mercoledì 5 maggio 2021

Questa Amministrazione (di Centrosinistra) ha solo una alternativa (di Destra)?


Possibile rinchiudere il confronto politico elettorale a due nomi senza un Progetto condiviso?   











Verso il voto di ottobre per rinnovare la rappresentanza dei cittadini nei Consigli Comunali e per eleggere nuovi Sindaci sarebbe bene partire dai fatti. Non solo dalle fantasie e dai giochi a scacchi di politici che antepongono il loro destino, quello del loro "partito" o di estemporanei comitati elettorali a piccoli e grandi Progetti di governo delle Istituzioni e delle comunità.

Primo dato. 

Il sistema di voto nei Comuni (che non è quello delle Regioni o per il Parlamento nazionale). Si basa su un doppio turno che consente: nel primo, di votare per il "Progetto", la Coalizione o la Lista che ogni elettore ritiene più vicino alle proprie sensibilità, alla propria "visione", ai propri interessi; nel secondo, di contribuire a scegliere tra le due alternative che hanno raccolto i maggiori consensi tra i voti validi espressi.

In base a questo sistema nelle elezioni amministrative in molte città italiane si è respirata aria nuova, sono emersi bisogni, critiche, aspirazioni, tendenze (anche radicali) che altrimenti non sarebbero emerse: da Roma a Torino, da Napoli a Genova, da Parma a Padova ... Magari non sempre aria fresca o adeguata alle sfide. E tuttavia, in diversi casi, utile ad accrescere il pluralismo, la dialettica e la competizione; ad incrinare ed aprire sistemi di potere consolidati, chiusi ed arroganti; a rompere la pratica delle alternanze prestabilite e prive di qualità innovative significative; a proporre ai partiti ed agli amministratori più lungimiranti elementi importanti di riflessione e di correzione di rotta.

A Bologna nelle ultime Amministrative (giugno 2016) al primo turno Virginio Merola ha registrato una significativa caduta di consensi rispetto a 5 anni prima. Si è fermato a 69mila voti su 297mila elettori e meno del 40% dei partecipanti. Seconda Lucia Borgonzoni, sostenuta da Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia con 39mila voti ed il 22%. Poi Bax Bugani, del M5S, con 28mila voti e quasi il 17%, Manes Bernardini, di Insieme Bologna, con 18mila voti oltre il 10% e Federico Martelloni, di Coalizione Civica, che ha superato quota 12mila pari al 7%. Sotto il 2% i candidati dei Verdi e del Partito Comunista dei Lavoratori.

Al secondo turno il Centrosinistra ha vinto il ballottaggio con 84mila voti contro i 70mila della Destra. Il 55% su una affluenza di poco superiore alla metà degli aventi diritto (il 53%) e, dunque, una astensione di quasi la metà degli aventi diritto (il 47%).

Secondo dato. 

Quali fatti nuovi si sono determinati nel Paese e nelle nostre città da allora ad oggi? Di certo sono cresciute le emergenze: da ultima quella sanitaria; da tempo quella ecologica e climatica intrecciata alle ingiustizie sociali accentuate dalla crisi economica e finanziaria globale. Sempre più, il Pianeta, la natura e la biodiversità che generano e consentono la nostra vita non reggono i caratteri ed i ritmi di "questa" crescita (produzioni, demografia, tecnologie).

L'Italia, l'Emilia Romagna e Bologna vivono pienamente tutte queste contraddizioni. La pandemia dice che i nostri governi, nazionali e locali, almeno negli ultimi decenni, non sono stati lungimiranti: con i "tagli" alla scuola, alla ricerca ed alla sanità, con le politiche industriali, urbanistiche e della mobilità, con le scelte di sostegno a settori a redditività immediata anziché di medio e lungo periodo, con bilanci privi di cespiti, contabilità e responsabilità sociale ed ambientale. Lavoro e redditi misurati sul presente e mancate conversioni ecologiche e "messa in sicurezza" dei patrimoni pubblici e privati. Eccellenze ospedaliere senza sanità pubblica nei territori e, peggio, senza politiche di prevenzione e di salvaguardia dei beni comuni. "Mega opere" figlie di pensieri vecchi e deboli: sempre e solo nuove strade ed autostrade, a Bologna i Passanti (prima a Nord, poi di Mezzo, con "l'alternativa" a Sud); le Concessioni autostradali (senza scadenze e controlli di sicurezza) e i Project financing nelle mani di grandi gruppi privati interessati essenzialmente ai profitti ed ai dividendi, come occasione da cui trarre qualche misera risorsa (briciole!) per Comuni e Periferie sempre più poveri ed inquinati (di smog e non solo); sempre più supermercati e centri commerciali, nuovi poli logistici per trasporti su gomma, F.I.CO. e People Mover ... Con gli occhi della speculazione (non solo locale) già puntati sulle grandi aree demaniali.

