Donald Trump si conferma un Presidente irresponsabile.
a. Ha inviato 3 portaerei della flotta statunitense al largo delle coste coreane ed ha minacciato un intervento militare unilaterale americano contro la Corea del Nord. Espone così l'America, i paesi del Pacifico occidentale e il mondo intero al "labirinto nucleare di Kim Jong-un".
b. Ha venduto armi per 110 miliardi al regime Saudita e preme, con tutto il peso della sua Amministrazione, per un maggiore impegno finanziario di diversi Paesi europei verso la NATO. Alimenta così una corsa internazionale al riarmo ed alle spese militari. Un sicuro affare per le grandi industrie come Boeing, General Electric e Lockheed; un serio problema per l'indebitamento di molti paesi e per i bilanci sociali ed ambientali di piccole e grandi nazioni.
b. Ha venduto armi per 110 miliardi al regime Saudita e preme, con tutto il peso della sua Amministrazione, per un maggiore impegno finanziario di diversi Paesi europei verso la NATO. Alimenta così una corsa internazionale al riarmo ed alle spese militari. Un sicuro affare per le grandi industrie come Boeing, General Electric e Lockheed; un serio problema per l'indebitamento di molti paesi e per i bilanci sociali ed ambientali di piccole e grandi nazioni.
c. Abbandona gli impegni comuni assunti a Parigi in occasione di COP21 per ridurre i gas e le produzioni nocive e per migliorare l'ambiente. Con l'effetto di alimentare ulteriormente l'inquinamento planetario, i cambiamenti climatici già in atto da decenni, i processi migratori ed i conseguenti conflitti sociali e politici mondiali.
Angela Merkel ha denunciato la "inaffidabilità" americana ed ha sostenuto che all'Europa non resta che "prendere in mano il proprio destino".
Originale affermazione per chi è da oltre dieci anni a capo dello Stato che ha condizionato, più di ogni altro, la vita della Comunità, orientando ed imponendo tutte le principali scelte istituzionali ed economiche. Incluse quelle all'interno dei singoli paesi (come ci ricorda la "tragedia" greca).
Non a caso si definisce "questa" Europa "a trazione tedesca" o volendo "franco - tedesca".
L'Europa delle politiche "liberiste", del "rigore" e dell'austerità, del "meno Stato e più mercato".
L'Europa della Trojka e dei Governi nazionali dei partiti "popolari" e "socialdemocratici" o delle "larghe intese".
Proprio "questa" Europa ha prodotto al suo interno crisi, crescenti disuguaglianze, ricchezze e impoverimenti inaccettabili, svendita di patrimoni nazionali ... nuovi muri e Brexit.
Mentre, a livello internazionale, ha perso egemonia culturale; ha parlato con voci diverse ed interessi concorrenziali quando non contrapposti; ha usato l'arroganza, sostenendo grandi interessi economici, anche con interventi militari e politiche neo-coloniali e neo-imperiali.
Dunque, per fronteggiare la sfida dell'America di Trump e di un Mondo "sottosopra" (dall'America Latina - si pensi a Brasile e Venezuela - al Medio e all'Estremo Oriente - dove crescono tensioni, fondamentalismi e terrorismo) è urgente un netto cambio di cultura, di strategie, di progetti, di Trattati, di politiche e, con il rispetto dovuto alla più apprezzabile e stimata statista del Vecchio Continente - di classi dirigenti.
Per i popoli d'Europa "prendere in mano il proprio destino" e, contemporaneamente, contribuire ad affrontare le grandi contraddizioni della globalizzazione comporta precise priorità.
1. Individuare Istituzioni più rappresentative e democratiche, scelte direttamente da Noi tutti, "gli Europei". Solo così la cessione di sovranità dagli Stati nazionali a Istituzioni sovranazionali Comunitarie può essere compresa ed accettata nei singoli paesi.
2. Avviare politiche fiscali, ambientali, sociali e di sicurezza concordate, convergenti e comuni; capaci di superare le crescenti distanze tra aree "forti" e sviluppate ed aree - prevalentemente a sud - "povere" ed "arretrate", tra capitali "curate" e difese e periferie abbandonate e fuori controllo.
