sabato 24 settembre 2022

Voto per il disarmo, la conversione ecologica, la giustizia sociale

Manifesti negli spazi elettorali del Comune di Bologna, per la Camera dei Deputati ...










Per atti concreti e coerenti di riduzione delle spese militari e di resistenza non violenta alle logiche imperiali delle grandi potenze e nei confronti di dittature o regimi autoritari. Per istituzioni sovranazionali che riconoscano parità di Diritti e Doveri universali ai popoli di tutto il mondo, contro la legge del più forte e potente.

Per disinvestire risorse pubbliche da produzioni e processi che minacciano la sicurezza comune e la biodiversità del Pianeta. Per scelte forti e immediate di conversione ecologica delle piccole e grandi comunità. Contro decisioni che contraddicono nel medio e lungo periodo la transizione verso la giustizia sociale ed ambientale, dando per ineluttabile un mondo in guerra e che aumenta le diseguaglianze. 

Per destinare le grandi risorse intellettuali e materiali ad uno sviluppo pacifico ed eco-compatibile, capace di ridurre povertà e fame e di rispettare la natura. Contro ogni logica predatoria che in nome dell'economia e della crescita infinita genera crisi, disordine e conflitti. Riscaldamento della Terra, mutamenti climatici e pandemie sono minacce comuni, frutto delle contraddizioni di una crescita economica (qui e nel mondo ricco) e demografica (nelle "periferie") senza limiti. 

La sfida, dunque, è orientare ogni investimento ed azione verso la responsabilità sociale e la qualità della vita e dell'ambiente a livello globale e locale. Accrescendo cultura, conoscenze e partecipazione popolare nel governo delle Istituzioni. Contro ogni logica e tendenza ad accentrare decisioni e poteri in poche mani. Ovvero contro l'illusione, falsa, di "fare da se"; isolandosi dagli altri, "autogovernandosi" (magari strappando una maggiore autonomia regionale a danno d'altri). Il corso degli eventi pare procedere in direzione opposta: crescono (ovunque) gli autocrati e le autocrazie; si riducono gli spazi di democrazia e gli eletti del popolo (anche dove il voto è storicamente più libero e razionale) risultano (volenti o nolenti) impotenti di fronte a grandi gruppi economici e finanziari privati.

Domenica 25 settembre un voto utile è quello che indica una alternativa di contenuti e di visione e persone rispetto alla situazione presente ed ai processi perseguiti fin qui da classi dominanti o dirigenti incapaci di prospettare nuovi orizzonti di vita e di futuro per l'Italia e per i popoli del mondo. 

E' il caso di insistere.

Alle nuove Destre che nel mondo e in Italia "negano bisogni sociali e diritti civili" universali, parlano a sproposito di nucleare e di "grandi" opere inutili e dannose non si possono contrapporre bandiere dell'establishment responsabile della crisi (come Mario Draghi), vecchi esponenti politici democristiani e socialdemocratici alla 11esima o all'ottava legislatura (come Pier Ferdinando Casini e Piero Fassino), protagonisti "lib-lab" di accordi e governi "bipartisan" o giovani conservatori adusi a comandare su alleati ed amici ed a condividere e "intendersi" con avversari (come Enrico Letta, Carlo Calenda e Matteo Renzi o Stefano Bonaccini). 

L'Italia, l'Europa e il mondo richiedono di andare oltre il già visto e sperimentato. Basta contrapposizioni elettorali prive di Progetti chiari e forti. Con propositi e Programmi che un giorno, un anno o due dopo il voto espresso vengono stracciati per allestire Governi "tecnici", bipartisan o che includono tutti e tutto; per poi continuare con la gestione e la conservazione di un sistema in crisi irreversibile o con un "europeismo" ed un "atlantismo" vuoti di principi e di valori universali validi per i prossimi decenni (2030-2050).

Il Paese ha bisogno di riconoscersi in un Parlamento più rappresentativo, più ricco di culture e di voci critiche, autonome dai poteri economici e d'affari, illegali e mafiosi, che sempre più pesantemente condizionano partiti e Istituzioni.  

L'ultima legislatura è stata segnata da forti speranze e cocenti delusioni. Da un confronto - scontro che ha evidenziato incompatibilità, trasformismi, ingenuità, opportunismi. Le lezioni debbono e possono fare riflettere protagonisti ed elettori. Sicuramente è importante ricercare, consolidare e valorizzare competenze, volontà e progetti di forte e radicale rinnovamento.


La pagina di ieri de il Resto del Carlino. Il Centrosinistra candida a Bologna il senatore Pier Ferdinando Casini, alla 11esima legislatura (con Centrodestra, Centro o PD) ...  
 

La pagina del Carlino che presenta la leader della Destra italiana, in visita a Bologna: tra tortellini e sostegno al candidato Vittorio Sgarbi. "Non fare la capra", oppure "non fare casini!" votami, la sua pubblicità (22 settembre 2022)
   




















Candidato per contribuire a ridefinire la sinistra di Pier Giorgio Ardeni, Cantiere Bologna, 22 settembre 2022

Qualche giorno fa è apparso su queste pagine un articolo della redazione dal titolo “Per un cantiere della sinistra, proviamo a sognare” . Vi si leggeva della necessità «che il centrosinistra si interroghi su che cosa c’è che non va nel proprio modo di stare in politica e cosa servirà nel futuro». Nobile intenzione, esito discutibile. Un “cantiere della sinistra” che considera solo il Pd è infatti un cantiere che costruirà ben poco. Perché il Pd, per l’evoluzione che ha avuto, appare lontano dal rappresentare una forza di sinistra in tutto e per tutto. A meno che, certo, non si provi a sognare.

