giovedì 4 ottobre 2018

Riace, l'accoglienza realizzata ...

Emiliani, europei, africani, americani manifestano per i diritti umani (Bologna, maggio 2017)


















Domenico Lucano, il sindaco di Riace, arrestato con motivazioni pretestuose che rispondono più a un desiderio esplicitamente espresso dal ministro Salvini che a ragioni di ordine giuridico, non è solo, come è stato detto, «il simbolo dell’accoglienza».
È l’accoglienza realizzata, a beneficio tanto dei nuovi arrivati che dei cittadini italiani di paesi che prima del loro arrivo erano stati costretti ad abbandonare, per emigrare anche loro.
Riace è la dimostrazione che italiani e migranti, se ben governati, possono non solo vivere bene insieme, ma anche prosperare: far rinascere i borghi e le terre abbandonate, ricostruire una vita di comunità nei loro abitati, imparare gli uni dagli altri a conoscere, rispettare e valorizzare la cultura, le tradizioni, le usanze, ma anche le sofferenze di cui ciascuno di noi è portatore.
L’esperienza straordinaria di Riace e del suo sindaco va messa a confronto con l’immondo business della speculazione sui migranti che si svolge nei centri gestiti direttamente dallo Stato, spesso sotto gli occhi e con la complicità di molte Prefetture, o con l’abbandono a cui sono condannati centinaia di migliaia di profughi e migranti a cui non è stata concessa alcuna protezione internazionale e, quindi, alcun diritto di soggiorno; e che il recente decreto “sicurezza” voluto dal ministro Salvini non farà che moltiplicare, senza alcuna reale possibilità di rimpatriarli in una “patria” da cui sono dovuti fuggire, come lo stesso Salvini ha dovuto ammettere dopo aver fatto di questa promessa il “cavallo di battaglia” della sua campagna elettorale.
E’ questa moltitudine di disperati abbandonati a sé stessi – in nome dello slogan “prima gli italiani” – in un paese che non conoscono, condannata all’accattonaggio, alla piccola e grande delinquenza, alla prostituzione o, nel migliore dei casi, a un lavoro in nero sottopagato, quello che mette in allarme una popolazione che non ha modo di conoscerli, di incontrarli e soprattutto di progettare insieme a loro la rinascita del nostro paese, come è stato fatto invece a Riace e in molti altri Comuni e in molte altre esperienze che hanno puntato sull’accoglienza e sull’inclusione dello “straniero”.
Ed è su questo abbandono che prosperano le fortune elettorali di Salvini e del suo governo: la paura del migrante e non dei tanti delinquenti italiani, con la lupara o con il colletto bianco, che affliggono la nostra vita quotidiana. Il risultato è l’abbandono all’incuria, al degrado e allo spopolamento di paesi, territori, edifici, ma anche di intere città, da cui ogni anno partono per l’estero decine di migliaia di giovani italiani e italiane, spesso laureate e diplomate, a cui non viene offerta alcuna possibilità di lavorare e valorizzare le loro capacità in Italia; e certo non perché quel lavoro che non c’è per loro sia stato portato via da chi è costretto a vivere di espedienti, come i profughi e dei migranti che hanno raggiunto fortunosamente il nostro paese, per lo più con l’intento e la volontà di proseguire verso l’estero.
Nel nostro interesse, nell’interesse del nostro paese, di una convivenza pacifica tra tutti, di un senso di umanità che rischia di essere soffocato per sempre, dobbiamo opporci con forza all’arresto di Mimmo Lucano e al tentativo di far naufragare questa bellissima dimostrazione di buona convivenza.

Guido Viale*, il manifesto, giovedì 4 ottobre 2018
*Per l’Osservatorio Solidarietà – Carta di Milano 


Bianchi e neri in via dell'Indipendenza, a Bologna, "per l'accoglienza, no a terrorismo e razzismo" (maggio 2017)





















Peccato di umanità

Mimmo Lucano è agli arresti domiciliari, nessuno stupore in un Paese che ha ormai fatto sua una prassi suicida: criminalizzare la solidarietà. Mimmo Lucano è stato il primo a essere attaccato da Matteo Salvini ed è oggi il primo a cadere sotto la scure di una legge iniqua come la Bossi-Fini che nessun governo, nemmeno quelli che hanno fatto dell'anti-berlusconismo la propria bandiera, ha voluto cambiare. Fanno sorridere i Di Maio, stolti e pilateschi, che credono di poter archiviare con un post su Facebook il modello Riace come una bad practice targata Pd. La loro incapacità di leggere il presente è solo pari alla rabbia che covano verso un alleato di governo che li ha completamente tagliati fuori da quella comunicazione becera di cui si sentivano padroni.