Possiamo continuare così? Con questa "crescita" nell'interesse di pochi? Con propositi espliciti di conservazione o di riformismo subalterno? Si possono ancora eludere le riserve, le critiche e le proposte presenti in tanta parte del Paese, dei lavoratori e dei produttori, dei giovani senza futuro, delle ragazze e dei ragazzi della generazione di Greta? In qualche misura istanze già intercettate da vari soggetti di opposizione: sociale, culturale ed anche politica (spesso frettolosamente liquidati come demagogici e "populisti". Quasi che le narrazioni di "buon Governo" - vuoi del Centrodestra o vuoi del Centrosinistra - fossero supportate da esperienze diffuse ed attuali di vita vissuta. E la "maggioranza" dei cittadini e "le minoranze" nelle Istituzioni avessero di che ravvedersi per le proprie disillusioni o per battaglie ancora senza risultati. Quasi che il punto non fosse (semmai) un difetto di radicalità, di Progetto alternativo, di qualità creativa, di capacità di sintesi, di unità dei pensieri, quasi sempre ancora troppo frammentati e sconnessi. Ovvero limiti seri di coerenza, di determinazione, di affidabilità nel medio e lungo periodo, di maturità e intelligenza politica.

Associazione Nazionale Costruttori Edili e Confindustria (con loro i Sindacati Confederali): "OK al green ma niente stop". E premono sui candidati per le "grandi" opere perché: "il Passante di Mezzo è solo un palliativo, una volta realizzato dovrà essere integrato da ulteriori opere accessorie, da solo non basta" ...
Un passo alla volta, entro il modello di crescita di sempre? E' tempo di rompere questa subalternità!
















Terzo dato.

Chi ha Governato e ancora Governa il Paese e tante città ha avviato significative riflessioni e correzioni strategiche che possono lasciare segni tangibili nella vita prossima e futura delle piccole e grandi comunità? Vale per il Centrodestra di Berlusconi, Salvini e Meloni, si pensi alle nebbie che la pandemia ha evidenziato dalla Lombardia alla Calabria, dal Veneto alla Sicilia. Ma vale anche per il Centrosinistra di Bersani, Renzi e Zingaretti. Con il PD abbandonato dai suoi segretari sconfitti (al voto) e le dure denunce del Presidente della Regione Lazio che non hanno prodotto null'altro se non l'elezione plebiscitaria di Enrico Letta e la riproposizione di alleanze "larghe" (anche sconfinate) se queste hanno come "centro di gravità permanente" il PD (questo PD), i suoi uomini e (in pochi casi) le sue donne, i suoi candidati a Sindaco o alla presidenza di Regioni ed Enti. Dall'Emilia Romagna alla Campania, da Roma a Torino pare questo l'andazzo.

Anche a Bologna. Fin qui di fronte ai tanti e pressanti problemi sociali ed ambientali, anziché confrontare soluzioni ed elaborare Progetti lungimiranti ci si è messi in trincea: prima a difendere Stefano Bonaccini dal "barbaro" Salvini (con cui ora si governa e si media sotto l'egida di Mario Draghi o nella Presidenza dei Presidenti di Regione) ed ora a ragionar di Primarie e di Regolamenti (in presenza o on line, attraverso il web). Prima di Partito, poi (su iniziativa di Renzi e con la decisione di Isabella Conti) di Coalizione. Ma quale Coalizione? Per quale Progetto?

In questo caso anche Bonaccini pare silenziato. Infatti il suo suggerimento di scegliere una alleanza "qualificata" su alcuni punti programmatici (moderati) risulta inopportuna: perché divisiva ed escludente (quantomeno verso l'elettorato del M5S e quella sinistra che ha assistito alla parabola elettoralmente e politicamente irrilevante di Elly Schlein). Dunque, forse pericolosa. Così "spunta il Manifesto per Bologna", "due pagine appena che affrontano 12 punti" (scrive il Corriere). Che sottotitola "il Passante non c'è", ma poi precisa "non c'è alcun accenno ad un convitato di cemento come il Passante di Mezzo".

