domenica 16 agosto 2015

Bologna, Emilia Romagna, Italia














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Dal Canada all'Italia. Da Vancouver a Bologna.
Altra bella città.
Altro patrimonio di valore internazionale.
Con punti di forza storici e con contraddizioni, vecchie e nuove, da affrontare. Con urgenza.
1. Lo sviluppo urbano.
In questi anni si è investito troppo su nuove torri, grandi opere e centri commerciali.
Si sono trascurati, irresponsabilmente, ambiente, verde e manutenzioni.

Il "fare" delle amministrazioni e dei grandi gruppi economici ha privilegiato interessi ed affari per pochi ed ha penalizzato la qualità urbana.
Si è privatizzata oltre misura ed il buon gusto anche l'immagine pubblica.



















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2. Le manutenzioni.
Quelle piccole e grandi, quelle ordinarie e straordinarie sono state, colpevolmente, ridotte e sottovalutate.
Dalla mobilità sostenibile, per muoversi in sicurezza e più rapidamente in bici o con mezzi di trasporto pubblici locali davvero integrati ed efficienti.
Alla messa in sicurezza del territorio e degli edifici, per prevenire ed evitare ulteriori danni e lutti dovuti agli errori di un recente passato (come l'utilizzo diffuso di amianto o lane di vetro) e ad eventi naturali sempre più frequenti e possibili (quali intense piogge o terremoti).














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3. Il patrimonio pubblico e i beni comuni.
Sono estese le aree di degrado. Il recupero e la valorizzazione non sono all'ordine del giorno, tra le priorità dell'agire quotidiano di chi ha il potere.
Occorre riprendere e realizzare Progetti abbandonati (il bosco lungo la tangenziale, i parchi lungofiume, il Servizio Ferroviario Metropolitano).
Occorre discutere e decidere nuovi Progetti, finalizzati a migliorare la qualità della vita delle persone e dell'ambiente; capaci di rispondere alle domande ed ai diritti sociali del nostro tempo: abitazioni dignitose, servizi culturali, scolastici e formativi, lavori utili ...
Per questo debbono essere convertite (e non svendute a privati) grandi aree demaniali e militari da troppo tempo dismesse e inutilizzate.

1, 2 e 3.
Cosa dicono le coalizioni ed i candidati al governo di Bologna?

12 commenti:

  1. Pensano al Merola bis. A Bernardini o Bergonzoni, a Schlein o X, a Bugani o Y ... Poco più.
    Incredibile ma vero.
    Quota 37,8%? La speranza e la sfida.
    Sic

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    1. Sic, sicuramente questi partiti e molti di questi politici ed amministratori sperano e contano sul l'astensione delle persone critiche.
      Per noi, la maggioranza, la sfida è unire idee e forze per cambiare, con la partecipazione ed i voti, la politica, le politiche, i politici, gli amministratori.
      Gianni

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  2. C'è grossa crisi di liquidità.
    Difficilmente si possono risolvere alcuni problemi posti solo da Bologna.
    Mi sa che sono necessarie politiche nazionali ed europee.
    Senza le quali non se ne esce.
    Carlo

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  3. Tutto vero Carlo.
    Servono Altre Politiche europee e nazionali. Per questo non va bene Juncker ed è assolutamente inadeguato Renzi. Il primo è corresponsabile del malgoverno di molti paesi comunitari e delle politiche liberiste del Vecchio Continente. Il secondo non ha assolutamente "cambiato verso", ha accettato i paletti imposti dalla Troika e pratica i suoi indirizzi.
    Accettiamo passivamente ciò che passa il convento?
    "Se tutto va bene, io non vado bene" diceva Merola 5 anni fa.
    Non mi pareva credibile. Ma era una affermazione condivisibile. Come lo è ancora.
    Per questo trovo giusto e necessario battersi per politiche, persone e sistemi di governo (locali e globali) che risolvano problemi e migliorino la vita della maggioranza delle persone. Nell'interesse generale. Colpendo innanzitutto privilegi, ingiustizie, corruzione, sprechi e sperpero di risorse comuni.
    È possibile. È necessario. Uniamo idee e forze.
    Gianni

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  4. Forse non dobbiamo abbandonare le speranze di una migliore qualità della vita.
    Questa estate ho letto che anche a Bologna un certo numero di commercianti del centro sono per accrescere le aree pedonali.
    Si convincesse anche Merola ...
    Ecco, aggiungerei questo obiettivo agli altri tre del post.
    L.

