giovedì 27 gennaio 2022

Il Paese, l'Europa e Amato, Belloni, Casini, Cassese o Draghi

Lo smog in E.R. non cala con gravi danni alla salute delle persone, ma nessuna Autorità agisce ... 










Mentre l'Italia conta nuovi picchi di vittime e di morti per Covid e livelli di inquinamento intollerabili e irresponsabilmente sottovalutati da anni dalle classi dirigenti nazionali e locali; mentre Biden e Stoltenberg, alimentano le tensioni e i pericoli di conflitto in Europa prospettando l'inclusione dell'Ucraina nella alleanza militare NATO ... a Montecitorio i principali partiti e i più rappresentativi gruppi parlamentari della maggioranza e della opposizione politica si astengono o votano "scheda bianca" nel quarto scrutinio per eleggere il Presidente della Repubblica.

Ma nei colloqui e negli incontri avanzano ipotesi. Uomini politici (già socialisti o già democristiani) ai massimi livelli (di Governo o Istituzionali) nel secolo scorso, una donna diplomatica a Capo dei Servizi Segreti per nomina di Mario Draghi, un 86enne costituzionalista caro a molti politici di centro e di destra da Renzi a Meloni e, non certo ultimo, il Presidente del Consiglio dei Ministri in carica. Soluzioni forse tutte "bipartisan", come scrivono alcuni quotidiani. Sicuramente una sfida aperta per tutti coloro che vorrebbero un rinnovo delle classi dirigenti nazionali e, soprattutto, il pieno recupero della Politica e delle Autorità dello Stato ai Princìpi fondamentali della Costituzione italiana, troppo a lungo negati da cattive pratiche quotidiane, da affari e politiche miopi, da processi produttivi, economici e sociali insostenibili.

Dunque pare davvero opportuno, prima ancora che "accelerare la scelta" e procedere rapidamente a un "voto forzato", accrescere le riflessioni tra tutti i 1009 grandi elettori, innovare le analisi e i Progetti, cambiare gli obiettivi e le strategie politiche. Con piena consapevolezza della ricchezza
culturale e politica che esiste e si misura nel Paese; dell'interesse, della vivacità, delle potenzialità presenti tanto in chi è attivo e partecipe alla vita politica ed istituzionale del Paese, quanto tra le tantissime persone critiche e propositive che negli ultimi tempi hanno ingrossato le fila dell'astensione elettorale.

Prima di "fare in fretta" è indispensabile "scegliere bene"!



Secondo il Corriere della Sera "si tratta su 3 nomi: Casini, Draghi e Belloni" (27 gennaio 2022) 

 









Quirinale: le stranezze di una via iper presidenzialista.

Non poche stranezze segnano la tredicesima elezione presidenziale. 

La prima è la certezza che l’approdo al Quirinale per Draghi rappresenti una promozione, a cui sarebbe impossibile rinunciareCerto, non c’è dubbio che il prestigio personale assicurato dal ricoprire la carica di Capo dello Stato sia inarrivabile, e comunque di molto superiore a quello promanante dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ma si può dire che lo stesso valga in termini di gestione del potere?A leggere la Costituzione italiana, e a osservarne la concreta applicazione, si direbbe proprio di no. Il Presidente del Consiglio è, assieme al Governo, il principale fautore dell'indirizzo politico ed è colui che più di tutti può determinare non solo l'attività di esecuzione e applicazione della legge - a partire da quella finanziaria - ma, a causa delle torsioni impresse alla forma di governo negli ultimi decenni, anche la stessa attività di produzione della leggeNon sembrano elementi da poco, specie in epoca di Pnrr. Il modo in cui sarà spesa l’enorme quantità di risorse arrivate dall’Europa segnerà il volto dell’Italia nei decenni a venire e non è affatto vero che tutto sia già stato definito: l’adozione dei decreti legislativi previsti dalle deleghe sinora approvate implica lo svolgimento di un’attività, anche normativa, delicatissima. Sotto questo profilo, l’ultimo anno della legislatura si annuncia come il più importante ed è sorprendente che colui che attualmente è nella condizione di viverlo da protagonista preferisca rinunciarvi.

La seconda stranezza deriva dalla prima e si compendia nella tesi che se l’attuale Presidente del Consiglio venisse eletto alla Presidenza della Repubblica ciò non comporterebbe, secondo le previsioni costituzionali, la sua sostanziale estromissione dalla definizione dell’indirizzo politico, ma, al contrario, la sua ancor più salda presa sullo stessoL’idea è che l’ascesa di Draghi al colle più alto dovrebbe avvenire lasciando pressoché immutato il resto del quadro politico: immutata la maggioranza parlamentare, immutata la compagine governativa, immutata nella sostanza anche la guida dell’esecutivo. A Palazzo Chigi dovrebbe andare una figura tecnica, che di Draghi possa risultare la più simile riproduzione. L’ideale sarebbe Daniele Franco, il fedelissimo ministro dell’Economia, ma qualunque altro tecnico potrebbe fare all’occasione: l’importante è che sia politicamente debole, così da doversi affidare alla legittimazione proveniente non dal Parlamento, ma dalla Presidenza della Repubblica. C’è chi, a proposito di questo scenario, ha parlato di semipresidenzialismo di fatto. Sarebbe forse più appropriato definirlo, invece, iperpresidenzialismo, dal momento che nessun contropotere verrebbe, a quel punto, a configurarsi come bilanciamento all’iper potere quirinalizio.

