mercoledì 9 marzo 2022

Perché combattere "con il cervello" e non "con i fucili"

Migliaia di donne in piazza a Bologna l'8 marzo "contro la guerra" e la violenza maschile  









Oltre che per la guerra, comincio ad essere sempre più preoccupata per quanto sta già generando nel nostro paese, a cominciare dal comportamento della Tv.

Domenica sera, in uno dei suoi tremendi show, si è arrivati ad attaccare a testa bassa Maurizio Landini per il suo discorso alla manifestazione per la pace, accusandolo di essere quasi connivente con le Brigate rosse, e cioè “equidistante” come del resto la Cgil sarebbe stata fra stato e terrorismo. Invano Nicola Fratoianni, presente nello pseudo dibattito, ha cercato di rispondere ricordando il ruolo svolto dal sindacato nel combattere le Brigate rosse: non lo hanno nemmeno lasciato parlare, coprendo la sua voce con i più incredibili attacchi. C’è davvero da avere paura.

Sono invece stata assai felice di rivedere in piazza, dopo tanti anni, il nostro movimento della pace: nostro di noi vecchi degli anni ’80, quando c’era ancora la guerra fredda. E poi in piazza di nuovo nel momento della prima e della seconda guerra all’Iraq, quando Neesweek scrisse in copertina «È nata la terza potenza mondiale». Operante, intelligentemente, anche nella tremenda vicenda jugoslava.

Da allora sono passati quasi 20 anni. E purtroppo l’occasione di questo nostro reincontro avviene perché ci siamo sentiti richiamati dalla criminale oltrechè insensata occupazione armata dell’Ucraina. Un atto che può avere conseguenze inimmaginabili.

Se i nostri governanti e i loro menestrelli, invece di mettersi l’elmetto e intonare inni patriottici per decantare i “valori occidentali”; se invece dell’irresponsabile decisione di mandare armi ai ragazzi ucraini, sapendo bene che non potranno vincere i carri armati russi ma solo offrirsi come vittime di un terrificante bagno di sangue; se invece ragionassero su come si può esser più efficaci nel perseguire un compromesso decente, sarebbe ancora possibile impedire che tutto degeneri in una guerra mondiale, combattuta nel territorio più affollato di centrali nucleari.

Che l’Europa si assuma la responsabilità di una mediazione: la neutralità sarebbe un obiettivo possibile. Questo è quanto oggi dobbiamo riuscire a imporre.

Ma sabato alla manifestazione di piazza san Giovanni ho chiesto ai militanti pacifisti di unirsi tutti in una collettiva autocritica: siamo stati attivi e pronti a rispondere nei momenti esplosivi, ma ci siamo distratti nelle lunghe fasi in cui i disastri venivano preparati.

In particolare per quanto riguarda la politica portata avanti dall’Unione europea. Non abbiamo infatti denunciato a sufficienza e per tempo quanto sia stato grave perdere l’occasione della caduta del Muro per dare concretezza al nostro vecchio slogan «Un’ Europa senza missili dall’Atlantico agli Urali». E cioè per non imporre, quanto pure sembrava concordato con Gorbaciov: che una volta ritirate le truppe del patto di Varsavia, si facesse altrettanto con quelle Nato; per non aver impedito che l’allargamento dell’Unione fosse condotta in modo da costruire un altro muro militare che ha isolato la Russia anziché coinvolgerla nella costruzione di una rete di cooperazione: quella Casa comune europea che voleva Gorbaciov. E più recentemente per non aver prestato sufficiente attenzione alla guerra civile che devasta la regione al confine meridionale Russa-Ucraina dal 2014 .

Abbiamo ignorato la crescente frustrazione del popolo russo per esser stato marginalizzato e respinto, e dunque anche noi siamo responsabili per aver contribuito alla crescita del pericoloso potere di Putin, alimentato dalla mortificazione del popolo russo.