Il Corriere di Bologna annuncia "regole" per le "Primarie" e "il Manifesto per Bologna".
In "due pagine" si dovrebbero ritrovare partiti, movimenti e cittadini che per 5 anni si sono opposti, contrastati e combattuti per affermare idee, priorità, progetti diversi di Città, di Paese e d'Europa ... 
(4 maggio 2021)


















Non scherziamo! Questa è la decisione che già avrebbe dovuto caratterizzare il mandato 2016-21: presentata da Merola, Bonaccini e Renzi come simbolo della mobilità prossima ventura, "di fluidificazione del traffico", di "ricucitura della Città e dei quartieri della periferia attraverso cui le 16-18 corsie di A14 e Tangenziale dovrebbero passare". 

Si partì con un disegno elaborato da ASPI per 650 milioni (comprensivo di opere di "adduzione" e di "mitigazione") con l'avversione di associazioni, comitati e praticamente di tutti i partiti eccetto il PD e qualche cespuglio. Cinque anni dopo e in presenza di Piani (vedi i PUMS) e Patti (vedi quello - pur contestato - per il Lavoro e per il Clima) che indicano per i prossimi 5 anni l'obiettivo di una riduzione della mobilità su gomma, il Passante di Mezzo è all'attenzione della Conferenza dei Servizi all'uopo costituita per una "Ultima Edizione" il cui costo sarebbe lievitato nell'ordine di 2 miliardi e mezzo di euro. 

La pagina del Carlino che "aggiorna" sul groviglio di posizioni, tesi e risorse che si muovono attorno al Passante di Bologna. 
(30 aprile 2021)




Si può pensare di risolvere questo controverso argomento così? Senza parole? Come per la verità già - incredibilmente, spudoratamente - fatto in altri documenti pianificatori?

Con alcuni soggetti politici della Coalizione o a suo sostegno ufficialmente contrari (M5S, Coalizione Civica, Verdi, Volt) ed alcuni che non si pronunciano o che studiano (tipo le Sardine di Matteo Sartori) ed altri autorevolissimi esponenti del PD e delle Istituzioni che più contano che rassicurano che "si farà" certamente.

Con la Giunta di Bologna che rinvia l'ultimo avvallo (delibera) e quella di San Lazzaro che non la mette neppure all'ordine del giorno. 

E, nel frattempo: quello che viene considerato il più autorevole candidato alla Primarie, Matteo Lepore, parla di "Passante Verde" cioè 16 - 18 corsie di asfalto e cemento, per auto e TIR "arricchito di pannelli fotovoltaici", per un costo stimato di ulteriori "200 milioni"; la principale contendente, Isabella Conti, che non si spende pubblicamente (salvo ribadire "la priorità del trasporto pubblico e del SFM" o far parlare terzi) ma evidenzia che "coerenza vorrebbe che il Comune di Bologna fermasse la Conferenza dei servizi"; il Presidente, Assessori della Regione e la stessa ViceSindaca di Bologna che sistematicamente rivendicano tutte le scelte fatte fin qui su Passante, mobilità ed Urbanistica, comprese le cubature di mattone previste nelle grandi aree ex militari, nel significativo silenzio - assenso del Sindaco Virginio Merola.


Per Valentina Orioli "il Passante di Mezzo non è in discussione". Come pure gli accordi con Cassa Depositi e Prestiti sulle aree ex militari (Repubblica, 30 aprile 2021) 























E' sempre più evidente: nelle intenzioni di qualche regista si vorrebbe una Coalizione "pigliatutto"!

Di fatto sarebbe una alleanza al buio. In cui ci si conta - pro Lepore o pro Conti e forse pro Aitini - accettando fin da ora che poi ci si affida al vincitore ed al suo comitato elettorale. Senza concordare pubblicamente ed esplicitamente nulla su investimenti dirimenti, visione del futuro, priorità per Bologna e per il Paese.

Per la credibilità di tutti si esca da questo tunnel. Patti chiari ed amicizia lunga.

O si sciolgono nel merito i principali nodi dei conflitti sociali ed ambientali aperti trovando sintesi convincenti per tutti e soprattutto per i cittadini che si intende rappresentare (vedi le sempre più nette prese di posizione di associazioni ambientaliste) o si abbia la forza e il coraggio di presentare le rispettive opzioni strategiche agli elettori in distinte Coalizioni. 