Eh sì, perché sentire la conferenza stampa di Salvini a Napoli è un piacere che ciascuno dovrebbe concedersi: intanto scopriamo che il problema di Napoli sono i motorini sequestrati, che occupano spazio. Se Salvini conoscesse Napoli, saprebbe che il problema di Napoli semmai sono i motorini non sequestrati, quelli su cui viaggiano intere famiglie con bambini piccolissimi. Ma siamo sempre là: il problema di Palermo è il traffico. Il problema del Paese sono gli immigrati e il problema della Calabria è Mimmo Lucano. E noi illusi che pensavamo fosse il narcotraffico.

La motivazione dell'arresto di Mimmo Lucano è favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ma mai nell'inchiesta leggerete che Mimmo Lucano ha agito per un interesse personale. Mai. E Mimmo Lucano ha fatto politica nell'unico modo possibile in un Paese che ha leggi inique. Mimmo Lucano ha fatto politica disobbedendo. Disobbedienza civile: questa è l'unica arma che abbiamo per difendere non solo i diritti degli immigrati, ma i diritti di tutti. Perché tutti abbiamo il diritto di vivere una condizione di pace sociale, senza nessun ministro che ci indichi numeri civici dove vivono persone da cacciare in quartieri da "bonificare". Esatto, bonificare. Queste le parole di Salvini. Ma bonificare da cosa? Dagli esseri umani?

Tutti abbiamo il diritto di vivere senza cercare colpevoli, e se il ministro ha subito individuato in Mimmo Lucano un nemico da abbattere, il Pd non ha mai compreso che se davvero voleva ripartire da qualche parte per ritrovare un barlume di credibilità, avrebbe dovuto farlo da Riace, da Mimmo Lucano. E prima ancora da Lampedusa e da Giusi Nicolini. E invece Mimmo è solo, e la Bossi-Fini è ancora lì a inchiodare, a bloccare chiunque decida di accogliere e di salvare vite. Legge-obbrobrio, legge intoccabile.

Mimmo Lucano, un uomo solo a lottare contro una legge iniqua. Una legge che vede silenziosamente coesi coloro i quali ogni giorno si presentano a noi come acerrimi nemici. I Salvini, gli Orfini, i Minniti e i Toninelli, i Renzi, i Martina, i Di Maio, i Di Battista, i Bonafede, tutti uguali: nessuno di loro ha mai osato mettere in discussione i frutti più amari del berlusconismo: la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi che riempiono le carceri di immigrati e tossicodipendenti, rendendo il nostro uno Stato-fortezza, uno Stato di polizia. In un Paese diverso, un partito di sinistra unirebbe elettori solo dicendo basta a questi due obbrobri.

Vi sembra possibile che il problema della Calabria, terra di narcotraffico e corruzione criminale, sia l'immigrazione? Mimmo Lucano è stato arrestato anche per "fraudolento affidamento diretto della raccolta rifiuti", eppure mai si legge negli atti della Procura di Locri che abbia agito per guadagno personale, anzi si sottolinea il contrario. Il razzismo oggi in Italia è usato come arma di distrazione di massa, dovremmo rassegnarci a questa pratica trasversale a ogni partito, ma no. Non ci rassegniamo. Questo governo, attraverso l'utilizzo politico di questa inchiesta giudiziaria, da cui Mimmo saprà difendersi in ogni sua parte, compie il primo atto verso la trasformazione definitiva dell'Italia da democrazia a Stato autoritario. Con il placet di tutte le forze politiche.

Ma le parole sono superflue, anche le mie. Andate piuttosto a Riace, vedrete bambini africani che parlano calabrese e case in disuso messe a disposizione degli immigrati da chi ha lasciato l'Italia, da italiani migranti economici accolti in Australia o in Sudamerica. Italiani che in questa Italia non ce l'hanno fatta.

