venerdì 17 gennaio 2014

Malagrotta, "il Supremo" e "il sistema"

Un grande business! Ma non solo.
Malagrotta, a due passi da Roma.
Una discarica di rifiuti infinita, partita negli anni settanta e cresciuta su se stessa.
Per quaranta anni. Dopo Malagrotta uno, Malagrotta due e poi tre.

Fini a diventare la più grande d'Europa. Duecentocinquanta ettari (trecento campi da calcio) di rifiuti, sistemati e conferiti a bassi costi.
Ma Malagrotta è nata e cresciuta sopattutto attraverso molte relazioni: politiche, imprenditoriali, affaristiche, di potere, che hanno coinvolto settori importanti e diversi della società.
Proprietario è Manlio Cerroni, un giovane democristiano degli anni '60, più volte Sindaco di Pisoniano, amico dello storico Sindaco di Roma Amerigo Petrucci (corrente Andreotti) e del Ministro dei Lavori Pubblici, Giuseppe Togni (pure DC). Proprio queste relazioni lo portarono ad acquistare i terreni di Malagrotta su cui si era scavata la ghiaia per costruire le piste per l'aeroporto di Fiumicino.
Partì così, quello che, oggi, è un impero di oltre 60 società, più di 100 discariche ed impianti in diversi paesi del mondo di ogni continente, con alcuni miliardi di fatturato l'anno.
Ma occorre vedere oltre.
Per alcuni decenni, facendo i suoi affari, Cerroni, ha anche costituito una sponda, un rifugio per una politica e ad una imprenditoria incapaci di affrontare, con progetti lungimiranti, con adeguata determinazione, con pratiche conseguenti il problema della crescente produzione, del trattamento, del recupero e dello smaltimento corretto e sicuro "dei rifiuti" nella capitale, nel Lazio e non solo.
"Ho/ha tolto le castagne dal fuoco a tanti ..." affermano e rivendicano lui è la sua corte.
In effetti, Manlio Cerroni ha preso e ha dato. E' stato e continua ad essere considerato "il re dei rifiuti", "l'ottavo re di Roma", "il Supremo".
In molti hanno costruito "interessi" reciproci con Cerroni ed il suo impero. A 360 gradi: politici di centro, di centrodestra e di centrosinistra, imprenditori piccoli e grandi, dirigenti e dipendenti comunali, regionali, ministeriali, intellettuali, sindacalisti ed ambientalisti o presunti tali.
Da vecchio giovane democristiano, lui ha dialogato, finanziato e "promosso" diversi personaggi che hanno fatto "carriere" politiche, istituzionali e "professionali" prima e più di altri. Colpisce leggere ora, solo per fare due esempi, che l'ingegner Fabio Ermolli, dirigente della Systema Ambiente di Cerroni sia, oggi, responsabile romano dell'ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente), una autorità pubblica che ha compiti di controllo sul funzionamento degli impianti e che l'on. Chicco Testa (fondatore di Legambiente, poi Presidente di Enel e ai vertici di Roma Metropolitana) sia stato nominato, anche, Presidente della società di pallavolo posseduta da Cerroni. Altri, molti altri, sono stati stati ospitati a RomaUno, la TV fondata e pagata dal "re dei rifiuti" per comunicare e fare comunicare.
Da qualche anno attraverso queste relazioni, curate e costruite non casualmente, aveva potuto costruire anche un impianto di incenerimento (o termovalorizzatore, che per molti pare più presentabile ed accettabile dai cittadini) ad Albano Laziale, tra le proteste di molti cittadini e comitati inascoltati.
Ora "il Supremo" è stato arrestato (ai domiciliari) e viene interrogato.
Con lui, uno dei più fidati collaboratori, Bruno Landi, Presidente della Regione Lazio negli anni '80 (dirigente del PSI di Craxi), poi Presidente di FederLazio Ambiente e due alti dirigenti della Regione Lazio, Luca Fegatelli (per anni capo del settore rifiuti) e Raniero De Filippis (ancora alla direzione di ambiente e politiche abitative). Questi ultimi, di recente spostati ma confermati dalla Giunta (moralizzatrice?) guidata da Nicola Zingaretti.
Tra gli indagati ci sono anche l'ex Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo (PD) e l'ex Assessore Mario Di Carlo (ex Direttore Nazionale di Legambiente, Presidente della municipalizzata romana AMA, Assessore PD alla Regione Lazio, morto nel 2011).
Manlio Cerroni e il suo Gruppo Imprenditoriale, "realizzavano gli impianti per i rifiuti prima di ottenere l'autorizzazione. Sulla base di titoli autorizzativi provvisori o sperimentali, in modo da indurre o costringere le amministrazioni ad adeguare la situazione di diritto a quella di fatto", scrivono i Magistrati.
Sfruttavano situazioni di emergenza (o la minaccia di emergenza) "al fine di aggirare l'obbligo di rispetto della normativa e di consolidare una situazione di sostanziale monopolio a Roma e nella Regione Lazio".
Da qui, le accuse dei Magistrati: reati ambientali, traffico illecito di rifiuti, truffa aggravata, frode, associazione per delinquere, abuso d'ufficio, falso!
Ma al di là dell'iter della giustizia penale, che deve rispettare il normale corso, la questione politica, sociale e culturale  di "un sistema" di potere e di governo insostenibile si pone in tutta la sua consistenza.
Se Manlio Cerroni è responsabile e colpevole, le classi dirigenti del mondo politico, imprenditoriale, associativo e culturale italiano non sono da meno.
Occorre davvero cambiare politiche, progetti e sistema, non solo uomini.
Non serve un "nuovo re", un altro "Supremo".
Per affrontare il problema rifiuti come tutti gli altri problemi: ambiente, salute, lavoro, giustizia ...
Occorre una democrazia partecipata, che distingua e valorizzi ruoli e funzioni, che superi doppie e triple cariche, conflitti di competenze, che renda protagonisti, consapevoli e responsabili un numero crescente di cittadini.
Persone libere e critiche, mai suddite e dipendenti.

