giovedì 10 ottobre 2013

Esodati

In una audizione di due giorni fa (martedì 8 ottobre 2013) risulta che il Ministro competente del Governo LettAlfano abbia detto che sul tema esodati mancano i numeri.
In sostanza, non avrebbero ancora cognizione di quante persone si parla. Cioè, a distanza di due anni (con i sistemi informativi oggi esistenti!) non saprebbero quanti italiani in forza dei provvedimenti Monti - Fornero dell'autunno 2011, divenuti Legge per il voto parlamentare di PD - PdL - Centro di Casini e Fini, sono oggi senza reddito, da lavoro o da pensione.
Fosse vero, il Presidente dell'INPS, Mastrapasqua, e i responsabili del dicastero sarebbero da rimuovere per palese inadeguatezza.
Più facile pensare che i responsabili "tecnici" e "politici" di quelle scelte vogliano nascondere (o attutire) la realtà (di povertà, di difficoltà, di incertezze, di depressione ...) che hanno creato (ora, non per responsabilità pregresse e di difficile individuazione).
Dunque, mancherebbero i numeri ...
Ma le persone no.
Quelle ci sono e parlano, denunciano, si organizzano, lottano, hanno memoria e, quando è il momento (e possibile) votano. Per Costituzione!
Alcuni giorni fa, è arrivata una lettera raccomandata a.r. dalla Direzione provinciale dell'INPS di Bologna, datata 18 settembre.
Scrivono: "La informiamo che da una verifica della sua posizione Lei potrebbe rientrare tra i possibili beneficiari della recente normativa in favore dei lavoratori salvaguardati che consente di accedere alla pensione secondo i criteri antecedenti alla riforma disposta dalla legge 214/2011.
In qualità di ..."
E concludono: "La invitiamo, al fine di valutare il suo diritto a rientrare tra i possibili beneficiari, a presentare Istanza per l'accesso ai benefici per lavoratori c.d. salvaguardati, di cui si allega copia, entro e non oltre la data del 25 settembre 2013 alla Direzione Territoriale del Lavoro di competenza ...".
Forse bisognerebbe limitarsi a ringraziare l'INPS per l'informazione, quanto mai preziosa.
Tuttavia, la pur lodevole iniziativa, si presta a due osservazioni.
Prima. I tempi. Si può scrivere una lettera così importante (per la vita degli interessati) una settimana prima della scadenza ultima ("entro e non oltre")? Con i necessari tempi di spedizione, di consegna e di attivazione delle pratiche necessarie, qualora gli interessati non avessero già proceduto?
Seconda. La sostanza, sicuramente più rilevante e, temo, non separata dalla prima. Una Legge dello Stato, su una materia di questo rilievo, è lecito che non affronti la questione in termini di "diritto" dei cittadini coinvolti, ma di "possibili beneficiari"? In altri termini, non ci sono persone che avendo maturato una determinata esperienza lavorativa (nel caso, oltre quaranta anni di contributi versati, oltre 60 anni di età) ed essendo al momento della firma della risoluzione del rapporto di lavoro in presenza di precise e riscontrabili norme e condizioni di legge ("da una verifica della sua posizione" dicono, giustamente, dall'INPS) acquisiscono certezze (infatti, "Lei potrebbe rientrare"). No. I criteri stabiliti (e soddisfatti) non sono più sufficienti. Ci sono limiti (di risorse), discrezionalità (qualcuno sceglie).
Evidentemente, così procedendo, i diritti non sono più tali. Almeno questi diritti.
Perché altri, ancorché indecenti (come gli stipendi, le pensioni e le liquidazioni d'oro), vengono garantiti e difesi ancora oggi, in presenza della crisi, del debito pubblico e della Legge 214 "Monti - Fornero". Sono necessari esempi?
Ad Enrico Letta viene da chiedere se questi sono i lasciti del ventennio "finito" o sono i principi e le pratiche che hanno anticipato ed interpretato "la nuova fase", quella che si sarebbe aperta con la "storica" giornata del 2 ottobre.
In attesa di risposta, è bene tutelarsi, unirsi e battersi per il rispetto dei principi e degli indirizzi della nostra, comune, Carta Costituzionale.
La via Maestra è questa!


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