giovedì 11 agosto 2022

Non bastano Agenda Draghi, Modello Bologna o Modello Emilia Romagna. Contano fatti e Progetti

Nel "mondo in fiamme" ... i primi manifesti di una campagna elettorale povera di Progetti 










Oltre le schermaglie elettorali e le lotte di potere, c'è anche una Politica che prova a misurarsi con le esperienze, i problemi e i progetti. A Bologna nei giorni scorsi Pier Giorgio Ardeni (Cantiere Bologna, 4 agosto) e Marco Palma (Cantiere Bologna, 5 agosto) hanno posto questioni importanti relative al presente ed al futuro della Città e del Paese.

Successivi interventi hanno preferito eludere il merito del contendere e spostare l'asse del confronto: "mettetevi insieme, candidatevi ... tanto poi, chiunque vinca, dovrete gestire il PNRR" argomenta Pier Francesco Di Biase (6 agosto), "il mondo è in fiamme ma in crisi è il Modello Bologna" afferma Giampiero Moscato (7 agosto), "il centrosinistra Modello Bologna è a rischio perché funziona" sostiene Andrea Femia (9 agosto). Proviamo a fare qualche passo avanti.

Nessuno può negare la crisi che vive il mondo che viviamo. Sappiamo tutti che grandi risorse economiche e finanziarie sono nelle mani delle classi dirigenti per fronteggiare i problemi. Dove indirizzarle per incidere? 

Proviamo di unirci e di dividerci non più solo in base a ideologie del secolo scorso (in parte ancora attuali e in parte no), piuttosto sulle grandi opzioni verso cui indirizzare le nostre energie, le intelligenze, le tecnologie del momento. Ecco, dunque, alcune prime scelte su cui vale la pena per tutti uscire dalle ambiguità e dal conformismo che non aiutano certo (buona) Politica, trasparenza, partecipazione.

Questo mondo (verso gli 8 miliardi di persone) e le piccole o grandi comunità che lo compongono (dalla grande Cina al piccolo Kossovo, dalla poverissima Eritrea alla ricca Catalogna) non sopportano più gli "imperi" e le "monarchie", i "sistemi" economici e sociali che attraverso l'uso della forza vogliono imporre, con le armi evolute nell'ultimo secolo fino all'atomica, le loro leggi: ricchezza e povertà, benessere e sfruttamento, "diritti" contro "doveri". Torna dunque prepotente un tema sopito per qualche tempo: il riarmo delle nazioni e di rigidi blocchi politico - militari (per noi italiani, per intenderci, un esasperato ed antistorico "atlantismo", per altri un inaccettabile impero russo o cinese) o, al contrario, lo sviluppo del dialogo e di una cooperazione più solidale tra i popoli e gli Stati, rispettosa della universalità dei diritti e dei doveri: per cui l'UE - o un gruppo di primi Paesi che concordano - può decidere di costruire una propria Difesa comune, qualificando innanzitutto la propria Protezione civile, razionalizzando e riducendo progressivamente le spese militari e convertendo, a fini civili e di progresso, le industrie belliche nazionali. Può essere, questa seconda prospettiva, un traguardo alternativo razionale e possibile verso il 2030. O no?

Liberare risorse nel presente e nel futuro da produzioni belliche e di armi (in Europa e USA, in Russia e Ucraina, in Cina e Giappone) può unire e dividere la politica, i Governi, le Amministrazioni locali ma è del tutto evidente che ridurrebbe i traffici illegali, il commercio più o meno clandestino, i margini di potere e di risorse per affaristi di ogni risma. E, soprattutto, potrebbe concentrare risorse (nostre e di altri) su investimenti per la vita, per la salute delle persone, per la salvaguardia degli ecosistemi e della biodiversità

