martedì 31 marzo 2020

Così non va! (2)

I "numeri" dei contagiati accertati. Secondo più medici totalmente sottostimati

















Confindustria (udite, udite!) teme che la crisi economica e sociale conseguente al CoronaVirus procurerà effetti ancor più devastanti della pandemia.
Formidabile ammissione della imprevidenza che ha fin qui contraddistinto la più importante associazione degli imprenditori italiani nel sostenere una crescita (del PIL) senza limiti e secondo le esclusive regole del "libero" mercato e della "concorrenza", senza "lacci e laccioli". E, ancora, nell'essersi sempre sostanzialmente disinteressata di prevenzione e di responsabilità sociale di impresa. Di avere privilegiato e decantato "il privato" a scapito del "pubblico" e della capacità delle Istituzioni di essere rappresentanti autorevoli delle comunità, con visioni politiche e pratiche di governo lungimiranti.
Se oggi ci troviamo "nudi", con strutture sanitarie inadeguate ad affrontare la sfida delle emergenze che risultano tutt'altro che inattese, è perché nessuno ha ascoltato autorevoli scienziati e studiosi. O anche Bill Gates (che già 5 anni fa aveva previsto i pericoli di nuove pandemie). Oppure i partecipanti al convegno internazionale che in autunno ha simulato e discusso le azioni operative necessarie per fronteggiare prevedibili epidemie.
Nessuno ha operato di conseguenza.
Il risultato è che ora emergono le debolezze strutturali.
A partire da quelle della sanità italiana (raggelante la testimonianza offerta da Report ieri sera). Anche della sanità considerata "d'eccellenza" come quella  lombarda o di altre importanti regioni, troppo a lungo valutate e narrate senza capacità critica.

La denuncia della dottoressa Paola Pedrini, medico di Bergamo e segretaria lombarda della Federazione italiana dei medici di famiglia, è argomentata e radicale.
In sintesi:
1. "Nella sola Bergamo stimiamo i contagi siano dai 70mila ai 100mila. I ricoveri si sono ridotti solo perché gli ospedali sono già pieni. Capisco che si voglia tranquillizzare i cittadini, ma manipolando i dati li si prende in giro". 
2. "La sanità lombarda punta tutto sulle eccellenze ospedaliere ed ha uno scarso interesse per il territorio, che è invece il primo filtro per i cittadini: per la prevenzione, per la diagnosi, per la cura". Un ospedale non è sufficiente se non ci sono servizi diffusi e strutturati nel territorio.

L'intervista della segretaria dei medici di famiglia della Lombardia a il Fatto Quotidiano
(martedì 31 marzo 2020)



















Merita altrettanta considerazione il "cambio di strategia" annunciato nelle ultime ore in Emilia Romagna e proposto dal direttore delle malattie infettive del policlinico Sant'Orsola, Pierluigi Viale, nel vivo dell'emergenza.
Chiamarlo "modello Bologna" come qualche giornalista ha provato a dire è uno spericolato tentativo di sostituire una speranza con l'esperienza concreta e drammatica che viviamo.
Sostiene il sanitario: "se avete la febbre aspettateci. Abbiamo a disposizione alcuni farmaci che, se usati precocemente, possono cambiare la storia naturale della malattia". Ecco, "precocemente": è tutt'altra cosa rispetto a ciò che è successo fin qui. Ed anche a quanto detto e raccomandato nel primo mese dell'emergenza. Quando l'indicazione era quella di restare a casa, isolati, con i medici a distanza. Salvo i malati gravi, gli unici ospitati negli ospedali e sottoposti a tampone.
E del resto solo dopo 4 settimane e 12 morti nella "zona rossa" di Medicina è intervenuta una "task force" (di alcuni medici ed operatori sanitari) della Regione verso contagiati e familiari delle vittime.
E un'altra "task force" è stata annunciata verso le case di cura e le RSA, dove si contano già centinaia di contagiati e molti morti, a partire dall'Istituto Sant'Anna.