Dobbiamo mettere il nostro corpo in difesa del progetto Riace che è il modello più importante di accoglienza di tutto il Mediterraneo. "Io la carta d'identità gliela faccio... Io sono un fuorilegge, sono un fuorilegge perché per fare la carta d'identità io dovrei avere un permesso di soggiorno in corso di validità...in più lei deve dimostrare che abita a Riace, che ha una dimora a Riace, allora io dico così, non mando neanche i vigili, mi assumo io la responsabilità e gli dico va bene, sono responsabile dei vigili...la carta d'identità, tre fotografie all'ufficio anagrafe, la iscriviamo subito...". Io sono un fuorilegge, dice Mimmo Lucano.

Fuorilegge per aver fatto carte d'identità a chi avrebbe dovuto avere documenti per diritto e in tempi brevi. Per essersi assunto, da solo, le responsabilità che dovrebbe assumersi un intero Paese. E invece, insieme a questa politica codarda, tutti giriamo lo sguardo altrove. Agli occhi dell'opinione pubblica si vuol far passare Mimmo Lucano per colpevole e chi ha rubato agli italiani quasi 50 milioni di euro, e chi ha sequestrato persone inermi per bieco profitto politico, no. Tutto questo è assurdo e paradossale.

Ecco perché vi invito tutti a stare accanto a Mimmo Lucano; la democrazia va difesa e questo processo diventa un banco di prova: impegniamoci tutti a smontare, una a una, le accuse a Mimmo Lucano. È l'unico modo che abbiamo per difendere il nostro Paese e quello che siamo. La caccia agli oppositori si è aperta, ci arrendiamo al processo di trasformazione della Repubblica italiana nella Repubblica ungherese di Orbán? No, non ci arrendiamo. Attiviamoci tutti, ché ora tocca a noi perché, come scrisse Bertolt Brecht: "Quando l'ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere".


Roberto Saviano, la Repubblica, mercoledì 3 ottobre 


Cancelliamo le leggi razziali (Bologna, maggio 2017)





