Con la fiducia che tra primo e secondo turno ci sarà ancora modo e tempo per ragionare. Se si vuole. 


Una esperienza da scongiurare quella di Borgo Panigale, dell'agosto 2018.
Evitando di potenziare ulteriormente A14 -Tangenziale in Città e la crescita di traffici veicolari e merci in zone abitate.
Riconoscendo ai cittadini il diritto - dovere di scegliere rappresentanti che esprimano una visione generale, un progetto di Città e priorità di investimento chiari e coerenti.





14 commenti:

  1. Condivido. Anche in Germania Bundnis 90 / Die Grunen si sono fatti strada scegliendo la conversione ecologica con nettezza e in alternativa a CDU - CSU e SPD. Mentre in Francia i Sindaci Europe Ecologie Les Verts hanno vinto battendo sia candidati di Macron che di Le Pen.
    M.

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    1. Partiti Popolari e Socialdemocratici, Liberali e Nazionalisti, nelle loro varie espressioni, da decenni si mostrano incapaci di praticare politiche di governo capaci di contenere (e magari risolvere) ingiustizie sociali, crisi ambientali e climatiche che scuotono il Pianeta.
      Appare dunque inevitabile l'emergere di soggetti politici critici ed alternativi che si oppongano, in ogni comunità, ad una "crescita" economica e produttiva portatrice di ricchezze sfacciate e di intollerabile dipendenza, di attenzione al possesso e di infelicità diffusa, di illusioni di dominio e di distruzione di risorse.
      C'è solo da sperare che consapevolezza e responsabilità nel bisogno di cambiamenti radicali maturino in tempi utili ad evitare guai irrimediabili.
      La pandemia potrebbe essere una delle ultime occasioni ...
      Gianni

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Ottimo articolo.

    Da settembre purtroppo il dialogo sulla scelta del sindaco di csx è rimasto interno al PD e si è basato solo sui nomi. Volontariamente, non sono stati affrontati temi dirimenti per il futuro di Bologna, che andassero oltre al "voler bene alla mamma", e sono sempre stati lasciati vaghi, per paura, sicuramente fondata, di scontentare qualcuno.
    L'entrata in campo di Isabella Conti ha per lo meno scastrato questo meccanismo, e portato alcuni temi scottanti (vedi Passante o Prati) al centro del dibattito anche tra i candidati, in una piccola gara al rialzo (dal nostro punto di vista) su queste tematiche, che però ora sembra essersi fermata, tra tirate di orecchie da parte di alcune categorie e accuse di poca credibilità.
    Quando ieri l'altro Tosiani ci ha presentato la bozza di cornice programmatica siamo rimasti davvero colpiti che, se da una parte, erano presenti accenni al (giustissimo) biglietto unico integrato, nella sezione mobilità non ci fosse nessuno accenno agli allargamenti di Passante ed Autostrade, che porteranno anni di cantieri enormi dentro la città, devastazione del territorio e un (riconosciuto) peggioramento della qualità della vita dei bolognesi che vi abitano sopra.

    Per questo oggi cercheremo con tutte le forze di fare inserire nel programma il blocco dell'opera, con immediata apertura di una gara di idee per una revisione totale del progetto, in luce di un miglioramento della qualità della vita dei cittadini, cercando una sponda con i Verdi, Coalizione Civica e gli altri partiti di sinistra che vogliono partecipare a questa coalizione.
    Sebbene siamo consci che la forza di Volt in trattativa sia proporzionale alla sua forza di rappresentanza in città, speriamo che l'Unione di più partiti, almeno su queste battaglie, porti il PD ad inserire il futuro del passante, insieme ad altri temi dirimenti, all'interno di un programma altrimenti troppo vago.
    Resta l'amaro in bocca per la mancanza di una candidatura che rappresentasse una terza via (di sinistra, vera), all'interno di questa coalizione, che condivido.