Difficile dire se la critica alla situazione in essere e la riforma strutturale della sanità indicate dalla dottoressa Paola Pedrini e da tanti altri medici e cittadini farà strada anche in Emilia Romagna e una nuova cultura della salute e della prevenzione si sostanzieranno nelle politiche locali, regionali e nazionali.

Quel che è certo è che i costi sociali ed economici della mancata prevenzione sono oggi considerati anche da chi, fin qui, si è disinteressato ai beni comuni, alle compatibilità ambientali ed alla salvaguardia della natura e della biodiversità.
Un passo avanti. Per uscire dalle emergenze, ne occorrono diversi altri.

La pagina di oggi di Repubblica Bologna: "cambia strategia" di intervento






































12 morti al Sant'Anna, 3 al San Domenico di Budrio,
55 con febbre all'ASP Rodriguez di San Lazzaro di Savena ... (Carlino Bologna, 31 marzo)

7 commenti:

  1. La testimonianza della dottoressa e dei medici di Bergamo la dice lunga della estrema parzialità dei dati forniti dalla Protezione Civile ogni sera. Se loro sostengono che solo in quella provincia ci sono 70-100.000 malati di CoVid19, cioè quanti quelli verificati a livello nazionale, sono palesi i buchi nella conoscenza e nella comunicazione nazionale.
    Oltre agli interessi di chi pensa di riprendere ogni attività al più presto, è probabile che pesi la destrutturazione della macchina pubblica, l'inadeguatezza dei mezzi con cui la Protezione civile e la Sanità (le Sanità regionali?) operano, inclusa la mancanza di strumenti, attrezzature, laboratori, operatori, formazione.....
    Giorni fa al Rizzoli è stato portato a termine con successo un intervento chirurgico complesso ad un paziente affetto da Covid. Alta specializzazione di equipe mediche! Fiore all'occhiello più che giustificato del SSN. A cui però corrisponde l'abbandono dei cittadini nei territori, l'assenza di presidi medici attrezzati, efficienti ed organizzati.
    Tutto questo andrà cambiato se vogliamo essere madri (e padri), nonne (e nonni) previdenti verso i nostri figli e nipoti.
    Anna

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    1. I numeri accertati ed "ufficiali" risultano sempre più parziali, disomogenei, anche discrezionali.
      Per il futuro serve partecipazione.
      Gianni

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  2. Dal mio punto di osservazione ti posso confermare il "cambio di strategia".

    Rossi, direttore Ausl Imola: "il virus può essere fermato solo anticipandolo.... puntiamo molto sulle cure domiciliari..... si deve agire sul territorio.... ai primi sintomi di malattia simil influenzale.... il medico di famiglia sa bene come fare partire il meccanismo di assistenza al domicilio".

    Donini, l'Assessore alla sanità: "partiamo domani con un piano con cui testeremo a tappeto tutto il personale sintomatico ed sintomatico, in tempi rapidi.....la sicurezza degli operatori sanitari e dei pazienti deve avere la priorità su tutto"

    Alla buonora!
    L.

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    1. Di fronte alla dura realtà (case di cura, RSA, case dei disabili, tamponi post morte, decesso del primo detenuto) urgono nuove strategie ed azioni positive.
      Il tempo è ora!
      Gianni

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  3. La compattezza del nostro paese nel rispetto delle regole mi ha emozionato.
    Come la straordinaria dedizione di medici e sanitari.
    Restano alcuni furbetti tra cui una parte di imprenditori che chiedono deroghe alle chiusure: possibile che il 50% delle attività siano da considerare essenziali?
    Leggo anche che l'amministratore delegato dell'aeroporto di Bologna chiede alla Regione di sospendere la tassa sul rumore. Accidenti, per favorire la ripresa si è disposti a ritornare al trapassato remoto?
    Possibile?

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    1. Grave e sbagliato "tornare al trapassato remoto", ma pure al passato recente.
      Necessitano capacità critica e proposte alternative. Per ora, elaborate da casa.
      Gianni

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    2. Preciso che in Emilia le imprese essenziali sono 174569 pari al 48% del totale.
      Ma ciò che più colpisce è che altre 15980 hanno chiesto la deroga alla chiusura. Anche loro rivendicano di essere essenziali per il futuro.
      Possibile?

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