Chiedo che tutti noi dobbiamo impegnarci a riflettere su questa nostra disattenzione. Se non si vuole più considerare la guerra come strumento della politica estera – come dobbiamo – bisogna impedire che il pacifismo sia soltanto intermittente protesta. Le guerre possono esser fermate solo combattendo quello che le prepara, quello è il tempo in cui serve intervenire.

Ora che il guaio è fatto possiamo tuttavia fare ancora molte cose utili e perciò rimbocchiamoci le maniche. L’Arci ha proposto a tutti di organizzare una carovana di autobus, non per portare noi in Ucraina che faremmo solo confusione, «vuoti, a bordo solo l’indispensabile, uno che guida, uno per organizzare». Perché di questo hanno bisogno ora gli ucraini: di trovare mezzi di traporto per mettersi al riparo.

Può darsi che molti ucraini – i maschi coraggiosi rimasti nel paese per combattere – non saranno contenti. Ma tocca a noi spiegare quanto ha realisticamente detto ancora una volta papa Francesco: persino le guerre giuste oggi non si possono più fare.

Non è un invito alla resa. È solo un invito a capire che oggi – in presenza di armi di distruzione di massa – si deve combattere con il cervello e non con i fucili, che non è più il tempo della spedizione di Sapri, quando in «300, giovani e forti,sono morti». Oggi ne morirebbero miliardi.

Ero in questi giorni delegata al congresso dell’Anpi di Roma. È stato commovente vedere le/i – non poche/i – partigiane/i sopravvisssuti come e quanto abbiano capito questa differenza.

Ma straordinario è stata anche un’altra cosa: la presenza di una quantità di giovani donne che ormai sono leader dell’associazione. È un altro segno che almeno qualcosa di positivo c’è e in questo difficile 8 marzo e vogliamo celebrarla: la rivoluzione femminile. Che è vittoriosa, anche se, ahimé, c’è ancora tanto femminicidio.

Luciana Castellina, il manifesto, 8 marzo 2022

L'intervento di Luciana Castellina, in Piazza san Giovanni a Roma, dal palco di Europe for Peace, vedi qui ... (5 marzo 2022)
 

"C'é chi, senza sapere cosa dice, si felicita della fermezza UE e delle armi inviate in Ucraina, perché lo scannamento continui sui nostri schermi" ... scrive Barbara Spinelli su il Fatto Quotidiano (8 marzo 2022)
 

La pagina di Repubblica Bologna sulla manifestazione dell'8 marzo: "la guerra è l'espressione più radicale del maschilismo" (9 marzo 2022)


Le foto pubblicate da Carlino Bologna sulla manifestazione delle donne dell'8 marzo ...
(9 marzo 2022) 



2 commenti:

  1. Luciana e Barbara mostrano una saggezza che manca a molti maschietti. Ogni giorno in più di guerra testimonia di orrori e di pericoli. Oggi le bombe hanno colpito un ospedale pediatrico e c'è stato un nuovo allarme nucleare. Si continua a scherzare col fuoco.
    Quali alternative esistono ad un accordo?
    Il suicidio di Putin o la sua defenestrazione? Non sono esperta, ma l'intuito mi dice che sarebbe l'ennesima illusione.
    Lo abbiamo spesso pensato anche in passato. Giustiziati Saddam ed Osama Bin Ladenle guerre in Iraq e in Afganistan sono continuate a lungo ed ora a Kabul governano i talebani.
    Cosa sarebbe la Russia senza Putin? Una democrazia?
    Sarebbe bene che tutti ascoltassero le parole del Metropolita della Chiesa ortodossa russa.
    E pure l'uscita odierna di Xi Jin Ping mi pare meriti approfondimento.
    Insomma liberarsi di dittatori, autocrati, leader avversi può portare fuori strada. Inviterei a ragionare sui sistemi di potere e sugli interessi materiali che sono in gioco.
    Anna

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  2. Dovremmo introdurre una considerazione fin qui poco considerata, cioè: come combattere non dipende solo da uno dei protagonisti. Il cervello va sempre usato ma si può usare più facilmente se tutti lo scelgono. Qualora invece alcuni decidono di usare armi o bombe? Il cervello forse non è sufficiente. O no?

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