I gonzi di Riace

Domenico Lucano, il sindaco ribelle di Riace da ieri agli arresti domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta rifiuti, è un fuorilegge onesto. Pare un ossimoro, ma è proprio così: fuorilegge, perché è lui stesso a definirsi orgogliosamente così nelle sue conversazioni intercettate; onesto, perché anche il gip che l’ha arrestato riconosce che non ha mai agito per interesse personale e ha svolto un gran lavoro per integrare i migranti e riqualificare il suo comune spopolato. Da anni ci sgoliamo a ripetere che un conto è la questione penale, che attiene al rispetto delle regole; un altro è la questione morale, che riguarda i principi etici, i quali non sempre coincidono col codice penale. Quando noi giornalisti veniamo processati e magari condannati per aver ecceduto (secondo un giudice) in una critica o sbagliato in buona fede, pubblicando una notizia che sul momento pareva vera e verificata e poi si rivela falsa o inesatta, non diventiamo per ciò stesso disonesti. Se la legge è uguale per tutti, fissa e immutabile (almeno finché non viene cambiata), il giudizio morale varia a seconda dei princìpi, della cultura, dell’educazione, della sensibilità di ciascuno, ma anche del ruolo che ricopre l’autore della condotta.
Se è un eletto o un pubblico ufficiale, oltreché alle regole dell’etica deve obbedire all’art. 54 della Costituzione, che richiede l’esercizio di pubbliche funzioni “con disciplina e onore”. E soprattutto richiede il buon esempio: se a violare una legge è colui che per primo dovrebbe rispettarla, perché ha giurato di adempiere a quel dovere o perché addirittura la legge l’ha scritta lui, salta il patto sociale che ci tiene tutti uniti e a quel punto vale tutto. Cioè si precipita nell’anarchia, nel caos, nel Far West. Ma c’è un problema: se una legge è ritenuta ingiusta, disumana, immorale, che si fa? Si prova a cambiarla. Ma, se poi non ci si riesce, c’è una scelta estrema: quella della disobbedienza civile nonviolenta. Quella di Gandhi e dei suoi epigoni, giù giù fino a Pannella. Che divennero “fuorilegge” per contestare leggi che non condividevano: Gandhi si ribellò a quelle di un regime autoritario (la dominazione britannica in India) e finì in carcere, Pannella a quelle di uno Stato democratico come l’Italia (per esempio, su droga, aborto ed eutanasia) e finì tante volte denunciato e qualcuna condannato. Nessuno ha mai pensato che questi “fuorilegge” fossero disonesti: Gandhi è passato alla storia come padre dell’indipendenza dell’India, Pannella come alfiere dei diritti civili in Italia.
Lo stesso vale per il poeta Danilo Dolci, processato per le sue battaglie in Sicilia e difeso da Piero Calamandrei. E per Erri De Luca, processato per i suoi atti di disobbedienza in Val Susa accanto al movimento No Tav. Il dibattito su come contrastare una legge che si ritiene ingiusta lo avviò Sofocle nell’Antigone, la tragedia sulla storia della donna che decise di seguire la legge divina e seppellì il cadavere del fratello Polinice, morto in guerra, contro la legge umana imposta dal nuovo re-tiranno di Tebe, Creonte, che la fece condannare all’ergastolo e rinchiudere in una grotta, dove si impiccò poco prima di venire liberata.
L’Italia, diversamente dalla Tebe di Antigone e dall’India di Gandhi, è una democrazia e uno Stato di diritto. Dove non esistono processi politici o morali, ma solo penali, affidati a una magistratura indipendente nei suoi vari (secondo noi troppi) gradi di giudizio. Quindi chi grida al complotto o al regime fascio-salviniano per l’arresto di Lucano, oltre a usare pericolosamente l’armamentario lessicale berlusconiano, sbaglia bersaglio. Salvini usa politicamente l’arresto di un avversario politico “buonista”, esaltando i magistrati che fanno comodo a lui dopo aver insultato quelli che indagano su di lui e che hanno sequestrato alla Lega i 49 milioni rubati. Ma non è il mandante degli arresti di Riace: quelli li ha chiesti la Procura di Locri, sulla scorta delle indagini della Guardia di Finanza, e li ha disposti il gip, cancellando gran parte delle accuse e adempiendo così fino in fondo al suo dovere di giudice terzo. Gli arrestati (il sindaco e la sua compagna) potranno impugnare il provvedimento dinanzi al Riesame e, se sconfitti, ricorrere in Cassazione. Alla fine 10 magistrati avranno esaminato la misura cautelare. Poi, se si andrà a giudizio per volontà di un gup, se ne occuperanno altri 3 giudici di tribunale, 3 d’appello e 5 di Cassazione. Di quale “regime” stiamo parlando?
Eppure ieri è partito il solito derby. Con una particolarità. Qui non si sfidano colpevolisti e innocentisti, perché è lo stesso Lucano nelle intercettazioni a dirsi colpevole. Qui si sfidano i tifosi (Salvini e tutto il centrodestra) e i nemici (un bel pezzo della sinistra) dei magistrati di Locri che hanno disposto gli arresti. Noi, se ancora è lecito, preferiamo militare in una terza squadra: quella del buon senso. Il sindaco ribelle è simpatico e onesto: ha certamente agito animato dal più alto spirito umanitario per salvare migranti irregolari dall’espulsione, e non per tornaconto personale (anche se resta da spiegare l’appalto dei rifiuti affidato senza gara a due coop amiche, sintomo di quello che il gip definisce giustamente il “diffuso malcostume” di certi sindaci-Masaniello che fanno come gli pare). Ma – lo dice lo stesso Lucano – ha violato la legge sull’immigrazione, che ritiene “balorda”, organizzando falsi matrimoni proprio grazie al suo status di pubblico ufficiale (“io sono responsabile dell’ufficio anagrafe, il matrimonio te lo faccio immediatamente”) e di responsabile della Polizia municipale (“non mando neanche i vigili, mi assumo io la responsabilità e gli dico va bene, sono responsabile dei vigili”). E i magistrati non solo potevano, ma dovevano far rispettare la legge: guai se qualcuno, tanto più se è il primo cittadino, fosse autorizzato a calpestarla.
A chi deve obbedire un agente della polizia di Riace: al suo comandante che gli dice di applicare le leggi dello Stato, o al sindaco che le viola e istiga a violarle? E perché in tutta Italia i migranti devono mettersi in fila per chiedere l’asilo o il permesso di soggiorno e, se non l’ottengono, ricevere il foglio di via ed essere eventualmente rimpatriati, mentre a Riace possono aggirare le regole con finti matrimoni organizzati e officiati dal sindaco? Anziché prendersela con i magistrati che fanno il proprio dovere, chi si schiera con Lucano e ritiene “balorde” le norme sull’immigrazione ha strumenti più efficaci per cambiarle: organizzare un referendum abrogativo, raccogliere firme per una legge di iniziativa popolare, chiedere agli amici in Parlamento di modificarle, provare a farla impugnare da un tribunale dinanzi alla Consulta (che peraltro le ha già ritenute costituzionalmente legittime, cancellando parti incostituzionali della Bossi-Fini e dei decreti Maroni). Se non ci riesce, può anche disobbedire, purché lo rivendichi e soprattutto ne accetti le conseguenze. Chi viola platealmente una legge penale sa che verrà indagato e processato, forse anche arrestato. E, quando questo avviene, l’unica cosa che non può fare è stupirsi o scandalizzarsi.
Altrimenti quello di Riace diventa un pericoloso precedente: e se domani la magistratura arrestasse un sindaco leghista che ritiene le leggi sull’immigrazione non troppo rigide, ma troppo blande, e provvede personalmente a inasprirle con raid razzisti o atti xenofobi, autoproclamandosi “fuorilegge” e creando una repubblica separata della xenofobia, opposta ma speculare alla repubblica separata dell’accoglienza illegale di Riace? Con quali argomenti chi ora grida al regime giudiziario di destra potrà contrastare i leghisti che strilleranno al regime autoritario di sinistra?
Certi paroloni-boomerang è molto meglio lasciarli a B.&Salvini e concentrarsi semmai sulla battaglia per una legge sull’immigrazione più razionale, che premi finalmente chi viene in Italia per lavorare. Solo così si prevengono casi come quello di Riace. Evitando, fra l’altro, di dar ragione a Leo Longanesi sugli italiani che “pretendono di fare la rivoluzione col permesso dei carabinieri”.

Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano, mercoledì 3 ottobre


Per l'accoglienza! (Bologna, maggio 2017)

























Qualche domanda sulla Magistratura calabrese

La formula di rito, «le sentenze si rispettano», vale anche in questo caso, che riguarda la vicenda del sindaco di Riace, benché non si tratti ancora di una sentenza. L’indipendenza della magistratura è un fondamento dello stato di diritto ed è una garanzia per tutti, specie di questi tempi, in cui la legalità soggiace troppo spesso ai rapporti di forza esistenti. Ma questo non significa che non si possano fare riflessioni critiche sulla magistratura, com’è diritto e obbligo di ogni cittadino consapevole. E allora l’arresto di Mimmo Lucano, un sindaco – come hanno scritto e testimoniato a migliaia, in passato e in questi giorni – che ha fatto rinascere e dare speranza alla gente di una terra segnata dall’abbandono e da una criminalità endemica, è una enormità.
Una enormità da inquadrare in un contesto storico.
Perché qualche considerazione d’insieme sull’opera della magistratura in Calabria occorrerebbe farla. È necessario che l’opinione pubblica nazionale si ponga qualche domanda sul fatto che in una terra dove l’amministrazione di un grande città come Reggio, viene sciolta per mafia, dove a San Luca d’Aspromonte da anni non si riesce ad eleggere un sindaco, venga arrestato il primo cittadino di un centro che fa della solidarietà umana un principio di sopravvivenza della popolazione.
È una domanda a cui occorre aggiungere una considerazione più ampia. Perché se è vero che in Calabria operano magistrati come Nicola Gratteri e altri meno noti di lui, che rischiano la vita facendo il proprio mestiere, è anche vero che un’ampia zona di inerzia domina il resto della magistratura regionale.
Si mette sotto controllo il telefono di un sindaco – certo, disinvolto e arruffato nel rispetto delle regole amministrative – ma il cui disinteresse personale è noto anche alle pietre della strada, e che cosa si è fatto per smantellare le reti del caporalato che fanno schiavi i ragazzi nordafricani nelle campagne di Rosarno?
Che cosa ha fatto la magistratura calabrese per perseguire gli autori dei tanti incendi che in questi anni hanno distrutto migliaia di ettari di bosco, devastato campagne, ucciso persone e animali ? Dov’erano e dove sono tanti magistrati calabresi, quando si costruisce abusivamente, si elevano case in zone franose, si deturpano le coste, si piantano pale eoliche tra gli uliveti, si fa a pezzi un paesaggio che un tempo era uno dei più selvaggi e suggestivi della Penisola? E dunque una parola di verità bisogna pur dirla.
Se il territorio di questa regione è oggi uno dei più sfigurati d’Italia, una responsabilità non piccola è addebitabile all’inerzia della sua magistratura, alla sua insensibilità civile, alla sua modesta cultura. È da qui, solo da questo capovolgimento assurdo dei valori, che è potuta venire l’enormità dell’arresto di Mimmo Lucano.

