mercoledì 21 settembre 2022

In marcia: il 23 settembre e il 22 ottobre ...

 

Tante ragazze e giovani, ieri, alla assemblea bolognese di presentazione della manifestazione del 22 











La piattaforma dello sciopero globale per il clima in programma in tutto il mondo venerdì 23 settembre in Italia si intreccia con la campagna elettorale. Le piazze di Fridays For Future si riempiranno a due giorni dal voto e per questo – almeno nel nostro paese – le rivendicazioni del movimento intrecciano i programmi elettorali: «Volete il nostro voto ma ignorate la nostra voce» scrivono i giovani del movimento

fondato dalla giovane attivista Greta Thunberg, che 213 settimane fa realizzò il suo primo e solitario school strike per protestare contro l’inazione dei governi di fronte ai cambiamenti climatici. 

Il Global strike di venerdì avrà come focus la necessità di rimettere al centro il benessere delle persone per sconfiggere la crisi climatica, superando un modello che pone i profitti come priorità. In Italia sono in programma manifestazioni e cortei in oltre 70 città e lo sciopero costituirà anche il culmine del lavoro svolto da Fridays For Future durante la campagna elettorale, per portare al centro del dibattito pubblico i temi e le misure necessarie per risolvere la crisi climatica e per garantire supporto alle persone più colpite dagli effetti della crisi energetica. Il movimento ha raccolto le proprie proposte all’interno di una «Agenda climatica», consultabile online, che declina decine di proposte e misure legate a trasporti e mobilità, energia, lavoro, edilizia e povertà energetica, acqua, cinque ambiti chiave per costruire una giustizia climatica globale.

Lo scopo della protesta Fridays For Future è quello di riportare la crisi climatica e le soluzioni per affrontarla, che secondo l’organizzazione sono i «grandi assenti durante il dibattito elettorale», come spiega Agnese Casadei, portavoce di Fridays For Future Italia: «il disastro avvenuto nelle Marche pochi giorni fa ci ricorda quali siano le conseguenze di ignorare la crisi climatica. La possibilità di evitare un aumento catastrofico delle temperature dipende dai prossimi 5 anni, e rischiamo che essi vengano sprecati da un Parlamento che non vede la questione climatica come prioritaria. Non possiamo permetterci che questo accada: la politica deve sapere che ignorare questo problema non è un’opzione se vuole ottenere il consenso da parte dei cittadini. Deve sapere anche che non agire oggi significa essere complici criminali della crisi più grande della storia dell’uomo».

Per questo, secondo il movimento votare non è sufficiente. Secondo Mathias Mancin, un altro dei portavoce di Fridays For Future Italia, «la partecipazione dei cittadini alla politica non può ridursi a mettere una crocetta un giorno. I cittadini dovrebbero poter dettare i temi di cui la politica si deve occupare, ma molti dei più gravi problemi degli italiani – la povertà energetica, la disoccupazione, la crisi climatica – sono invece rimasti senza risposte serie in questa campagna elettorale, lasciando milioni di persone senza una vera rappresentanza. Vogliamo portare in piazza la nostra voce non rappresentata. Se la politica vuole il nostro voto, deve ascoltare la nostra voce».

IERI INTANTO a New York Mario Draghi ha aperto il secondo appuntamento di Youth4Climate, l’incontro tra giovani di tutto il mondo a margine dell’assemblea generale delle Nazioni Unite. La due giorni, organizzata dal ministero della Transizione ecologica con il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, nasce per raccogliere le idee e le proposte dei giovani sulla lotta alla crisi climatica. Lo scorso anno la Youth4Climate si tenne a Milano, in occasione della PreCop26: 400 giovani firmarono un Manifesto, presentato poi alla Cop26 di Glasgow.

Luca Martinelli, il manifesto, 21 settembre


In via Paolo Fabbri un momento dell'incontro promosso da Campi Aperti e da Bologna for Climate Justice con Dario Salvetti del Collettivo di fabbrica della GKN di Firenze in preparazione della manifestazione nazionale del 22 ottobre prossimo ... (20 settembre 2022)









Il manifesto per il 22 ottobre prossimo


















E’ l’ora della convergenza, di sovrastare con le nostre voci unite ogni “Bla Bla nocivo”, per uscire dalla testimonianza e insorgere”.


