori della mobilitazione di massa, che non è un pranzo di gala ma consente di premere per svolte o impedire sfondamenti" riflette uno storico dirigente della sinistra bolognese, sindacalista, parlamentare, uomo di Governo a conclusione di un suo interessante articolo pubblicato ieri, nel decennale del referendum su nucleare ed acqua pubblica: "una vittoria dissipata dalla politica".

Il ragionamento di Alfiero Grandi (sotto il testo integrale) ha una valenza più generale ed indica contraddizioni e percorsi che vanno considerati per altre battaglie di civiltà aperte nel Paese e nelle città. "Il referendum è uno strumento di cui non abusare" ma, a volte, può anche essere o divenire "unico modo per fermare una macchina affaristica e politica ormai inarrestabile".  

Il riferimento al nucleare e alla privatizzazione dell'acqua è esplicito. Ha prodotto risultati parziali: stop a spinte liberiste oltranziste ed irresponsabili, nonché sordità e rinvii inaccettabili di atti politici e di governo coerenti e conseguenti alla volontà popolare. In particolare vanno considerate le scelte ed i bilanci delle principali Aziende nazionali che operano su energia ed acqua e che associano Enti Locali e pubblici. 

Ma il discorso non cambia se consideriamo l'aria bene comune, le mancate scelte nazionali e locali per la conversione ecologica degli impianti energetici, delle produzioni industriali e dei sistemi di mobilità. Anche qui referendum popolari (vedi Bologna, giugno 1984) molto partecipati sono disattesi da quasi quarant'anni (salvo la timida positiva esperienza dei T-day due giorni la settimana) con la conseguenza grave che la Città e la Regione restano in permanente "emergenza smog". Ed ora, anziché investire risorse pubbliche e private per potenziare il sistema ferroviario regionale, il trasporto pubblico locale integrato e quello individuale non inquinante, si insiste per avviare i lavori del Passante di Mezzo. Un'opera vecchia e sbagliata, di conservazione di "un modello di crescita senza qualità" che si promette (come in passato) verrà mitigata e compensata con pannelli fotovoltaici, alberi e verde.

Che strumenti costituzionali e democratici restano - per dirla con Alfiero Grandi - ad "esponenti storici e più recenti dell’ambientalismo, della sinistra non rassegnata, sindacalisti e esponenti dell’associazionismo più vario" per opporsi a questa visione di Città e per sostenere un Progetto ed un Programma finalmente e decisamente eco-compatibili, proiettati con slancio nell'Europa nuova, da costruire insieme per gli anni 2030-2050?

Un Referendum popolare? Il voto Amministrativo di ottobre? Né l'uno, né l'altro ed una delega in bianco? 

Verso le Primarie del 20 giugno sarebbe utile che la "coalizione", i candidati e/o i partiti mettessero tutte le carte in tavola. Naturalmente, se ne hanno.




In piazza Nettuno e con le dovute misure di sicurezza si manifesta per il rispetto del Referendum del 2011, fin qui largamente disatteso da partiti e uomini di Governo nazionali, regionali e locali. L'intervento di Andrea Caselli (venerdì 11 giugno 2021)



Per Legambiente interviene il Presidente bolognese Claudio Delucca ... (13 giugno 2021)





 





















"Il mio voto va rispettato" è la richiesta diffusa che anima la piazza ... Parla Corrado Oddi, del Coordinamento dei Comitati Acqua Pubblica Emilia Romagna (13 giugno 2021)



















Acqua Bene comune. Una vittoria dissipata dalla politica

La vittoria dei referendum del 2011 per l’acqua bene comune e contro il nucleare è importante sia perché le sfide vanno affrontate, sia perché ci fu una mobilitazione eccezionale. Che capovolse le previsioni nefaste basate sui referendum falliti nei 2 decenni precedenti, dopo la vittoria del 1987 contro il nucleare. 

L’acqua bene comune aveva un radicamento e un lavoro di anni di preparazione. Il No al nucleare ha dovuto decidere con grande rapidità, perché fu il governo Berlusconi, insediato nel 2008 con un margine di maggioranza di quasi 100 deputati e 50 senatori, a tentare il colpaccio del ritorno al nucleare, malgrado il No all’80 % nel referendum del 1987 ne avesse decretato la fine.

Esponenti storici e più recenti dell’ambientalismo, della sinistra non rassegnata, sindacalisti e esponenti dell’associazionismo più vario si unirono nella consapevolezza che non si poteva fare passare impunemente il capovolgimento della volontà popolare, anche se erano passati più di 2 decenni e non erano pochi quelli che avrebbero preferito abbozzare. Quindi occorreva sfidare Berlusconi e Scaiola in un nuovo referendum contro il nucleare. Unico modo per fermare una macchina affaristica e politica che sembrava ormai inarrestabile.

Così fu. Si arrivò al referendum sul nucleare, visto all’inizio da alcuni come un disturbo a da altri perso in partenza. Di Pietro organizzò la raccolta delle firme necessarie, pur avendo concordato con le 5 associazioni ambientaliste dell’epoca di non fare fughe solitarie. Non era un estraneo, era l’alleato scelto da Veltroni nel 2008. Perfino il quesito fu concordato con la supervisione del mai abbastanza rimpianto Gianni Ferrara. Di Pietro capì rapidamente che un conto era raccogliere le firme, altro era vincere il referendum e convenne di lasciarsi alle spalle le polemiche per convergere nella campagna referendaria sul No al nucleare.