6 commenti:

  1. Questi personaggi sono paradigmatici della parte più rilevante del paese.
    Uomini che guardano al sodo e si rapportano con tutti quelli che accettano di convivere.
    Perché un imprenditore dei rifiuti paga una TV? Perché è funzionale. Con quella lui promuove un ceto politico e istituzionale disponibile e che sarà grato.
    Così lo favorirà nel mantenere e sviluppare il suo monopolio "sui rifiuti" ...
    Fra

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  2. In effetti fa,riflettere il sistema.
    E alcune cose apparentemente incomprensibili che succedono si possono svelare ...

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  3. Ma cosa abbiamo fatto?
    Anche la Lega Ambiente!
    Ho letto su Repubblica che è uscito anche il nome di Ermete.
    E noi che puliamo il mondo ...
    Angela

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  4. Al tempo!
    Legambiente è una associazione composta da un gruppo dirigente e da centinaia di migliaia di volontarie e volontari.
    Le iniziative, i progetti e le battaglie di alcuni decenni sono un patrimonio di tutti i soci e del paese.
    Se qualche fondatore o dirigente, ancorché molto autorevole, ha intrapreso strade personali professionali o politiche discusse, discutibili ed oggetto di indagini non possiamo mettere in discussione una storia comune ed importante.
    Altri dirigenti e soci che hanno condotto esperienze istituzionali e parlamentari sono stati protagonisti di scelte positive e di grande valore locale e nazionale. Per questo, alcuni, hanno anche pagato alti prezzi personali.
    Gianni

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  5. Ok. Però da alcuni ci si poteva e ci si potrebbe aspettare di più!
    Non mi riferisco a chi si fa ammaliare dalle qualità economiche e culturali del Supremo, ma da chi parla da anni di progetti di green economy e scommettendo sulla possibilità di incidere nei partiti di governo, non è ancora riuscito a cambiare nulla. L'Italia è sempre sommersa di rifiuti controllati da ecomafie, esposta ai veleni sui luoghi di lavoro e nelle città industriali, a rischio terremoti, alluvioni, dissesto ...
    Angela

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  6. Ancora traffici illeciti di rifiuti.
    Per la mancata bonifica della discarica tossica di Pioltello in provincia di Milano, sono state arrestate 6 persone: Francesco Colucci, imprenditore, proprietario di Unendo, Luigi Pelaggi, avvocato calabrese, ex dirigente di Confindustria e consulente di alcune grandi aziende come Telecom, Pirelli e Ferrovie dello stato, nel 2010 Commissario delegato alla bonifica della Sisas di Pioltello Rodano nominato dal Ministro per l'Ambiente Stefania Prestigiacomo, di cui era anche capo della segreteria tecnica.
    Questo "sistema" tra l'altro trasformava le scorie tossiche in fuliggine inerte. Così si facevano lauti affari (per imprese senza scrupoli e responsabilità sociale), in cambio di mazzette (per manager e burocrati corrotti) e inquinamento (per tutti)!
    Gianni

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