A partire da queste parole, lo scorso 26 marzo ci siamo trovate/i in decine di migliaia a Firenze per un grande corteo che ha attraversato la città.

La siccità, lo scioglimento di ghiacciai secolari, le ondate di calore sempre più intense, sono la drammatica conferma del cambiamento prodotto dal riscaldamento globale. Siamo nella costante lotta per arrivare a fine mese, contro il precariato, gli appalti, contro il carovita per un salario degno. Ma la lotta per arrivare a fine mese non ha nessun senso se non si vince quella contro la ‘fine del mondo’. Ed è impossibile coinvolgere fette crescenti della popolazione nella lotta contro la fine del mondo, se non le si carica della lotta di chi non riesce ad arrivare alla fine del mese.

Vivere una vita non vuol dire solo avere un’occupazione e un salario, ma ha a che fare con la qualità del nostro tempo libero e dei luoghi che viviamo, con il riconoscimento delle nostre identità, con la dimensione ecologica del nostro contesto quotidiano, con i tanti diritti inalienabili che rivendichiamo nelle nostre città, a partire da casa, spazi sociali, mobilità collettiva e sostenibile, sanità e cultura.

Un tempo avremmo detto: vogliamo il pane e vogliamo anche le rose. Oggi aggiungiamo, vogliamo il pane e che le rose non muoiano nel caldo torrido, o affogate dalle conseguenti alluvioni.

Dopo più di due anni di pandemia, il lavoro emerge sempre più come netto sfruttamento, mentre nel nome dell’economia di una guerra che ripudiamo si aumentano le spese militari a scapito di quelle sociali, e l’inflazione causa l’aumento del costo dei beni di prima necessità; nel pieno della crisi climatica, la più grande sfida che l’umanità si sia trovata ad affrontare nella sua storia millenaria, governi e lobby economiche continuano a parlarci di armi, crescita del PIL, grandi opere, combustibili fossili, perpetuando un modello patriarcale che ci ha portato sull’orlo del baratro. Il lavoro che ci propongono è tanto precario da rendere precaria la nostra stessa vita, appesa alle bollette da pagare o ad un rinnovo di contratto. Il boccone che ci chiedono in cambio è salato: inquinamento, crisi economica, restrizione della democrazia.

Vogliamo perseverare nel ‘convergere per insorgere’ perché, come abbiamo affermato a Firenze, “​​è l’attuale modo di produzione e consumo ad essere inquinante, ed è dal suocambiamento radicale che bisogna ripartire”.

Da questo punto di vista, Bologna e l’Emilia-Romagna rappresentano un laboratorio, dove i partiti di maggioranza dei governi locali e regionali sperimentano convergenze tossiche che garantiscono il ‘business as usual’, rendendo grandi opere d’asfalto e cemento il “simbolo della transizione energetica nazionale” e facendo dei rigassificatori e delle trivellazioni lo strumento per la transizione verso le fonti rinnovabili; definendo questo territorio la ‘Motor Valley’, ovvero un luogo che rifiuta di rinunciare alla nicchia di mercato delle ‘super-car’ per garantire un futuro vivibile alle proprie figlie e ai propri figli; sostenendo, attraverso le sovvenzioni PAC, il sistema dei grandi consorzi agroalimentari rivolti al mercato globale, dell’allevamento industriale e della grande distribuzione organizzata. Un sistema che genera sofferenza animale, perdita progressiva di biodiversità, concentrazione della terra in poche mani, inquinamento del suolo, dell’aria, delle acque e del cibo; favorendo la monocultura del turismo nelle città e delegando alla rapacità delle piattaforme digitali che massimizzano i propri profitti inquinando i territori e precarizzando e impoverendo ulteriormente il lavoro, mentre gli spazi pubblici e comuni vengono privatizzati e sottratti agli usi collettivi. Un modello che continua a mettere il PIL e la corsa delle merci e dei profitti prima della trasformazione radicale da cui bisogna invece partire, e che per nascondere le proprie responsabilità dichiara, a sole parole, l’emergenza climatica.