La crescita di questi decenni ha prodotto grandi mutamenti: il "mondo brucia" davvero, come rileva Giampiero Moscato. Certo, non solo per le guerre ma anche per il clima che si surriscalda, per la siccità che si estende a nuovi territori, per i forti processi demografici e migratori. Gli scienziati per l'Ambiente ci dicono che dobbiamo e possiamo agire con scelte nuove, sperimentate e mature. Con lo sviluppo della ricerca scientifica e con il risparmio di energia, di alimenti, di acqua che in alcune parti del mondo stiamo sprecando e vendendo a prezzi altissimi. Non solo per insensibilità verso chi non ha e non possiede. Ma per interesse (e ingiusti profitti e speculazioni) di chi produce e commercia. Tutto questo ci riguarda direttamente. Chi vive in Emilia Romagna ed a Bologna da molti decenni sa che la forza di queste terre e di queste comunità è stata quella di relazionarsi con il mondo, di non chiudersi all'interno dei Palazzi del potere. Le più importanti decisioni di governo sono quelle che si sono misurate con il benessere delle comunità locali e con il rispetto delle aspirazioni di tutti (negli anni '60 e '70 le Amministrazioni bolognesi hanno curato gemellaggi internazionali, tra cui quello con la città ucraina di Karkov, allora parte dell'URSS). Sa pure che meriti ed errori hanno comunque caratterizzato ogni epoca storica della Città e della Regione: anche nei decenni in cui nel mondo si studiava il nostro "buon governo" (la tutela della collina attraverso Piani Regolatori Generali costruiti in assemblee pubbliche e in anni di confronto; il recupero edilizio di zone del centro storico per mantenere presenti ceti popolari ed attività lavorative; gli asili e le scuole materne per "formare" i bambini e "liberare" le donne) Berlinguer, Fanti, Zangheri e Imbeni discutevano e diffidavano, compagni e amici, dal parlare di "Modello". Si, perché tra le scelte fatte negli anni del "boom" restavano sicuramente irrisolte grandi questioni: le ingiustizie di classe, le produzioni inquinanti, lo sfruttamento del suolo ad esempio. Il confronto è sempre stato aperto, vivace: nei Consigli comunali, di quartiere (un tempo 18: strumenti di partecipazione, non solo di "gestione") e con i cittadini, organizzati nelle fabbriche e auto organizzati nei territori (le "mamme verdi" della Bolognina - solo per fare un riferimento concreto - che contestavano il Deposito bus alla Zucca negli anni '80 furono ascoltate da Sindaco e Amministrazione: l'originale proposito dell'ATC venne rivisto e l'autorimessa trasferita in un'area periferica a fianco della Tangenziale riservando l'area della Zucca a parco urbano, oggi ampiamente fruito e dedicato alla memoria di Ustica). Altre scelte strategiche controverse riguardavano il territorio, l'urbanistica, la mobilità. Perché dimenticare che doveva essere un nuovo e moderno Servizio Ferroviario Metropolitano a collegare in pochi minuti e con centinaia di posti la Stazione Centrale delle FS e l'Aeroporto Marconi? Non già la risibile monorotaia - poi costruita con grande spreco di risorse - in sopraelevata, con piloni di cemento, denominata People Mover. O che l'ultimo PRG conteneva una "Fascia Boscata" di 211 ettari attorno al grande asse viario A14 - Tangenziale senza contemplare alcun allargamento a 16-18 corsie? Mentre oggi - realizzato in 30 anni appena il 5% di quell'impegno per l'irresponsabilità politica ed amministrativa di chi non si mostrava interessato a progetti di lunga durata e voleva capitalizzare "subito" risultati elettoralmente "spendibili" - registriamo livelli di smog, di rumore, di malanni, di tumori insopportabili e si promette di realizzare "boschi urbani" altrove (per la metà delle aree di allora!) e solo come parziale "compensazione" e "mitigazione" dei certi danni arrecati con il Passante di Mezzo? Forse anche per queste scelte - locali e nazionali - "il mondo brucia". 

Dunque, che fare? Vogliamo perseguire, ad esempio e per davvero, la riduzione della dipendenza dai mezzi di trasporto su gomma? Come scrivono anche alcuni dei Documenti della Programmazione votati da Comuni, Regione ed Europa in questi anni? Ma allora, in questa prospettiva, si può sostenere che "vanno bene le scelte infrastrutturali di Bonaccini e Draghi"O, in alternativa, ogni nuovo investimento (sia esso finanziato dal PNRR, da Bilanci poliennali dello Stato, della Regione, degli Enti Locali, di grandi Società a partecipazione pubblica) deve essere ri-pensato, ri-calibrato, ri-contattato (un termine che - forse non casualmente - usa anche l'Assessora Anna Lisa Boni, 10 agosto) e realizzato avendo come netta priorità nazionale e locale: potenziare un un sistema integrato di trasporti collettivi (pubblici ma anche privati) competitivi, integrati, meno inquinanti? Facendo perno su ferrovie nazionali, regionali e locali da ammodernare e da rendere molto più efficienti tanto per i pendolari quanto per le merci prodotte e consumate in loco. E, insieme, su mezzi elettrici condivisi e di comodo accesso; su reti di percorsi ciclabili sicuri e di noleggio, custodia e assistenza per le bici. 