Sin dall’indimenticabile ’89 – come lo definì Occhetto – il Pds, poi Ds e infine Pd decise di sposare la via del «capitalismo democratico cum welfare», aderendo poi ai principi del Trattato di Maastricht, della fantomatica “Europa sociale”. Quella logica si basava sull’idea che l’importante era la crescita – «la marea che farà sollevare tutte le barche» – perché il resto, più reddito e occupazione per tutti, sarebbe venuto da sé. Il corollario era quello di «lasciare fare ai mercati», che sono “efficienti”, ove lo Stato deve astenersi dall’intervenire e al più, controllare, regolare e, magari, re-distribuire.

I risultati sono oggi visibili a tutti. Non si è capito che la globalizzazione avrebbe favorito il capitale a scapito del lavoro. La libera competizione – non regolata – ha provocato una forbice tra i redditi da lavoro alti e i salari. Certo, le politiche re-distributive ci hanno “messo una toppa”, ma non intervenendo a monte oggi ci troviamo con una disuguaglianza nella distribuzione che è molto peggiore di trent’anni fa. Dal 2011, poi, il Pd ha sempre sposato politiche “liberiste” – dall’austerity ai tagli alla spesa sociale – senza mai mettere in discussione quell’impostazione di fondo. Perdendo così di vista le classi popolari. Divenendo quindi, nei fatti, sempre meno “di sinistra”.

Nel tempo, gli eredi del Pci si sono divisi in più tronconi: accanto a quello principale, la prima Rifondazione Comunista ha cercato di tenere alta una bandiera senza cogliere la portata dei cambiamenti in atto. Le classi popolari hanno perso i loro referenti. Se c’è una ragione per cui si sono rivolte prima al M5S e poi alla Lega è stato proprio per quell’appello egalitario (dei 5Stelle) e sovranista, protezionista e securitario (della Lega e ora di FdI) che prometteva di raccogliere le loro istanze inascoltate altrove. Se ora ci strappiamo le vesti gridando al pericolo di una destra post-fascista al potere, dobbiamo però chiederci come sia stato possibile che, a sinistra, si siano perdute quelle classi: cosa è stato fatto per dare risposte ai loro bisogni?

Il progetto del Pd è fallito. Ora si tratta di tornare a quei bisogni e all’esigenza di rappresentarli. Sappiamo che il protezionismo sovranista non offre soluzioni, tanto più se tinto di nazionalismo, occhieggiando l’autoritarismo populista. Ma continuare a sposare la logica liberista che lascia agire il capitalismo predatorio non è la risposta. È necessario rifondare una sinistra che guardi alle classi popolari, ai ceti medi proletarizzati, ai nuovi ceti marginalizzati del lavoro precario, anche intellettuale, delle periferie, delle aree interne.

Il Pd non offre prospettive, oggi, per come è. E così, anche per rispondere alle domande poste da Achille Scalabrin su queste pagine, voglio dire perché sono candidato al Parlamento. Da studioso, mi sono sempre occupato di questioni economiche e sociali. Quando Luigi De Magistris mi ha chiesto la disponibilità ho accettato, per portare il mio contributo. L’agone politico è micidiale, ma ritengo che vi sia ancora spazio per argomentare e proporre. Non ho mai fatto attività politica, se non in gioventù. Ho il reddito di un professore universitario, che mi colloca nelle classi medio-alte. E certo, vorrò devolvere parte del mio emolumento a fini sociali.

Vedo la mia candidatura nel collegio di Bologna proprio come un impegno “da bolognese”. Per questo, molti dei temi della mia campagna sono stati coniati “per la realtà locale”. La Costituzione va difesa e attuata. Bisogna agire tassando i ricchissimi e i redditi da capitale alti, agendo sui salari; tutelare il lavoro contrastando il precariato e garantendo la sicurezza; favorire la transizione ecologica puntando sulle rinnovabili, contro gassificatori, Passante, bretelle, seggiovie, consumo di suolo per nuovi insediamenti. Una politica che guardi alle classi popolari, a chi non ha più voce e ha perso la fiducia di esprimerla.

Pier Giorgio Ardeni, Cantiere Bologna, 22 settembre 2022


Pier Giorgio Ardeni conclude che è "il momento di riprendere in mano il timone della giustizia sociale e ambientale se non vogliamo l'orbanizzazione definitiva di questo Paese" (il manifesto, 22 settembre 2022)


4 commenti:

  1. Vogliamo morire democristiani? No, grazie. Anche se diversi DiCi di un tempo erano probabilmente più genuini e popolari dei PiDi di oggi.
    Guardando a sinistra credo valga la pena considerare quattro opzioni: Unione popolare di De Magistris, Rifondazione comunista e Potere al popolo; Sinistra italiana e Verdi europei; Movimento 5 stelle di Conte; Italia democratica e progressista. Con le tante differenze di oggi. Ma anche con le urgenze di costruire un domani migliore per le classi sociali subalterne.
    Ciao!

    RispondiElimina
  2. Avrei voluto arrivare al voto diversamente. Con un progetto di cambiamento che nessuno ha costruito. Ora può davvero finire che minoranze alleate prevalgono per conservare il sistema a scapito di una maggioranza sofferente ma divisa.
    Il problema non sono le elezioni. Il problema è come si gestiscono le vittorie e le sconfitte.
    In ogni caso anche l'opposizione è importante e deve essere esercitata nell'interesse generale.
    A testa alta e pensare.
    G.M.

    RispondiElimina
  3. UP + M5s + SI e V + PD = FDI + Lega + FI?
    Macché 40 a 60 x seggi.
    Grazie a Rosato & Renzi.
    m.m.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Con Rosato, Renzi e Letta la sinistra (socialista, comunista e socialdemocratica) l'è morta.
      Del resto tutti questi erano giovani democristiani e sono liberisti.
      Mario C.

      Elimina