Il presidente di Legambiente fu indicato dalle associazioni ambientaliste come riferimento per realizzare questa convergenza, per fare vincere il No. Il coinvolgimento di esponenti dell’ambientalismo fu enorme, esperti di vario tipo si mobilitarono (Giorgio Parisi grande fisico, Umberto Guidoni primo astronauta italiano) portando un contributo di argomenti e di idee formidabile. La mobilitazione crebbe in svariati ambienti. Anche in quelli che nel referendum del 1987 non si erano mobilitati.

Il contributo di una parte importante del sindacato fu la grande novità, non l’unica. La sinistra tentennò a lungo, non era convinta, non credeva fosse possibile vincere e comunque il rapporto con lo strumento referendum è sempre stato controverso. Eppure come dimenticare l’importanza civile, culturale e politica dei referendum sul divorzio, sull’aborto. Il referendum è uno strumento di cui non abusare, come hanno imparato i radicali, ma quando c’è occorre schierarsi.

Ad esempio sui 6 referendum sulla giustizia promossi dalla Lega e dai radicali non si può restare a guardare, occorre schierarsi per il No senza ambiguità perché al centro c’è l’autonomia della magistratura. Certo la magistratura è in crisi, riforme sono necessarie, ma se passano i referendum la sua autonomia sarà travolta e l’assetto democratico dell’Italia potrebbe entrare in affanno.

Le sinistre sbagliarono perché non entrarono con la necessaria decisione nella campagna referendaria del 2011, in cui l’imputato era il governo Berlusconi, e ancora di più perché non hanno risposto alle attese dopo la vittoria, lasciandosi influenzare da un lobbismo che puntane ha scritto Marco Bersani sulle pagine de il manifesto, a quotare in borsa l’acqua bene comune.  Ne ha approfittato chi del rapporto con i movimenti ha fatto la ragione della sua avanzata travolgente.

Il Movimento 5 Stelle ha avuto un risultato importante nelle elezioni del 2013 perché si è attribuito ruoli che altri non hanno saputo rivendicare, finendo con il lasciare orfana una mobilitazione di milioni di persone senza riferimenti adeguati a sinistra. Qui ha messo radici né di destra né di sinistra. Le sinistre debbono re-imparare a scegliere sulla base dei loro valori senza avere timori della mobilitazione di massa, che non è un pranzo di gala ma consente di premere per svolte o impedire sfondamenti.

Alfiero Grandi, il manifesto, 12 giugno

4 commenti:

  1. Quelli del "si" e quelli del "no" all'acqua pubblica si presentano in coalizione ed alle primarie insieme.
    Analogamente fanno quelli del "no" e quelli del "si" al passante di mezzo. Sinistra e 5 stelle con il PD per Lepore, Verdi e Volt per Conti.
    Possibile?

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  2. Ho l'impressione che per Matteo Lepore e ancor più per Isabella Conti è difficile mettere tutte le carte in tavola. Lui ha la gran parte dei sostenitori, a partire dai vertici del PD, contrari al ritorno dell'acqua pubblica e indisponibili a dare priorità agli investimenti per le ferrovie e le bici. Lei perché è circondata da uomini di centro e da commercianti più sensibili agli affari privati che alle virtù che accomunano.
    Ecco perché bisognerebbe davvero alternare referendum, voto politico amministrativo, iniziativa delle donne e degli uomini eletti dai cittadini.
    Anna

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  3. Sul punto dei referendum la sinistra dovrebbe fare molti passi avanti. Possibile continuare a fare ricorso alla partecipazione popolare per scegliere persone da candidare a capo delle amministrazioni o del partito e decidere in sedi ristrette o in salotti di amici le politiche in materia di tasse, investimenti, servizi, contratti di lavoro, gestione delle risorse, ecc. ecc. ????
    Così facendo non ci si smuove dal 20%!
    Rocchi

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  4. La Partecipazione popolare non può ridursi ad un referendum e tanto meno a delle inutili Primarie .
    La partecipazione popolare dovrebbe essere un processo quotidiano e continuo da sviluppare in ogni luogo , istituzionale o no , in cui sono in gioco scelte che incidono nella vita cittadina ,devono però essere percorsi reali e non fintamente partecipativi come è uso oggi . Sinteticamente devono essere momenti non di pura approvazione di scelte già fatte .
    Deve essere una partecipazione reale e vera .
    Questa classe politica , ma pure molta parte della opinione pubblica ed i cittadini stessi sono stati causa del proprio male.
    Nessuno è costretto a votare questi simulacri di partiti che ci governano , a volte siamo NOI i primi a volerci male .
    L'abolizione della scala mobile , l'abolizione del proporzionale in nome di un salvifico Maggioritario , l'abolizione delle Province , l'accorpamento dei comuni , questi due al grido di " la politica costa troppo " sono tutte scelte fatte dal POPOLO SOVRANO .
    Probabile ne dimentichi parecchi ,anzi sicuramente .
    Tutte scelte che hanno allontanato i centri di decisione da chi le decisioni le subisce .
    Facciamoci un esame di coscienza , ripensiamo a cosa vuol dire SINISTRA , e proviamo a costruire qualcosa , se ancora se ne ha voglia e ci si continua a credere .
    Personalmente incomincio a disperare .
    Ciao

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