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    1. Avverto alcune diversità e qualche fraintendimento.
      1. Per me la "volontà di partecipare a questa coalizione" non può essere scissa dalla "possibilità di lavorare per le priorità" in cui credo e di cui voglio essere portatore. Per intenderci: se la più "grande" opera del mandato amministrativo è il Passante di Mezzo (come sostiene ancora oggi la ViceMinistra alle Infrastrutture Teresa Bellanova su il Corriere) e non sono i Progetti per la Mobilità Sostenibile (ferrovie regionali, SFM, potenziamento del trasporto pubblico, rete di percorsi ciclabili protetti) accetto - di fatto - di alimentare un sistema fondato sul traffico su gomma e con motori inquinanti. A subire le conseguenze degli investimenti delle 4-6 ulteriori corsie di A14-Tangenziale e non il potenziamento di alternative competitive (il raddoppio dei binari sulla linea Bologna - Ravenna o per Porretta e Pistoia) non sarebbero solo i "bolognesi che vi abitano sopra", ma tutti gli emiliano romagnoli, gli italiani, gli europei ... direi anche Greta Thunberg e la sua generazione.
      2. Per me partecipazione e Politica hanno il fine di cambiare in meglio la vita delle persone e delle comunità, non di vincere una competizione elettorale ed occupare ruoli istituzionali. Qui - in "questa coalizione" così come, ad oggi, appare - mi pare manchi una "visione" ed un Progetto condiviso di Città. Sbaglio? Il Manifesto per Bologna risolverà le contraddizioni che emergono ogni giorno? Conosco e stimo da una vita Mauro Felicori, Assessore in Regione. Ieri ha scritto (Corriere) sul '77, sul DAMS e su Bologna: "dobbiamo abbandonare la paura delle grandi trasformazioni, quella che ci ha paralizzato davanti alla nuova stazione, alla metropolitana, alla riprogettazione della tangenziale" ... Sono certo che la pensano così altri di questo Centrosinistra. Tutti? Non credo, tra gli attivisti di Coalizione Civica, dei Verdi, di Volt ... del M5S. Attenzione! A me pare che siano proprio quelli che si mobilitano per una Rivoluzione Ambientale che vogliono "grandi trasformazioni" nelle produzioni industriali, in agricoltura, nelle infrastrutture, nei servizi, nella sanità, nella scuola, nella cultura, nello sport ... Insomma una nuova società. Altro rispetto ai mega progetti pensati (e falliti) per le aree della Stazione, per la metropolitana, per le (tradizionalissime!) strade ed autostrade (che poi declina il buon "vecchio" Felicori) o anche ai mega progetti del PD e dei Costruttori bolognesi realizzati (e già in crisi) nell'ultimo mandato (F.I.CO. e People Mover). Ecco i nodi del contendere. Che, a mio avviso, non possono risolversi in una disfida tra 2, 3 (o anche 4) candidati alle Primarie.
      3. La storia personale e politica di Isabella Conti (come tu rilevi) è più ricca di quanto spesso raccontata ... e in divenire. E' sicuramente sbagliato "schiacciarla" su Renzi, come pure tanti fanno, con qualche ragione e con molta strumentalità (come ha giustamente sottolineato anche Giancarla Codrignani, ieri su Repubblica).
      Ma è chiaro che la sfida dei contenuti per costruire la Bologna degli anni 2020 e 2030 la riguarda direttamente: questo è il momento per affermare pienamente il suo "ambientalismo" e la sua "autonomia" dalle tesi della ViceMinistra Bellanova. Il coraggio non le manca.
      Gianni

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  4. Penso anch'io che Bologna possa esprimere una ricchezza culturale e politica maggiore e più innovativa rispetto all'alternativa secca tra centrosinistra e centrodestra tradizionali. Soprattutto non può essere che negli anni 2020 le candidature restino tutte prigioniere di un vecchio modello di sviluppo che da ultima la pandemia ha mostrato insostenibile. Mi riferisco all'ideologia per cui ad esempio il diritto alla mobilità dei cittadini può essere garantito solo dando più spazi ad auto ed autocarri. Per cui l'alternativa a Bologna si gioca tra Passante di Mezzo (come vuole da qualche anno la mediazione interna al PD) e Passante a Sud (come sostengono a Destra).
    La mia speranza ancora una volta ha il volto gentile di un movimento di opinione e politico di giovani e di donne.
    E di candidate che si chiamino Isabella, Emily o Simona.
    Anna
    Anna

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    1. Sono pronto a votare un sindaco donna, anche se fin qui chi ci ha provato (a sinistra come a destra) non ci è riuscita. Ma ammetterai che tra l'isabelliana Conti e la pasionaria Emily c'è una certa differenza.
      WM

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    2. Troppe idee mi dividono da Lucia Borgonzoni o Giorgia Meloni, per loro non potrei votare.
      Le donne che ho indicato ed altri nomi che sicuramente si potrebbero fare (Appendino, Bindi.....) penso invece potrebbero riconoscersi in un progetto comune di città e di paese.
      Anna