3. Procedere ad un progressivo coordinamento e superamento degli eserciti e delle polizie nazionali in favore di Forze di sicurezza, di difesa e di Protezione civile Comunitarie, cioè più efficienti, radicate e capaci nel contrastare i pericoli delle mafie, del crimine organizzato e del terrorismo autoctono o d'importazione. Così si risparmiano risorse e costi rispetto alle attuali spese nazionali in armi, strutture burocratiche e gestioni di servizi separate, non comunicanti e in competizione.
4. Un'Europa che rinuncia all'uso della forza e della guerra nei vari scenari di conflitto (dall'Afganistan all'Iraq, all'Africa all'Asia) e sceglie con assoluta coerenza la politica, la diplomazia e la cooperazione per risolvere le controversie internazionali.
5. Un'Europa che antepone la difesa della natura ed i diritti universali delle persone alla crescita illimitata e senza governo dell'economia, delle produzioni e dello sfruttamento di risorse; che pratica la conversione ecologica dell'organizzazione della vita nei territori e che non si limita a sanzioni pecuniarie verso chi non rispetta i beni comuni; che non fa PIL e non esporta rifiuti indesiderati e pericolosi nel Sud del mondo in cambio di una tranquilla accettazione di regimi dispotici, illiberali e "di comodo" per gli affari dei gruppi "finanz-capitalistici" multinazionali; che indirizza la ricerca e l'introduzione di nuove tecnologie per migliorare il benessere delle persone, per riorganizzare lavori e redditi e per liberare tempi di vita per la dignità di tutti gli esseri umani.
E' possibile, qui ed ora, costruire e praticare questo Mondo nuovo?
Angela Merkel ha denunciato la "inaffidabilità" americana ed ha sostenuto che all'Europa non resta che "prendere in mano il proprio destino".
Originale affermazione per chi è da oltre dieci anni a capo dello Stato che ha condizionato, più di ogni altro, la vita della Comunità, orientando ed imponendo tutte le principali scelte istituzionali ed economiche. Incluse quelle all'interno dei singoli paesi (come ci ricorda la "tragedia" greca).
Non a caso si definisce "questa" Europa "a trazione tedesca" o volendo "franco - tedesca".
L'Europa delle politiche "liberiste", del "rigore" e dell'austerità, del "meno Stato e più mercato".
L'Europa della Trojka e dei Governi nazionali dei partiti "popolari" e "socialdemocratici" o delle "larghe intese".
Proprio "questa" Europa ha prodotto al suo interno crisi, crescenti disuguaglianze, ricchezze e impoverimenti inaccettabili, svendita di patrimoni nazionali ... nuovi muri e Brexit.
Mentre, a livello internazionale, ha perso egemonia culturale; ha parlato con voci diverse ed interessi concorrenziali quando non contrapposti; ha usato l'arroganza, sostenendo grandi interessi economici, anche con interventi militari e politiche neo-coloniali e neo-imperiali.
Dunque, per fronteggiare la sfida dell'America di Trump e di un Mondo "sottosopra" (dall'America Latina - si pensi a Brasile e Venezuela - al Medio e all'Estremo Oriente - dove crescono tensioni, fondamentalismi e terrorismo) è urgente un netto cambio di cultura, di strategie, di progetti, di Trattati, di politiche e, con il rispetto dovuto alla più apprezzabile e stimata statista del Vecchio Continente - di classi dirigenti.
Per i popoli d'Europa "prendere in mano il proprio destino" e, contemporaneamente, contribuire ad affrontare le grandi contraddizioni della globalizzazione comporta precise priorità.
1. Individuare Istituzioni più rappresentative e democratiche, scelte direttamente da Noi tutti, "gli Europei". Solo così la cessione di sovranità dagli Stati nazionali a Istituzioni sovranazionali Comunitarie può essere compresa ed accettata nei singoli paesi.
2. Avviare politiche fiscali, ambientali, sociali e di sicurezza concordate, convergenti e comuni; capaci di superare le crescenti distanze tra aree "forti" e sviluppate ed aree - prevalentemente a sud - "povere" ed "arretrate", tra capitali "curate" e difese e periferie abbandonate e fuori controllo.
