lunedì 28 settembre 2015

Pietro Ingrao e noi

Anche i Comunisti ridevano e si divertivano.
Srano? No, vero.
Lo facevano i militanti, impegnati ogni giorno nelle iniziative delle migliaia di sezioni territoriali ed aziendali, quanto i funzionari di Partito, selezionati e attenti a raccordare le scelte dei gruppi dirigenti con i bisogni e le aspettative dei lavoratori, quanto i più autorevoli e colti dirigenti.
Un aneddoto contribuisce a definire quella storia comune.

In via Barberia 4, sede della Federazione del PCI bolognese, tra una riunione ed una lettura, tra la stesura di un volantino informativo e la preparazione di una scaletta di appunti per un comizio o un incontro, ci si distraeva con un caffè, con un racconto di vita quotidiana o con uno scherzo auto-ironico su quel piccolo grande mondo di partecipazione e di passioni.
Qualcuno imitava la voce di un autorevole dirigente o un dialogo tra compagni, altri facevano telefonate spacciandosi per personaggi più o meno noti ed improbabili.
Naturalmente quando, di frequente, le vittime "beccavano" la cosa non restava segreta e iniziava il tormentone. I racconti erano ripetuti e amplificati.
Quel giorno dei primi anni '80, Pietro Ingrao era atteso all'Istituto Gramsci, di via San Vitale 13, per una Conferenza pubblica.
Atmosfera di mobilitazione, di organizzazione e di grande attesa per il rilievo del personaggio.
Così, quando nel primo pomeriggio, alla biblioteca dell'Istituto arrivò una telefonata "Sono il compagno Ingrao, sono in stazione, vorrei sapere quale albergo avete prenotato ..." alla giovane ma intraprendente compagna bibliotecaria di servizio non parve vera tanta solitudine dell'ex Presidente della Camera dei Deputati in terra emiliana e, soprattutto, tanta disorganizzazione del Partito più forte dell'occidente capitalistico: "possibile che nessuno abbia comunicato e concordato l'accoglienza di Ingrao"?
Dunque, scattò "il dubbio", anzi "la certezza".
E' uno scherzo!
"Ah, ah, ah. Ingrao? Non ci casco. Deficiente, cretino, ti ho riconosciuto. Sei ..."
Non ci fu più nulla da fare.
Il grande dirigente provò a replicare, ma non riuscì a smuovere le convinzioni della sua pragmatica interlocutrice emiliana.
"Si, si Pietro. Certo. Ah, ah, ah ... Oggi ti è andata male ... Ciao, ciao"!
Forse Ingrao pensò che quella era l'ennesima incomprensione con i compagni emiliani.
Ma, sicuramente, non la più importante.
Si arrangiò e decise di raggiungere, subito, il luogo dell'appuntamento, senza passare dall'albergo.
Naturalmente volle immediatamente conoscere e baciare la imbarazzatissima compagna che gli aveva risposto al telefono: "sono contento che qui a Bologna, tra compagni, ci sia questo clima".
La Conferenza fu un successo.

4 commenti:

  1. Viva Ingrao!
    Un politico sconfitto e stimato.
    Sconfitto perché stimato?
    Stimato perché sconfitto?
    Ale

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    1. Ale, un Politico.
      Il suo impegno e quello del suo Partito hanno contribuito a ricostruire il paese e ad affermare diritti e migliori condizioni di vita per milioni di persone.
      Conquiste non scontate e sempre in discussione naturalmente.
      Dunque, non solo sconfitte.
      La vasta stima risultato della riconosciuta onestà e di una grande capacità di ascolto e di voglia di capire.
      Gianni

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  2. Un maestro e un grande uomo ,sarà anche stato sconfitto , ma sicuramente non vinto .
    G

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  3. Con don Ciotti: "un uomo che ha fatto politica e non si è servito della politica".
    Dite poco?
    Ciao!

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