venerdì 11 marzo 2016

Contro una nuova guerra in Libia

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La storia non insegna niente: dopo l'Afghanistan, l'Iraq, la Libia dove anni di guerra della comunità internazionale hanno prodotto il caos e la nascita dell'Isis, adesso si è decisa la guerra bis in Libia.
Per risolvere la questione dell'ISIS non servono altre bombe ma serve che gli stati che lo sostengono con armi, proventi e appoggi vari, smettano di farlo. Bisogna che USA, Russia, Arabia Saudita, Iran e Turchia e i loro satelliti si siedano ad un tavolo e trovino un accordo che faccia cessare l'esistenza dello stato islamico. 

Basta un po' di buona volontà e si può fare una pace lungimirante. E invece si vuole continuare a vendere le armi e a guardare solo ai propri interessi nazionali . Così facendo si sceglie di non risolvere i problemi alla radice ma di inviare un altro carico di violenza e di morte.
E infatti nello scenario mondiale la regione mediorientale ha visto un incremento delle importazioni di armi del 61% negli ultimi 5 anni (fonte SIPRI), l'Italia, che ha incrementato anch'essa nell'ultimo quinquennio la produzione e vendita di armi del 48% rispetto al quinquennio precedente, vende con regolarità alla Turchia, all’Arabia Saudita agli Emirati Arabi Uniti e ad altri stati dell'area (fonte SIPRI).

Chi siamo.
La Marcia della Pace del 1 gennaio a Bologna, che ha visto l'adesione di 35 tra realtà e associazioni a livello interreligioso interconfessionale interculturale, di matrice religiosa e
non, formali e informali, ha portato per le strade un popolo pieno di attese e di energie che non vogliono essere disperse. Questo popolo si è determinato a riconvocarsi. Oggi è' una ineludibile necessità, sotto l'incalzare degli eventi: il dramma dei profughi e la crisi europea, l'avvitamento del conflitto siriano, la guerra in Libia alle porte. Vogliamo essere contemporanei alla storia . E abbiamo ancora parole forti, da donare alla voce di chi spera e lotta per fondare il mondo degli uomini sulla Pace nella Giustizia.
La Marcia ci ha indicato un metodo che si è fatto sostanza: ci convochiamo insieme, ci muoviamo a raccolta in modo orizzontale, mettiamo insieme le nostre cerchie.
Ci spinge a incontrarci la stessa passione per la
pace nella giustizia. E la pratica di un impegno quotidiano di lotta nonviolenta, che vuole rinnovarsi in contenuti e azioni concrete 'qui e ora' nella nostra Città. Ognuno porta il suo "mattone" di identità, storia, impegno. Con il desiderio di costruire qualche passo insieme, ma uno alla volta... Camminando s'apre cammino erano le parole del compianto Arturo Paoli. Siamo consapevoli, questa volta più che mai, che il movimento per la Pace o sarà di insieme e unito, o semplicemente non sarà.


L'appello di Del Boca e Zanotelli
Nel loro appello del 8 febbraio, Angelo Del Boca e Alex Zanotelli scrivono tra l'altro: [...]Poiché le voci di un intervento militare italiano si fanno più frequenti, noi chiediamo alle autorità del nostro Paese di non commettere il gravissimo errore compiuto nel 2011 quando offrimmo sette delle nostre basi aeree e più tardi una flotta di cacciabombardieri per aggredire un paese sovrano, violando, per cominciare, gli articoli 11, 52, 78 e 87 della nostra Costituzione.
In un solo caso l'Italia può intervenire, nell'ambito di una missione di pace e dietro la precisa richiesta dei due governi di Tripoli e di Tobruk che oggi si affrontano in una sterile guerra civile. Ma anche in questo caso l'azione dell'Italia deve essere coordinata con altri paesi europei e l'Unione Africana (UA). Animati soprattutto dal desiderio di riportare la pace in un paese la cui popolazione ha già sofferto abbastanza.
Ci appelliamo al nostro ministro degli esteri Gentiloni, ché non si faccia catturare dai venti di guerra che stanno soffiando insistenti. Ma soprattutto chiediamo a tutto il movimento per la pace perché faccia pressione sul governo Renzi perché l'Italia , come ex-potenza coloniale, porti i vari rivali libici attorno a un tavolo. Questo per il bene della Libia, ma anche per il bene nostro e dell'Europa.
Per il testo integrale dell'appello vedi il sito: www.ildialogo.org


La giornata del 12 marzo
Sabato sarà una giornata di mobilitazione contro la guerra a cui parteciperanno nelle città di tutta Italia tutti coloro che, indipendentemente dall'appartenenza, si oppongono alla guerra, a tutte le guerre che non sono mai -come è inequivocabilmente dimostrato- una soluzione dei conflitti. La guerra è proprio la scelta per le ricchezze- ha detto recentemente Papa Francesco. Facciamo armi: così l’economia si bilancia un po’ e andiamo avanti con il nostro interesse. C’è una

brutta parola del Signore. Maledetti coloro che operano per la guerra, che fanno le guerre: sono maledetti, sono delinquenti!”
Tante manifestazioni locali nello stesso giorno per levare la voce a difesa della Pace; tante iniziative popolari per sensibilizzare la cittadinanza e contrastare il ventilato progetto del governo Renzi di tornare a bombardare la Libia come nel 2011.

Per promuovere, unificare, far condividere e lasciar traccia di queste azioni locali vi è ora un sito e altre risorse internet:
https://12marzocontrolaguerra.wordpress.com/ https://www.facebook.com/12-marzo-contro-la-guerra-186010068431823/info/ https://twitter.com/noguerra12marzo

https://youtu.be/ATlwAPTyJ7I

Cosa chiediamo
Chiediamo :
- ai singoli cittadini di partecipare numerosi e di firmare la petizione online sul sito:

http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/appelli/indice_1423653429.htm
- a tutte le associazioni e realtà che hanno a cuore l'impegno per la Pace nella Giustizia di partecipare all'iniziativa mettendo insieme le proprie cerchie e portandole in piazza
- ai Comuni del territorio di prendere posizione contro questa nuova guerra - ai parlamentari locali una forte e coraggiosa posizione di diniego
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Referente organizzativo: Alberto Zucchero - 340 0607334
Link FB dell'evento:
https://www.facebook.com/events/533771883477402/ 

3 commenti:

  1. Era ora.
    Grazie!
    Pietro Alice Cristian Elena

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  2. Mi ripeto. Perché non ci sono sindacati e partiti?
    Franca

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    Risposte
    1. I due presenti facevano razza per conto loro.
      Gli altri sembrano in altre faccende affaccendati.
      Quelli al governo chiedono una delega in bianco.
      Ribadisco: non in mio nome!
      Gianni

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