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    3. Mi sento di insistere su un punto: non credo utile dividere oggi Bologna tra "conservatori" (di "originalità" e "diversità" per molti versi apprezzabili ma superate) e "innovatori" (portatori di "libertà" e "liberismo" che altrove - in Italia e nel mondo - si mostrano inadeguati a fronteggiare emergenze sanitarie, sociali ed ecologiche). La rappresentazione della prossima campagna elettorale amministrativa a Bologna mi pare proposta spesso con questa lettura: tra un Centrodestra frammentato che ancora deve darsi chiari obiettivi ed interpreti ed un Centrosinistra "pigliatutto" che si tenta di polarizzare su due fronti: una candidata "renziana" e "aperta al centro" ed un candidato della "tradizione" e della "continuità", che rassicura maggiormente realtà storiche in crisi come cooperazione, sindacati, associazioni.
      Verso il 2030-2050 è necessario costruire un Progetto nuovo (per Bologna, per l'Emilia Romagna, per l'Italia e per l'Europa). Può e deve raccogliere il meglio delle culture critiche, ecologiste, sociali e popolari espresse negli ultimi decenni: dopo la pandemia dobbiamo puntare sulla sanità territoriale, sulla prevenzione ambientale, su produzioni socialmente utili e pulite, su una agricoltura più sana e tendenzialmente "a km zero", su più trasporti collettivi e non inquinanti, su meno rifiuti, su acqua "pubblica" ... Sono proposte costruttive, spesso alternative a pratiche vissute!
      Differenze? Certamente sono presenti, forti. Debbono esprimersi e misurarsi apertamente. Anche nelle elezioni, in referendum rispettati, in consultazioni condivise e democratiche, in assemblee cittadine "a sorteggio". Per produrre, insieme, analisi, comprensione, elaborazioni, sintesi, governo.
      Il punto di vista, l'esperienza, la cultura delle donne mi pare una risorsa già presente e da valorizzare ulteriormente.
      Gianni

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  5. Primarie a condizione di un Progetto chiaro di città sostenibile.
    Altrimenti ognuno faccia il suo percorso e.... amici come prima.
    Titti

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    1. Condivido.
      E cerco di capire cosa può unire chi si batte ancora e sempre per la conversione ecologica, per investire nel trasporto collettivo e non inquinante, per la priorità della salute pubblica e dei cittadini ... con chi parla di "Passante (di Mezzo) verde", di edificabilità delle aree boschive ex demaniali, di "poli logistici" su gomma, di trivellazioni ...
      Gianni

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  6. Per opportuna conoscenza propongo quanto pubblicato da Italy4Climate.org alcuni giorni fa su una storica sentenza della Corte tedesca.
    M.

    L’attuale formulazione della legge sul clima in Germania rimanda ai decenni successivi al 2030, in modo eccessivo e rischioso, il peso della riduzione delle emissioni di gas serra e viola per questo le libertà e i diritti fondamentali delle generazioni future.

    È questo il risultato della sentenza storica pronunciata dalla Corte costituzionale tedesca, in risposta ad un ricorso avanzato da diverse associazioni ambientaliste, fra cui i giovani dei Fridays for Future. Ed è proprio con riferimento alla giovane età dei soggetti coinvolti che la Corte motiva la sua parziale bocciatura della legge tedesca sul clima.

    Nel novembre 2019 la Germania aveva varato la sua Climate Law, ritenuta dagli esperti piuttosto ambiziosa perché già puntava al 2030 al taglio delle emissioni nette del 55% rispetto al 1990 (target che due mesi dopo è stato consolidato dallo stesso Green Deal europeo), individuando anche specifici obiettivi e strategie di riduzione delle emissioni per ciascun settore. Ma a quanto pare, secondo la Corte Costituzionale, il provvedimento non è ambizioso come appariva ad una prima analisi.

    Per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi (contenere l’aumento della temperatura media globale rispetto al periodo preindustriale ben al di sotto dei 2 °C entro la fine del secolo, preferibilmente entro 1,5 °C), gli sforzi di riduzione delle emissioni dopo il 2030 diventeranno ancora più ingenti e più urgenti, con impatti su tutti i tipi di libertà perché, secondo la Corte costituzionale, virtualmente tutti gli aspetti della vita umana ancora comporteranno l’emissione di gas a effetto serra e dunque saranno potenzialmente coinvolti dagli sforzi di riduzione, soprattutto per le generazioni future.

