Nelle piazze e in sicurezza Fridays for Future ed associazioni manifestano per "agire ora"! |
E' ormai un anno che chiediamo al governo di investire nel nostro futuro ma mi pare che nessuno ci stia ascoltando.
Sappiamo benissimo che questa crisi, quella sanitaria, nasce da una crisi ben più profonda che è quella del nostro "sistema" che sta collassando: i nostri oceani vengono silenziosamente avvelenati, le nostre foreste vengono abbattute in nome della speculazione edilizia, gli animali muoiono per le epidemie ed è esattamente quello che stiamo facendo anche noi come umanità.
Questa crisi non è una figlia involontaria, nata per caso; ma la diretta erede del "sistema" che ha continuato a scavare, devastando i territori ed ignorando quello che lo circondava fino a quando non si è accorto, per caso, che si era scavato la fossa da solo.
Dobbiamo cambiare, perché non possiamo più permetterci di fare "business as usual".
Il momento dell'uscita dalla crisi sanitaria deve essere il momento per dare una svolta a questo "sistema", e la transizione ecologica deve essere il cuore e il cervello di questa rinascita: il punto di partenza per una "rivoluzione" che ci riporti al futuro.
Abbiamo bisogno di investire nella transizione ecologica, abbiamo bisogno di rioccupare tutti i lavoratori che durante questa epidemia hanno sofferto sostenendo uno sforzo immane che si sarebbe potuto evitare se solo avessimo cambiato rotta in tempo.
Dobbiamo interrompere la dipendenza del nostro Paese dai combustibili fossili; riconvertire i metodi di produzione creando centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro, ben retribuiti, di qualità e con tutele sindacali.
Ma purtroppo il PNRR è l'ennesimo rifiuto che abbiamo prodotto, l'ennesima chance che non abbiamo colto per garantirci un futuro.
Chi è nato dopo gli anni 2000 come me non ha mai vissuto un solo secondo della sua vita senza che ci fosse una crisi in atto, ma adesso siamo in piazza ad urlare a pieni polmoni tutta la rabbia di quello che ci sta venendo negato: il nostro futuro.
Durante quest'anno abbiamo urlato dalle finestre, appeso bandiere ai balconi e, quando abbiamo potuto farlo in sicurezza, abbiamo portato il rumore della nostra rabbia nelle piazze, quindi adesso facciamoci sentire!
Beatrice Trentin, Fridays for Future Bologna, Piazza Maggiore, 30 aprile 2021
Occorre "agire, ora"! Il "tempo" è questo: per la conversione ecologica, per la giustizia ambientale e sociale, per salvare la biodiversità naturale e l'umanità ... |
"Abbiamo studiato, ci siamo confrontati, abbiamo proposte" ... Per "una vera transizione ecologica"! |
Una fotoreporter intervista Beatrice Trentin di Fridays for Future Bologna ... (Piazza Maggiore, 30 aprile 2121) |
L'incontro in Piazza dei rappresentanti di FfF del Nord Italia ha inizio, in presenza e distanziati ... come si conviene al tempo del Covid-19 |
Seduti sul "crescentone" ad ascoltare una lezione di storia e di attualità, problematica, coinvolgente, affascinante ... |
Per il rispetto degli impegni presi dall'Italia con l'Europa nei consessi internazionali "servono maggiori risorse per le fonti energetiche rinnovabili" ... |
Troppe ambiguità e contraddizioni caratterizzano ancora il PNRR ... (Bologna, Piazza Maggiore, 30 aprile) |
"Il vento del cambiamento" che motiva la generazione di Greta Thunberg è forte di analisi, valori, progetti, proposte ... |
Una mobilitazione che parla un linguaggio europeo e mondiale e si articola di molti dialetti ed obiettivi: emiliani e lombardi ... |
Piemontesi, veneti, friulani, trentini ed alto atesini ... "Benvenuti a Bologna", Città che si ribella a "greenwashing e cementificazione" |
Una metalmeccanica seduta al fianco delle ragazze e dei ragazzi di FfF: "organizziamoci, salviamo il Pianeta" |
Due ragazze in piedi davanti ai gradoni di San Petronio alzano i loro cartelli ... Contro "usa e getta", la pratica del riuso. |
In Piazza Maggiore anche una rappresentanza della associazione Parents for Future ... |
Mamme e insegnanti da Bologna a Castelfranco Emilia: "Combattere il riscaldamento globale o morire fritti"? |
Argomenti, progetti ma non solo ... una comunità di giovani che ama la vita. Cori e slogan chiedono "cambiamento ora"! |
Balli, che conquistano subito i passanti di Piazza Maggiore ... |
Nord e Sud uniti nella lotta! |
In un angolo isolato (che verrà infine rimosso) resta lo "scatolone" PNRR ... |
Al centro le ragazze, i ragazzi e il popolo inquinato: "siamo la Next Generation questo piano non ci rappresenta". Ecco le alternative possibili! (Bologna, 30 aprile 2021) |
Recovery: un piano con poche tracce di verde non basta
Ci sono anche delle misure positive: investimenti nelle smart grid, elettrilizzatori per l’idrogeno, agrivoltaico e per le «comunità energetiche» (ma limitate i piccoli Comuni). Ma non c’è quella svolta verde che era attesa per questa occasione storica di voltare pagina verso un futuro più sostenibile.