Altro e diverso è insistere per avviare la costruzione di nuove strade, autostrade, o corsie su A1, A13 e A14 o il Passante di Mezzo attraverso la Città. In questi mesi i Governi di alcuni grandi paesi europei (quello tedesco e quello spagnolo su tutti) hanno fatto scelte coraggiose per incentivare i mezzi collettivi a favore della transizione ecologica e contro il caro energia che colpisce direttamente lavoratori e ceti medi. Con la pronta adesione popolare a queste iniziative (in Germania gli utenti del trasporto pubblico sono triplicati) si sono naturalmente evidenziate criticità strutturali. Qui? Nulla di tutto ciò. Draghi e Bonaccini, Cingolani e Giorgetti, Colla e Corsini hanno seguito percorsi di conservazione. Diciamo chiaro: anziché accelerare le innovazioni si rinviano i tempi del cambiamento.

La questione - oltre ai sistemi e alle produzioni per la mobilità - riguarda altre grandi infrastrutture: idriche ed energetiche, per esempio. C'è spreco d'acqua, per interessi privati di un bene comunePer sfruttamento e commercio di materie prime del sottosuolo ad opera di grandi compagnie private nazionali e multinazionali. Non sono casuali i conflitti sociali e politici sugli investimenti nelle fonti rinnovabili o nel nucleare, nel gas e nel carbone. Referendum popolari storici  vengono contraddetti. Come prepariamo le sfide climatiche dei prossimi decenni su cui insistono gli scienziati, i Fridays for Future, Extinction Rebellion, storiche associazioni ambientaliste? 

I nodi "rigassificatori" e "termo-valorizzatori" sono ascrivibili alla stessa cultura. Se ci interessa operare per "ridurre" le fonti fossili e i "rifiuti", oppure (alternativa!) se continuiamo a sostenere che entrambi possono essere una risorsa da sfruttare, con tecnologie e ricerca che ne contemplino anche ulteriori incrementi. Non dimentichiamo che nel nuovo millennio Bologna e l'Emilia Romagna hanno visto crescere soprattutto insediamenti produttivi e lavoro in ambiti delicati e discussi: della produzione industriale, dell'agro-industria, del turismo, del commercio e della logistica. Sono diversi gli esempi (da Philip Morris, ai grandi Gruppi del Packaging, dagli allevamenti animali intensivi a F.I.CO.) su cui le analisi e le riflessioni non sono assolutamente adeguate alle necessità di avviare percorsi partecipati di conversione ecologica.

Sappiamo che grandi e piccoli partiti e organizzazioni di categorie economiche tradizionali sono "quelli del SI". Si ad ogni investimento, soprattutto se consistente e Si ad ogni potenziale "business", a prescindere dalla qualità. Si al "libero mercato", Si alla "libera iniziativa" privata, Si all'uso "libero" dell'arbitrio (si pensi alle nuove diverse forme di sfruttamento del lavoro). Si all'auto regolazione degli individui: "meno Stato, meglio è" ... Balle e propaganda. Perché, come scrive Pier Francesco Di Biase, poi tutti corrono dietro ai fondi pubblici del PNRR, alle risorse garantite dalle casse di Ministeri, Regioni ed Enti. Spesso scaricando i troppi "flop" sulla collettività, sui lavoratori, sulle giovani generazioni.

Chi è convinto che in una società di esseri liberi e pensanti, che si condizionano a vicenda, si educano e si formano nelle scuole e nelle esperienze di ogni giorno è necessario ragionare di diritti e di doveri universali, di sicurezza comune e reciproca, di vincoli ambientali e sociali che indirizzano l'economia e la finanza non può rinviare ulteriormente battaglie politico - culturali e scelte di governo per affermare - qui ed ora - nuove politiche e nuove relazioni umane, tra le comunità e i continenti. 


Giorgia Meloni e "Fratelli" sono "Pronti a risollevare l'Italia": dall'opposizione al Governo? Un grande cartellone all'ingresso del Parco Eugenio Montale a Bologna (11 agosto 2022)
 

 Il PD scrive che "Vincono le idee. Prima l'ambiente: per la salute, per l'economia, per i nostri figli". Qui un grande cartellone a Bologna, in zona Fiera. Dopo anni o decenni (in Emilia Romagna) di Governo sarebbe meglio poter presentare "fatti" e "realizzazioni" ...
 