Ma Bologna e l’Emilia Romagna sono anche la terra dove contadine e contadini, insieme alle comunità nei territori, salvaguardano e ricostruiscono una rete alimentare agro-ecologica e locale, basata su sistemi di produzione, distribuzione e consumo che mettono al centro un rapporto non predatorio con la terra, l’autogestione, la creazione di relazioni non gerarchiche, l’accesso a cibo genuino e una sana alimentazione per tutte/i; la terra di lotte sociali diffuse; lo spazio di conflitti sindacali determinanti nel far crescere i diritti di tutte/i; il luogo in cui si sperimenta una crescente opposizione alle grandi opere che, passando dai centri per la logistica agli impianti di risalita sugli Appennini, ha nell’allargamento delle autostrade che convergono su Bologna e del cosiddetto ‘Passante di Mezzo’ il suo elemento simbolico più forte: in quelle strisce d’asfalto, infatti, c’è tutta l’arroganza di un sistema che vuol continuare a garantire profitti invece che diritti, cementificazione invece che transizione, imposizione invece che condivisione.

Bologna può insorgere come Firenze ha fatto il 26 marzo. Può arricchire con i propri prevalenti, le proprie lotte, un processo di insorgenza che è “per questo, per altro e per tutto”. Il processo di convergenza può a sua volta arricchire Bologna di nuovi rapporti di forza.

Dal 7 all’11 settembre torna a Venezia il Climate Camp e il 23 settembre in tutto il mondo le/i giovani saranno in piazza per rivendicare giustizia climatica, e noi saremo tra loro. Crediamo che anche questo climate strike debba essere seguito da una data di convergenza e proponiamo che essa sia il 22 ottobre.

Il 23 settembre e il 22 ottobre sono un’unica data. Distanti nel calendario, vicine nei temi e nel processo. Il tema non è Governo vecchio o Governo nuovo, ma mondo vecchio o mondo nuovo. Qualsiasi nuovo governo ci troveremo di fronte, la nostra agenda di mobilitazione deriva dalla nostra urgenza di cambiamento. Non viene dettata da quella che sarà la combinazione parlamentare che potrà uscire dalle urne. È dettata dalla enorme crisi idrica, dal riscaldamento climatico, dall’inflazione, dall’escalation bellica mondiale.

E allora, tenetevi libere e liberi: esattamente il 22 ottobre a Bologna, con una piazza che, al di fuori delle ritualità e con la capacità di collocarsi all’altezza del momento eccezionale che stiamo vivendo, sia in grado di far esprimere i percorsi sociali, sindacali, i movimenti e le lotte in un passaggio di potenziamento collettivo e di insorgenza per iniziare a costruire un movimento popolare ampio, che diventi capace di rovesciare i rapporti di forza in questo paese.

Per i diritti, l’ambiente, la salute, gli spazi pubblici e comuni, una vita bella e per la pace, è ancora tempo di convergere: per questo, per altro, per tutto, tenetevi libere/i il 22 ottobre 2022: ci vediamo in piazza a Bologna!

Vogliamo costruire un percorso includente, plurale, convergente. Questo testo rappresenta un invito al quale le tante lotte che condividono queste righe possono contribuire con documenti e approfondimenti: a settembre vi invitiamo a momenti di confronto e incontro che culmineranno in un’assemblea regionale nel primo weekend di ottobre a Bologna.

Collettivo di Fabbrica GKN, 

Fridays for Future, 

Assemblea No Passante Bologna, 

Rete Sovranità Alimentare Emilia-Romagna

5 commenti:

  1. Giuste lotte. Ma quale voto il 25 settembre?
    s.

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  2. Domani mattina a Bologna a che ora?
    s.

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    1. A Bologna questa mattina nulla. La manifestazione è nel pomeriggio: ore 16, piazza Verdi.
      xFFF

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  3. Come i giovani penso che votare non basta e tuttavia sostengo che conquistare risultati senza istituzioni autorevoli e governi popolari è molto più difficile per ogni movimento sociale.
    L.

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    1. Sicuramente è così ma..... purtroppo in Italia pare che politica e governi siano riservati a quelli che non hanno effettivamente a cuore la salute delle persone o a chi agita la questione solo a fini di acquisire consensi personali o di piccolo gruppo. Perché dopo anni di bla, bla ed anche alcuni pesanti vaffa..... la transizione ecologica ha prodotto nuovi rigassificatori, inceneritori, trivelle per l'estrazione di idrocarburi, impianti di carbone, veicoli a motore tradizionale, strade e autostrade, cementificazione continua di terreni vergini..... quindi è difficile ora credere nella permeabilità di idee adeguate ai tempi di questa democrazia....
      Nik

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