3. Procedere ad un progressivo coordinamento e superamento degli eserciti e delle polizie nazionali in favore di Forze di sicurezza, di difesa e di Protezione civile Comunitarie, cioè più efficienti, radicate e capaci nel contrastare i pericoli delle mafie, del crimine organizzato e del terrorismo autoctono o d'importazione. Così si risparmiano risorse e costi rispetto alle attuali spese nazionali in armi, strutture burocratiche e gestioni di servizi separate, non comunicanti e in competizione.
4. Un'Europa che rinuncia all'uso della forza e della guerra nei vari scenari di conflitto (dall'Afganistan all'Iraq, all'Africa all'Asia) e sceglie con assoluta coerenza la politica, la diplomazia e la cooperazione per risolvere le controversie internazionali.
5. Un'Europa che antepone la difesa della natura ed i diritti universali delle persone alla crescita illimitata e senza governo dell'economia, delle produzioni e dello sfruttamento di risorse; che pratica la conversione ecologica dell'organizzazione della vita nei territori e che non si limita a sanzioni pecuniarie verso chi non rispetta i beni comuni; che non fa PIL e non esporta rifiuti indesiderati e pericolosi nel Sud del mondo in cambio di una tranquilla accettazione di regimi dispotici, illiberali e "di comodo" per gli affari dei gruppi "finanz-capitalistici" multinazionali; che indirizza la ricerca e l'introduzione di nuove tecnologie per migliorare il benessere delle persone, per riorganizzare lavori e redditi e per liberare tempi di vita per la dignità di tutti gli esseri umani.
E' possibile, qui ed ora, costruire e praticare questo Mondo nuovo?
Il manifesto per "l'altro 2 giugno" a Bologna |
Difficile, ma necessario.
RispondiEliminas.
Né Trump, né Merkel. Noi possiamo scegliere un terzo. Per fortuna. Non amico dell'uno o dell'altra.
RispondiEliminaPurtroppo le 5 proposte sono sagge, ma ora non sento partiti o movimenti che le vogliono.
L.
Vero. Ma se "partiti o movimenti" avanzassero già "proposte sagge" e condivisibili, Noi potremmo fare tranquillamente i pensionati ...
EliminaGianni
Il passaggio del potere da Obama a Trump che ha portato alla uscita degli Usa dal Patto per il Clima ci consegna un preciso interrogativo.
RispondiEliminaGli impegni presi da una istituzione nel pieno delle sue funzioni vanno rispettati? E ancora. Chi lo fa tradisce la maggioranza dei cittadini che ha votato? Oppure viene meno all'onore nazionale e alla affidabilità del suo popolo?
Come ci si rende conto si parla di principi validi sempre, non solo oltre Oceano.
Carlo
La questione è rilevante e pone innanzitutto una questione.
EliminaI limiti di una Democrazia tutta basata sulla "governabilità", sulla "delega politica" e sulla "alternanza di maggioranze" al Governo delle comunità.
E propone l'importanza di fondare le più importanti decisioni progettuali e politiche su elementi di analisi sempre più approfonditi, su un ampio ed articolato confronto democratico che coinvolga corpi intermedi e cittadini preventivamente alle scelte istituzionali.
Normalmente non è così.
Anche se il caso di COP21 e degli accordi di Parigi non è, di certo, il miglior esempio di decisionismo e verticismo delle classi dirigenti. Perché da decenni ampi movimenti erano in campo per promuovere e sollecitare una conversione ecologica più marcata e impegnativa. E semmai il limite è stato nei ritardi e nella moderazione rispetto alle richieste avanzate da ampi settori dell'opinione scientifica e pubblica internazionale. Ne sono prova anche le forti proteste e le vaste denunce della retromarcia fatta da Trump.
Ma il tema si pone sicuramente per molte (altre) decisioni internazionali e locali: relative ad interventi militari o missioni di guerra; a progetti energetici, per grandi infrastrutture, per scelte urbanistiche, nella regolamentazione dei rapporti di lavoro, sui diritti universali dei cittadini.