Ancora il PD: "avanti sui diritti civili". Certo. "Persone libere" e "senza paura" aspettano solo fatti ... Un grande cartellone in viale della Fiera (11 agosto)
 







"Governare tutti insieme da Azione alla Sinistra si può fare solo in Emilia  Romagna. Perché qui il PD è forte, è un baricentro come era la DC" ... sostiene Carlo Galli su la Repubblica (10 agosto 2022)
 

"Un PD che rappresenta solo la sinistra perde. Non possiamo lasciare il riformismo a chicchessia" ... risponde Stefano Bonaccini (la Repubblica, 11 agosto 2022)


Anche in Emilia Romagna al centro sono tattiche, alleanze, giochi di potere, professionisti e professioniste  ... A fondo pagina vengono "ambiente, clima, energia". E l'appello di Vincenzo Balzani e degli scienziati.
(il Corriere di Bologna, 11 agosto 2022)



6 commenti:

  1. Non bastano no, le chiacchiere.
    Chi ha governato non deve solo presentare idee ma anche fatti o impegno per realizzare progetti che altri hanno contrastato. E invece no, il PD parla di ambiente, diritti civili e lavoro ma costruisce autostrade e impianti a gas, vara jobs act e privatizzazioni, copre soprusi, rinvia diritti.
    Agitare l'Agenda Draghi vuole dire pensare ad un 2023-27 ancora alleati di Azione, IV, Fi, Lega, forse FdI o M5s.
    I Modelli emiliani in versione Regione o capoluogo sono politicamente diversi ma socialmente analoghi: un sistema consociativo che rassicura i garantiti ed esclude i critici che sono per cambiamenti strutturali. Ma così i consensi si restringono ai sempre meno beneficiati e bisogna solo sperare che gli altri siano poco credibili. Bonaccini vince, si: con il 38% dei votanti e il 62% di astenuti. Lepore vince? Si con il 51% di votanti e il 49 di astenuti.
    L'accumulo di errori si pagano e solo la revisione delle politiche può fornire nuova credibilità.
    Ciao!

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  2. Schlein al fianco di Letta: "non potevo stare a guardare" (da Rep). Ed io che pensavo che Elly stesse lavorando su ecologia e sociale da Vicepresidente della mia Regione..... Ci avevo creduto. Forse sbagliando.
    s.

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  3. Anch'io ho creduto in Elly ed ho visto con favore la sua vicepresidenza. Ora però non capisco perché abbandonare questa importante responsabilità per correre a Roma dopo solo due anni. Portare avanti il lavoro avviato in Emilia - Romagna non mi pare affatto cosa di poco conto o di facile realizzazione. Tutt'altro. Sarebbe il rispetto degli impegni presi con gli elettori e un modo per verificare e per fare crescere le aspirazioni di tante persone, donne e ragazze in primis.
    Nel caso, piuttosto credo converrebbe candidare Isabella o Valentina in Parlamento. Altre risorse sperimentate e passaggi sicuramente più logici e naturali dopo molti anni nei comuni di San Lazzaro e Marzabotto.
    Anna

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  4. Purtroppo l'ubriacatura "lib-lab" tra le classi dirigenti della fu sinistra ha fatto danni grossi anche in Emilia Romagna. Se non sbaglio qui sono stati dimenticati non solo "il bosco urbano" del PRG degli anni '80 ed il "SFM" degli anni '90, ma pure i referendum popolari sulla limitazione del traffico privato nel centro storico e quello per dare priorità alle scuole pubbliche.
    E così ci siamo ritrovati con ottimi collegamenti di alta velocità e pessimi servizi per pendolari, con "corsie dinamiche" e "ulteriori corsie" autostradali comunque incapaci di smaltire la dipendenza crescente degli individui da auto e tir e fonte di smog e decibel oltre i limiti UE...... con più Casini e meno operai, donne e giovani.
    Poi ci sorprendiamo se un Grillo urlante raccoglie oltre il 30% dei consensi e se i suoi più riflessivi e accomodanti allievi acquisiti alla "ragionevolezza" dell'amministrare locale si fermano al 3%?
    La sinistra è liberazione dalle dipendenze forzate e dallo sfruttamento imposto a sistema, altro che Agenda Draghi, Modello Bologna o Emilia e Romagna.
    Mario C.

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  5. Vero. Fatti e Progetti dovrebbero distinguere i contendenti.
    Non mi pare sia cosi: nel centrodestra dubito che Lupi e Agnelli si nutriranno a lungo di Meloni; nel centrosinistra non credo che Letta stretto un Patto di Governo con Calenda s'intenda con le idee di Frat(oiann)i e Bon(ell)i.
    Dunque al voto liberi e secondo coscienza.
    Raffa

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  6. In molti ci troviamo nei Casini.
    Sic

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