Piero Bevilacqua, il manifesto, 4 ottobre


No a leggi e norme che trasformano i migranti in clandestini e persone illegali (Bologna, maggio 2017)

7 commenti:

  1. Domanda: ma perché per fare scelte di reciproco interesse (accogliere migranti disperati e ripopolare territori abbandonati) si compiono illegalità perseguibili dalla magistratura?
    Billi

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    1. L'arresto del sindaco di Riace è passato da più giudici ed è determinato da comportamenti "fuorilegge" che debbono essere perseguiti.
      Io però mi sono chiesto due cose a cui fatico dare una risposta convincente:
      2. perché
      1. perché il sindaco ha sfidato così la legislazione su cui ha giurato? era necessario combinare quel matrimonio d'interesse per togliere dai problemi quella donna?
      2. perché la magistratura di Locri ha amplificato con un arresto una indagine su un reato assai modesto, in una terra dove fanno capo sistemi mafiosi che si radicano in tutta Europa?
      Non è che tutti sono in cerca di visibilità e prime pagine?!?!?!?!?!
      BiBi

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  2. Oggi il Corriere di Bologna intervista il governatore dell'Emilia Romagna.
    Sul tema migranti ecco la domanda del giornalista Olivio Romanini e la risposta:
    D. Ha appena incontrato Salvini, che cosa le ha detto?
    R. «Penso che un centro per il rimpatrio in ogni regione sia utile e il ministro ha ribadito che questo è il loro orientamento. Abbiamo chiesto che i cpr abbiano massimo un centinaio di posti».

    Viene da pensare che le politiche di chi governa l'Emilia non sono le stesse dei colleghi calabresi e del sindaco Lucano (che pure è dello stesso partito).

    Non è il caso di fare maggiore chiarezza nel PD?
    M.

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  3. Riace non si arresta!
    Raffa

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    1. Ps. Come i diritti dei palestinesi (o dei curdi)!
      Raffa

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  4. Ora in tanti esaltano l'accoglienza del sindaco Lucano.
    Molti parlano di "modello Riace".
    Ma quanti amministratori di sinistra o del Pd lo hanno proposto davvero nei loro comuni?
    Come ci spieghiamo un tale comportamento?
    Nik

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  5. Le leggi sono da sempre decise da chi detiene il potere , le leggi ingiuste vanno combattute e disattese , non disubbidire è a volte più grave che ubbidire .
    Se nessuno si fosse mai opposto a leggi che si muovono contro i diritti elementari e primari delle persone saremmo ancora al medioevo non avremmo combattuto il fascismo, non avremmo avuto scioperi e lotte dure( le occupazioni delle terre guidate da Di Vittorio erano legali ?) che hanno fatto conquistare diritti, sociali e civili, ai cittadini .
    Aborto e Divorzio non son venuti da soli , per fare due banalissimi esempi , sono occorsi anni di lotte e disobbedienza civile , nulla è mai stato regalato .
    Disobbedire a volte è necessario .
    Penso che Mimmo Lucano abbia fatto una giusta disobbedienza civile , per il bene della sua comunità e la dignità delle persone , italiane e non .
    Avrà ,forse , disobbedito ad una legge stupida , ma ha ,sicuramente obbedito alla nostra Carta Costituzionale ed alla Carta dei Diritti Dell'Uomo .
    Di Sindaci Disobbedienti , forse ne occorrerebbero di più,
    Il Legalitarismo a tutti i costi è la cosa più stupida e reazionaria che, a mio parere , ci possa essere .
    Ciao
    G

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