L’obiettivo di riferimento per le rinnovabili nel settore elettrico, citato dal Ministro Cingolani (in attesa del nuovo Piano energia e clima) è ambizioso e condivisibile del 72% al 2030 e richiederebbe di installare impianti rinnovabili per circa 6 Gw all’anno, oltre sei volte quanto fatto nel 2020.
Questo obiettivo è di fatto demandato al 90% e più al mercato: cioè a una riforma per accelerare le autorizzazioni ed evitare, ad esempio, che per un impianto eolico ci vogliano anni e anni per autorizzarli. Ma una riforma non basterà da sola, perché il settore per anni è stato bloccato con norme retroattive sugli incentivi, burocrazia lentissima e dunque incertezza.
Un trattamento mirato (con successo) a bloccare il settore e a spaventare gli investitori, che è riuscito in questi anni a riportare una quota del mercato elettrico al gas fossile, inizialmente danneggiato dai pochi anni di crescita delle rinnovabili (2008-12). In questo modo il Piano lascia lo spazio a gas e idrogeno blu (da gas con Carbon Capture and Storage proposto da Eni) mentre per l’idrogeno verde sarebbe indispensabile una spinta ben più forte e certa alle rinnovabili.
In tema di mobilità urbana le cifre sono al di sotto di quello che servirebbe per far decollare il mercato dell’auto elettrica, mentre sulla mobilità urbana collettiva le cifre sono minimaliste e ai treni locali vanno una quota marginale rispetto all’alta velocità. Siccome gran parte delle emissioni di Co2 dal trasporto passeggeri si produce proprio in ambito urbano e metropolitano, l’ispirazione del Piano non sembra esattamente quella di dare priorità agli investimenti che riducono di più le emissioni (mobilità urbana elettrica pubblica e privata).
Sull’efficienza, mai citata nei capitoli riferiti all’industria, si proroga il superbonus per il settore edile senza vincolarlo, come sarebbe necessario, a un salto di almeno tre categorie di efficienza e non alle due attuali. L’agricoltura evidentemente non è considerata affatto un capitolo importante per gli aspetti ambientali e la parola agricoltura biologica non è mai nemmeno citata, eppure sarebbe un elemento qualificante di un «piano verde».
Così mentre si continuano ad autorizzare nuove trivellazioni a mare e impianti a gas, il rilancio delle rinnovabili necessarie a raggiungere gli obiettivi deve attendere una riforma che speriamo sia efficace: dunque la parte «green» è sospesa a questi cambiamenti. Nel frattempo, il Ministro Cingolani continua a far dichiarazioni scorrette sulla mobilità elettrica: certo, quando avremo il 72% di rinnovabili sulla rete sarà ancora meglio, ma già oggi con il mix energetico attuale, le auto elettriche consentono di ridurre le emissioni sia di Co2 che evitare quelle che sotto i nostri nasi attentano ai nostri polmoni. E questo vale anche in termini di ciclo di vita. Un messaggio, non nuovo da Cingolani, che suona come una dissuasione e, dati gli impegni limitati nel Piano, a rallentare il settore e a perder tempo. Forse è quello che serve a chi non ha mai puntato sulla mobilità elettrica e ora è in affannoso ritardo?
Dunque, non c’è una svolta verde, ma un collage di iniziative legate agli interessi più importanti. Così ieri gli attivisti di Greenpeace in una azione di protesta hanno rinominato i diversi ministeri, a partire dal «Ministero della finzione ecologica». La speranza è sempre quella di vedere qualche seria correzione di rotta.
Giuseppe Onufrio, Direttore Greenpeace Italia, il manifesto, 30 aprile 2021
Positivo. Qualche riferimento c'è.
RispondiEliminaIl sindacato? Impalpabile quando non avverso (vedi infrastrutture stradali).
I partiti? Tutti con Draghi e per una transizione minimalista e irrilevante (che preserva gli interessi dei grandi gruppi imprenditoriali e finanziari).
AAA cercasi rappresentanza politica
RispondiEliminas.
Per capire meglio vorrei che il Recovery Paln approvato a così larga maggioranza in Parlamento venisse presentato per le ricadute locali. Intendo dire: in Emilia cosa viene finanziato? Cosa dobbiamo aspettarci? Sono sicura che qualcuno che lo ha votato potrà rispondere. Bene, gli sarei grata.
RispondiEliminaIntanto apprezzo chi cerca di orientare le scelte per l'Italia dei prossimi venti-trenta anni. Per me il più grande errore commesso fin qui è stato quello di limitare lo sguardo al presente. Il movimento di Greta ha questo grande pregio.
L.
Nonostante tutto vedo che permane una grande energia.
RispondiEliminaSarebbe un delitto disperderla.
Anna