mercoledì 24 maggio 2017

Per Nicky Hayden e tanti altri ciclisti quotidiani

Bologna. La bici bianca in memoria di Nicholas Parodi Battaglia (novembre 2015)

















Sempre troppi morti in bici.
In questi giorni se ne è parlato perché in Romagna è stato investito Nicky Hayden, campione di motociclismo (mondiale Gp nel 2006).
Poche settimane fa aveva fatto notizia la morte, in allenamento, di Michele Scarponi, il campione che aveva vinto nel 2011 il Giro d'Italia.
Purtroppo le strade italiane contano migliaia di vittime e centinaia di morti ogni anno sulle due ruote.
Parte di quei numerosi "ciclisti quotidiani" che usano normalmente la bici per muoversi.
Per recarsi al lavoro e a studiare; per svolgere le attività abituali.
Le autorità pubbliche dovrebbero premiare, tutelare, curare, ricordare i ciclisti.
Perché il loro impegno è un prezioso bene comune.
Perché la loro volontà e perseveranza riducono il traffico e l'inquinamento; liberano i nostri territori da polveri cancerogene, biossidi e decibel, fonti di sofferenze diffuse.
Per formarli ed educarli al rispetto di abitudini sane, di regole di civile convivenza con pedoni e cittadini che usano mezzi a motore.
Per moltiplicarli, soprattutto nelle città, costruendo reti di percorsi protetti e sicuri; posteggi e noleggi custoditi, capaci di piccole e veloci riparazioni.
Tra l'altro, ci sono studi (ultimo uno dell'Università di Bologna) che dimostrano la relazione inversamente proporzionale tra quantità di ciclisti in circolazione e incidenti che coinvolgono bici.

Dunque, operare in questa direzione sarebbe saggio e lungimirante.
Ma è lontano dai progetti e dagli investimenti concreti dei Governi nazionali, delle Regioni e degli Enti Locali (con pochissime eccezioni sul territorio nazionale).
Si continuano a preferire grandi opere stradali ed autostradali. Destinando miliardi di euro in interventi ancora e sempre a favore di autoveicoli ed autocarri, perpetuando una "crescita insostenibile".
Mentre "mancano" le risorse per una conversione ecologica delle produzioni e della organizzazione delle città, capace di invertire davvero, nei fatti, il rapporto tra i vari mezzi di trasporto.
Una cultura ed una politica "vecchie" e da superare.
Come la scelta, indecente e sottovalutata, di rimuovere simboli e ricordi delle vittime dalle nostre strade, sui luoghi degli incidenti.
A Bologna è successo alla Rotonda Madre Teresa di Calcutta, all'uscita Roveri della Tangenziale. Dove il 20 settembre 2015 ha perso la vita, investito da un automobilista (ubriaco), uno studente italiano di 23 anni, Nicholas Battaglia Parodi. La "bici bianca" non c'è più.
E, così, a Porta San Donato (vedi la drammatica sequenza di foto), in ricordo di Rocco Castagnoli, un ragazzo di 25 anni, investito il 21 dicembre 2010. La "bici bianca" è stata rimossa!
Dalle Istituzioni non sarebbe ora di segnali, di atti amministrativi e di politiche diverse?

Rotonda Madre Teresa di Calcutta. Con "la bici bianca" (novembre 2015)

















Rotonda Madre Teresa di Calcutta. Senza "la bici bianca" (maggio 2017)

11 commenti:

  1. Vuoi che si lascino in strada simboli del Paese che non va?
    Non saremmo nell'epoca del "tutto va bene".
    Anna

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    1. ... ma siccome tutti vivono e capiscono, proporrei di rinunciare a false narrazioni. Hanno fiato corto.
      Gianni

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  2. La meglio gioventù ...
    Ricordata per 24 ore.
    Mario C.

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  3. Interessante lo studio del prof. Prati.
    Si potrebbero estendere le zone 30km/h. Ma allora le pretesa fluidificazione?
    s.

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    1. L'unica "fluidificazione" accettabile e sostenibile.
      Gianni

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  4. il tema è sempre quello , quali politiche per una mobilità sostenibile si intende mettere in campo .
    mi pare che questa giunta e l'attuale assessora abbia abbandonato ,o almeno non dà segnali di apertura ad una vera e seria scelta per una città ad alta ciclabilità e pedonalità . sinceramente non si riesce a capire ,almeno personalmente , cosa intendano fare, i segnali non sono dei migliori . tutto immobile anzi peggiora.

    Ciao.
    G

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    1. Si. Mancano una strategia ed un progetto lungimiranti.
      Gianni

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  5. Il post è ripreso oggi nella rubrica lettere di Repubblica Bologna.
    Anna

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  6. Molto se ne parla (di bici) pochissimo si realizza (per la sicurezza).
    Qualcosa si distrugge (per non ricordare).
    sb

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  7. Solo due dati a supporto.
    Gli ultimi dati dicono che ogni anno in Italia ci sono:
    250 morti tra i ciclisti
    600 morti tra i pedoni
    M.

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