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    1. Bologna ha perso delle opportunità per restare al centro dell'interesse internazionale.
      Se la città e gli amministratori avessero proceduto con scelte lungimiranti di governo per realizzare le indicazione dei cittadini (referendum del 1984 per liberare progressivamente il Centro dai mezzi di trasporto privati inquinanti) saremmo più avanti nella qualità della vita delle persone.
      Purtroppo le associazioni dei commercianti sono state tra le protagoniste della conservazione.
      Ora sarebbe importante un loro ruolo attivo e propositivo per affermare conquiste civili affermate in molte altre città d'Italia e del mondo.
      La speranza non deve morire. Né l'impegno per realizzare giusti obiettivi.
      Merola? Personalmente credo abbia perso l'attimo.
      Gianni

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  5. Ma allora la sfida tra Vancouver e Bologna chi la vince?
    Titti

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    1. La vera sfida non è tra Bologna e Vancouver, ma per lasciare le nostre città al degrado o governarle per renderle più vivibili ed attraenti.
      Anna

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    2. Titti, condivido la replica di Anna se al posto di "per" mette un "tra".
      La vera sfida è tra lasciare le nostre città al degrado e governarle per renderle più vivibili ed attraenti.
      Gianni

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  6. Bene 1, 2, 3.
    Ci siamo, ci sono.
    4. Casa. Invece che cancellare le imposte sui proprietari di patrimoni (come suggerisce M.R.) perché non destinare equi contributi statali (differenziando tra prime case e grandi proprietà) per recuperare case popolari dai patrimoni inutilizzati a favore di chi non ha possibilità di acquistarne e di pagare canoni di affitto?
    5. Giustizia. Possibile che l'unico indesiderato a Bologna sia un protagonista di lotte sociali (magari non sempre condivisibili)? Come se non continuassero a circolare e commettere reati ben altri personaggi criminali che agiscono liberi ed indisturbati tra aziende ed istituzioni.
    Che dicono su questo candidati e forze politiche?
    Ciao!

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  7. Leggo che l'assessore Colombo è soddisfatto per avere "raggiunto il 10% di traffico a due ruote" e sabato 19 settembre inaugura con Gimondi la "tangenziale ciclabile" lungo i viali di Bologna.
    Sarà poco, ma meglio che niente. No?
    Antonio

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  8. In merito allo sviluppo urbano di Bologna, su il Corriere di Bologna del 4 settembre scorso.
    M

    BOLOGNA - Via Larga punta a diventare il polo commerciale più grande d'Italia, o forse d’Europa. Scherzi a parte, nell'area del quartiere San Vitale potrebbe presto nascere un nuovo centro commerciale, in una zona già abbondantemente servita da supermercati e altre catene della grande distribuzione. A meno di un chilometro dal megastore Via Larga e dai suoi negozi, a pochi passi dalla Lidl e dalla Meridiana, precisamente all’incrocio con via dell’Industria, sarà realizzato infatti un altro parco dedicato allo shopping e ai servizi.
    IL PROGETTO - L’unico terreno rimasto senza costruzioni, di fronte alla sede delle Poste, è al centro di un piano di riqualificazione previsto dal Poc e che è già stato inserito nel Piano urbanistico attuativo (Pua). Si tratta di oltre 8 mila metri quadrati, destinati a diventare un altro grande centro commerciale con bar, trattorie, pizzerie e ovviamente negozi e un grande supermercato. Il progetto, che ha già completato gran parte dell’iter richiesto e delle verifiche necessarie, sarà sottoposto il primo ottobre al parere del Quartiere e successivamente ci sarà il passaggio finale in consiglio comunale per il via libera definitivo. «È un progetto in stato molto avanzato», spiega la presidente del San Vitale, Milena Naldi. L’area interessata è in parte di proprietà del Comune e della Immobiliare via Larga: ad aprire il punto vendita per la grande distribuzione dovrebbe essere la Despar con la formula degli Interspar, i grandi ipermercati della catena. Nello schema di convenzione di Palazzo d'Accursio viene precisato che «i soggetti attuatori si obbligano a eseguire tutte le infrastrutture per l’urbanizzazione dell'insediamento». Oltre al polo per i negozi e gli uffici saranno infatti necessari altri interventi: strade da asfaltare o da realizzare del tutto, tratti di pista ciclabile, illuminazione pubblica, tutte le reti per i servizi e anche delle aree verdi.

    I NEGOZI - La parte del leone la faranno però due grandi parcheggi pubblici compresi di impianti per la ricarica dei veicoli elettrici: per una spesa totale di circa 1 milione e 500 mila euro. Nella convenzione stipulata con la Immobiliare via Larga è specificato che «tutti gli adempimenti prescritti devono essere eseguiti e ultimati entro il termine massimo di cinque anni». I tempi per mettere in piedi la nuova oasi del commercio, però, sembrano essere molto più brevi. «Gran parte degli adempimenti sono già stati fatti — spiega Naldi — credo che all’inizio dell'anno prossimo dovrebbero partire i lavori».

    IL QUARTIERE - Da parte della presidente del San Vitale non c’è nessuna critica al fatto che per recuperare quella grande area si sia deciso di creare un altro centro commerciale. «Era tra le destinazioni d’uso del Poc, chiaramente non era l’unica, ma è stata fatta una scelta — commenta Naldi — non mi sembra una soluzione scandalosa, anche perché il bene della collettività è stato salvaguardato prevedendo la costruzione di parcheggi e aree verdi». Il progetto rientra in un comparto urbanistico in forte trasformazione, che negli ultimi anni ha visto nascere anche il grattacielo dell’Unipol e tutti i servizi a questo collegato. Il piano prevede anche delle opere di urbanizzazione primaria esterne al progetto per il parco commerciale, sempre a carico dei privati: un attraversamento pedonale in via dell'Industria, la riconnessione della pista ciclabile alla rotonda di via Larga e anche la realizzazione di una nuova banchina per gli autobus. I privati provvederanno anche alla manutenzione delle aree verdi.

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