    Non si tratta, secondo la Corte costituzionale, di semplici aggiustamenti alla traiettoria delle emissioni dopo il 2030, ma di specificare con maggiore dettaglio (in termini di obiettivi, strategie e misure) come la Germania intende garantire il conseguimento delle necessarie riduzioni di emissioni dopo il 2030, e dunque assicurare il raggiungimento della neutralità climatica entro la metà del secolo. La Corte dunque richiama il legislatore tedesco ad agire in via precauzionale per mitigare l’ingente peso delle riduzioni di gas serra dopo il 2030 sulle nuove generazioni, per salvaguardare le loro libertà e i loro diritti fondamentali.
    (continua)

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  7. (seconda parte)
    La sentenza fa riferimento principalmente alla traiettoria delle emissioni dopo il 2030 e ad una mancata definizione di misure e obiettivi di dettaglio per garantire il raggiungimento della neutralità climatica nel periodo 2030-3050. Il messaggio fra le righe che la Corte Costituzionale ha voluto lanciare al governo tedesco, però, sembrerebbe in realtà ben più mirato: delineare un piano di azione credibile su una scala temporale così lontana appare un’impresa piuttosto ardua, a causa delle innumerevoli incertezze tecnologiche e di mercato; per questo, per non compromettere i diritti fondamentali delle generazioni future, il governo tedesco dovrebbe puntare ad un target 2030 più ambizioso e ad un piano di azione per questo decennio in grado di anticipare gli enormi sforzi che l’attuale legge sul clima demanda ai decenni successivi.

    Guardando ai numeri della Germania, il messaggio lanciato dalla Corte Costituzionale appare più comprensibile e quanto mai adeguato: la legge tedesca sul clima ha posto un obiettivo di riduzione delle emissioni nette di gas serra al 2030 del 55% rispetto al 1990, lo stesso target di ormai prossima adozione a livello europeo. Ma la Germania oggi (dati 2019, pre-pandemia) ha già conseguito una riduzione di oltre il 35%, a fronte di una media europea del 25% (il dato italiano invece è fermo al 19%). Avendo già conseguito progressi significativi, dunque, un target 2030 del 55% per la Germania significa uno sforzo di riduzione per questo decennio ben inferiore alla media europea (in media -5% ogni anno di emissioni di gas serra in UE, -3% in Germania).

    Ma ciò che più disallinea gli obiettivi tedeschi da quelli europei è soprattutto l’emergere di uno sforzo di riduzione delle emissioni di gas serra per il periodo 2030-2050 ben superiore a quanto previsto in questo decennio: per raggiungere il suo obiettivo del 55% al 2030, infatti, la Germania dovrebbe tagliare ogni anno le emissioni nette in media di circa 23 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (MtCO2eq), ma per raggiungere la neutralità climatica al 2050 questo sforzo dovrà aumentare del 25%, diventando in media di 28 MtCO2eq fra il 2030 e il 2050. Al contrario il target del 55% in Europa, si traduce in una riduzione media annua di 142 MtCO2eq in questo decennio, che scenderebbe a 103 milioni di tonnellate nel periodo 2030-2050 (uno sforzo inferiore del 27%). Per allinearsi al disegno europeo, la Roadmap di Italy for Climate prevede per l’Italia un taglio medio annuo di 17 MtCO2eq entro il 2030 e di 12 milioni di tonnellate per i due decenni successivi (-31% fra i due tagli).

    Ed è proprio questo ciò a cui si riferisce il messaggio, fra le righe, della Corte Costituzionale tedesca: è vero che la Germania ha già conseguito importanti progressi di decarbonizzazione, ma rimandare ai decenni successivi al 2030 lo sforzo più ingente di riduzione delle emissioni appare una scelta strategica poco ambiziosa, e troppo rischiosa per i giovani di oggi a cui verrà presentato il conto dopo il 2030.

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    1. Molto interessante!
      In Europa c'è vita ... e speranza per le battaglie da condurre in ragione della salute delle persone e della biodiversità naturale.
      Gianni

      N.B.
      Ho letto in merito anche un interessante articolo di Luigi Manconi, che credo opportuno rilanciare, anche considerando la contraddizione tra le sue tesi e quanto praticano quotidianamente amministratori e candidati dello stesso partito dell'ex parlamentare.

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