Gianni
Concordo. Questo e' sicuramente un tema rilevante che pone molti interrogativi. In questi giorni, qui in USA, si e' bombardati da comunicati di aziende ma anche di politici, sindaci, governatori, che si esprimono contro la decisione di Trump di uscire dall'accordo di Parigi. Ma vanno oltre e ribadiscono che, per quanto in loro potere, faranno di tutto per continuare a rispettare quanto affermato nell'accordo internazionale. Siccome si parla di aziende di grandissime dimensioni e di politici che governano città', contee e stati, l'impatto delle loro scelte ed azioni e' profondo. Si apre, appunto, un interrogativo sulla legittimità' di tali scelte e di quanto possano andar contro alle decisioni del Presidente che li rappresenta a livello nazionale. Un Presidente che, come ben sappiamo, non ha vinto il voto popolare ma e' pur sempre Presidente degli Usa .... purtroppo.
EliminaDue osservazioni.
RispondiEliminaPrimo. Uno Stato (a caso) che straccia un accordo internazionale sottoscritto ha sanzioni?
Secondo. Se il G7 Ambiente diviene G5 perché 2 Grandi (USA e GB) non si sentono della partita, che segnale è? Tutto procede nella indifferenza generale?
Ciao!
2 constatazioni.
EliminaPrimo. Dipende. Innanzitutto da chi è.
Secondo. Di arroganza o di debolezza. C'è chi fa buon viso a cattivo gioco. Non tutti, però. Noi, facciamoci sentire. Ci sono varie opportunità. Un esempio? Il programma di "Ambiente alla base, non al vertice", Bologna 9-11 giugno.
Gianni
Tutto giusto e proposte più che condivisibili , per attuarle , però , mi sorge una domanda , può un paese con economia Capitalista e Liberista , andare nelle direzioni prospettate ,sinceramente la vedo difficile , il Capitalismo combatte solo chi si pone il problema di abbaterlo tutto il resto lo divora .
RispondiEliminaCertamente si potrà cercare di trovare soluzioni per la nostra Europa , ma o si cambia ,in toto , il modello di sviluppo o saranno sempre soluzioni che lasciano indietro miliardi di persone e rimanderanno di qualche tempo i problemi .
Qualcuno in Italia si pone in questa logica ?
Ciao
G.
"Qualcuno"? Molti. Da varie parti.
EliminaIn ogni caso, sono sempre e ovunque per alimentare l'approfondimento ed il pensiero critico; per promuovere idee di liberazione ed emancipazione delle persone e delle comunità; per sperimentare pratiche di conoscenza e di partecipazione, di solidarietà e di cooperazione; per conquistare giustizia, diritti e doveri.
Gianni
Sento che l'Arabia ed i suoi alleati isolano il Qatar, accusato di amicizia con i terroristi. Più realisticamente in rapporti con l'Iran.
RispondiEliminaCosa si prepara in Medio Oriente ? Si vuole una nuova guerra ?
È un disegno di Trump per cambiare lo scenario ?
L.
Dopo la visita di Trump in Arabia Saudita tutto pare in movimento: isolato il Qatar, attacchi armati a Teheran...............
RispondiEliminaRitornano le parole di Papa Francesco sulla terza guerra mondiale e sulla urgente mobilitazione per salvare la pace.
Anna
Lo scenario, sia oltreoceano che in Europa, purtoppo e' devastante. Abitando in USA, conosco meglio quello Americano e Trump si sta rivelando ancora più' pericoloso di quanto lo si immaginasse. Ha provato a smantellare molti progetti e cambiamenti avviati e realizzati da Obama (prima tra tutte Obamacare) ed ha spesso trovato troppi ostacoli per riuscirci. L'uscita degli USA dall'accordo di Parigi e' stato un suo atto di forza e Trump ha mostrato al mondo (se mai ce ne fosse stato bisogno) la sua ignoranza, arroganza e prepotenza. L'unica cosa positiva di tutto cio' e' che Trump e' riuscito a far coalizzare contro di se' (sia in USA che a livello internazionale) forze, partiti, movimenti, aziende (anche petrolifere) che erano rimaste nell'ombra silenziose. Il passo successivo e' capire se, come e quanto queste forze vogliono e possono agire per cambiare lo scenario politico.
RispondiEliminaTrump è un grande!
RispondiEliminaÈ stato da Sauditi e Sunniti per vendere armi e immediatamente il braccio armato Stato Islamico le ha usate.
Chi ha espresso solidarietà per le 12 vittime? E quanti minuti di silenzio sono stati dedicati alle vittime iraniane?
Raffa