La terza stranezza è la pretesa, ascritta da molti commentatori al Presidente del Consiglio in carica, di essere lui, qualora non eletto al Quirinale, a determinare il successore di Mattarella. Si legge che egli rimarrebbe al suo posto, ingoiando il rospo della mancata promozione, soltanto a condizione di un Mattarella bis o di una presidenza Amato. Impossibile sapere quanto vi sia di vero in queste voci, ma è curioso anche solo che se ne parli. Da quando in qua è il Presidente del Consiglio a nominare il Presidente della Repubblica? La Costituzione sancisce l’esatto contrario e c’è un solo organo che ha diritto di parola sull’elezione presidenziale: il Parlamento integrato con i delegati regionali. Possibile sia debole al punto da farsi così radicalmente condizionare nella decisione sul futuro Capo dello Stato dall’inquilino di Palazzo Chigi?

Infine, la quarta stranezza è legata all’inusuale pretesa di eleggere come Presidente della Repubblica il Presidente del Consiglio in carica. Non è un caso che lo scenario sia del tutto inedito. Oltre alle rilevantissime difficoltà procedurali – legate al passaggio delle consegne, alla figura cui assegnare la gestione degli affari correnti, alla nomina del nuovo Presidente del Consiglio incaricato – è sul piano sostanziale che il rischio di cortocircuito è altissimo, dal momento che il nuovo Capo dello Stato si ritroverebbe stretto in una morsa diabolica: infliggere una menomazione al proprio ruolo, lasciando che a gestire la transizione sia il Presidente uscente, o infliggere una menomazione alla Costituzione, di cui dovrebbe essere il garante, nominando il successore di se stesso? Una inevitabile sovrapposizione testimoniata dalle inusuali consultazioni sul nuovo governo attribuite al presidente Draghi.

Francesco Pallante, il manifesto, 27 gennaio 2022


La prima pagina di la Repubblica di oggi con "La rosa bipartisan" per il Quirinale e "Biden a Mosca: no a veti su Kiev nella NATO" ... (27 gennaio 2022)



L'acuto articolo di Barbara Spinelli sulla "parabola di Frattini" pubblicato oggi su il Fatto Quotidiano: "è bastato che dicesse alcune cose sensate sulla crisi Ucraina perché il suo nome - suggerito fugacemente - scomparisse dalle rose dei candidati" ... (27 gennaio 2022)


8 commenti:

  1. Perché Amato e non Frattini?
    Comunque sia, in gioco oltre la Presidenza della repubblica ci sono anche le alleanze politiche e sociali.
    WM

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  2. Ai miei rappresentanti non suggerirei di votare uno di quei 5 nomi. Ma tranquilli, nessuno me lo chiederà. Vorrei una personalità della cultura e del popolo, attenta alle sofferenze del mondo e rispettosa della Costituzione italiana. Una personalità tipo Francesco e detto da un agnostico è programmatico.
    Poi spero che Draghi non abbandoni anticipatamente il governo perché i problemi incombono e il lavoro avviato non ha portato ancora i risultati attesi. Per la verità non so dire se potrà aggredire le emergenze riconosciute (pandemia, inquinamento, sanita, lavoro, energia, migrazioni....) con partiti tanto diversi come quelli che lo sostengono. Ma il voto cambierà i rapporti di forza? Non mi pare scontato. Dipende da noi. Se ci interessa. Diamoci da fare.
    Ale

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  3. Se l'obiettivo è eleggere un Presidente della maggioranza che sostiene il suo governo o "superpartes" tra destra e centrosinistra, come indicato da Draghi, sono per spezzare una lancia in favore di Letta: ci si siede tutti attorno a un tavolo e si decide insieme senza anticipare nomi (come fa Salvini) o dovere accodarsi a quelli di altri.
    Mi limito solo ad aggiungere che così sarebbe il "tecnico" di palazzo Chigi a dare la linea politica ai partiti. La conferma di chi comanda negli anni '20.
    At salut!

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  4. Da elettrice di sinistra sono arrabbiata con i miei. In attesa di un nome possibilmente condiviso anche da altri che personalità "simbolo" si vorrebbe? La caratterizzazione politica si conquista anche così.
    L.

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  5. L'aria resta pesa.
    L'Europa divisa tra stati in competizione e condizionata dagli alleati americani, a loro volta sull'orlo di un conflitto interno tra suprematisti e imperialisti.
    Sarebbe cosa buona e giusta reagire.
    Gli italiani nel 2018 hanno dato indicazioni. Una preferenza al cambiamento e al centrosinistra che se non ricordo male all'epoca raccolsero oltre i 505 voti necessari per eleggere un Presidente.
    Poi le divisioni nei due partiti principali: il M5s e il PD. Ora si raccolgono le conseguenze.
    Materia per pensare.
    Ciao!

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  6. Non voterei mai Elisabetta Casellati: troppe le distanze culturali e politiche con le opinioni che ho sulla società e sulla libertà da assicurare alle donne.
    Tuttavia sono scocciata della assenza di altre candidate espressione del ricco universo femminile e femminista. E il fatto che il Pd, il M5s, Leu e Italia Viva si astengano al quarto scrutinio mi sembra una pessima immagine ed una attesa passiva verso interlocutori già in campagna elettorale.
    Non ci sono donne con una storia che genera orgoglio? e con progetti adeguati di pace, disarmo e sostenibilità ecologica dello sviluppo?
    Anna

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  7. Alla fine ne rimarrà solo uno!
    Sic

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    1. Ovvio. Ma dalla torre chi buttiamo se vogliamo un mondo migliore?
      s.

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